Era
una vecchia Mustang Ford, in versione Shelby GT, del 2011: muscolosa,
grintosa, spettacolare; nero lucido con una doppia striscia bianco
brillante, che le correva dal cofano per tutto il tetto, fino alla
coda; cerchi bruniti a cinque razze sdoppiate da 19 pollici, gomme
Goodyear, freni Brembo e cambio a sei marce manuale, con rapporti
corti; appena la vidi rimasi a bocca aperta: era perfetta come nuova
ed era una vera rarità; di macchine della sua epoca ne erano rimaste
veramente poche e ancora meno tenute in quello stato; mi ero
avvicinato con reverente ammirazione, dimentico anche delle minime
buone maniere, preso dall'estasi di quella meravigliosa creatura;
sono state costruite tante automobili straordinarie e leggendarie, ma
quella che avevo davanti a me in quel momento, oltre alla sua
bellezza rude e brutale (che o si ama o di odia) aveva in se una
della più emozionanti realizzazioni motoristiche mai concepite: il
V8, aste e bilancieri con compressore, di 540 cavalli, che emetteva
il più dirompente suono motoristico della storia; di motori per
automobili sportive ne sono stati fatti a bizzeffe, anche più
sofisticati (basti considerare Ferrari e Lamborghini) ma quello era
IL motore e la sua voce, udita in film, telefilm e vecchi filmati
dimostrativi, seguitava a darmi dei brividi incredibili; mente
seguitavo ad ammirare la KR (King of the Road, Re della Strada),
sentii Chris che mi chiamava; mi girai verso la direzione della sua
voce con riluttanza: --ti presento mio nonno James...--; sapevo che
quell'uomo, che Chris adorava, doveva avere sui 75 anni, ma sembrava
un cugino di Chris: in forma, muscoloso e tonico; quando mi strinse
la mano cominciai a capire quale linea genetica aveva creato Chris e
ne fui immensamente grato, ma le sorprese non erano finite lì,
perché alla presentazione di Chris, lui aggiunse del suo: --Jim per
gli amici; Chris mi ha parlato molto di te e sempre bene; i miei
complimenti, ci vuole una forza non comune per tenere testa a questa
streghetta...-- lo disse con un sorrisetto d'intesa, ma abbassò un
poco la voce –...è cresciuta con me, grazie a quei dementi dei
suoi genitori1;
devo dire che è venuta su molto bene; è stato faticoso ma insieme
bellissimo, perché se decide di essere dolce...-- mi guardò con
aria di complicità –...ma che te lo dico a fare, lo saprai di
sicuro--; cambiò discorso, voltandosi verso la Mustang: --bella
macchina; l'ho trovata per caso una ventina di anni fa, buttata a
marcire in un capanno, sotto un telo; stavo dando una mano ad un
vicino, dopo un tornado e il vento aveva scoperto, rivelandolo, una
parte del cofano; l'ho riconosciuta subito e l'ho comprata per pochi
soldi; gli ho fatto un favore, a quel mio vicino, non è uno che
apprezzi l'antiquariato; ho impiegato cinque anni a sistemarla e per
alcuni pezzi mi sono dovuto affidare a ricostruzioni basate sulle
informazioni reperite negli archivi della vecchia Internet; si può
dire che sia praticamente identica ad una originale, salvo allo
scarico, più libero; sai, per dare un po' più di grinta al suono
del motore--; sollevai leggermente un sopracciglio: gliene fosse
mancata, di grinta... ma si sa a certa gente non basta mai e io ero
uno di quelli; mentre cercavo di immaginare quella grinta extra, un
suono, come di un sonaglino, richiamò la mia attenzione ed il mio
sguardo, seguendo quel suono, incrociò il luccichio di un mazzetto
di chiavi, sventolato davanti al mio naso; quando mi resi conto del
nome sul portachiavi, capii che erano le chiavi della Mustang;
guardai Jim, speranzoso e lui mi esaudì: --provala--; mi fiondai
verso di lei e feci appena a tempo a sentire Jim che diceva:
--l'entrata della pista è dietro l'officina--; una Mustang Shelby GT
con 540 CV, le sue chiavi nelle mie mani e una pista: dovevo essere
morto ed essermi meritato il paradiso; accesi il motore, che partì
all'istante, con un borbottio sordo; pigiai l'acceleratore e la
gloria degli angeli si udì sulla Terra; non avevo mai guidato una
automobile di quel genere, ma avevo accumulato migliaia di ore con i
video giochi di guida e quella automobile era stata sempre tra le mie
preferite; lei e la versione dello stesso anno della Lamborghini
Gallardo Superleggera; altro motore dalle caratteristiche e dal suono
divino, anche se ben diverso: 10 cilindri a V, 570 CV, trazione
integrale sofisticatissima e una linea degna di una dea; inserii la
marcia e mollai la frizione rapidamente, accompagnando
proporzionalmente con l'acceleratore, per due secondi mi trovai
proiettato in un'altra dimensione, non abituato a subire le
accelerazioni reali di un'automobile che si mette di traverso, ma
resettai immediatamente il mio cervello e, senza alzare di un
millimetro il piede dall'acceleratore, presi il controllo della
macchina: percorsi tutta la strada (una esse di cui la prima curva
più larga della seconda) per l'entrata della pista con le ruote
fumanti in un perfetto ed esilarante drift, controllando l'angolo di
intraversamento con l'acceleratore; la Shelby aveva una messa a punto
perfetta e la manovra fu fluidissima: ero al settimo cielo; ho
seguitato a girare su quella pista di cinque chilometri fino a che la
macchina non si è fermata da sola, sul momento pensai di averla
fusa, ma la voce di Jim, che usciva da un altoparlante connesso ad
una radio a corto raggio, mi rassicurò: --hai finito la benzina;
arriviamo a portartene un po'--; rimasi seduto, elettrizzato e
svuotato insieme; era stata una delle esperienze più esaltanti della
mia vita, seconda solo all'essermi innamorato di Chris e alla
scoperta di Atlantide e prima di innamorarmi dell'archeologia, ero
determinato ad intraprendere una carriera da pilota professionista.
