Ora
tutta la flotta Universe era pronta e a breve lo sarebbe stata anche
la flotta umana; il nostro gruppo era riunito e avremmo iniziato
immediatamente le operazioni; non era il caso di rischiare ritardi;
avremmo condotto l'interrogatorio del comandante della nave adiana
durante l'operazione denominata “Search and Destroy”. Presi con
me Eva, dopo essere faticosamente riuscito a riavere indietro la mia
mano, intrappolata in una di Gloria, con l'aiuto del suo compagno
Lortan, che si era ben prestato a fare da mio rimpiazzo.
Durante
il cammino verso il ponte 1, dovetti subire un pesante interrogatorio
da parte di Eva, che voleva assolutamente sapere degli accadimenti
delle precedenti ore: --ci perdiamo di vista per poche ore e saltano
fuori alieni di ogni genere da ogni buco di sorcio, armi spaventose
mai viste prima; senza considerare Bimba che si inventa tecnologie e
piani tattici, uno per ogni mio respiro e tu che vai a spifferare i
nostri più grandi segreti per mezza galassia... che è, stava brutto
gestire le cose in maniera leggermente più noiosa?--; non ce l'aveva
esattamente con me o con qualcun altro ma era evidentemente
preoccupata, perché da grande tattica che era, vedeva la situazione
troppo dinamica, fluida e sapeva perfettamente che il rischio di non
venirne fuori illesi, era elevatissimo; sapevo che non aveva
sottovalutato che milioni di persone erano morte, ma sapeva che
fossimo morti noi, avrebbero fatto la stessa fine molti miliardi di
esseri viventi; sentivo la paura nel tremito della sua mano nella
mia.
Arrivati
finalmente sul ponte di comando, trovammo Bimba e Stuart che si
“salutavano” come me ed Eva pochi minuti prima, ma, pur non
volendo fare il guastafeste, era ora che cominciassimo
definitivamente a muoverci: --ehm, scusate ragazzi...--, ci
impiegarono un pochino a decidersi a darmi retta, tanto che pensai di
tirargli addosso una secchio di acqua fredda (chissà se le i.a.
rischiano un cortocircuito), ma alla fine si staccarono dal loro
bacio e si girarono tutti e due verso di noi, Bimba leggermente
imbarazzata, ma felice, e Stuart scattando sull'attenti: --agli
ordini mio grande capo!--; lo guardai con il mio sguardo che uccide
(no, non è potere da vampiro, ma solo uno sguardo duro, gelido e
minaccioso, come dire: “prima o poi ti rompo un braccino!”) e
come coerente risposta Stuart allargò il suo sorriso, mostrando
tutti i 128 denti (come sopra, non è che le i.a. abbiano 128 denti
ma era solo un sorriso veramente esagerato, a dirmi:
“scherzavo!”); sospirai, stralunai gli occhi, cercando di
ricompormi (non ero arrabbiato, figuriamoci, ma lo humor di Stuart è
faticoso...) e passai oltre: --pensavo di dividere in due il nostro
gruppo...--, rimasi a metà e a bocca aperta, perché mi interruppe
Bimba: --io e Stuart sulla GII e voi e gli altri sulla GI, dato che
c'è molto più spazio; ho già programmato le due navi per seguire
due rotte diverse, così da dividersi i passaggi; inoltre ho
programmato un auto-bot e un d-pad per l'istallazione automatizzata
delle 20 iper-S sulle navi umane e le relative istruzioni per il loro
uso, ovviamente uno per ogni nave che ospiterà una iper-S; inoltre
ho programmato le naniti che installano i sistemi di collegamento tra
le i-S e le navi a creare delle routine di sicurezza che impediranno
l'uso delle armi contro noi, loro stessi e pianeti umani e vampiri--;
e io che avevo pensato di aver elaborato un piano bello preciso ed
efficiente... e mentre valutavo la possibilità di andare in
pensione, quasi mi perdevo l'uscita furtiva di Bimba e Stuart; ora
capivo tutto: ma certo, bel piano, il loro, sarebbero rimasti da
soli, durante il giorno di esecuzione del nostro piano: --calma...,
calma..., calma...; non sta a me decidere della tua vita, signorina,
ma non è educato trattarmi da idiota e farmi le cose di nascosto;
ergo, anche se non vedo difetti nel tuo piano, e come potrei non
avendo avuto un mese di tempo per analizzarlo, sarebbe buona regola,
salvo emergenze a cui reagire senza pensare, consultare i vostri capi
e i componenti del consiglio disponibili, che potrebbero avere
opinioni e necessità diverse da esporre. Guardai Eva e mi fu
perfettamente chiaro, dalla lieve alzata di spalle e dal suo sorriso,
che non aveva obiezioni ne su quello che avevo detto io, ne sul piano
di Bimba. Congedai i due frementi ragazzini, prima che cominciassero
a ballare dall'agitazione: --va bene allora, ma mi raccomando,
massima attenzione; non è escluso che si aspettino qualche azione di
guerriglia e che possano essere in grado di reagire nonostante il
minimo tempo di percorrenza nello spazio A--. Erano ancora impalati,
davanti a me: --andate, su!--, il tempo che Bimba mi mandasse un
bacio ed erano spariti. Anche la GI partì all'inseguimento della
GII, eseguendo il programma impostato da Bimba.
Era
il momento di andare ad interrogare il nostro prigioniero, ma prima
contattai Lortan e Gloria: --vi lascio il comando, mentre vado dal
nostro ospite; sai dove lo ha messo Stuart? Con tutta questa
confusione non me lo ha detto e io non glielo ho chiesto--. Mi
rispose Gloria: --ok, Stuart ha allestito una sala con osservatorio
presso il magazzino 4; troverete Abel e una siringa di nanociti da
iniettare al nostro prigioniero; installeranno il sistema telepatico
uni-direzionale--. Gloria aveva recuperato la sua relativa serenità,
ed era un bene, perché ora era assolutamente necessario essere
presenti e lucidi; il programma era tale che saremmo passati come
fantasmi nell'intera galassia, ma era bene, come avevo già detto a
Stuart e Bimba, stare con gli occhi e le orecchie aperte, per ogni
evenienza e l'unica maniera per farlo, era pensare solo a
questo.
Con
le indicazioni del sistema interattivo che governava la GI da quando
bimba si era trasferita nel suo corpo, io ed Eva arrivammo nel giro
di cinque minuti alla nostra destinazione, ed infatti trovammo Abel
davanti al vetro unidirezionale, intento ad osservare la
nostra prigioniera, addormentata sul lettino della saletta per gli
interrogatori. Abel si accorse che stavamo arrivando e si girò; era
la prima volta che lo rivedevo da quando eravamo partiti per il
pianeta di Benjamin e faceva piacere a me, come evidentemente faceva
piacere a lui: ci stringemmo calorosamente la mano. Poi, entrambi ci
girammo verso la parete semitrasparente, silenziosi e leggermente
imbarazzati; se avessi avuto il tempo di esaminare le persone sul
ponte di comando della nave adiana, avrei sicuramente visto quella
ragazzina, ma mai avrei potuto immaginare che potesse essere il
comandante della enorme e potentissima nave e meno che meno avrei
potuto immaginare che proprio lei aveva potuto dare l'ordine di
sterminare milioni di persone con tale assoluta determinazione;
questo, se ovviamente, non avessi tenuto conto del fatto che, ora più
che mai, ero certo che gli adiani umani erano stati condizionati e
manipolati. Nessuno dei due si decideva a prendere la situazione in
mano, in difficoltà difronte al fatto di dover necessariamente
interrogare quella ragazza, magari anche con metodi duri, se i naniti
(ma ne dubitavo) non avessero potuto rimuovere il condizionamento.
