lunedì 7 novembre 2011

SIMBOLI: SESTA PARTE.

Appena la comunicazione venne interrotta, una specie di ovazione esplose dentro la GII; il test della nave, anche se con una “procedura” decisamente inaspettata, era stato un successo clamoroso. Potevamo dominare i nostri nemici e forse senza un grande spargimento di sangue. Lo speravo vivamente.
Una mano si appoggiò su una mia spalla. Era Stuart: --sapevo che eri molto abile, ma vedo che in realtà sei diabolico...--; lo guardai dritto negli occhi e con un sorriso semi-divertito, gli confermai l'impressione: --non ho neanche cominciato a essere diabolico...--, e rivolgendomi anche a tutti gli altri, --...infatti andremo a cena protetti solo dai nostri migliori e fuorvianti sorrisi; non ci porteremo dietro neanche uno spillone da balia!--. Nessuno pensò che fossi impazzito, ma anzi. Abel mi chiese: --qual'è il piano?--; la risposta venne da Bimba, che per la prima volta, da che eravamo saliti sulla GII, parlò: --il piano siamo la Guardiano, Stuart ed io!--; enunciò l'elenco alzando prima un dito poi un altro ed infine un terzo. Non avrei saputo dirlo in maniera migliore.
Mi resi conto che Stuart mi stava fissando con aria pensierosa, così mi venne spontaneo chiedergli: --che problema c'è, Stu'?--; gli occhi di tutti erano puntati su di lui: --bé, mi domandavo se non sia stato un rischio eccessivo provare che ad indovinare il sesso del gatto, tanto per impressionarlo ancora di più...--; gli occhi si girarono su di me (sembrava una partita di tennis): --io SO che quella è una gatta perché è di tre colori diversi e solo le gatte, in quella razza, hanno i geni che esprimono i tre colori!--. Stuart non avrebbe mai più dubitato di me.
Il comandante Harris si prese tutto il tempo che gli sembrò ragionevole far passare per necessario, circa 12 ore, durante le quali, in effetti dovette sovrintendere anche alle operazioni di evacuazione del rottame che ormai era la sua ammiraglia, ma durante ogni singolo momento che non veniva assillato da qualche sottoposto, con richieste di decisioni o chissà cosa altro, parlottava con un paio di colleghi di altro rango, presumibilmente il primo ufficiale e l'ufficiale della sicurezza, per cercare di ideare il piano con cui metterci nel sacco; non potevamo riuscire a sentire le sue parole, perché nonostante potessimo rilevare anche i suoni dalla plancia della Guardiano II, il frastuono delle operazioni di evacuazione e del metallo che si riassestava1, rendeva la percezione delle parole dei tre uomini, non certo urlate, impossibili da decifrare. Ci saremmo dovuti preparare di fantasia nostra, in base a quello che avremmo potuto capire delle intenzioni del Comandante Harris.
La sua chiamata arrivò esattamente all'ora di cena, ma sotto forma di messaggio testuale alla consolle di comunicazione di Gloria (quasi sicuramente per non mostrarci la sua aria di tronfia soddisfazione, per la o le trappole preparate): “vi attendiamo in qualunque momento desideriate nella sala mensa ufficiali, ponte 2, sezione 1, compartimento 1. chiudo.”; in definitiva era il ponte sottostante alla plancia di comando e la sala era quella di posizione più avanzata rispetto alla direzione di marcia; era la tipica numerazione identificativa; dallo schermo principale della GII vedevo perfettamente la sala, preparata per l'occasione con un lungo tavolo e apparecchiata per almeno altre 20 persone, oltre a noi, e quindi almeno tutti gli ufficiali superiori di più alto rango della flotta, tre per ogni nave principale (comandante, primo ufficiale e ufficiale della sicurezza).
Accostammo direttamente con la Guardiano al portello di attracco indicato dall'illuminazione che evidenziava il suo contorno; il collegamento non era compatibile, ma l'altra nave aveva anche un sistema universale di collegamento che consisteva nel collegare magneticamente una sorta di ventosa (come un salvagente, ma con un tubo attaccato da una parte) intorno al nostro portello esterno così da permettere una perfetta tenuta stagna ed il passaggio di persone e materiali tra navi diverse.
Quando aprimmo il portello esterno, ci trovammo difronte ad un piccolo scalino e poi ad una passerella che correva lungo tutto il condotto di collegamento; scesi lo scalino e mi avviai lungo il condotto, seguito in fila indiana da tutti gli altri; il portello esterno dell'altra nave era ancora chiuso. Nell'istante esatto che anche l'ultimo di noi uscì fuori dalla GII, vedemmo chiaramente le pareti del condotto e la passerella tendersi, ma nulla più; tutti me compreso stavamo ridacchiando, perché sapevamo esattamente cosa stava succedendo: avevano cercato di farci fuori scollegando il condotto, facendoci finire nel vuoto dello spazio (che per altro non ci avrebbe ucciso, ma solo reso inermi). Era stato Abel a far presente quel rischio e a suggerire di creare un campo gravitazionale localizzato sull'esatta posizione della “ventosa”, così intenso che neanche l'esplosione di un'arma nucleare direttamente appoggiata su quel bordo avrebbe potuto distaccare l'anello di tenuta dalla superficie della Guardiano.
Mentre raggiungevo la porta dell'altra nave le strutture del condotto si rilassarono; bussai, con un sorriso olimpico stampato sulla faccia, facendo finta di nulla; il viso, decisamente imbronciato di quello che a breve avrei scoperto essere l'ufficiale della sicurezza, mi guardò dall'oblò, per alcuni secondi, poi con un cenno ordinò ad un sottoposto di aprire il portello.