Il
motore della Krizs, chissà per quale motivo, aveva un suono molto
simile a quello della Mustang; sentii Dersyul, decisamente scosso,
domandare retoricamente: --ma come ci siamo finiti dentro a quel
diavolo di mega buco nero?-- nessuno rispose, ma sia lui che Monpik
seguitarono a esaminare i diari dei sensori; io e Chris rimanemmo in
attesa del responso, ma nel frattempo a Chris venne in mente che la
soluzione, almeno una parte di essa, era venuta fuori dal mio
cervello di scimmietta evoluta: --come ti è venuto pensato di
disattivare i sistemi automatici; in teoria dovrebbero essere più
reattivi del controllo manuale-- infatti a prima vista era
perfettamente logico, ma in quei concitati momenti avevo supposto che
ci si trovasse in una situazione anomala: --non credo che la Krizs
sia progettata per avventurarsi così vicino ad una singolarità
quantistica, di quelle dimensioni, se mai sia possibile progettare
un'astronave del genere; il sistema di sicurezza agisce con molto
anticipo, proprio per impedire un eccessivo avvicinamento, quindi ha
una capacità energetica solo sufficiente a contrastare l'attrazione
di gravità e le forze mareali di un buco nero da una certa distanza;
i sistemi automatizzati, me lo spiegava Dersyul giusto un paio di
giorni fa, cercano di prevenire rischi all'equipaggio, ma cercano
anche di auto conservarsi; ergo, se messi troppo sotto pressione, si
disattivano, per poi tentare nuovamente di contrastare il pericolo;
questo tira e molla è stato quello che abbiamo subito; disattivare
gli automatismi ha permesso a Dersyul di prendere il controllo dei
motori, dedicando loro tutta l'energia prodotta dai generatori e di
indirizzare l'astronave in una maniera che l'intelligenza
artificiale, in realtà un pochino limitata, non ha saputo concepire;
la logica della I.A. fa si che davanti ad un pericolo come quello che
ci siamo trovati ad affrontare, metta a 180° gradi la Krizs e cerchi
di dare potenza agli smorzatori di inerzia e di contrastare
l'attrazione gravitazionale contemporaneamente, con il risultato di
non ottenere nessun successo; il controllo manuale ha consentito a
Dersyul di sfruttare la stessa attrazione gravitazionale del buco
nero per acquisire la velocità di fuga che ci ha permesso di
sfuggire al mostro; siamo stati mooolto fortunati; aver iniziato
quella manovra solo un minuto più tardi avrebbe significato
l'impossibilità di venire fuori dalla voragine, perché la velocità
di fuga necessaria sarebbe stata irraggiungibile. Chris fece una
smorfietta di approvazione, davanti alla mia istintiva logica, che
ancora una volta, aveva estrapolato da pochi dati una soluzione
perfettamente adatta a risolvere una situazione molto rognosa; ma
dove Chris era abituata a questi balzi logici da parte mia, ne
Dersyul, ne Monpik avrebbero mai immaginato che questo loro arretrato
e poco colto nuovo amico avrebbe potuto risolvere una tale situazione
dove neanche loro, in collaborazione alla I.A., erano riusciti;
entrambi avevano ascoltato la spiegazione che avevo dato a Chris
senza dire una parola, ma in fondo la mia logica non faceva una
grinza; decisi di approfittarmi un po' di loro, prendendoli in giro:
--era facile da capire... è come se in fondo ad un rettilineo,
dovendo pestare sui freni e poi cominciare a sterzare, ti ritrovassi
senza grip a causa di una chiazza d'olio: seguitare a frenare sarebbe
del tutto inutile, neanche il più sofisticato degli ABS può più
risolvere il problema; l'unica maniera è mollare i freni, tirando
dritto con lo sterzo e sperare di recuperare trazione e grip prima di
finire contro il muretto esterno, usando la massima delicatezza
possibile; come ha detto Doc Holiday, all'atto
del conoscere
Wyatt Hearp, giustificando la sua velocità unita alla grande
precisione nello sparare: “con calma, ma alla svelta” insomma,
sangue freddo e niente panico; dalle espressioni di Dersyul e Monpik
era chiaro che ovviamente non avessi spiegato loro un bel niente2;
li guardai insistentemente, come stupito della loro difficoltà nel
capire, poi Chris mi diede uno schiaffetto su una spalla e non
resistetti più, iniziando a ridere, ripromettendomi di far loro
vedere quel film, perfetta metafora della natura umana, selvaggia e
razionale insieme; mi guardarono con finta disapprovazione, ormai
consci di essere stati vittime di uno scherzo; Monpik, fingendosi
imbronciata, mi si avvicinò per poi in realtà abbracciarmi e darmi
un bacio: --grazie, ci hai salvato la vita!--; replicai: --è stato
un vero piacere, amore!--; il silenzio venne rotto da un allarme sia
sonoro che luminoso; Dersyul girò lo sguardo verso la consolle
“allarmi e riparazioni” e con un gesto spazientito spense
l'allarme; Chris lo guardò per una spiegazione, che lui non mancò
di dare prontamente: --oh, niente di che', una perdita di pressione
nel circuito di raffreddamento del sistema di produzione dei
gravitoni... già in corso di riparazione-- guardò verso di Chris
facendo spallucce; Chris non poteva evidentemente più di tutte
quelle emergenze: --ah, certo, che sarà mai; solo un'altra
interessante giornata all'Inferno...-- si girò e prese la via della
camera da letto; avevo assistito a quel repentino cambio d'umore, con
stupore, ma Monpik, ancora vicino a me, tenendomi per mano, ipotizzò:
--gli ormoni cominciano a fare i capricci, vado da lei-- si stava
chiaramente riferendo agli ormoni che la maternità stavano iniziando
a mettere in circolo in quantità rilevanti ed evidentemente
sbilanciate, che purtroppo condizionavano anche le reazioni emotive;
mentre guardavo la dolce Monpik avviarsi nella direzione di Chris, mi
dovetti rendere conto che sarebbero stati mesi complicati, anche non
tenendo conto del problema Zertwat, perché l'equazione
-Chris+equilibrio
ormonale sballato-
sapevo essere equivalente alla famosa equazione einsteniana di
conversione materia-energia che giustificava la potenza delle armi
nucleari: E=MC2;
temevo per la piccola Monpik, ma le diedi fiducia, sapendo anche che
con il tempo Chris aveva imparato ad accettare la vicinanza delle
altre persone, anche nei momenti in cui era nervosa o arrabbiata,
senza prenderle a bastonate; infatti dopo circa mezzora, durante la
quale io e Dersyul avevamo controllato le operazioni di riparazione
automatiche, Monpik tornò indietro, intera e senza lividi; la
guardai, chiedendole: --tutto bene?-- e lei, accennando un si con la
testa e confermando: --si, si, adesso si è addormentata; le ho dato
un tranquillante e domani penso che potrò dare una regolata al suo
sistema ormonale, così non avrà ulteriori problemi--; bene, tutto a
posto e anche la Krizs stava tornando alla piena operatività, via
via che tutte le spie tornavano sul verde; rimaneva da capire come
era potuto succedere di trovarsi quasi dentro ad un buco nero senza
preavviso, ma sarebbe stato molto difficile, perché stando alle
parole di Dersyul, tutti i sistemi, fino all'esatto momento
dell'incidente, risultavano essere in perfetta efficienza, compresi
di conseguenza i sensori gravitazionali che avrebbero dovuto rilevare
con molto anticipo la presenza di un campo gravitazionale così
intenso e fare deviare automaticamente la Krizs, avvisando
semplicemente dello scampato pericolo; Dersyul programmò per il
giorno dopo un esame più approfondito, di
persona,
settando, nel frattempo, i sensori alla massima potenza; ci ragionò
su
e poi vidi che portava la sensibilità oltre il limite massimo; mi
sembrò strano: --perché eri titubante?--; in realtà era semplice:
--per rendere più sensibili i sensori devo alimentarli pesantemente
e questo non fa loro bene; è una procedura sconsigliabile per lunghi
periodi, perché può comportare la distruzione dell'isolamento della
matrice quantistica alla base del loro funzionamento; renderli
nuovamente operativi comporta la loro completa “ricostruzione”,
che richiede almeno due giorni, lasciandoci senza margini di
sicurezza dovesse avvenire nuovamente un incidente come quello di
oggi; solo che non abbiamo alternative a meno che non si faccia
raffreddare periodicamente i gruppi sensori e va fatto manualmente,
giusto quando stanno per surriscaldarsi--; dal tono deducevo che
Dersyul avesse messo fine al ragionamento, rassegnandosi a rischiare
la distruzione dei sensori, ma mi venne in mente una possibile via di
mezzo, dal non avere sensori sufficientemente sensibili al doverli
distruggere per rimediare al problema: --ogni quanto vanno
disattivati?--; Dersyul mi guardò: --perché?-- replicai: --potremmo
fare dei turni, disattivarli quando sarà il momento e poi
riattivarli; potremo così rimanere protetti il più a lungo
possibile senza distruggere i sensori--; ne avevo azzeccata un'altra
e in quel momento mi resi conto di un fatto: l'avanzatissimo Homo
Superior, di cui Dersyul ne era uno dei massimi e migliori esempi,
aveva raggiunto vette tecnologiche quasi magiche, ma si affidava
completamente a sistemi automatizzati (più o meno intelligenti) e,
viziato da tutti questi automatismi, non riusciva più a concepire
soluzioni “manuali”, generalmente inadatte a gestire problemi, ma
nei fatti unica soluzione quando situazioni anomale mettevano fuori
gioco gli automatismi, con parametri eccedenti le loro specifiche di
funzionamento, necessariamente non illimitate; in compenso l'Homo
Superior era flessibile ed umile, quindi accettava la soluzione
evidentemente corretta, senza fare storie: --chi fa il primo
turno?--; feci la mia proposta: --se non sei stanco, possiamo
rimanere insieme; il primo che crolla, si mette qui da una parte a
dormire e l'altro si prende un bel caffè e si mette a passeggiare in
giro, qui nella sala o poco oltre; quando sente che non ce la fa più,
chiede il cambio e così via; domattina quando le ragazze vengono a
fare colazione, ci danno il cambio, per farci riposare adeguatamente
e quando ci saremo svegliati, inizieremo la diagnostica manuale--;
Dersyul non ebbe obiezioni: --non avrei saputo pensare meglio, ma...
che facciamo per reggere insieme?-- lo guardai con atteggiamento di
sfida: --vorrei insegnarti un giochino
di carte molto diffuso sulla Terra, chiamato poker, precisamente la
versione Texas Hold'em...--; le ragazze ci trovarono impegnati in un
heads up sanguinoso, dove interi universi avevano cambiato mano
innumerevoli volte; era chiaramente uno stallo, tra la mia esperienza
e la sua capacità di calcolo delle possibilità, ma ormai presi
dalla competizione saremmo andati avanti all'infinito e solo le dure
necessità della situazione ci portarono a più miti consigli,
proclamando una parità e l'interruzione delle ostilità.