Rimanemmo immobili per alcuni secondi, ma alla fine Eva afferrò la
siringa con i naniti, entrò nella saletta e iniettò, devo dire con
estrema delicatezza, l'intero contenuto nella carotide ascendente,
così da poter avere un effetto il più rapido possibile. Rimase lì,
in attesa di un qualche risultato; anche lei era leggermente in
imbarazzo, come dimostrò accarezzando il viso di quella ragazza, ma
il suo superiore senso pratico la aveva fatta agire come era
necessario; l'iniezione non avrebbe certo fatto del male al
comandante nemico, ma la avrebbe riportata alla sua condizione
naturale, quasi certamente scioccandola e messa in una condizione di
assoluta impotenza, terrorizzandola. Ecco perché, forse, avremmo
dovuto fare grande pressione per ottenere tutte le informazioni
possibili.
Ci
vollero diversi minuti, ma ad un certo punto gli occhi della ragazza
cominciarono a dare segno di risveglio, per poi aprirsi. Rimase
immobile, poi girò la testa verso Eva, che accennò un sorriso:
--non vogliamo farti del male; abbiamo solo bisogno di sapere alcune
cose. Se hai bisogno di qualcosa, acqua, cibo..., non hai che da
chiedere--. La ragazza era tranquilla: --in effetti avrei un po' di
fame e sete, i rapimenti mi fanno sempre quest'effetto--. Senza
battere ciglio all'ironia della ragazza, Eva le passò un d-pad, con
un menù, da cui l'altra, senza chiedere spiegazioni, selezionò tre
cose diverse. Restituì il d-pad ad Eva, che se lo infilò in una
tasca per poi, in attesa che il sistema automatico recapitasse le
ordinazioni, cominciare a fare alcune domande: --allora, cominciamo
con il tuo nome...--; ma l'altra di tutto rimando: --visto che sono
io la rapita [non sarà facile quest'interrogatorio; la ragazzina non
era ne scioccata ne terrorizzata!], dovresti essere tu a
presentarti!--; lo sguardo di Eva stava diventando vitreo e temetti
il peggio, così decisi di entrare nella saletta, accompagnato dal
commento di Abel: --sarà meglio, prima che la tua dolce compagna la
sbatta contro il muro!--; anche Abel era perfettamente a conoscenza
della spiccata mancanza di pazienza di Eva, in particolare per la
strafottenza. Il commento di Abel fu perfettamente udibile mentre
aprivo la porta, ma Eva, se ci fece caso, lo ignorò; conoscendola
potrei giurare che sperasse che la nostra prigioniera lo avesse udito
altrettanto bene, traendone debito timore. Gli occhi di Eva rimasero
puntati sulla ragazza, mentre questa guardava chi fosse il nuovo
venuto. Era sicuro che mi avesse riconosciuto, perché i suoi occhi
si aprirono e la sua espressione cambiò, diventando più
preoccupata. Mi stupiva sempre la mia popolarità: --immagino che tu
sappia chi sono...--, fece di “si” con la testa, --...quindi ora
puoi senz'altro presentarti--; mi sedetti davanti a lei, ritrovandomi
più in basso e apparentemente in svantaggio, ma in realtà mostrando
sicurezza e tranquillità, e nel mettermi in attesa, chiarendo chi
era che dettava le regole; era pur vero che in parte il suo
atteggiamento ci aveva forzato la mano, ma ora le forze in campo
erano a nostro favore e qualunque fossero le sue intenzioni, ora non
aveva più molte scelte: --il mio nome è Andrea Schwarz e vengo da
Nuova Germania--.1
mentre lei parlava, io già potevo verificare le sue parole, grazie
ai naniti, che dopo aver rimosso i condizionamenti, stavano ora
creando i circuiti neurali che mi permettevano di leggere la sua
mente come un libro aperto: --bene Andrea, adesso ti posso dire una
cosa, perché finalmente so con precisione come stanno le cose;
mentre stavi dormendo, ti abbiamo iniettato una piccola colonia di
macchine microscopiche, che chiamiamo nanociti, del tutto innocue, ma
che ci permettono di leggere perfettamente i tuoi pensieri, dopo aver
rimosso il condizionamento che i tuoi precedenti rapitori avevano
impiantato nella tua mente; abbiamo optato per questa soluzione,
piuttosto che spazzarvi via dall'universo, perché riteniamo che solo
i responsabili primi dovranno pagare il prezzo dei crimini che sono
stati commessi contro tutti gli esseri umani, tra i quali rientrate
anche voi; detto questo vorrei che mi raccontassi, con le tue parole,
quello che è successo quando sono apparsi i dino-adiani su Nuova
Germania--; le dovetti spiegare chi erano i dino-adiani o meglio
perché li chiamavamo così.