Salii gli scalini che adducevano all'altra nave e porsi la mia mano per salutare, ma l'ufficiale, senza neanche presentarsi, si girò sui tacchi e ci ordinò di seguirlo. Dallo sguardo rabbioso che rivolse all'ufficiale di basso rango che con aria decisamente avvilita stazionava presso i comandi del portello e di conseguenza anche del condotto per il quale eravamo passati per arrivare lì, sospettai che pensasse che il sottoposto fosse stato talmente incompetente da non essere in grado di sganciare il collegamento; come minimo, quindi, pensava di usarlo come capro espiatorio per non essere accusato dal comandante Harris di non essere stato in grado di farci fuori. Pensai di salvare le chiappe all'ufficialetto e di cominciare a ristabilire le gerarchie del potere in quella parte di universo; afferrai per una spalla il grand'uomo e prima strizzando la spalla (dolorosamente) e poi (cambiando presa) imprimendo un torsione alla stessa (ancor più dolorosamente) lo girai e abbassai verso di me, portandolo all'altezza dei miei occhi (era almeno 20 centimetri più alto): --bel tentativo, quello di spararci nello spazio, ma prima di aprire il nostro portello abbiano “incollato” l'anello di tenuta allo scafo della Guardiano, con un campo gravitazionale equivalente a quello di una stella di neutroni. Comunque tranquilli: ritenetevi liberi di provare a farci fuori. Siamo nemici ed è vostro preciso dovere--. Lasciai la sua spalla, aiutandolo a tornare dritto e nella direzione precedente. La spinta fu “corposa”, tanto che ritornò in piedi con un saltino e leggermente sbilanciato in avanti. Recuperò l'equilibrio e un minimo di dignità, rimase fermo alcuni secondi e chiaramente furioso, riprese lentamente, ma poi più rapidamente, il cammino, presumibilmente versa la sala da pranzo.
Passando davanti al sottoposto, gli feci l'occhiolino. Rimase sorpreso, ma alla fine sorrise, divertito, che qualcuno avesse fatto fare una figura di... melma, a quello spocchioso capoccione. Avrebbe avuto modo di divertirsi parecchio. I miei lì dietro stavano facendo un vero casino, pur cercando di trattenersi dal ridere apertamente. Li guardai per cercare di richiamarli all'ordine, ma non ottenni un gran risultato, se non quello di far incazzare ancora di più quello che credevo fosse l'ufficiale della sicurezza.
Dopo circa 50 metri, il corridoio si apri in un ampio spazio che doveva essere un nodo di collegamento con altri corridoi per altre destinazioni. Venimmo colpiti da proiettili enormi e da ogni possibile direzione; l'impatto di quei proiettili ci sbatté da tutte le parti, per poi farci finire a terra. Ora l'ufficiale della sicurezza era sicuro (l'espressione trionfante lo denunciava) di averci fatto fuori, ma si può solo provare ad immaginare la sua espressione quando, incrociando i miei occhi, vivi e lucidi, ci vide tutti rialzarci, tranquilli ed illesi. Quelle stesse armi avevano procurato grandi danni a quei vampiri che negli anni passati ne erano stati fatti bersaglio, ma ora erano state rese inutili dagli scudi di livello dieci portatili, che inoltre abbattevano le forze inerziali. Potevamo rimanere imbozzolati in eterno, perché l'alimentazione avveniva direttamente tramite i sistemi energetici della GII, grazie a dei micro wormhole localizzati proprio nei generatori di campo portatili.
L'ufficiale era lì in piedi a bocca aperta, del tutto incapace di muoversi e di reagire. Ancora una volta gli spiegai il trucco: --scudi portatili, potenti come quelli di questa carriola. L'alimentazione non si esaurisce, ma siete sempre liberi di provare a spararci con qualcos'altro di più potente...--, lo guardai in attesa che tirasse fuori qualche pezzo di armamento più grande, ma si limitò a girarsi e a proseguire il cammino verso la sala da pranzo. Aggiunsi: --lo prenderò come una rinuncia, per ora, a spararci contro--. Seguendolo notai che camminava un po' storto: la spalla doveva fare molto male, soprattutto ora che la rabbia scemava (di conseguenza l'adrenalina) e la frustrazione montava.
Finalmente arrivammo alla sala da pranzo, completamente deserta; non si aspettavano certo che riuscissimo ad arrivare illesi fino a lì; sin da quando avevo visto come era stata agghindata per benino mi era stato chiaro che tutto quel lavoro era stato fatto a beneficio dei nostri occhi indiscreti. Infatti l'ufficiale era evidentemente in imbarazzo. Gli diedi l'imbeccata: --forse vi abbiamo messo messo fretta, ma se non eravate pronti, bastava dirlo, saremmo arrivati più tardi--. Guardandolo allungando il collo e alzando entrambe le sopracciglia verso di lui, gli passai la parola. Si decise a girarsi verso di noi, paonazzo, ci rimuginò sopra e alla fine decise di prendere tempo: --forse c'è stato qualche contrattempo...--, lo interruppe Stuart: --...già, veri cafoni a sopravvivere...--; per alcuni minuti fu un vero manicomio: Eva era piegata in due dal ridere; Gloria piangeva dal ridere, con una mano sulla bocca; Bimba, appoggiata al petto di Abel, sobbalzava; Lortan, riprendendosi un minimo, ci mise la ciliegina: --e basta, ragazzi, se sono dei dementi mica è colpa loro--. Si avvicinò all'ufficiale, fece per mettere una mano sulla spalla, quella sana, per incoraggiarlo, ma quello arretrò, preoccupato, ma Lortan accelerò, riuscendo infine ad afferrarlo, per poi dirgli: --vai a dare disposizioni. Ci avete invitato per la cena e ora vogliamo cenare... abbondantemente, alla svelta ed in compagnia--. Gli diede una spinta verso una porta con degli oblò a vetri, quasi sicuramente la cucina, da cui avevano iniziato a fare capolino delle teste. Si trovò a passare davanti a Stuart, che lo guardava con aria imbronciata e che gli disse: --ho fame!--; l'ufficiale si affrettò. Mentre si allontanava, si udì chiaramente l'aumentare del sibilo dei sistemi di areazione; mi avvicinai a Bimba e le chiesi: --rilevi qualche cosa nell'aria?--; lei, che non ci aveva pensato, aspirò un po' di quella atmosfera e sentenziò: --in effetti rilevo un gas ad azione nervina, innocuo per noi, ma dagli effetti... “buffi”--, concluse ridacchiando. E quindi ecco spiegato quell'eccesso di ilarità. L'ufficiale che ci aveva accompagnato doveva essere stato imbottito di antidoto.