Dopo
un'ulteriore tazza di caffè, rinunciando ad andare a dormire,
ognuno dotato dei suoi strumenti di misurazione e controllo,
iniziammo il giro di verifica della Chris, per cercare di capire come
fossimo potuti finire quasi dentro al buco nero, senza il necessario
preavviso; non sapevo di preciso cosa misurasse l'apparecchio
multifunzione che avevo in dotazione, ma sapevo solo che dovevo
controllare il livelli di lettura, ed in caso fossero stati fuori
scala, avvisare Dersyul che avrebbe fatto le necessarie
verifiche. Stavamo appunto camminando in giro, muovendo davanti
a noi a ventaglio gli strumenti, che il livello centrale saltò di
colpo a fondo scala, iniziando a tremare violentemente, preso in
mezzo dalla spinta al salire di valore e l'elasticità della lancetta
che lo faceva rimbalzare indietro, per poi essere nuovamente spinto
in avanti e così all'infinito; mentre fischiavo tra i denti dallo
stupore di quella reazione, regolai la scala di lettura, che andava
di mille in mille, cioè passava, ad esempio, da mille ad un milione
ad un miliardo e così via, fino a trovare una posizione “comoda”
per la lancetta, in una scala tra 1.000 miliardi ed un milione di
miliardi e quindi tra 10 x 1012
e
10 x 1015
;
Dersyul, ovviamente attirato dal mio fischio, si avvicinò a me e
gettando un occhio sul mio strumento, fu stupito come me, ma a ragion
veduta: --adesso comincio a capire cosa è successo...-- non disse
altro, settando anche il suo strumento per rilevare le stesse
informazioni del mio e facendo una serie di operazioni di ulteriore
analisi; stavo friggendo dalla curiosità, ma lui non si decideva a
dirmi niente, così alla fine lo tirai per una manica, come fanno i
bambini quando vogliono attirare l'attenzione dei grandi; girò il
suo sguardo verso di me, in una sorta di trance mentale, ma lo
risvegliai afferrando meglio il suo braccio e scuotendolo un po':
--allora... che è successo?--; il suo sguardo tornò
lucido e mi si puntò dritto negli occhi: --siamo incappati in una
enorme anomalia spaziale; intendo dire una anomalia della trama dello
spazio; sono state sempre teorizzate ma mai rilevate prima; si
formano quando due enormi buchi neri, entrano in contatto dopo un
avvicinamento sempre più veloce; sarebbe più corretto dire che
entrano in collisione violenta...-- lo interruppi, credendo di aver
intravisto un errore nel suo ragionamento: --ma non è quello che
succede di solito e che genera un Gamma Ray Burst?--; fece un piccolo
cenno di assenso con la testa, facendomi credere di averci azzeccato,
ma in realtà la cosa era un po' diversa: --ma questa ne è la
versione estremamente più violenta; i GRB si originano dalla fusione
di buchi neri e/o stelle di neutroni nate da due supernove e che sono
entrate in orbita reciproca, la quale orbita degenera per poi farle
collidere; i campi gravitazionali e magnetici si uniscono e le
turbolenze che ne derivano causano il rilascio di un impulso Gamma
potentissimo, che come livello energetico rivaleggia, per alcuni
istanti, con l'energia emessa da tutto l'universo in quello stesso
periodo di tempo; comunque la cosa è spalmata in un certo lasso di
tempo; il nostro caso è diverso soprattutto nella scala di tempo;
nel nostro caso due buchi neri iper-massicci, si sono diretti in
linea retta, l'uno contro l'altro e si sono schiantati a velocità
relativistiche, quindi molto vicine alla velocità della luce; un
secondo prima non c'era niente, un secondo dopo c'era un mega buco
nero, che ha iniziato a emettere un campo gravitazionale immensamente
superiore a quello dei due buchi neri esistenti prima; il sistema di
sicurezza si è ritrovato dentro a quella tempesta gravitazionale
senza preavviso; è come essere stati teletrasportati da molto fuori
i confini pericolosi a molto, molto dentro la zona di pericolo--; la
conseguenza di tutto questo era che, in realtà, gli apparati della
Krizs erano perfettamente funzionanti e che eravamo stati fortunati,
davvero tanto, perché anche se tanto vicini, non ci eravamo trovati
dentro l'orizzonte degli eventi di quel nuovo mostro cosmico; ora mi
era chiaro quasi tutto: --da cosa lo hai capito?-- domandai a Dersyul
muovendo l'apparecchio di misurazione a dire: “spiegami cosa hai
letto qui e cosa significa”; Dersyul si avvicinò di nuovo a me mi
mostrò sul suo strumento, digitale, diversamente dal mio, la sigla
che contraddistingueva quella specifica misurazione: RHL, aggiungendo
la sua spiegazione: --è la misurazione del Livello della Radiazione
di Hawking3,
lo avevo tradotto per darti un riferimento, ma ora mi rendo conto di
non avertelo spiegato; se non lo sai la Radiazione di Hawking, è il
grado di “evaporazione” del buco nero...-- in realtà lo sapevo
–...ed è maggiore quanto più grande è il buco nero; questa
energia emessa lascia un residuo eccitando leggermente gli elettroni
della materia che colpisce secondo uno spettro ben riconoscibile e
leggibile; ed ecco spiegato il mistero; aiutai Dersyul a verificare i
dati e poi tornammo indietro dalle ragazze; eravamo stati via giusto
una mezzora, così Chris sembrò stupita: --già fatto oppure non ce
la fate a stare svegli?-- prendendo un biscotto dal suo piatto,
rischiando un paio di dita della mia mano sinistra, feci un passo
indietro, mentre mi mettevo il maltolto in bocca: --la prima che hai
detto; siamo stati testimoni di un evento cosmico rarissimo, talmente
raro che è la prima volta che se ne riscontra uno--; l'espressione
di Chris fu chiarissima, dato che anche io avevo pensato la stessa
cosa: ci dovevamo finire in mezzo proprio noi, evidentemente!; avevo
notato che Monpik non era lì con lei e mi girai intorno per cercarla
con lo sguardo; Chris capì al volo cosa stessi facendo: --sta
facendo una doccia... sai abbiamo fatto l'amore, mentre voi,
stanotte, stavate di guardia-- lo disse un po' timidamente, forse
ancora imbarazzata di quella relazione extra “noi”; mi avvicinai
a lei e le diedi un bacio sulle labbra, poi rivolto a tutti e due,
Chris e Dersyul, mi congedai: --la raggiungo, se non vi dispiace--;
Chris fece un sorriso fantastico e Dersyul aggiunse: --sarebbe
ora!--; non ero evidentemente l'unico a essermi reso conto di non
aver ancora fatto l'amore con Monpik, ma le cose erano state
abbastanza complesse in quei giorni e/o, forse, non mi ero ancora
sentito pronto; era il momento giusto; aver visualizzato il corpo
nudo di Monpik sotto la doccia, pur non conoscendolo realmente, mi
aveva reso incredibilmente desideroso di lei; senza frapporre altre
parole, mi diressi verso le stanze da letto, ma sbagliai il primo
tentativo; avevo pensato che fosse nel bagno della sua camera, invece
la trovai in quello della camera mia e di Chris; era ancora nel
bagno, ma si stava infilando degli slippini rosa con un fiocchetto
azzurro sul davanti, che chiudeva un ricamino azzurro che correva per
tutto il perimetro superiore e anche sul perimetro dei passaggi delle
gambe; era assolutamente divina e io rimasi completamente sconvolto
da quello che vedevo; lei alzò gli incredibili occhi blu ardesia