Abbassò
un attimo gli occhi raccogliendo i pensieri e assorbendo le
straordinarie notizie che le avevo dato, poi iniziò il suo racconto:
--era un giorno di primavera e io stavo tornando da scuola; ormai era
quasi il tempo delle vacanze estive e non vedevo l'ora; avevo
programmato un viaggio con il mio fidanzato, su una luna abitabile
del nostro sistema solare e forse sarebbero venuti anche alcuni
nostri amici e amiche; non era previsto nessun temporale, ma ad un
certo punto, ero ormai a poche decine di metri da casa mia, il cielo
si è oscurato; ho alzato la testa verso l'alto e ho incontrato un
immenso muro di metallo; era la nave dove voi mi avete trovato a
prestare servizio per i Wa'r'q.2
Mentre guardavo quell'enorme astronave, che sembrava quasi essere a
portata di mano, ma che in realtà era ad oltre 500 metri di altezza,
una gran caldo mi avvolse dalla direzione della capitale, a oltre 100
chilometri; mi girai verso quella direzione, per vedere un immane
muro di fuoco dirigersi verso di me, ancora distante ma in rapido
avvicinamento e quindi sono svenuta; quando mi sono ripresa ero
dentro una stanza, simile a questa anche se più grande, e un Wa'r'q
mi fissava; ero certa che sarei morta nel giro di 5 secondi, ma
invece il mio rapitore mi indicò un pannello, che si rivelò essere
uno schermo, che si accese, mostrandomi un paesaggio carbonizzato,
che inizialmente non riuscii a collegare a nulla che mi fosse
familiare, ma che alla fine, grazie al profilo delle colline, che
tante volte avevo guardato dalle finestre della mia camera, riconobbi
essere la piccola valle dove c'era la mia casa e il mio paese, svenni
di nuovo, ma questa volta non per l'effetto stordente di un'arma
sonica, ma per l'orrore di vedere tutto quello che avevo sempre amato
e tutte le persone che vi abitavano, completamente distrutto...--;
Andrea si interruppe bruscamente e sia io che Eva, dotati
dell'interfaccia neurale che ci permetteva di leggere i suoi pensieri
sapevamo quale era il motivo; Eva fece i due passi che la separavano
da lei e la prese fra le braccia, mentre Andrea scoppiava a piangere
disperatamente, stringendo le piccole mani a pugno: si era ricordata
che anche lei aveva ordinato la stessa distruzione. Quello che
avevamo inoltre visto era il Wa'r'q che spiegava ad Andrea
“dell'onore che le era stato riservato nel farla sopravvivere e
della meravigliosa, sacra missione che ora era la sua unica ragione
di vita”, ovviamente la perpretazione della supremazia Wa'r'q. Eva
ora era la ragazza dolce e tenera che cercava di consolare quella
ragazzina disperata; ordinai ai nanociti di operare per calmare Andrea,
agendo sulla sua chimica cerebrale, e così fu. Mi avvicinai a
lei prendendola per mano: --non sei responsabile di niente Andrea--;
lei mi guardò con gli occhi bagnati e le guance rigate: --lo so, ma
rimane il fatto che ero cosciente delle mie azioni; ho agito come se
le mie convinzioni fossero completamente diverse, certa di fare la
cosa giusta, che fosse necessario e così è stato anche quando
abbiamo disintegrato la luna di questo pianeta, per il solo scopo di
dimostrare il nostro potere; ero io, ma diversa--. Straordinario, non
si trattava di manipolazione della mente, tramite qualche sofisticato
genere di ipnosi, ma di cambiare la personalità e le convinzioni di
una persona; così la persona agiva esattamente come richiesto dal
piano, in perfetta autonomia e senza il minimo rischio di ribellione,
per il riemergere della personalità originale. I dino-adiani era in
possesso di bio-tecnologie che solo ora, con i naniti di Bimba,
potevamo combattere; il fatto era che la bio-tecnologia adiana
riscriveva i percorsi neurali senza lasciare la minima traccia del
procedimento usato, infatti il rapporto che i nanociti avevano
generato della loro attività, non dava, per il momento, indizi.
Dovevamo accontentarci di aver trovato la maniera di ripristinare la
personalità di Andrea, anche se non era stato praticamente possibile
ottenere informazioni utili, perché fatti salvi rari incontri con i
dino-adiani Andrea e tutto il resto dell'equipaggio avevano infatti
agito in totale autonomia, senza sapere nulla della natura, del luogo
di origine e delle intenzioni finali dei loro catturatori; la loro
unica preoccupazione era di portare a termine la propria missione o
di morire provandoci. Contrariamente alle previsioni,
l'interrogatorio era stato estremamente semplice e veloce, ma a
quanto pareva, era una tendenza che avevo notato durante tutto quel
periodo, che le cose semplici si complicavano, mentre quelle
apparentemente più complesse andavano via lisce lisce.
Lasciai,
per il momento, Andrea alle cure di Eva e raggiunsi, accompagnato da
Abel, il ponte di comando. Gloria e Lortan di erano divisi i compiti:
una controllava che rotta e transiti seguissero lo schema
programmato, l'altro analizzava, con l'aiuto dell'intelligenza
interattiva, i risultati. Entrammo nel ponte 1 senza essere
assolutamente notati: --come sta andando ragazzi?--; rispose per
prima Gloria: --tutto secondo i piani... e l'interrogatorio?--; le
riferii concisamente, ma non le sembrò strano più di tanto: --c'era
da scommetterci che non avessero lasciato tracce facili da seguire--,
proseguì; Lortan non sembrava aver sentito la mia domanda, così mi
avvicinai alla sua postazione; lui, senza neanche alzare la testa, mi
indicò il rapporto statistico che il programma ideato da Stuart
generava, confrontando i transiti con le “scoperte” e le
successive “eliminazioni”; il programma prevedeva anche la
possibilità di fare un'analisi di che genere di attività
tecnologica nemica era stata rilevata e produceva una lista
differenziata tra astronavi (ed eventuali tipi diversi), stazioni di
sorveglianza orbitanti e basi a terra; guardavo il grafico, ma non
riuscivo a capire bene quello che mi indicava: sulle ordinate
venivano mostrati i transiti (si vedeva una linea dritta che seguiva
il riferimento scalato) e sulle ascisse si sarebbero dovuti vedere i
rilevamenti, che avrebbero modificato la linea dei transiti,
portandola progressivamente verso l'altro, al crescere dei
rilevamenti stessi; toccai il pannello per modificare la
visualizzazione: ora avevo due colonne separate, di cui la prima a
sinistra indicava i transiti (aumentando in altezza e con un numero
in corrispondenza della cima: erano migliaia ed in rapida crescita) e
a destra ci sarebbe dovuta essere un'altra colonna che indicava i
rilevamenti, con lo stesso principio di quella sulla sinistra; la
colonna era invisibile e il numero indicava 3: --sono pochini...--,
dissi scetticamente e con un senso di disagio; Lortan, girò la testa
verso di me, fece un mezzo sorriso ironico e mi spiegò: --e, pensa,
sono quelli scoperti sul pianeta; l'astronave, il satellite e la base
occulta--. Rimanemmo tutti e quattro in silenzio, in attesa che
cominciassero ad apparire dei rilevamenti, ma i minuti passarono e
dopo oltre mezzora la colonna di destra seguitava caparbiamente ad
indicare solo “3”. Cominciavo a pensare che il nostro piano
avesse delle falle: --capisco che non ha senso la mia domanda, ma
siamo proprio sicuri che l'impronta energetica sia giusta e che i
sensori siano stati tarati bene?--; chi in un modo, chi in un altro,
mi fecero capire che non sapevano rispondermi. La risposta arrivò
dalle mie spalle: --non troverete nessun'altra astronave, satellite
spia o base occulta, perché non ce ne sono e non ne sarebbero
servite--, era Andrea, che accompagnata da Eva, ci aveva raggiunto;