Con tempismo perfetto, dalla stessa porta da cui eravamo entrati nella sala anche noi pochi minuti prima, la voce del comandante Harris, annunciò l'arrivò suo e di altri numerosi ufficiali, presumibilmente i nostri ospiti: --benvenuti--. Con perfetto aplomb Harris allungò la sua mano verso di me, per darmi il benvenuto ed io non mi feci pregare, afferrandolo e scuotendo all'unisono con lui la stretta salda e decisa delle nostre mani.
Fu lui a parlare per primo: --devo dire che nonostante tutto è un piacere conoscere una persona...--, sottolineò la parola persona, come ad intendere che non voleva usare termini diversi, magari dispregiativi, o chissà, proprio in maniera distensiva --...tanto famosa e tanto sfuggente...--, fece cenno con la mano, a tutti noi, di andare ad accomodarci ai posti che ci erano stati assegnati, --...e devo farvi i miei complimenti, perché la vostra nave, la Guardiano II, se non vado errato...--, confermai con un cenno della testa, --...ha capacità assolutamente straordinarie, in assoluto. Non sapremmo davvero come poter eguagliare la sua potenza di fuoco e le sua capacità difensive. Mi pare evidente che non potremmo fare nulla per neutralizzarla--. Veramente notevole comportamento: ci lusingava oltre che ammettere la sua inferiorità, ma a voler ben vedere era facile ammettere l'evidenza; comunque mi aspettavo altre mosse mirate a ledere alla nostra incolumità.
Notai Bimba mettersi in allarme e poi assumere quell'aria estraniata che indicava che stava elaborando qualcosa di grosso, ma facendo finta di nulla (e affidandomi alle sue straordinarie capacità), portai avanti la conversazione: --la ringrazio della sua gentilezza e onestà e voglio essere onesto anche io; vede, quando ci siamo incontrati, stavamo effettuando il viaggio inaugurale della Guardiano II e lo scontro che abbiamo avuto è stato del tutto casuale; si renderà conto da solo che non è necessario per me fare altro affinché mi crediate, perché come lei stesso ha ammesso le capacità della GII sono incredibili e neutralizzare la sua, peraltro, imponente flotta non comporterebbe nessun genere di difficoltà; infatti l'attacco che tutte le sue navi stanno contemporaneamente portando su di essa, in questo preciso momento, sarà del tutto inefficace e, come potrà constatare se solo contatterà la sua plancia di comando, le navi della sua inutile flotta sono state tutte disattivate e rese inoffensive--. Io e i miei eravamo stati gli unici a non girarci verso l'enorme parete trasparente, per assistere all'attacco; Bimba aveva attivato gli scudi 10+, quelli assoluti, e poi, come aveva fatto Eva con l'ammiraglia, disattivato tutti i sistemi, escluso il supporto vitale, di tutte le navi avversarie. Tutto questo ci era stato mostrato direttamente nelle nostre menti, ad un livello parziale, per farci sapere cosa stesse succedendo, ma facendoci rimanere anche coscienti della situazione nella sala da pranzo. Ora il manicomio fu il loro, ma nessuno rideva; erano tutti in affanno cercando di comunicare con le rispettive navi di appartenenza, per avere dati certi degli avvenimenti. Ma all'improvviso tutti gli occhi tornarono a puntarsi su di me. Infatti, per attirare la loro attenzione, avevo afferrato il bordo del tavolo e dopo averlo sollevato di circa 20-30 centimetri lo abbattei a terra. Lo schianto fu spaventoso.
Li guardai uno per uno, per essere sicuro che fossero pronti ad ascoltarmi. Lo erano: --mi sono già trovato nella condizione di cercare di venire a patti con un qualche vostro rappresentante, ma le cose sono andate molto storte e su Marte sono morti molti esseri umani e nessun vampiro. Poi avevamo pensato di seguire la nave superstite delle due che avevano diffuso l'isotopo che ha quasi distrutto Marte, per capire chi fosse il reale mandante di quell'assurdità. Il viaggio inaugurale della GII ci ha fatti incontrare, ma solo per pura coincidenza, perché abbiamo deciso di venire in questa direzione solo dopo essere saliti a bordo. Quindi la vostra flotta era diretta verso Marte per un nuovo attacco, approfittando della nostra assenza...-- mi fermai colpito da una intuizione, su cui ragionai alcuni istanti, per poi andare avanti --ma no anzi, fregandovene della nostra presenza, perché la Guardiano I, che sapevate essere su Marte, era sola contro decine delle vostre, di caratteristiche quasi uguali e quindi eravate sicuri di poter vincere per poter magari tentare di distruggere il pianeta, una volta per tutte, con tutti i vampiri e chi-se-ne-frega degli umani, tanto sono solo dei traditori, giusto? Mi è stato raccontato, perché l'attacco che avete portato sul nostro vecchio pianeta rifugio mi ha quasi ucciso e mi ha fatto perdere completamente la memoria, cosa vi ho personalmente fatto, un migliaio di anni fa; questo mi fa capire che genere di sentimenti possiate avere nei miei e nei nostri confronti e soprattutto che genere di fiducia, ma pensate una cosa: cosa mi impediva di vaporizzare la vostra ridicola flotta invece di stare qui, con tutti gli attacchi che ero sicuro ci avreste portato? Che comunque erano potenzialmente rischiosi, magari per un puro colpo di fortuna. Credetemi, ho fatto di tutto per evitare di fare vittime tra di voi, ma vi voglio ripetere una cosa che dissi a quelle due persone che prelevai da una delle due navi che hanno diffuso l'isotopo su Marte: state mettendo in pericolo le persone che amo e il mio popolo, ed intendo anche gli umani che vivono vicino a noi; se l'unica soluzione che dovesse un giorno rimanere per metterli definitivamente al sicuro fosse quella di eliminarvi tutti, sterminarvi fino all'ultima persona...--; lasciai in sospeso la minaccia e girando lo sguardo su tutti i presenti, vidi molte facce diventare cineree. La minaccia era chiara, realisticamente e facilmente attuabile e i miei trascorsi le davano a un peso di credibilità non ignorabile.