verso di me, appena intravvide la mia presenza e resasi conto delle
mie intenzioni e del mio sguardo, si illuminò di una felicità
infinita; la sua felicità sessuale comportò una serie di fatti: le
si arrossò il viso, i seni si inturgidirono, alzandosi leggermente,
insieme ai capezzoli, che raddoppiarono di volume; data la sua
natura, a crescere di volume fu anche il suo splendido pene di
ermafrodita, ma non fu un semplice raddoppiare; (inizio parte a carattere sessuale)
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Chris
mi aveva raccontato di quelle dimensioni, ma un conto sentirselo
dire, un conto è vederlo con i propri occhi: su una bambolina di un
metro e cinquantacinque, un pene di venticinque centimetri è
un'enormità, tant'è che in completa erezione, come era in quel
momento, le arrivava quasi all'altezza dei seni; fino a quel momento,
un pene in erezione davanti a me, mi avrebbe provocato un certo
disagio, comportando la sua appartenenza ad un altro maschio, ma ora
non provavo nulla del genere; lo vedevo solo come una parte di una
delle più meravigliose ragazze dell'Universo; avevo inoltre notato,
che, contrariamente al solito, non era definito, cioè magro, come un
pene normale, ma avevo un aspetto più morbido: lo si poteva definire
come un pene femminile, così come una ragazza, pure molto in forma e
magra, non è e non dovrebbe essere mai troppo definita. Mi avvicinai
a lei e la prima cosa che feci fu proprio quella di afferrarle il
pene e dolcemente iniziare a masturbarlo; lo sguardo di Monpik era
insieme sorpreso ed estasiato, ma iniziò quasi subito a mostrare un
orgasmo in arrivo, che infatti si manifestò in gridolini intensi e
dolcissimi, uniti ad una abbondantissima eiaculazione; lei mi prese
il viso con le sue deliziose manine e baciò con una intensità
spettacolare, per poi girarsi di schiena, porgermi la sua vagina e
guidarmi una mano nuovamente sul suo pene; iniziammo a fare sesso
entrambi: trovai la sua vagina della misura esattamente adatta al mio
pene, tanto che completamente infilato, sfioravo l'utero e la
larghezza era perfetta, ne troppo stretta ne troppo comoda; dopo aver
iniziato a muover il mio pene dentro di lei, ricominciai a masturbare
il suo, che adesso trovai scoperto completamente e perfettamente
lubrificato dal suo stesso sperma; lei ora emetteva quei suoi
deliziosi gridolini in continuazione, avendo stimolati entrambi gli
organi sessuali; aveva un orgasmo ogni circa trenta secondi, per
ognuno di essi, e nel caso che fossero contemporanei, lei allora
urlava molto più forte; dal canto mio ero in estasi: la sua vagina
era incredibile, come mi aveva spiegato Chris; iper-lubrificata da un
liquido che stimolava il mio piacere e pure il suo e che provocava un
mantenimento perpetuo della mia erezione, senza irritazioni e
affaticamento; la mia forma fisica faceva il resto; andammo avanti
per quasi tre ore, senza significative interruzioni, escluso qualche
cambiamento di posizione; una delle più sexy fu con lei che mi stava
sopra, muovendo il suo corpo e, quindi la sua vagina, facendosi
accarezzare i fantastici seni e masturbandosi da sola il pene; il suo
modo di masturbarsi era estremamente intenso: stringeva molto forte
il pene e soprattutto il glande, con tutte e due le sue mani ed il
movimento era veloce, ma non eccessivamente, e regolare, salvo quando
arrivava l'orgasmo; a quel punto, diventava velocissimo e convulso,
facendo così spargere tutta l'enorme quantità del suo pseudo sperma
dappertutto. La dolce intensità del suo modo di fare sesso, la sua
incredibile bellezza e l'amore che provavo per lei resero
quell'esperienza assolutamente travolgente, al di là del fatto che
in quelle tre ore avessi avuto circa 120 intensissimi orgasmi; anche
in questo caso aver provato quelle intensità e quelle quantità fu
ben diverso dall'averne sentito parlare da Chris. Alla fine eravamo
stanchi entrambi e decidemmo di aggiornare la seduta, così
sistemammo il letto e andammo a fare una doccia; tornando in camera
trovammo Chris, nuda sopra il letto che si masturbava con due dita; i
suoi occhi eccitati ci fissarono, mentre strillava in preda ad un
orgasmo; il messaggio era chiaro: voleva che facessimo l'amore con
lei, tutti e due; l'accontentammo e con me dentro la sua vagina e
Monpik nel secondo canale, reso sensibile come una vagina normale dal
liquido stimolante del pene di Monpik, la facemmo venire un sacco di
volte; così passò praticamente la giornata; rimase giusto la forza
e il tempo per una sostanziosa e nutriente cena e poi ci infilammo
tutti a letto, per una dormita epica. Quando mi svegliai, non ero
solo, anzi Chris e Monpik stavano facendo sesso vicino a me; stavano
su un fianco, una davanti all'altra ma leggermente inclinate, per
poter stare più vicine, cosa altrimenti più complicata per via
della perfetta corrispondenza dei loro seni, che le avrebbe tenute
leggermente a distanza; le guardai baciarsi dolcemente, mentre
l'enorme pene di Monpik si muoveva lentamente e profondamente nella
vagina di Chris; erano leggermente sudate, salvo tra le gambe, dove
erano allagate letteralmente e gemevano dolcemente; non si erano
accorte che le stavo osservando, così le lasciai fare per un quarto
d'ora buono, assistendo a molti orgasmi di entrambe e tutti e tre i
genitali; alla fine, però, non resistei più e misi una mano a
contatto del clitoride di Monpik, dato che la sua vagina era occupata
da due dita di Chris; tutte e due si accorsero di me e,
improvvisamente, interruppero il loro rapporto, per mettersi in una
posizione che mi permettesse di partecipare: Monpik in mezzo, con il
suo pene dentro la vagina di Chris e con il mio dentro la sua; i
movimenti furono necessariamente più condizionati, io dovevo
spingere mentre lei tornava verso di me tirandosi indietro da Chris e
viceversa, ma fu favoloso lo stesso; ero immerso in una continua
meravigliosa cosa a tre con le più straordinarie donne
dell'Universo. Dopo circa due ore, venimmo interrotti da Dersyul, che
reclamò un po' di sesso anche lui; ci fu l'occasione per Chris di
fare la sua conoscenza sessuale; li guardai fare l'amore per ore,
senza provare la minima gelosia; Chris, mentre veniva penetrata da un
pene ancora più grande di quello di Monpik, strillando intensamente,
masturbava la piccola vagina di Dersyul, con una certa intensità,
provocando enormi spruzzi di sperma vaginale; nella stessa maniera,
Monpik eiaculava tantissimo, urlando in continuazione; ci fu una
pausa per il pranzo, ma poi tutto ricominciò di nuovo, salvo che io
feci sesso con Chris e Dersyul con Monpik; fu bello tornare con Chris
e vederla così immensamente felice e serena; toccavo tutto il suo
incredibile corpo, mentre il mio pene seguitava a muoversi dentro di
lei; mi resi conto che anche Chris eiaculava moltissimo e veniva ogni
trenta secondi, come se stessimo facendo sesso con Monpik; le cose
erano due: o avevamo subito una modifica genetica da parte di Monpik,
oppure eravamo ancora ben lubrificati dal suo liquido iper-attivo e
ne subivamo le fantastiche caratteristiche; in ogni caso andava bene
così.