ci eravamo girati tutti contemporaneamente e fu Gloria a dare voce ai
pensieri di tutti: --perché?--; --semplice...--, iniziò Andrea,
–...se il piano fosse andato come previsto, non sarebbe servito
altro per portarlo a termine, che creare degli esecutori che si
sarebbero autogestiti, sembrando essi stessi i mandanti primari, io e
i miei compagni, che poi avrebbero costretto altri, con mezzi
soverchianti, a fare il lavoro sporco; questi, il Consorzio, erano
gli unici che era necessario tenere sotto controllo; considerate una
cosa: per le informazioni che avevano i dino-adiani, sarebbe stato
tutto sufficiente a spazzarci tutti via dalla galassia, altrimenti,
se qualcuno fosse stato in grado di difendersi, loro non avrebbero
potuto fare altro; rischiare enormi perdite, piazzando una grande
flotta in questa galassia, sarebbe stato veramente da sprovveduti; il
piano è fallito, ma ora hanno tutto il tempo di prepararne un altro
con le nuove informazioni acquisite--. In effetti, i dati della
nostra ricerca si spiegavano solo in questa maniera, ma Abel sembrò
aver trovato un punto debole nella strategia adiana: --ma noi
sappiamo da dove vengono e quindi dove possiamo andare a stanarli--;
sia io che Eva pensammo la stessa cosa, ma fu lei a dirla per prima:
--non ne siamo sicuri; considerate una cosa: hanno elaborato un piano
dentro ad un piano, dentro un altro piano e così candidamente ci
vengono a raccontare da quale galassia stano facendo ritorno? Ne
dubito seriamente; nulla ci impedisce di verificare, ma senza
scoprirci, perché se prima di trattava di scovare un ago in un
pagliaio, ora dovremmo trovare uno specifico ago in cento miliardi di
mucchi di aghi grossi come pagliai, quante sono le galassie e ci
potrebbero attaccare da una qualunque di esse--. Abel non era
contento di essere stato smentito così pesantemente e certo non
perché era stato leso il suo onore, ma perché la perfetta analisi
di Eva ci metteva in una condizione molto difficile e cioè quasi del
tutto passiva, ma Eva non aveva finito: --a meno che non li
costringiamo a scoprirsi e a tornare in questa galassia; questa volta
sapremo che stanno arrivando e vedremo anche da dove--; mancava un
piccolo dettaglio: --li costringiamo come?--, chiesi io; --dandogli
l'unica cosa che li farebbe sentire al sicuro...--, rispose Eva,
invitandoci ad avvicinarci a lei: il piano era semplice e come tutti
i piani semplici aveva infinite possibilità, una per ogni singolo
dettaglio, di andare clamorosamente storto, ma era forse la nostra
unica possibilità di chiudere definitivamente quella pagina di
storia.
Ci
mettemmo in comunicazione anche con Bimba e Stuart, che ci
confermarono di non aver avuto rilevamenti; le nostre conclusioni
sembrarono perfettamente coerenti anche a loro; tanto per non correre
rischi proseguimmo con il nostro piano di ricerca, ma riducendolo ad
un decimo e dividendo la ricerca tra le astronavi, dove una
scandagliava i sistemi abitati che era più sensato tenere sotto
controllo (per posizione, importanza e potenza militare) e l'altra
gli spazi interstellari più adatti a nascondersi; dopo alcune ore la
GII e i suoi occupanti fecero rientro con un nulla di fatto. Nel
frattempo anche Christine e Joshi ci avevano raggiunto, insieme a
Benjamin; era più che evidente che Christine fosse stata informata
degli avvenimenti, ma era una ragazza forte e teneva duro.
Eravamo
tutti sul ponte di comando della Guardiano I, quando ritornammo in
orbita a Larissa e ci fu un trasferimento in massa sulla GII, per
poter scendere sul pianeta; era un pochino affollato (io, Eva, Bimba,
Gloria, Lortan, Abel, Benjamin, Christine, Joshi), ma il viaggio durò
pochi secondi e alla fine potemmo scendere a prendere un po' di sole
e aria fresca. Eravamo dalla parte opposta del pianeta, rispetto alla
capitale devastata e alla distruzione; chiaramente era una città
molto più piccola e avevo l'impressione che tutte le tragedie
occorse alla capitale non avessero toccato che marginalmente questa
zona, molto lontana e relativamente poco importante, se non
turisticamente; malauguratamente era questione di poco, affinché
cominciasse a vedersi la nuvola di polvere sollevata dai margini
dell'esplosione (più all'interno buona parte della materia sollevata
era stata fusa e completamente disintegrata dal calore
dell'esplosione); non potevamo fare niente per impedire un piccolo
inverno nucleare, perché quella polvere aveva una carica elettrica
troppo piccola per poterla manipolare come avevamo fatto su Marte,
con una polvere ben più reattiva e quindi non era possibile
separarla dall'atmosfera. Avevamo deciso di lasciare Andrea sulla GI,
insieme alla squadra di attacco, tanto per non creare tensioni e
situazioni potenzialmente pericolose; il nostro gruppo era oramai
famosissimo e la comparsa di un nuovo componente avrebbe destato
sospetti, creando la necessità di mentire sulla sua provenienza e la
squadra di attacco era decisamente fuori contesto, senza contare che
tutti loro avevano bisogno di calma e riposo; il tenente in comando
della squadra tattica aveva ricevuto alcuni codici di comando e
controllo della GI e uno dei sistemi di comunicazione diretta,
tramite il quale poteva contattarci in qualsiasi momento; inoltre
poteva fare conto sul sostegno della Intelligenza Interattiva, che
pur limitata poteva gestire perfettamente tutte le funzioni della
nave.
Eravamo
in un punto rialzato di quella parte di costa ed era un vero
paradiso; per un attimo, tutto quello che era successo in quei giorni
e in quelle settimane sembrò essere irreale, appartenente ad un
brutto incubo notturno... ma solo per un attimo. Eva mi stava tirando
per un braccio e quando tornai alla realtà tutto il gruppo si stava
dirigendo verso un insieme di case in stile mediterraneo (basse,
bianche e disomogenee nella forma e nella disposizione); dietro di
queste proseguendo verso il basso, tutto il grande paese o la piccola
città (la cosa era difficile da definire), era fatto nello stesso
modo e scivolava, tra il lieve ed il ripido, verso il mare; al porto
erano attraccate alcune decine di imbarcazioni e nell'acqua si
vedevano varie barche, sia da pesca che turistiche. Entrammo nella
più grande delle case di quel gruppo, dove era appena entrata anche
Christine, ancora leggermente incerta sulle sue nuove e anche
bellissime gambe (immagino che l'idea di darle dei vestiti più
femminili, compresa la corta gonnellina a pieghe, fosse stata di
Bimba, che stava evidentemente sviluppando un certo gusto per la
moda) e tutta l'illusione di pace e di serenità sparì: ero davanti
ad un sistema di comunicazione e analisi dati avanzatissimo e su un
grande schermo vedevo il viso del Primo Consigliere Radicek; Benjamin
lo stava ragguagliando sugli sviluppi della nostra missione ed il
disappunto era evidentissimo sul volto del suo superiore. Che dire,
capivo che i tempi si stavano allungando e parecchio, e che le cose
si stavano complicando ma, come dice il proverbio, “di necessità,
virtù”; dato che solo noi sapevamo di aver scoperto che nella
nostra galassia non erano presenti altri adiani (le nostre manovre
era sconosciute agli adiani), avevamo il vantaggio tattico di poterci
organizzare, rapidamente si, ma indisturbati. Il P.C.3
stava chiedendo dettagli del nostro mirabolante piano, ma Ben stava
facendo resistenze, cercando di convincerlo a venirne a parlare di
persona; ad un certo punto, dopo vari rimbalzi, Radicek tentò la
carta dell'”ordine diretto” ad un suo sottoposto, ma (era già un
po' che mi stavo innervosendo di tutta quella opposizione del P.C.)