Il comandante Harris, era meditabondo e serio. Mi guardò dritto negli occhi e disse: --Adam, noi sappiamo perfettamente che potrebbe farlo...--, indicò fuori verso la GII, --...e sappiamo anche che ha cercato in tutte le maniere di non fare vittime; è tantissimo tempo che le sue azioni sono tornate ad essere 'umane', se intende cosa voglio dire, ma, vede...--, era titubante, voleva dire qualcosa, ma non si decideva; lasciai che trovasse la maniera, potevo aspettare; alla fine: --noi non possiamo smettere di tentare di sterminare la razza dei vampiri, anche se di mezzo ci finissero milioni di esseri umani; ne va della nostra stessa sopravvivenza--. Fino a “milioni di umani” pensavo che fosse solo follia, quel genere di follia che ti fa portare avanti una guerra santa qualunque potessero esserne le conseguenze, ma l'ultima parte, unita a come aveva sottolineato la parola “possiamo” all'inizio, mi fece cambiare idea, e soprattutto, rese chiaro un quadro, fino a quel momento nebuloso e vago, che si era andato formando nella mia testa, a causa di una serie di indizi e di incongruenze nei fatti successi da quando avevo incontrato Eva, poco più di un mese prima.
Diedi ascolto al mio istinto: --se vi fiderete ciecamente di noi, risolveremo la cosa, una volta per tutte e metteremo fine al tentativo di invasione della nostra galassia--. Vidi, negli occhi del comandante Harris una luce di vera speranza, oltre che di enorme sorpresa, e seppi che la mia intuizione era stata perfettamente azzeccata. Adesso i miei mi guardavano intensamente; le conseguenze delle mie parole erano enormi: nel giro di pochi minuti tutta la storia della nostra galassia era completamente cambiata; gli attori erano cambiati, le dimensioni del conflitto erano cambiate e anche la portata del risultato di quel conflitto era cambiata.
Il comandante Harris, seppur con una certa fatica riuscì a riportare l'ordine tra i suoi, sia quelli che ancora stavano parlando con le proprie navi, sia tra quelli che seguitavano a urlare contro di me, come unico nemico, negando la realtà delle cose e pronti perfino ad accettare le conseguenze delle mie precedenti minacce, tanto erano spaventati dalle altre minacce ricevute. Quando alla fine Harris riuscì a prendere la parola, il livello della mia simpatia e della mia stima nei suoi confronti salì drasticamente: --non è più tempo di fingere che i nostri nemici siano i vampiri; non lo sono più da migliaia di anni; se quindici anni fa non fossimo stati costretti ad attaccare il loro pianeta rifugio, quasi non ne ricordavamo più l'esistenza, tanto che ormai se ne parlava solo nei libri di scuola e nelle favole per i bambini... Io ricordo quelle favole; si parla di loro, di lui...--, mi indicò, con un cenno della testa, --come di esseri potentissimi e saggi, che vivevano vicino a noi, ma che un giorno sono impazziti e hanno reso schiavi gli uomini, le donne e i bambini, procurando grandi sofferenze, morte e distruzione. Ricordo anche il giorno, 17 anni fa, che gli invasori, si sono presentati sul nostro pianeta capitale, con un'astronave immensa e dopo aver quasi distrutto la nostra città capitale, hanno prima puntato un raggio innocuo sulla nostra luna e poi, sicuri che tutti stessero guardando, l'hanno cancellata, in un attimo. Non si è salvato neanche un sasso e nessuno dei 250.000 abitanti e coloni della luna... la mia famiglia era originaria di quella luna e mia moglie e 3 dei miei figli, vivevano lì--. Prese fiato, evidentemente scosso dall'aver dovuto ricordare quei fatti, che aveva però voluto raccontare a noi vampiri, per darci la misura della tragedia che li aveva condotti ad impegnarsi con tutte le loro risorse in quella guerra di sterminio contro di noi. Ora, sia noi che i suoi riottosi sottoposti, eravamo in perfetto silenzio. Io ero sconvolto, perché, mentre lui raccontava quei fatti, mi ero immaginato cosa avrei potuto provare in una situazione simile e le mie emozioni erano state devastanti.
Harris proseguì: --fino ad oggi niente che noi potevamo fare avrebbe impedito a quegli esseri di attuare la loro minaccia di distruggere l'intera razza umana, forse l'intera galassia, se solo non avessimo cancellato la razza dei vampiri; ma ora voi siete in possesso di qualcosa di forse ugualmente potente e la vostra stessa forza fisica vi potrebbe rendere capaci di respingere il loro attacco. Io, a nome mio, posso dire che un'alleanza con voi sarebbe altamente auspicabile, ma non posso decidere in nome del nostro Governo Unito. Non mi rimane che invitarvi sul nostro pianeta capitale a parlare con il Consiglio del Consorzio--.
Guardai verso i miei amici e mi resi conto che in definitiva, lì era presente anche la punta della piramide del governo vampiro, con Abel Primo Consigliere; potevamo prendere una decisione sui due piedi, così dissi: --bene Comandante Harris. È giusto che le presenti anche gli altri, ora che forse diventeremo alleati e poi potremo cenare, perché, non so a voi, ma a me tutto il movimento della giornata a messo un certo appetito...--, passai quindi alla descrizione delle persone vicino a me, --Questa è Eva Ivanova, Capo Servizi Segreti della Nazione Vampira e ufficiale tattico della Guardiano II, mia moglie e madre della mia futura bambina; lei è Gloria Tremec, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, mia sorella; questi invece è Lortan Mustàfa, rappresentante del popolo e collegamento tra di esso ed il Consiglio degli Anziani, mio migliore amico e marito di mia sorella Gloria; infine passiamo a lui: Abel Levi, Primo Consigliere nel Consiglio degli Anziani, amico, alleato e persona splendida anche se non siamo parenti; invece questi due ragazzini,...--, misi una mano su una spalla di ognuno di loro due, --...sono, la signorina, Bimba... Tremec, e il giovanotto, Stuart... A.K.A.2 Sistema Tattico Universale. Loro due sono due I.A. quantistiche impiantate in corpi nano-costruiti; loro hanno ideato, progettato e costruito, la Guardiano I e II e sono due persone in-tutto-e-per-tutto; avrete notato che la nostra è “un'azienda” a conduzione familiare, con qualche amico che da una mano--.