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4In
quel momento mi resi conto che la mia futura vita con quelle persone
sarebbe stata incredibilmente felice: c'erano due bambini in
programma e volevo proprio incontrare e conoscere i figli di Monpik e
Dersyul; c'era un ma, ovviamente, ed era rappresentato da Zertwat;
dovevamo concludere la nostra missione di recupero dell'iper-materia
e completare la distruzione di quel mostro. Se possibile...
l'incidente
ci aveva rallentato, ma alla fine eravamo in vista del pianeta che
ospitava la stazione di ricerca esterna degli Atlantidei, ma riuscire
ad atterrare non sarebbe stata una cosa da poco; le sue particolari
condizioni richiedevano una procedura di avvicinamento e atterraggio
molto particolare e la Krizs non era esattamente nelle sue
condizioni migliori. I sistemi di sicurezza era stati riparati,
ma aveva mostrato tutta la loro fragilità (sicuramente dovuta alla
loro anzianità di servizio) ed eravamo poco convinti della
possibilità di poterli lasciare agire autonomamente; la prima
ipotesi fu quella di effettuare la procedura di atterraggio in
maniera manuale, ma le reazioni umane (o atlantidee se è per
questo), forse non sarebbero state sufficienti in caso di qualche
problema, quindi, non potendo perdere tempo ricostruendo
completamente gli apparati di sicurezza, venimmo al compromesso di
ricostruire solo il sensore di gravità, tarandolo in maniera
estremamente sensibile e “tenendo il dito sul grilletto” (sul
sistema di disattivazione che già ci aveva salvato durante
l'incontro con il mega buco-nero, che attivava anche i motori nella
direzione migliore di allontanamento) in caso di problemi, sperando
di poter raccontare quanto eravamo stati fortunati.
Fu
un atterraggio molto movimentato, ma per quanto venimmo un pochino
sbattuti dai sistemi di controllo, che reagivano in maniera
abbastanza brusca a quel tira e molla gravitazionale, non fu neanche
lontanamente simile a quello che era successo pochi giorni prima;
alla fine fu quasi divertente come andare sulle montagne russe,
ma senza sapere mai da quale parte saremmo stati buttati; quando alla
fine ci ritrovammo fermi sulla superficie di quell'estremo pianeta,
la calma e l'immobilità sembrarono veramente una benedizione.
Infilammo le tute di sopravvivenza, dato che non c'era una manichetta
di collegamento dal laboratorio e una qualsiasi astronave e ci
incamminammo verso uno dei portelli di accesso; il paesaggio era
veramente straordinario: guardare il “cielo” era una sicura
ricetta per il mal di mare, ma era comunque veramente
interessante vedere le stelle esterne creare delle scie luminose
multicolore, che oltre tutto (a causa delle enormi forze
gravitazionali presenti nelle immediate vicinanze) non seguivano un
andamento circolare regolare, ma deviavano bruscamente verso la
binaria buco nero – stella di neutroni, con una traiettoria davvero
estrema; pur stando con i piedi appoggiati ad un pianeta di massa
circa equivalente alla Terra, la velocità di rivoluzione intorno al
centro di massa rappresentato dal buco nero era elevatissima e questo
provocava delle accelerazioni e delle decelerazioni molto brusche, a
secondo che ci si trovasse da un lato o dall'altro del pianeta; per
fortuna si trattò di fare pochi passi e poi fummo dentro il
laboratorio; lì dentro tutto era perfettamente stabile, grazie a
generatori gravitazionali controllati da un sofisticato sistema
automatico, che normalizzava il campo gravitazionale; mi sedetti
sulla prima sedia libera che trovai ed emettei un bel sospiro di
sollievo, perché io sono senz'altro un uomo d'azione, ma preferisco
avere un minimo controllo su quello che avviene e le ultime ore, tra
manovre di atterraggio e passeggiate, ero stato in balia di forze
incontrollabili; a confronto tenere a bada un auto da 500 cv a 300 km
orari era un giochino rilassante.
Mi
stavo giusto rilassando, che Dersyul mi tirò per un gomito,
obbligandomi a rimettermi in piedi: ora che tutto stava fermo al
suo posto, avevamo un lavoro da fare; venni guidato subito verso
il laboratorio che conteneva la materia dell'altro continuum
spaziale; non capivo, nonostante tutto, la necessità di tutta quella
fretta: --hei, potremmo anche rilassarci un attimo...-- ma
Dersyul era di tutt'altro avviso: --possiamo rimanere sulla
superficie un'ora, massimo un'ora e mezza, perché i sistemi di
schermatura anti radiazioni non sono attivi e attivarli comporterebbe
ore di lavoro; tanto vale prendere quello che ci serve ed andarcene;
poi potremo anche rilassarci, una volta che avremo impostato la
rotta di rientro--; ok, le radiazioni, non ci avevo pensato;
affrettai il passo. Il laboratorio era vicino e tempo un minuto
stavano davanti alla porta di accesso; dopo due minuti di una
complicatissima procedura di accesso, che passò dal
riconoscimento dell'iride, della retina (si, si, avete capito
bene: entrambi), delle impronte digitali di tutte e due le mani, del
prelievo e controllo di una goccia di sangue, per il DNA, finalmente
la porta di aprì; dopo aver assistito, un po' spazientito, a tutta
quella manfrina, non riuscii a trattenere una nota polemica:
--pensavate che Zertwat avrebbe provato ad indovinare il PIN,
mettendo solo un tastierino numerico per l'accesso?-- Dersyul si
paralizzò, guardandomi esterrefatto alcuni istanti, poi ammise:
--dici che è un tantino esagerata la procedura di accesso?-- ci
andai leggero, ammiccando solo con la testa e le labbra tirate in una
smorfietta sardonica: --hm...-- ma stavo sghignazzando e anche
Dersyul non riuscì a trattenersi: --si, certo, solo un pochino...--;
venimmo raggiunti dalle ragazze che ci trovarono a ridere come scemi,
ma troncammo le spiegazioni a più tardi.
Finalmente
entrammo nel caveau di contenimento della altro-materia; avevo
creduto di vedere non so' quali strane luci o schermature, ma in
realtà, il cubo rosso, dai lati smussati, di circa 2,5 cm di lato,
era semplicemente appoggiato sopra un parallelepipedo che lo
teneva a circa un metro da terra, a portata di mano; d'altronde
mi era perfettamente noto che in questo continuum quella materia era
perfettamente inerte, non emetteva e non assorbiva radiazioni,
quindi veniva tenuta in quel posto esclusivamente per tenerla quanto
più possibile fuori dalle grinfie di Zertwat; mi avvicinai con
curiosità e circospezione ma appena fui dentro la stanza mi resi
conto di sentirmi stranamente attratto dal cubo rosso; mi fermai
esitante, pensando di stare subendo qualche effetto residuo
della folle gravità di quel posto, ma dato che eravamo perfettamente
schermati, decisi di fare un altro passo; capii che la strana
sensazione che provavo era dovuta alla sempre maggiore vicinanza al
cubo; chiusi la distanza che ancora mi separava da quello strano
tesoro, troppo curioso di scoprire i suoi segreti e, senza la minima
esitazione, impulsivamente ed imprudentemente, lo toccai con una
mano: fu come tornare a respirare dopo essere stato costretto a
trattenere il respiro sotto l'acqua più nera ed asfissiante,
riaprendo gli occhi e tornando lucido dopo il terrore di non riuscire
a sopravvivere; quando avevo toccato Zertwat, avevo sentito una
scarica di potere incredibile; ora quella sensazione era
infinitamente maggiore, perché la quantità di materia con cui
venivo in contatto era enormemente superiore; mi sentivo in grado di
fare qualsiasi cosa e forse ne ero veramente capace; le mie
percezione dell'ambiente che mi circondava era infinitamente
amplificate: vedevo, più che percepirne gli effetti, la gravità, le
sue linee di forza e la lotta che il campo del buco nero e la gravità
controllata, generata dai sistemi del laboratorio, facevano per la
supremazia sulla materia che mi circondava; quelle strane linee erano
attraenti e spaventose insieme, ma ebbi l'istinto di toccarle; nel
laboratorio si creò immediatamente una voragine dimensionale, un
passaggio verso l'iperspazio (lo sapevo per certo); questo fu il
primo indizio che battere Zertwat sarebbe stato possibile, perché
quello era sicuramente il suo stesso metodo di apertura dei wormhole
e quasi sicuramente vedere le linee di curvatura delle forze
gravitazionali, avrebbe permesso anche di navigarci dentro; mancava
di capire come fare a muoversi all'interno di quello spazio anomalo e
come scegliere da dove uscirne. Ero completamente preso da
quell'affascinante quesito, che venni bruscamente riportato alla mia
dimensione “umana” dalla mano di Chris sulla mia spalla; mi stava
difronte, con aria preoccupata: --tutto bene?-- ero raggiante: --si,
prendiamo questa roba e andiamo via, che ci sono importanti novità e
anche un interessante esperimento da fare--; non aggiunsi altro e
nuovamente afferrato il cubo di altro-materia, venni seguito
rapidamente da tutti per rientrare nella Krizs.