interruppi molto bruscamente la conversazione: --la faccia finita
Radicek [sfruttai la tecnica di Stuart di tirare giù dai piedistalli
le persone, non usando titoli di sorta], non possiamo sempre farne
una questione di gerarchia; ne possiamo assolutamente rischiare fughe
di notizie: anche solo dire che esiste un piano è un rischio enorme;
si immagini la diffidenza degli adiani per qualsiasi cosa che si
dovessero trovare ad affrontare, dopo aver anche solo sentito dire
che esiste un piano...; la mando a prendere dal sottotenente Joshi
Watanabe con la Guardiano II entro cinque minuti; si faccia trovare
pronto--. Vidi Ben fare cenno all'operatore di interrompere la
comunicazione ed infatti l'immagine del volto del PC, arrossato e
furioso, scomparve all'istante. Joshi salutò tutti, partì quasi di
corsa e dopo un minuto si sentì il “pop” dell'aria che si
richiudeva dove era sparita la GII; cinque minuti dopo riapparve
esattamente dove aveva parcheggiato prima; il portello si aprì ed un
furioso Radicek schizzò fuori, per piombare nella sala
comunicazioni; come prima cosa additò Benjamin: --con lei,
Comandante Harris, [il minore dei titoli di Ben; anche Radichek
conosceva quella tecnica di “riduzione”], farò i conti
dopo...--; Radichek stava sventolando il suo dito indice sotto il
naso di Benjamin Harris, che lo seguiva con gli occhi; ebbi la netta
impressione che pensasse di afferrarglielo e spezzarlo, ma il p.c. si
salvò, provvisoriamente, girandosi verso di me, per proseguire: --in
quanto a lei, come si permette di darmi ordini e usare quel tono;
siete ospiti e nessuno vi ha passato le consegne del comando e...--,
stava alzando sempre di più la voce e sempre di più si stava
avvicinando a me; forse pensava che il mio silenzio fosse indice di
un timore reverenziale da parte mia: un perfetto esempio di
sottovalutazione e minimizzazione della realtà; già quando aveva
iniziato a rivolgersi a me, avevo alzato un sopracciglio, sintomo che
la mia pazienza era già al limite, ma la mano di Gloria (che mi
conosceva perfettamente) sulla mia spalla, mi trattenne per il
momento; mi limitai a dare uno schiaffo alla sua mano, allontanandola
dalla mia faccia e a fare mezzo passo verso di lui (più non avrei
potuto, altrimenti gli sarei salito sui piedi): --primo, ricordati
[un colpo di tosse, sempre da parte di Gloria, mi sollecitò a non esagerare,
mentre, comunque, un gelido silenzio si diffondeva nella sala] con
chi stai parlando; non sono un tuo sottoposto, ne puoi pensare di
parlare con me in questo modo; due, io non sto' dando ordini, ma mi
aspetto, no anzi, esigo, che se qualcuno vede una migliore maniera
tattica di agire, non venga azzittito solo perché è un sottoposto;
tre, in quanto al fatto di essere ospiti, siamo vivi solo per fortuna
e non certo grazie alla vostra gentilezza, senza contare che abbiamo
rischiato la catastrofe assoluta perché non siete stati in grado di
vedere, in 17 anni, di essere sotto sorveglianza, con tutti i rischi
che questo poteva comportare e perdendo il vantaggio tattico di
anticipare le mosse degli adiani; quarto, offro a chiunque lo voglia,
diretto e immediato arruolamento nella flotta che andremo a
costituire. Avevamo ritenuto di informarvi del piano per sconfiggere
gli adiani, solo perché, essendo alleati, possiamo agire insieme, ma
che non vi venga il dubbio che non si possa organizzare autonomamente
lo stesso identico piano, perché ci siete indispensabili; utili,
sicuramente, indispensabili, no davvero, perché se se ne creasse la
necessità, potremmo costruire parecchie navi come la Guardiano II in
pochi giorni; quindi, se siete disposti a comportarvi di conseguenza,
bene, altrimenti sarà sufficiente che ce lo diciate e noi ce ne
andremo immediatamente, lasciandovi agire come meglio credete; vorrei
farle notare [parlando avevo sfogato la rabbia e stavo riprendendo le
fila della diplomazia] che i vostri mezzi non sono neanche
lontanamente adeguati a combattere gli adiani e che non vi è stato
mai chiesto niente in cambio per l'aiuto che vi abbiamo fornito e
che, se lo vorrete, forniremo in futuro; vogliamo aiutarvi, ma la
scelta è solo vostra--. Ero piantato davanti a lui, immobile,
fissandolo duramente negli occhi; vidi perfettamente che la sua
espressione scemava da “incazzata”, a “offesa”, a “sostenuta”, a “come ne vengo fuori... questo non molla”, a “ok, forse ho
esagerato, ma è stata una brutta giornata...”; seguitai a non fare
una singola mossa e aspettavo che fosse lui a dimostrare di aver
capito che aria tirava; non chiese scusa, figuriamoci, ma comunque
cedette su tutta la linea: --va bene, va bene, quante storie! Quale
sarebbe questo piano?--
il
piano? Semplicissimo: dovevamo far credere agli adiani che il
Consorzio era riuscito a distruggere i vampiri, che però avevano
resistito tenacemente, cancellando dall'universo buona parte degli
esseri umani, o come minimo, i pianeti più potenti e pericolosi; ciò
che rimaneva della razza umana potevano benissimo “terminarli” da
soli e di persona; questo era il punto cruciale: quando si fossero
presentati ci avrebbero trovati pronti a sistemare i conti e
soprattutto avremmo potuto capire da dove arrivavano per andare a
chiudere definitivamente la faccenda... in un modo o in un altro.
Come ottenere una cosa del genere era un altro paio di maniche. Si
ponevano varie alternative, ologrammi planetari che simulassero
devastazioni immense sui pianeti bersaglio, evacuazione degli stessi
pianeti, per simulare un qualche genere di sterminio, la distruzione
di alcune lune e/o asteroidi orbitanti intorno ai soliti pianeti, per
creare nuvole di detriti; con poche altre idee la lista era comunque
tutta rivolta a simulare immani devastazioni in tutta la galassia, ma
tutte queste idee erano estremamente complesse da realizzare e,
invariabilmente, avrebbero richiesto tempi di esecuzione molto lunghi
e solo tenendo conto dei tempi tecnici, perché ognuno di questi
piani richiedeva necessariamente la collaborazione dei governi dei
pianeti in questione; questo comportava informarli e convincerli; il
problema era proprio qua: tutta l'attività adiana e del Consorzio si
era svolta con la massima segretezza, riuscendo perfettamente a
rimanere nascosta, nonostante la vastità delle operazioni e sarebbe
stato estremamente difficile convincere che ciò che nessuno sapeva o
aveva visto era vero e della necessaria urgenza dell'attuare il
nostro piano. Potevamo solo metterli davanti al fatto compiuto e
sperare che non facessero niente di compromettente. Gli adiani,
inoltre, si aspettavano dei risultati nel giro di pochi giorni, era
quindi lecito aspettarsi che facessero un controllo entro quel genere
di scadenza.