I nostri potenziali ex nemici erano letteralmente a bocca aperta: ora tutti credevano che la scelta del Comandante Harris fosse quella giusta. Ora si poteva sperare. Ora era giusto sperare.
Harris diede disposizioni per servire la cena; tutti i presenti ci scrutavano con un'attenzione, che in qualsiasi altra situazione sarebbe stata definita invadente: ci guardavano, ci indicavano e parlottavano con i colleghi immediatamente più vicini, tanto per non esprimere ad alta voce i loro pensieri e non essere sgarbati (!); Harris richiamò all'ordine i presenti, perché aveva bisogno di un chiarimento: --come avete capito che eravamo costretti a farlo da alieni esterni addirittura alla galassia?--, non so come, ma gli venne di guardare verso Stuart, forse per la curiosità suscitata dalla sua straordinaria natura, ma Stuart fece “no” con la testa, indicandomi con il pollice, significando “non lo chiedere a me, è lui che l'ha capito”, quindi presi l'iniziativa e spiegai il percorso logico che mi aveva portato a quella effettivamente difficile conclusione: --una delle conclusioni possibili era che eravate completamente impazziti, e fino a pochi minuti fa era la più probabile, ma un'altra era che qualcuno vi costringeva: i vostri attacchi sono ripresi dopo secoli di disinteresse, all'improvviso e senza alcuna provocazione da parte nostra; i sicari che hanno tentato di uccidere i vampiri in giro per la galassia, finivano regolarmente uccisi o come minimo non ottenevano i risultati sperati, eppure gli attentati proseguivano, come ho potuto constatare sulla mia stessa pelle; durante l'attacco a Marte sia i vostri dirigenti che una delle vostre navi sono andate distrutte, per una imbarazzante ignoranza dei reali pericoli a cui andavano incontro; il vostro caso è leggermente diverso, ma avete mostrato una assoluta incuria per la vostra stessa sopravvivenza; consideriamo poi quali risorse avete messo in campo per realizzare prima, gli isotopi radioattivi con cui avete creato quei pochi proiettili che sono stati usati contro di noi e dopo, la polvere che avete sparso su Marte, il tutto senza contare il costo e l'impegno richiesti per la costruzione della vostra flotta ed infine le parole che lei, Comandante Harris a pronunciato poco fa, perché, in questa galassia le uniche razze intelligenti e tecnologicamente avanzate siamo noi e quindi l'unica reale minaccia di distruzione totale immaginabile, esclusi i vampiri, che sapevo non aver niente a che fare con tutto questo, doveva essere necessariamente extra-galattica--.
Il comandante Harris mi confermò ogni singola parola: --ci sono volute le risorse e la materie prime di 4 sistemi solari, tra l'altro scelti appositamente per la loro composizione isotopica, per mettere insieme la quantità di isotopi radioattivi necessari, che comunque sono stati lavorati e raffinati, con costi spaventosi; inoltre devo ammettere che le navi che voi vedete qui sono solo una minima parte della flotta che abbiamo allestito: l'attacco doveva avvenire domani da decine di direzioni diverse; la flotta totale è composta da 1.200 navi come quella che ci ospita ora, identica all'ammiraglia che avete diviso in due...--, la sua espressione si era leggermente ammosciata nel dirlo, --con quasi 5.000 altre navi appoggio. Costruire l'intera flotta ha completamente esaurito le riserve di metalli dei quattro sistemi solari e ha comportato 12 anni in regime di economia di guerra per la realizzazione; ogni singolo credito realizzato dal nostro consorzio di mondi è finito nell'alimentare la macchina industriale da guerra; escludendo i neonati, ogni persona in grado di lavorare a dato il suo contributo. Allo stato attuale delle cose, siamo sul lastrico e se l'attacco che stavamo portando su Marte non fosse andato a buon fine, non avremmo saputo più cosa inventarci--; chiuse il discorso facendo spallucce e con una smorfia di rassegnazione. Mentre raccontava queste cose, avevo fatto mente locale su quello che invece era stato il costo in termini di risorse e manodopera, più o meno specializzata, per avere in funzione la GI: 6 mesi, 25 tra operai ed ingegneri; a livello di denaro il costo era stato alto, ma la nave era una, quindi relativamente basso rispetto al loro; ma ora le cose erano cambiate drasticamente: nel momento esatto che Bimba raggiungeva coscienza e maturità intellettiva, i tempi di progettazione, sviluppo e realizzazione erano diventati irrisori; la Guardiano II era stata progettata e costruita in 10 giorni; si era trattato di fornire alle nano-macchine una serie di materie prime da cui ricavare i materiali per realizzare tutte le componenti da cui era composta la nave; non era stato neanche necessario fondere una singola lega metallica, ma era stato sufficiente fornire ferro e metalli vari, che poi le nano-macchine assemblavano in leghe e poi pannelli, componenti, particolari, fino al meccanismo completo; questo sistema costruttivo garantisce perfetta precisione, robustezza estrema e durata incredibile, anche nelle parti più stressate, grazie alla mancanza di difetti strutturali e costruttivi: anche le leghe realizzate migliori, hanno piccoli difetti, che con il tempo rendono il particolare debole e lo portano inevitabilmente alla rottura; le nano-macchine, adeguatamente istruite sulla forma, composizione e struttura del componente, arrivano a creare linee di tensione interna che lo rendono ancora più robusto, tramite differenti densità del materiale con cui è costruito il componente o addirittura integrando vari materiali diversi; nessun'altra tecnologia costruttiva può realizzare un componente tecnologico in maniera così perfetta; Il costo è quello netto dei materiali utilizzati; le nano-macchine stesse hanno un costo irrisorio, perché è bastato crearne una che poi ha potuto crearne altre di qualsiasi genere solo fornendo essa il materiale necessario; ognuna di queste può riprodursi, se le viene comandato, così da crearne una quantità che può crescere in maniera esponenziale, a secondo delle necessità costruttive. L'interno della GII è presidiato da colonie di nano-macchine, che si occupano di tenere in perfetta efficienza tutte le componenti della nave: se un qualsiasi particolare stesse per cedere, la naniti metterebbero in stand-by il sistema che lo integra e dopo averlo scomposto, lo ricostruirebbero, riutilizzando i materiali di risulta. Il sistema di manutenzione è integrato da un piccola scorta di materie prime, a cui le naniti farebbero ricorso in caso di perdita di massa per incidenti che asportassero parti della nave, rendendoli irrecuperabili; senza contare che ogni materiale della nave anche appena compatibile può essere riarrangiato per un uso di emergenza. In definitiva il costo netto effettivo della GII è stato equivalente a un anno di salario di un impiegato di medio livello, da imputare al 99% al costo delle materia prime più rare e costose, tipo metalli e minerali rari, necessari per la realizzazione delle leghe più avanzate. Con il costo di una delle loro migliori navi, noi potremmo costruire una flotta di molte migliaia di GII.