La
partenza fu decisamente più rapida e dopo neanche 15 minuti
dalla nostra entrata nel caveau di contenimento, eravamo a distanza
di sicurezza da quel maelstrom di gravità e radiazioni; con
l'occasione della rapida visita al laboratorio, Dersyul si era
procurato anche il necessario per riparare in maniera definitiva le
apparecchiature della Krizs e varie altre cosette utili, come
rilevatori, armi e materie prime. La programmazione dell'auto-bot di
manutenzione richiese non più di trenta minuti e poi potemmo,
dopo aver assistito stupefatto per alcuni minuti quel
sofisticatissimo macchinario muoversi con la massima agilità ed
abilità all'interno dei comparti dei dispositivi da riparare e
rigenerare, riunirci nella stiva di carico 1, la più grande, per
capire le qualità e le potenzialità della materia rossa, come era
stata ribattezzata; fu la dolce Monpik a fare la domanda che tutti si
erano già fatti dentro il laboratorio: --abbiamo visto un “buco
nero” aprirsi in mezzo all'aria, e subito l'aria ha cominciato a
precipitarsi verso di esso, come se si fosse aperta una camera di
compensazione della Krizs, verso il vuoto dello spazio;
iperspazio?--; si era anche data una probabile risposta e per
quello che ne avevo potuto capire, aveva perfettamente ragione, così
le spiegai e così a tutti gli altri, quello che avevo visto e
percepito: --appena ho toccato il cubo di materia rossa, ho iniziato
a sentire le linee di forza gravitazionali e, soprattutto, a vederle,
a vedere il loro fluire e mi stavo concentrando su di un nodo che si
era creato dall'interferenza di alcune di esse, che si è aperto un
passaggio nella dimensione B; credo che il passaggio volontario
da questa dimensione a quell'altra avvenga grazie alla capacità
di vedere dove si trovano i nodi e poi sfruttare l'energia della
altro-materia per aprire un varco...-- mentre dicevo queste cose,
tenevo il cubo in mano e, proprio replicando con la mia volontà
quello che dicevo, si aprii una voragine di 5 metri al centro della
stiva, che avevamo provveduto a svuotare di ogni genere di materiali
e di aria; noi eravamo legati con dei cavi di sicurezza ad appositi
anelli inseriti in alcune traversine di rinforzo e indossavamo delle
tute ambientali, che ci proteggevano da radiazioni, sbalzi eccessivi
di temperatura, luce estrema; fino a quel punto tutto si stava
ripetendo uguale a come era avvenuto nel caveau del laboratorio; ora
si trattava di capire il metodo di propulsione: --mi avvicino...--
allentai il cavo, per arrivare al confine della voragine e, una volta
che fui sufficientemente vicino, allungai una mano; Chris era
decisamente preoccupata: --Paolo, no, non mi sembra il caso...--; mi
girai a guardarla e, nel farlo incrociai gli occhi di Monpik: era
assolutamente terrorizzata; cercai di sdrammatizzare: --infilerò la
sinistra, così se va storto qualcosa, mi rimane la magica destra!--;
le guardai entrambe, con aria buffonesca; entrambe capirono che
scherzavo, avendo perfettamente capito che mi riferivo al mio modo di
toccarle quando facevamo l'amore, usando proprio la mano destra; la
loro preoccupazione si affievolì un poco, ma l'aspetto contratto
del loro corpo, la diceva lunga su quanto le avessi effettivamente
rassicurate; mi rivolsi allora a Dersyul: --se vedi che ci sono
problemi, tirami fuori, anche con il verricello--; essendo quello che
doveva effettuare l'esperimento, ero anche l'unico collegato, tramite
il cavo, ad un potentissimo verricello. Ricevuto l'assenso da parte
di Dersyul, mi girai nuovamente verso il passaggio e allungai la mano
sinistra, attraversando il confine tra le due regioni sub-spaziali;
inizialmente venni attirato con grande forza verso lo spazio B, ma
puntai i piedi, riuscendo a contrastare agevolmente la forza che mi
attirava verso l'interno; rassicurai i miei spettatori: --tutto bene,
lo posso contrastare-- dando per scontato che capissero di cosa
stessi parlando; in realtà mi ero reso conto che l'opposizione che
avevo apposto, non era stata solo fisica, ma anche mentale, di
volontà; tirai indietro la mano sinistra e procedetti con un nuovo
genere di esperimento che avevo ideato: agendo sul telecomando che
Dersyul mi aveva fornito, sbloccai completamente il cavo, così che
fosse libero e desiderai muovermi verso il centro dell'apertura, con
una ben precisa traiettoria: mi misi letteralmente a volare dentro lo
spazio B, prima a destra, poi a sinistra; il cavo si tese bruscamente
e venni riportato nella stiva di carico 1, dritto tra le braccia di
una sconvolta Chris, che appena mi ebbe al sicuro a contatto con il
suo corpo, iniziò a piangere; tornammo in una condizione normale,
quindi con atmosfera e senza apertura verso lo spazio-B; mi ero reso
conto che avrei dovuto dare un certo preavviso e una traccia del mio
piano sperimentale: --scusami amore, ma era tutto sotto controllo;
posso muovermi a mio piacimento nello spazio B...-- uno schiaffo
acutissimo mi azzittì sul colpo; rimasi paralizzato alcuni istanti,
osservando in perfetto silenzio, mentre la mia guancia sinistra
pulsava infiammata, il viso di Chris passare da una rabbia omicida,
ad una espressione di pentimento e nuovamente ad una di grande
spavento; lei tornò a stringersi a me e mezza soffocata dal mio
corpo, potei comunque udire la sua voce: --giuro, anzi prometto che,
se rifai una cosa del genere senza spiegarmelo prima, ti ammazzo tre
volte!--; potei vedere distintamente i nostri amici/amori/amanti
sorprendersi delle parole di Chris; ritenendo di dover dare delle
spiegazioni: --mi ammazza, mi resuscita, mi ammazza di nuovo, mi
resuscita ancora una volta, mi fa fuori per una terza volta; poi
decide se merito di essere definitivamente rimesso al mondo...--;
Monpik era esterrefatta, ma con un sorrisetto buffo disegnato sulle
labbra, Dersyul muovendo leggermente la testa a destra e a sinistra,
aveva l'espressione di chi pensa: “ma tu senti che cazzata...”
ormai anche lui rassegnato al nostro strano senso dell'umorismo che,
peraltro, veniva fuori in qualunque situazione; in genere Chris non
reagiva in quel modo, ma gli ormoni della maternità (dovevo chiedere
a Monpick di calare ancora un filino il livello dell'intensità delle
reazioni di Chris), uniti a tutti i rischi che in quel simpatico
periodo stavamo tutti correndo, l'avevano resa troppo sensibile; ma
come ho già detto, io sono un orsacchiotto indistruttibile... Per il
momento mettemmo fine agli esperimenti, avendo almeno dimostrato che
potevo avere un controllo conscio sugli spostamenti nello spazio B e
nella creazione di un'apertura di una passaggio per lo stesso; era
stata un'altra giornata “interessante”, come mi piaceva a volte
definire le giornate piene di sorprese (belle e brutte). Presi per
mano un'ancora tremante Chris e senza frapporre altre attese, seguii
gli altri verso la sala mensa; in effetti avevo fame e anche bisogno
di riposo e calma.