Radichek
aveva ascoltato in silenzio tutta questa storia; non sembrava
convinto e non sapevo dargli torto, perché al momento il piano
rimaneva lettera morta, ma era sempre l'unica maniera che avevamo per
poter tenere il gioco in mano; questa volta neanche Bimba aveva
finora trovato una soluzione, Eva stava a braccia conserte e batteva
un piede nervosamente, Gloria era seduta con le gambe accavallate e
tenendo per mano Lortan ed entrambi avevano la tipica espressione
vacua di chi ha il cervello fuso dal troppo pensare; anche Stuart,
che giocherellava con un computer della sala, non aveva idee; stavo
facendo passare lo sguardo su tutti loro e alla fine arrivai a
Christine, che era seduta su di un tavolo e dondolava le sue nuove
gambe come una bambina con tutta l'energia del mondo, ma
momentaneamente a riposo; aveva le sopracciglia leggermente
aggrottate e questo mi fece soffermare su di lei; infatti la sua
espressione cambiò, divenendo possibilista, sul genere “chissà
se...” ed iniziò a dire: --vediamo se ho capito..., dovremmo far
credere agli adiani che hanno avuto successo..., ma cosa si aspettano
di vedere e trovare che possa far loro pensare che tutto è andato
come speravano?--, stava guardando la sua nuova amica Bimba e
giustamente, la quale ci pensò su e poi: --dovremmo essere tutti
morti e i nostri pianeti distrutti--; Christine non era soddisfatta:
--ok, perfetto, ma se tanto mi da tanto, con la loro prudenza, che va
molto oltre la paranoia, cercheranno di rendersi conto dei fatti già
da lontano e che cosa dovrebbero registrare i loro strumenti, che
significhi che siamo tutti morti e che i nostri pianeti siano stati
distrutti, che poi li convinca ad avvicinarsi fino a dentro la nostra
galassia?--, Chris aveva un'idea precisa ma voleva che ci arrivasse,
quindi confermandola, anche Bimba, che spalancò gli occhi,
illuminandosi: --ma certo, ho capito cosa vuoi dire: energia,
tantissima energia; soprattutto lo spettro energetico residuo che la
materia rende dopo essere stata colpita dalle armi sia vostre che
nostre; quindi le emissioni energetiche dirette delle armi, il
residuo e poi il silenzio!--; Radichek aveva una giusta obiezione:
--ma significa sempre coinvolgere i pianeti in questione, con i
soliti problemi--. Ma Chris aveva la soluzione anche per questo: --i
sistemi solari abitati sono un miliardesimo o anche meno di tutti
quelli presenti nella galassia ed in qualunque direzione, rispetto ai
sistemi abitati di questi 20 o 30 pianeti a rischio ci sono milioni
di sistemi stellari del tutto morti, che possiamo usare per simulare
una enorme battaglia e le sue tremende conseguenze e poi... il
silenzio; gli adiani “sapranno” che tutto è finito e si andranno
ad infilare, felici e contenti, nella trappola--. Eravamo tutti
stupefatti, la soluzione di Chris era decisamente fattibile,
realistica e soprattutto potevamo metterla in opera nel giro di
pochissime ore. Stuart, era alla destra di Chris, era il più
sorpreso; era abituato a sentire quei piani da Bimba o al limite da
Eva; ora invece una ragazza umana, cresciuta nella certezza della
propria rovina (e di quella di tutta la sua gente), appena venuta
fuori da un impianto nano-costruito e dallo choc di una distruzione a
livello planetario, se ne usciva fuori con la soluzione definitiva
per battere gli adiani: --grande Chris, veramente grande!-- e le mise
davanti agli occhi la sua mano aperta, che Chris, sorridendo
soddisfatta, batté con la sua. Ora si trattava di dare una struttura
al piano e cioè creare una giusta simulazione degli attacchi e
contro-attacchi. Ci dividemmo in due squadre, che rappresentavano
Consorzio e vampiri, ci separammo, prendendo posizione a due
postazioni distinte, che avremmo usato come centro comando per le
azioni militari dei nostri gruppi.
Bimba
programmò rapidamente le due postazioni basandosi sui dati che aveva
precedentemente preparato per l'operazione “Search and Destroy”,
le collegò e dispose le due flotte utilizzando esclusivamente ciò
che era noto agli adiani e quindi le navi costruite dal Consorzio, da
una parte, e la Guardiano I e poche altre navi vampire, dall'altra.
Il primo attacco fu quello della flotta del consorzio contro Marte,
che andò distrutto per il 78% e con esso tutti i suoi abitanti;
sopravvisse la GI che distrusse l'86% della flotta, per poi
cominciare a dirigersi verso altri pianeti umani, compreso Larissa;
la GI e le altre componenti della flotta vampira erano più veloci
della rimanenza della flotta umana e quindi riuscivano regolarmente a
raggiungere i pianeti del Consorzio e poi tutti gli altri, con un
certo anticipo, ma la sua potenza di fuoco, seppure enorme, non le
consentiva di ripartire prima di essere raggiunta e di dover
ingaggiare violentissima battaglia, durante la quale andavano perse
altre navi sia umane che vampire (più le prime che le altre); tutta
la simulazione venne accompagnata da incitazioni, urla di sconfitta o
di vittoria, e non si perse occasione di sbeffeggiare la squadra
avversaria, con gesti, versi e cori; per i vampiri, non ne potevo
dubitare, il capo scandalo era Stuart, per gli umani,
insospettabilmente, Christine Harris, perfettamente spalleggiata da
Joshi; come aveva detto Benjamin Harris, noi vampiri avevamo la
capacità di godere della vita ogni volta che era possibile e anche
nella drammaticità della situazione, a cui la simulazione faceva
diretto riferimento, potevamo trovare l'occasione di giocare e, in
fondo, vivere qualcosa di intenso con i nostri amici; l'unico
ingessato era Radichek, ma credo solo per mancanza di familiarità
con situazioni leggere e gioiose, ma lo potevo capire: tanti anni
passati con la responsabilità della vita degli uomini, delle donne e
dei bambini dei pianeti del Consorzio sulle proprie spalle, con tutte
le tragedie e le catastrofi occorse, avevano pesato. Ben, invece,
stava assorbendo da noi quella maniera più flessibile di affrontare
la vita, mentre Christine e Joshi erano ormai corrotti fin nel
profondo e se la godevano alla grande. La simulazione si concluse
solo con la totale distruzione della flotta del Consorzio e la
distruzione del 95% della razza umana. La GI fu l'ultima a
soccombere; riuscì a raggiungere tutti i pianeti umani abitati,
nessuno escluso, ma quando anche lei rimase inerte nello spazio a
causa dei danni che le erano stati inflitti, il risultato fu che i
vampiri erano completamente estinti. Questa era la conferma che il
piano adiano era stato progettato in maniera assolutamente perfetta,
calcolando precisamente le forze in campo e che solo l'esistenza di
Bimba e Stuart avevano impedito che si realizzasse.