Alla fine la cena venne servita e fu l'occasione per un'ultima dimostrazione della capacità della nano-tecnologia. Vennero serviti degli antipasti di pesce e carne: tre tipi diversi; poi un primo di pesce e uno di verdure ed infine un secondo composto da una serie di assaggi di arrosti misti; per chi ancora avesse un po' di spazio, era disponibile anche un tris di dolci e vino dolce; ovviamente il tutto concluso da una tazzina di caffè ed eventualmente un goccio di liquore aromatico. Tutto favoloso e sia io che Lortan facemmo il bis di varie cose; Stuart fece il tris, confermandomi che anche le i.a. apprezzano i piaceri della tavola e quindi, suppongo, anche tutti gli altri piaceri dei sensi che attirano anche gli umani. Appena possibile mi volevo informare su questo argomento, anche perché la cosa coinvolgeva Bimba ed era bene che non ci fossero “incidenti” sentimentali, sempre possibili, vista la somiglianza caratteriale delle i.a. che conoscevo con ragazzi normali, umani o vampiri che fossero. Già mi stavo iniziando a comportare come un vero padre...
Le varie portate vennero accompagnate dalla presenza del capo cuoco, che si accertò che tutto fosse di nostro gradimento e che sembrò molto lusingato dai nostri ripetuti ed entusiasti complimenti. Ma ciò nonostante, con il procedere del tempo e con il susseguirsi delle portate e anche dei bis e/o tris, lo chef sembrò cadere sempre più in una situazione di disagio ed imbarazzo, che mi risultò incomprensibile, al punto che la esternai a Lortan: --che gli succede allo chef, sembra che gli abbiamo ripulito la cucina e non gli sia restata neanche una briciola di cibo: più mangiamo, più si deprime!--; la risposta di Lortan fu sorprendente; --no, è che, così mi ha spiegato Stu', è tutto paurosamente avvelenato, ma i nanociti hanno neutralizzato il veleno direttamente nella nostra bocca, quindi...--. Lo disse con la noncuranza tipica di chi sa di essere in buone mani; io avevo gli occhi fuori dalla orbite, perché non avevo proprio pensato che a quel punto dei nostri nuovi rapporti con il comandante Harris, avremmo subito quel nuovo attacco; guardai Stuart, che, avendo sentito il dialogo fra me e Lortan, con la bocca piena e leccandosi un dito dalla panna di uno dei dolci, mi confermò le parole di Lortan, facendo “si” con la testa; di primo impulso sarei voluto andare a prendere a schiaffi il comandante, ma poi volli verificare un'ipotesi: --mi scusi comandante Harris, ma aveva avvisato la cucina di non avvelenare il cibo, visto che magari ora siamo anche alleati?--; il mio tono era polemico e di rimprovero, ma anche canzonatorio, tanto per far intendere che anche in questo caso, l'attacco era andato a finire male. La prima reazione fu di sconcerto: Harris a bocca aperta, con la forchettina del dolce appena svuotata, che poi abbassa lo sguardo sulla stessa a occhi spalancati, gira la testa verso lo chef, ancora li vicino a lui, che ora diventa paonazzo, per poi sbiancare difronte alla rabbia che inizia a dipingersi sul volto di Harris, che molla la forchettina e lo afferra per la collottola, facendo volare via il cappello alto da chef; non ho capito cosa Harris ha sibilato allo chef, né che cosa questi gli ha risposto, ma ho potuto vedere solo che ha indicato la cucina, tremante e balbettante; alche Harris lo ha lasciato andare, ha cercato di ricomporsi, si è girato verso di noi (si, era decisamente incazzato), ha chiesto congedo, con un forzatissimo sorriso e un mezzo inchino e senza aspettare una risposta da parte nostra (la richiesta era, peraltro, retorica), si è avviato a passo veloce verso la cucina: qualcuno stava per subire l'ira del comandante in capo di una flotta stellare come non si era mai vista, cioè l'ira di uno che aveva surclassato per carattere, personalità, astuzia e durezza, chiunque altro vi fosse stato a contendersi quel posto; infatti: --TUTTI FUORI! No, tu pezzo di coglione, resta...--, non so come almeno venti persone tra camerieri e cuochi siano riusciti a passare da quella porta praticamente tutti insieme, ma ci riuscirono, e mi diedero l'occasione di vedere chi era il coglione in questione: l'ormai ex ufficiale della sicurezza, --... io... ho... dato... un... ordine... DIRETTO... DI... INTERROMPERE... QUALUNQUE ATTO OSTILE, E TU ORDINI DI AVVELENARE IL CIBO?--, il genio tentò pure di giustificarsi: --ma io pensavo che l'occasione fosse da sfruttare... tutti i capi... via Harris, tu e mio padre siete amici da sempre, non vorrai rovinare tutto...--, Harris diventò veramente furioso e gli strozzò le parole in gola, afferrandolo con una mano direttamente sotto la mascella e così facendo gli stava anche chiudendo le due giugulari, fermando la circolazione che portava il sangue al cervello; Harris era incredibilmente forte, perché aveva bloccato il suo sottoposto solo con la mano, senza neanche tendere il braccio e spingerlo contro una parete; con quella presa l'ex ufficiale della sicurezza sarebbe morto nel giro di 10 secondi, ma Harris allentò leggermente e un po' di colore tornò sul viso dell'altro uomo; il comandante Harris aveva ancora qualche cosa da dire: --io, per te sono il Comandante Harris, tuo signore e padrone, con diritto di vita e di morte, senza neanche la necessità di mandarti davanti alla corte marziale. Queste sono le regole che tuo padre e tutto il Consiglio del Consorzio hanno stabilito per questa campagna di guerra...