Avevamo
davanti a noi parecchio tempo, dovuto al viaggio di ritorno, durante
il quale avremmo potuto e dovuto studiare i miei “super-poteri”
ed ideare di conseguenza un piano per affrontare Zertwat, che nel
frattempo si sarebbe sicuramente rimesso dal nostro precedente
incontro; in linea di principio, se solo toccando il suo corno, avevo
potuto quasi ucciderlo, stare a contatto con tutta la materia
rossa, mi avrebbe dato un vantaggio immenso, ma c'era il rischio che
anche lui, più compatibile di me a quella materia, originaria del
suo universo, avrebbe potuto trarne vantaggio, per il semplice fatto
di esserne vicino; quindi la prima cosa da considerare era che in
nessun caso ed per nessun motivo, Zertwat doveva venire a sapere che
possedevamo la materia rossa e, soprattutto, non doveva metterci
sopra i suoi artigli; il nostro sospetto era che sarebbe potuto
diventare quasi onnipotente; calcoli che già Dersyul, prima di
mettersi in iper-sonno con Monpik, milioni di anni prima, aveva
fatto, corroborati ora dai dati di assorbimento della potenza che
fluiva attraverso di me, davano livelli simili ad una iper-nova, vale
a dire ad una supernova nata dall'esplosione di una stella
iper-massiccia (oltre le 1.000 masse solari); poche altre cose in
natura emettono più energia in così breve tempo; uno, in ordine di
grandezza crescente, era un GammaRayBurst, l'altro era il Big-Bang...
Tutti questi “iper” e tutti i vari suffissi particolari che
continuavamo a mettere davanti ad un sacco di parole, non avendo
migliori alternative semantiche, date le scale di valori in campo,
cominciavano a darmi fastidio; non era tanto il fatto che non mi
piacesse la parola in se stessa, ma il fatto che ogni volta che la
sentivo pronunciare, mi rendevo conto della situazione e del fatto
che io ero un semplice essere umano, per quanto risultato di una
manipolazione genetica tendente ad ottenere proprio quei miei poteri,
ed in quanto tale la mia esperienza di potere e forza non andava
aldilà del spostare oggetti pesanti, avere capacità di controllo su
cose, situazione o, al limite, persone, ad un livello infinitamente
inferiore a quello che dovevo affrontare nel combattere Zertwat;
sapere che ora avevo dei poteri così grandi, non mi dava quella
sicurezza necessaria a sentirmi pronto alla lotta che mi attendeva,
perché era una nozione del tutto razionale e non “viscerale”;
quando un essere umano, ed in questo caso un uomo come me, svolge una
attività fisica, uno sport, un lavoro o fa l'amore con una donna, si
sente vivo e forte, perché è istintivamente conscio della sua
forza, la vive, ne è compenetrato; quei poteri che mi derivavano
dalla possibilità di controllare la materia rossa, erano del tutto
estranei alla mia natura umana, perché Monpik non aveva potuto
inserire l'istintiva naturalezza della loro esistenza e del loro uso
nel mio codice genetico; la tecnologia e le conoscenze scientifiche
del suo popolo, per quanto avanzatissime, non avevano assolutamente
capito come le molteplici combinazioni genetiche potessero generare
quegli istinti e quelle intime sensazioni che ci fanno gioire della
vita, nel momento che usufruiamo della nostre innate capacità
fisiche e quindi non aveva potuto darmi ciò che mi sarebbe servito
di più: il diretto controllo delle forze della natura che avrei
dovuto usare nella loro più estrema manifestazione e potenza, per
riuscire ad abbattere la più grande minaccia che il nostro Universo
aveva mai dovuto affrontare. Purtroppo si profilava la situazione di
dover sperimentare sul campo; potevo sicuramente fare una grande
pratica dei miei poteri, ma sarebbe servito molto più tempo; ero
nella situazione di chi acquisisce l'uso di una mano, mai avuta o mai
stata funzionante: può usarla, ma deve accortamente calibrare i
movimenti e le azioni seguendo con gli occhi ciò che fa, perché non
“sa” fare le cose con il normale automatismo di chi ha sviluppato
le necessarie connessioni neuronali in una vita di pratica.
Quella
notte fu agitatissima e praticamente non riuscii a dormire quasi
niente; le preoccupazioni che andavano accumulandosi, per l'uso della
altro-materia, sulla riuscita del piano volto a distruggere Zertwat,
da cui dipendeva la sopravvivenza delle due razze senzienti della
Terra e di tutto ciò che su di essa viveva ed era presente (perché
non dubitavo che, la Terra, sarebbe stata del tutto annientata,
per semplice furia devastatrice, se non fossi riuscito nel mio
intento), mi stava dando il tormento. Quasi inconsciamente, mi
ritrovai a pensare a quanto mi sarebbe servito un consiglio da
Wiklot, il drago bianco, che istantaneamente venni catapultato nel
suo universo; mi ero dimenticato che lui stesso mi aveva detto che il
possesso della materia rossa mi poteva consentire una volontaria
comunicazione con l'universo parallelo dei draghi; stavo appunto
giocherellando con il cubetto, quasi a cercarvi scritta sopra una
qualche istruzione per l'uso, che mi trovai davanti un Wiklot con una
malcelata espressione di sollievo: --amico mio! Cominciavo a perdere
la speranza di rivederti vivo! Ma ora capisco che hai avuto successo;
molto bene...-- lo interruppi, sconsolato: --non direi, non so come
usare i poteri della materia rossa contro Zertwat--; le sue parole
furono molto incoraggianti: --certo l'esperienza di Zertwat è lunga
molti milioni di anni, ma il tuo codice genetico è stato manipolato
proprio per integrare la materia rossa con il tuo sistema neuronale;
una volta che l'avrai assorbita nel tuo cervello, sarà parte
integrante di te e potrai farne l'uso che meglio vorrai; potrai usare
le tue azioni e reazioni istintive, senza pensare alla materia rossa;
un tuo pugno, per attaccare; una mano aperta, per difendere; pensare
di camminare o correre per muoverti nel tuo spazio e nello spazio B;
tutto con la massima naturalezza, credimi; è così che Zertwat ha
imparato ad usare i suoi poteri, con la differenza che ha dovuto
imparare con l'esperienza; io posso guidarti nell'apprendimento, come
feci con lui, ma molto più rapidamente--; finalmente un po' di
buone notizie, anche se era emerso un fatto che ignoravo: --credevo
che Zertwat si fosse ribellato immediatamente a voi, nel momento che
era rimasto intrappolato nel nostro universo...--; la risposta
sconsolata di Wiklot chiarì quel fatto: --nella nostra struttura
sociale solo i più forti hanno diritto ad un harem e alla
riproduzione, e lui fisicamente non è certo tra i favoriti, ma nel
momento che ha acquisito i poteri della materia rossa è diventato
tra i più potenti draghi mai esistiti, forse il più potente in
assoluto, anche se isolato in un altro universo; questo ha attivato
l'obbligo, da parte mia, di dargli assistenza ed una istruzione di
livello superiore, che altrimenti non gli sarebbe spettata; quando ha
capito che, in ogni caso, non avrebbe potuto fare parte della nostra
società, impossibilitato a tornare in questo universo,
semplicemente, ci ha maledetti e se ne è andato, minacciando di
distruggerci tutti, se solo avesse, un giorno, potuto fare ritorno--;
ebbi un'altra domanda da fare: --potrebbe?-- Wiklot ci pensò su,
dubbioso: --forse acquisendo la tua materia rossa, potrebbe aprire un
portale tra i due universi, ma nel momento che l'avrai assorbita nel
tuo corpo, non potrà più ottenerla--; la domanda da un miliardo:
--come faccio ad assorbirla ed integrarla?--; laconicamente: --non
sarà facile...--; mi sarei stupito del contrario, ma non avevo
alternative, quindi ero pronto a tutto. Per non perdere tempo,
iniziammo subito il corso, in due parti (teoria e pratica) su “come
diventare un semi-dio inter-dimensionale” e per maggiore sicurezza,
saremmo usciti nello spazio esterno alla Krizs, non prima di aver
creato una bolla spaziale che mi consentisse di sopravvivere al vuoto