Non
so da dove fossero saltati fuori quei fiori, ma Joshi e Chris,
seguiti dagli altri della squadra umana (Ben, Radichek, che si era
dimostrato grandissimo stratega), raggiunsero la squadra vampira per
consegnare i fiori in segno di omaggio ai caduti; il tenore non era
assolutamente serio, tanto che Stuart si fece trovare sdraiato a
terra, con le braccia incrociate sul petto e gli occhi sbarrati; era
riuscito a simulare anche il biancore tipico di un cadavere, occhi
compresi; gli altri del gruppo vampiro erano in piedi attorno a lui,
con aspetto luttuoso e triste. La cerimonia durò circa 2 minuti e
poi tutto, come era iniziato, finì e i due gruppi si riunirono.
Adesso dovevamo solo mettere le nostre astronavi in condizione di
seguire il piano, questo richiese poche ore; infine dovemmo scegliere
quali sistemi stellari sacrificare per simulare le distruzioni che
gli adiani si aspettavano. Da quando Christine ci aveva indicato la
soluzione erano passate 6 ore e solo due giorni da quando la GII
aveva incontrato la flotta del Consorzio diretta su Marte per dare
inizio alla sua distruzione. Eravamo esattamente nei tempi giusti.
Mentre
Eva, Bimba e Christine elaboravano la mappa dei pianeti e dei sistemi
solari condannati, Benjamin Harris e il P.C. riferirono ai
consiglieri sopravvissuti, supportati da Abel, come rappresentante
del Consiglio degli Anziani dei Vampiri; io, Stuart, Lortan e Joshi
ci occupammo di andare a recuperare tutte le iper-S che erano state
create, per caricarle sulla GI e raggiungere la flotta del consorzio,
ancora a vari giorni di viaggio; una volta raggiunta avremmo dovuto
installare tutte le nuove apparecchiature, grazie ai naniti e
preparato il “teatrino”, come lo aveva definito Stuart, con la
sua solita fantasia dissacrante; dotammo ogni astronave di comandi
remoti, così che la simulazione potesse essere attuata direttamente
dalla plancia della GII: ogni astronave eseguiva le manovre, gli
attacchi (con la relativa emissione di energia) contro le navi
nemiche o (se era una nave vampira) contro i pianeti; le navi
“distrutte” scomparivano dalla scena effettuando un passaggio
nello spazio-B, andando a sistemarsi nelle zone di attesa,
disseminate in tutta la galassia, per poi disattivare ogni sistema
energetico, diventando, a tutti gli effetti, completamente inerti ed
invisibili; la GII avrebbe seguito, nascosta e a prudente distanza,
tutta l'azione.
Stavamo
giusto finendo di installare l'ultima iper-S, che venimmo contattati
dal Eva: --siamo pronti, il piano è perfettamente a punto; dobbiamo
solo trovarci in orbita a Marte 2 e cominciare--.4
Tempismo perfetto. Effettuammo il passaggio; lo spettacolo
dell'arrivo di tutte le oltre 6.000 navi della flotta del Consorzio,
grazie ad un passaggio creato per consentire loro di attraversare pur
non essendo dotate di iper-S fu una cosa degna di essere vista; dalla
GII eravamo in una posizione tale che il sole illuminava ognuna delle
astronavi in arrivo: una di esse arrivava e un nuovo punto di luce
nasceva sullo sfondo dello spazio, nero come velluto.
Appena
l'ultima delle astronavi del consorzio completò il passaggio,
cominciarono a sparare contro “Marte”; provate ad immaginare una
sfera a raggi di luce che si proietta da una distanza di alcune
migliaia di chilometri (la posizione geostazionaria) verso il suo
centro e che arriva contemporaneamente a colpire la superficie; il
pianeta, sottoposto ad una simile potenza di fuoco, cominciò a
fondere; già questo avrebbe provocato la morte di ogni singolo
essere vivente, ma per completare l'opera, il fuoco delle astronavi
cominciò a concentrarsi in varie zone (predeterminate per la loro
relativa sottigliezza), e questo cominciò a spaccare la crosta
planetaria, tramite lunghi canion; infine, quello che era stato un
pianeta abitato e che ora era solo una palla incandescente di lava,
esplose in una infinità di pezzi più o meno grandi. Le terrificanti
armi ad anti-materia non vennero usate, perché erano destinate solo
a punire e sottomettere un pianeta, ma essendo armi orbita-terra, non
avrebbero mai potuto far esplodere un pianeta, come invece le armi ad
energia poteva fare, perforando la crosta planetaria e facendo
accumulare energia all'interno del pianeta in questione fino a
renderlo una vera e propria bomba planetaria. Iniziò la
contro-offensiva vampirica e la piccola flotta scampata alla
distruzione di Marte cominciò a fare fuori le navi umane; lo scontro
durò circa 5 minuti, cioè fino a quando la flotta vampira, in
inferiorità numerica e sottoposta a pesanti perdite, decise di
effettuare una ritirata strategica; era iniziato il lungo
inseguimento che avrebbe portato distruzione in lungo ed in largo per
tutta la galassia. Tutta l'operazione andò avanti per parecchi
giorni, durante i quali i sensori di tutte le astronavi,
adeguatamente potenziati, scandagliarono lo spazio in ogni direzione,
cercando di captare segnali adiani, ma per il momento, tutto taceva;
tra le altre cose c'era da considerare che la battaglia in corso
generava moltissimo rumore elettromagnetico, che disturbava, e
probabilmente mascherava, le eventuali deboli emissioni energetiche
adiane.