--, poi la situazione cambiò completamente tono, --...dove eri tu, lurido vigliacco quando gli alieni distruggevano la mia famiglia, la tua famiglia e la famiglia di tanta altra gente, mentre tuo padre, io e tanti altri tentavamo, invano, di respingere quell'attacco? Te lo dico io; ho visto personalmente te e la tua combriccola di viziati e raccomandati rubare una nave, buttando fuori quella famiglia, compresi i tre bambini. Lo sai, sono morti tutti, solo perché non volevate stare stretti; vi avevano invitato a salire, per aiutarvi a fuggire e voi li avete abbandonati; questo tuo padre non lo sa, perché gli sei rimasto solo tu, ma ora abbiamo la possibilità di scacciare quei mostri e tu, vigliacco che non sei altro attacchi chi non è più neanche tuo nemico? Gli unici che possono aiutarci? Mi fai schifo e dovrei metterti nelle mani di Adam Tremec e farti diventare una marmellata, ma sarebbe troppo facile... per te--. Lasciò il collo dell'ufficiale, il quale aveva di nuovo perso tutto il poco colore che aveva riacquistato, si guardò intorno e, individuata la persona che cercava (una ragazza bionda, con i gradi di tenente), le fece un cenno; lei si avvicinò: --agli ordini!--; Harris: --nota per il giornale di bordo: il tenente comandante Radichek, con effetto immediato, viene degradato a soldato semplice, espulso e bandito dalla marina militare con disonore, con veto assoluto di accesso a qualsiasi carica pubblica o legata ad affari pubblici, ivi comprese occupazioni industriali come operaio; questo non prima di aver scontato 2 anni di carcere per insubordinazione, 2 anni per aver disubbidito ad un ordine diretto avendo messo in pericolo di vita persone ospiti e non ostili e 1 anno supplementare perché... mi sta' parecchio sul cazzo...--, la tenente bionda sollevò un sopracciglio, senza però interrompere la registrazione, --...per un totale di anni cinque da scontare come servizio obbligatorio a bordo di questa o di qualunque altra nave si rendesse necessario, senza riduzione della pena per buona condotta o per qualunque altra motivazione, con il grado di mozzo senza paga. Ammiraglio Cinque Stelle Benjamin Harris, Comandante in Capo Flotta Stellare, Ministro della Guerra--. Il tenente gli allungò il d-pad dove aveva registrato l'annotazione ed Harris vi appose una firma e l'impronta di tutti e due i pollici. Mentre Benjamin “cazzarola quanti titoli” Harris chinava il capo per sigillare la nota, Radichek afferrò una grossa padella, con l'intento di colpirlo alle spalle, ma ancora prima che il tenente trasalisse, dal riflesso del d-pad venne visto ed intercettato. Harris prima schivò la padella, abbassandosi, poi, facendo un passo in avanti, dopo essersi girato, colpì a mano aperta il volto di Radichek, facendolo volare lungo disteso sul pavimento, svenuto e con la faccia che già iniziava a gonfiarsi, a causa della mascella quasi sicuramente fratturata. Durante l'azione Harris non aveva cambiato espressione, mostrando una sicurezza e un controllo straordinari, per poi aggiungere: --tenente, post scriptum: il periodo di cure e degenza riabilitativa sono da intendersi aggiuntivi alla pena che quindi decorrerà dal termine del ricovero ospedaliero--. Nuova firma e apposizione delle impronte; Harris aggiunse ancora: --compili un rapporto dell'aggressione del signor Radichek e lo alleghi alla mia nota--. Il tenente chiese: --desidera visionare il rapporto, signore?--; ed Harris, con un dolce sorriso: --no, Christine, mi fido--.
Harris tornò al tavolo, ma vi girò intorno per venire vicino a noi: --mi auguro che stiate tutti bene. È da quando è un bambino che Gennaro crea problemi; vive in un mondo tutto suo, dove gli altri contano solo se gli servono a qualche cosa. Suo padre, che è anche il Primo Ministro, mi ha chiesto di tenerlo d'occhio e l'unica maniera era di farlo arruolare e avanzare di carriera, ma ho passato il tempo a fare da arbitro tra lui e tutti gli altri ufficiali e non, a causa della sua presunzione e prepotenza, ed è stato quasi una catastrofe--. Fu Bimba a rispondergli: --non deve preoccuparsene; tutti noi abbiamo una piccola colonia di naniti che si occupano di evitarci danni dovuti a patogeni sconosciuti e a tenere sotto controllo il nostro stato di salute; comunque dalle analisi fatte quel veleno non avrebbe procurato che un po' di mal di pancia, che visto quello che si sono mangiati questi cinghiali, non avrebbe cambiato un gran che--. Ci aveva rimproverati tutti, per le nostre maniere, compreso Stuart, ma al quale intanto teneva stretta una mano. Io e Lortan ignorammo il riferimento suino. Harris sorrise a Bimba per accettare le sue rassicurazioni, ma anche notando la tenera maniera con cui si comportava nei confronti di Stuart, magari ricordando le mie parole sulle “persone in-tutto-e-per-tutto”.