e, in particolare, alle condizioni del viaggio a velocità maggiori
della luce che la stessa Krizs stava effettuando per riportarci sulla
Terra. La prima lezione della sezione “teoria”, fu appunto quella
sulle (Cap. 1, par. 1): ”Possibilità di manipolazione della
materia e dell'energia” e (Cap. 1, par. 2): “Manipolazione della
struttura dello spazio, ovvero del continuum spaziale”; Wiklot
aveva appunto finito di spiegarmi che in realtà la materia rossa era
un agglomerato stabilizzato di stringhe5,
immerse in una reticolo di gravitoni che impediva loro di disperdersi
o annullarsi venendo in contatto con la materia “normale”,
mettendomi nella condizione di chiedergli come le stringhe potevano
aiutarmi, che venni beccato a parlare al vento da Chris, che sul
momento non si rese conto di ciò che stava avvenendo: --Paolo, tutto
bene?-- non risposi subito, distratto dall'ambientazione virtuale del
mondo di Wiklot, che mi faceva sentire solo fiocamente la voce di
Chris che mi parlava, che con il suo solito spirito pratico, mi
appoggiò le mani sulle spalle per poi iniziare a scuotermi
bruscamente; mi concentrai più attivamente sulle percezioni
sensoriali del mio universo di nascita, mettendo a fuoco Chris e
tutto l'ambiente che ci circondava fisicamente: --tranquilla, sto'
parlando con il drago bianco, per imparare ad usare i poteri della
materia rossa...-- Wiklot intervenne: --puoi farmi comunicare con lei
se la prendi per mano e fai fluire ciò che vedi e senti del mio
mondo attraverso di te, verso di lei!--; ancora una volta senza
avvisarla, feci ciò che mi aveva suggerito il nostro nuovo amico e
mio maestro, con il risultato di far trasalire, ma solo per la
sorpresa, la mia Chris; fu Wiklot a rompere il ghiaccio: --piacere di
conoscerti Chris; so quasi tutto di te, dalla mente di Paolo, ma
incontrarti è un onore e un vero piacere--; Chris lo guardò per
alcuni istanti, devo dire con malcelata ammirazione, per poi
sorridere in maniera apparentemente amichevole: --non posso che
essere onorata di tanta gentilezza... bé sai, dopo le malefatte di
quel fetentone di Zertwat...-- chiusi gli occhi e trassi un sospiro,
con rassegnazione e pazienza, perché conosco Chris e avrei dovuto
immaginare una sua simile osservazione, ma non ci furono problemi,
infatti dapprima Wiklot la guardò serio e poi... si mise a ridere,
ma intendo come avrei fatto io davanti ad una bambina che
genuinamente avesse detto solo quello che tutti pensavano ma nessuno
aveva il coraggio di dire con diretta franchezza: --lo so', un vero
monellaccio, quel Zertwat; dobbiamo proprio dagli una bella
sculacciata ed insegnarli a vivere...-- anche Chris rise di gusto,
ammaliata da quel bellissimo, infinitamente saggio e simpatico drago
bianco; eravamo stati raggiunti anche da Monpik e Dersyul, che capito
al volo cosa succedeva, si erano messi anche loro in comunicazione
con l'altro universo, mettendomi lei una mano dentro la mia e lui
prendendo la mano di Chris; Monpik era emozionatissima, perché
finalmente poteva conoscere il buon drago bianco; feci le
presentazioni e Wiklot, di buon grado, fece fare a tutti, me compreso
un giro panoramico del suo pianeta e del suo universo; in fondo
escludendo i colori particolari e le forme originali degli animali,
le differenze non erano enormi, e con un minimo di sforzo era tutto
perfettamente comprensibile; c'erano predatori e prede, animali
volanti e striscianti; i pianeti giravano intorno alle stelle, che
erano raggruppate in galassie; insomma tutto il repertorio noto,
almeno apparentemente, dato che senza una comparazione più
approfondita non era possibile capire eventuali “alienità”
assolute; una triste considerazione mi sorse spontanea: se tra i due
universi vi fossero state maggiori differenze, forse Zertwat avrebbe
mantenuto un profilo più basso, intimorito da cose troppo aliene e
potenzialmente pericolose; aveva invece incontrato razze con culture
stratificate e il suo istinto al predominio lo aveva messo subito in
competizione per il potere; avesse incontrato alieni composti di pura
energia o simili a rocce o chissà cos'altro, li avrebbe quasi
sicuramente ignorati... ma piangere sul latte versato non ha mai
risolto nulla. Passammo una giornata a conoscerci meglio (del mio
universo, poche decine di minuti di quello dei draghi), ma alla fine
il saggio maestro mi esortò a riprendere gli studi; mi misi
all'opera con alacrità, ma non sapevo cosa mi attendeva, altrimenti
un minimo di titubanza in più l'avrei avuta.
1
Di cui uno dei due era suo figlio...
2
Riferimenti motor-automobilistici e cinematografici (il film era un
remake di “sfida all'OK Corral”, “Wiatt Hearp”, con Kevin
Costner nella parte di Wiatt Hearp, del 1994), con chi ha una
cultura dl tutto aliena alla propria erano solo uno scherzo, ma le
metafore era calzanti, come poi avrebbero capito i miei amici.
3
La Radiazione di Hawking è la dimostrazione che la fisica
quantistica è una realtà del funzionamento dell'Universo; si era
sempre ritenuto che da un buco nero non potesse sfuggire nulla, dato
che neanche la luce ne era in grado, ma l'evidente radiazione
metteva in discussione questo assioma; Steven Hawking mise in
relazione la teorica creazione di particelle virtuali, conseguenza
di alcune leggi quantistiche, con le caratteristiche di un buco
nero, soprattutto al confine dell'orizzonte degli eventi, limite di
non ritorno; la teoria quantistica, tra le altre straordinarie cose
che postula, dice che il vuoto assoluto, comunemente inteso come
assenza di qualunque cosa, non esiste, ma che anzi è un continuo
ribollire di coppie di particelle virtuali (materia –
anti-materia) che si creano e si distruggono, con risultante media
uguale a zero; quando però la creazione delle particelle virtuali
avviene esattamente a cavallo dell'orizzonte degli eventi la parte
al di dentro verrà risucchiata verso la singolarità quantistica,
l'altra parte potrebbe riuscire a sfuggire; se la parte che
riesce a sfuggire è materia e non anti-materia (che si annichilisce
a contatto con la materia) in definitiva fa aumentare la materia
presente nell'Universo, sottraendola al buco nero, che vedrà calare
la sua massa, seppur lentamente; in un futuro molto remoto,
quando saranno rimasti solo buchi neri, che avranno risucchiato
tutta la materia dell'Universo, questo fenomeno di evaporazione li
farà scomparire, lasciando solo il vuoto quantistico a
testimoniare la passata esistenza di un universo... se l'Universo
dovesse seguitare ad espandersi (come pare stia facendo), invece
che, magari, ricontrarsi e generare un un nuovo Universo; ma questo
è un altro discorso.
4Fine
parte a carattere sessuale.
5
Le stringhe sono dei filamenti o anelli vibranti; secondo la teoria
quantistica sono la base della materia e non costituite da niente
altro che energia; le diverse frequenze di vibrazione che le
contraddistinguono identificano le diverse particelle elementari che
ne sono la manifestazione materiale; dalle stringhe ai quark (che
costituiscono, a gruppi di tre, in diversa combinazione, protoni e
neutroni), che insieme ad altre particelle elementari (cioè
non costituite da altre particelle: elettroni, particella tau e
muone e dai corrispondenti neutrini) e ai bosoni (cioè tutte le
particelle che veicolano le forze che legano le particelle
materiali: fotone per l'elettromagnetismo, come la luce e
l'elettricità, i due bosoni W [+ e -] e lo Z, per la forza debole,
e il gluone per la forza forte, che tiene insieme i quark; il bosone
di Higgs, il cui campo attribuisce massa alla materia e il
gravitone, bosone che veicola la gravità) compongono tutto ciò
che ci circonda, regolato dalle interazioni e dalle leggi fisiche.
Ma evitiamo un trattato di fisica delle particelle fuori contesto.