Tutto
questo sfacelo non passò certo inosservato da parte degli altri
pianeti della galassia che vedevano nelle loro immediate vicinanze
andare in pezzi interi sistemi solari. In più di una occasione si
sfiorò una azione armata da parte delle flotte militari di questi,
decisamente preoccupati e decisi a difendersi da questi pazzi che
stavano facendo tanto “baccano”. Ci eravamo premuniti con tutta
una serie di documentazioni che illustravano tutti i retroscena di
quella situazione, proprio nell'evenienza di quel genere di problemi,
ma in certi casi per poter mostrare i suddetti documenti dovemmo
immobilizzare e obbligare a più miti consigli le flotte che si
presentavano a controllare. Fu compito della GII tenere a bada tutta
questa spinosa faccenda, grazie alle sue enormi capacità, ma questo
significava, purtroppo ed inevitabilmente, rendere note e quindi
diffondere alcune delle sue tecnologie; ciò creava il rischio che
gli adiani, se mai fossero invece ancora presenti nelle basi
occulte, venissero a sapere quello che invece non dovevano
assolutamente neanche sospettare. Questo richiese un faticosissimo
lavoro diplomatico, volto a convincere i governi di questi pianeti a
mantenere il più assoluto riserbo su queste informazioni; era chiaro
a loro come a noi, una volta convinti del reale rischio adiano, che
il piano che era in atto doveva svolgersi senza che trapelassero
segreti di sorta, ma fu anche perfettamente chiaro loro che potevano
guadagnarci qualcosa e l'unica maniera che ci si prospettò era la
promessa di cedere alcune delle tecnologie che li avevano resi inermi
e quindi vulnerabili; la fatica fu quella di contrattare il livello
di queste cessioni; la nostra preoccupazione era quella di non dare a
qualcuno mezzi superiori (relativamente parlando) ai propri
vicini/avversari/concorrenti commerciali, cambiando gli equilibri dei
vari settori stellari. In questo si rivelò di immenso aiuto proprio
il P.C. che ci seppe riferire con estrema precisione di tutte le
dinamiche politiche e commerciali dei vari settori. Mentimmo, barammo
e, in qualche circostanza, urlammo, arrivando a minacciare pesanti
ritorsioni militari. Ripeto, fu faticoso, ma nessuno ricevette niente
di più di quello che già aveva (sempre in proporzione e
relativamente a quello che aveva prima), ma tutti, ignari delle
trattative che avevamo, o avremmo svolto con gli atri, furono
convinti di avere ottenuto perfino la nostra anima; quando avessero
scoperto la realtà, sarebbe stato troppo tardi e la nostra
operazione sarebbe stata, nel bene o nel male, conclusa. Il risvolto
secondario fu di rendere tutta la galassia più difesa nei confronti
degli attacchi adiani, se mai qualche cosa fosse andato storto. I
diritti commerciali della fabbricazione delle tecnologie delle
super-S (non è un errore: nessuno ebbe, ne in quel momento ne poi
una iper-S, ne ebbe modo di conoscere le tecnologie di fabbricazione,
ivi compresa la realizzazione e programmazione delle varie tipologie
di naniti) andarono al 75% alla gente del Consorzio (il 5% di questi
a Benjamin Harris, per il suo progetto di esplorazione e
pacificazione universale) e per il 25% ai vampiri, di cui il 5%
direttamente nelle tasche della mia famiglia; avevo una mezza idea di
partecipare all'impresa di Ben e comunque avevo promesso
l'arruolamento, a chi lo avesse voluto, in una flotta tutta da
realizzare, che avrebbe richiesto molto denaro.
La
Grande Guerra Galattica, spesso chiamata la Burla delle 3G, durò
circa 4 settimane, provocò una decina di feriti (gli incidenti
capitano...) e la distruzione di 75 sistemi solari (tanti quanti
quelli realmente abitati da esseri umani e vampiri); alla fine
avevamo deciso di coinvolgere tutte le nazioni esistenti e non solo
quelle previste. Se fosse stata del tutto reale, sarebbe stata la più
veloce e distruttiva guerra mai combattuta nell'intera galassia;
anche le più devastanti guerre umane, avvenute sulla Terra, durante
l'intera storia della civiltà, erano durate, nei migliori dei casi,
anni. Era incredibile pensare che l'aumento di scala del “campo di
battaglia” non avesse proporzionalmente fatto aumentare i tempi;
anzi in realtà, le tecnologie di trasporto e gli armamenti ad
emissione di particelle o ad energia, avevano drasticamente ridotto i
tempi, rendendo possibile attacchi e contrattacchi fulminei; inoltre,
il fatto che le nazioni risiedessero su singoli ed interi pianeti
separati, o al limite su vari pianeti, rendeva strategicamente valida
la distruzione totale del nemico, mentre, quando la razza umana
risiedeva su di un unico pianeta, annientare completamente il nemico
e riuscire a sopravvivere nell'immediato, significava ritrovarsi a
vivere su di un pianeta devastato, quasi morto, rendendo la propria
sopravvivenza nel lungo periodo decisamente improbabile. Ma era stato
tutta una finta, per fortuna.
L'ultima
battaglia simulata era appena conclusa e come da accordi presi anche
gli ultimi pianeti abitati coinvolti interruppero ogni singola
attività energetica; neanche una lampadina era accesa per illuminare
l'eventuale notte; era un sacrificio necessario, pochissime furono le
proteste e nessuno trasgredì. Per poter essere il più reattivi
possibile, eravamo nuovamente rientrati, con la GII, nella Guardiano
I (che simulava una perfetta immobilità) e ci eravamo riuniti nella
sala mensa che solo poco tempo prima era stata la sala mensa dove io
ed Eva avevamo condiviso i primi pasti come coppia. Ora le coppie
erano diventate 4, più tre uomini, Abel, Benjamin e Radichek;
l'unico ad avere una compagna, ovviamente non presente, era Abel.
Avevo scoperto che anche la moglie e una figlia del Primo Consigliere
erano morti a causa delle ingiustificate uccisioni degli adiani e
l'unico figlio rimasto era appunto l'ufficiale alla sicurezza che
avevo incontrato al servizio di Ben sulla Potenza (!). Un'altra cosa
che avevo scoperto, fu che tutti quelli che poterono, fecero
arruolare i propri figli nella flotta del Consorzio, perché almeno
fino a quando non si fossero scontrati con noi, sarebbero stati più
al sicuro che in giro sui vari pianeti abitati dalla gente del
Consorzio; infatti, a puro titolo dimostrativo, già in altri pianeti
erano state usate delle armi materia-antimateria, generalmente più
piccole di quella usata su Larissa, ma comunque devastanti. Alla fine
si era rivelata una scelta azzeccata e fortunata; si sa, nella vita
può essere più utile ed importate essere fortunati che ricchi,
perché sebbene la ricchezza sia senz'altro utile, se ti esplode una
bomba da 50 megaton sopra la testa, la tua villa con giardino e
piscina non ti salverà la vita, come essere in una casa di modesta
costituzione dall'altra parte del mondo. Essere ricco dall'altra
parte del mondo non cambierà il fatto che tu come il povero siete
nella merda in un pianeta condannato e che solo riuscire a vedere un
altro giorno ti può dare la speranza che la situazione cambi
definitivamente.
1
Tra le cose, che nel diffondersi nella galassia, la razza umana
aveva mantenuto, c'erano nomi e tradizioni del preciso posto di
provenienza; nel 99% dei casi, le persone che emigravano,
raggiungevano le colonie formate dalla propria nazione; al contrario
la datazione, la lingua, la moneta e almeno la legislazione di base,
si decise ci renderle comuni, per facilitare i flussi commerciali e
umani.
2
Oltre all'assurdo nome con cui si distinguevano come razza, si
facevano chiamare anche Wa'r'q, Dominatori (Wa) dei (“r”) minori
o inferiori (q). Proprio delle care persone...
3
N.d.A: Primo Consigliere, per semplicità.
4
Con Marte 2 Eva intendeva il pianeta da cui la simulazione sarebbe
partita, come se fosse stato Marte.