Da quel momento in poi tutte le barriere erano cadute, infatti Harris decise di mettersi in pari: --Adam, mi hai presentato tutti i tuoi amici e la tua splendida famiglia; permettimi, per quanto possibile di fare altrettanto; fece di nuovo cenno alla tenente bionda, Christine, di prima, che si avvicinò: --questa è mia figlia, l'unica che è rimasta. Aveva cinque anni quando Temis, la nostra luna, è stata distrutta e per fortuna era con me e sua nonna nella capitale--. Christine sorrise a tutti noi in maniera molto dolce. Aggiunse Harris: --comunque, pur venendone fuori vivi, qualche danno lo abbiamo riportato; io ho dovuto farmi impiantare un braccio bionico e lei tutte e due le gambe--. Christine, rivolgendosi a tutti noi: --sono piuttosto fastidiose, ma servono allo scopo, e poi sono state sostituite via via che crescevo, per adattarle alla mia misura e quindi sono sempre migliori--. Con le nocche colpi una “coscia” e rimbombo metallico risuonò nell'aria; guardai quella ragazza giovane e molto carina, doveva avere circa 23 anni, e pensai di farle un regalo: --Bimba, le tue nano-amiche possono fare qualcosa? Considera anche il braccio del Comandante...--; Bimba entrò nella fase di elaborazione, estraniandosi, ma già dopo circa 30 secondi era di ritorno: --dovrei andare sulla Guardiano II, per prelevare il materiale necessario e una colonia di naniti che già sono in fase di elaborazione e tra 12 ore dovrebbe essere tutto pronto--. Bimba guardò la ragazza per avere il via libero per quel “trapianto” e questa, evidentemente emozionata all'idea, guardò suo padre, che commosso e felice si rivolse a me: --non vorrei arrecare tanto disturbo e poi i costi...--, lo interruppi per rivelare il segreto delle nostre nano-tecnologie, raccontandogli come era nata la GII. Nessuno ebbe più di che obiettare. Proposi di venire a fare un giro di visita al comandante Harris, per accompagnare sua figlia, sulla GII; saremmo andati io, Bimba e Stuart, lasciando gli altri sulla Vendetta, la nave dove tutto stava avvenendo, a farsi un giro, tanto per passare il tempo e per tenere d'occhio l'equipaggio, onde evitare sorprese. Senza considerare che venivano lasciati, come garanzia, 4 dei miei, contro due dei loro; ma tutto questo faceva parte solo di un protocollo, che non ritenevo sarebbe stato granché utile, nella realtà.
Per tornare sulla GII, effettuammo il percorso inverso rispetto a quello intrapreso solo poche ore prima; uscendo dalla sala da pranzo ci trovammo a passare per il nodo di incrocio dove ci avevano sparato; erano evidentissimi i segni dei proiettili sulle paratie. Arrivammo al portello di uscita, che ci venne aperto dall'ufficiale di basso grado (un sottotenente) che aveva manovrato e che ancora manovrava sia l'apertura del portello che le funzioni del tunnel di collegamento; fece tanto di occhi alla nostra vista accompagnati dal Comandante Harris e da sua figlia, alla quale rivolse delle occhiate di pura adorazione e che salutò, formalmente, con il tipico cenno della mano tesa alla fronte, ma con evidente affetto. Non sembrò stupito della situazione e questo testimoniava che, seppure fossimo ignari delle comunicazioni interne fra i vari gradi dell'equipaggio, queste avvenivano con grande efficienza e che quindi ormai si era diffusa la notizia delle nuove condizioni diplomatiche tra vampiri ed umani. Il giovanotto rivolse, poi, un saluto esemplare per forma e forza, al comandante, evidentemente rispettatissimo, e quindi a me, che risposi con un sorriso sincero, me invece del saluto militare, allungando la mia mano a quel ragazzo, che mi era stato subito simpatico, anche se nel nostro primo incontro era, formalmente, un nemico. Lui fu, in un primo momento incerto, ma il comandante Harris lo incoraggiò a rispondere, con un cenno della testa; si presentò: --sottotenente Joshi Watanabe; lieto di avervi a bordo, signore...--, sembrò essere a disagio, ma fu subito tutto chiaro, rivolgendosi al comandante Harris, --...se mi è concessa la libertà di parlare, avrei da riferire un messaggio da parte dell'equipaggio, ai nostri ospiti...--, Harris concesse il permesso, --...ai quali siano riconoscenti di non averci spazzato via dal cielo e di averci dato la speranza di un futuro libero e, cosa ancora più importante, di averci levato dalle... ehm, di torno, il signor Radichek, con il prezioso contributo del Comandante Harris--; risposi ben volentieri: --è stato un vero piacere Tenente Joshi--. Ci avviammo sulla passerella di collegamento, verso la GII e Harris si rivolse a me: --è veramente un bravo ragazzo, onesto e leale e poi me lo devo far piacere per forza, visto che diventerà mio genero, appena faremo ritorno a casa--; anche sulla Vendetta la gestione familiare stava prendendo piede; mi venne un'idea: --se può fargli lasciare il suo posto, magari può venire con noi; sarà contento di vedere la nostra nave e di assistere sua figlia--; Harris si girò subito verso il lato del corridoio rivolto alla sua nave: --Joshi, passi le consegne e venga con noi--. Joshi chiamò un collega e ci raggiunse, accompagnato da un commento del nuovo arrivato: --sei il solito raccomandato... sparisci!--; ma il commento era amichevole e poi venni a sapere che quello che lo aveva pronunciato era il migliore amico del Tenente Joshi, quindi...; un tipo simpatico e particolare; resosi conto dello sguardo di rimprovero del comandante Harris, fece una fintissima faccia seria e professionale, mettendosi sull'attenti. Con le debite eccezioni, quella gente mi piaceva proprio.
Harris riprese il cammino vicino a me, non prima di aver liberato il Sottotenente Joshi dal servizio e quindi anche dal comportamento formale: --tenente si ritenga fuori servizio--. Joshi ne fu grato, tanto che non perse l'occasione per baciare Christine, facendo sospirare spazientito, ma con il sorriso sulle labbra, il comandante Harris. Appoggiando una mano su una spalla del comandante Harris gli feci una promessa: --farò ogni cosa in nostro potere, affinché neanche uno di questi giovani debba ulteriormente soffrire a causa di questa guerra, assurda ed inutile--; Harris sorrise speranzoso guardandoli: --è precisamente per questo motivo che sto creando quest'alleanza con voi e grazie a voi; non mi illudo, le guerre portano sempre morte e distruzione, ma se alla fine ci saremo liberati da questa minaccia, ne sarà valsa la pena; forse la guerra che sta per iniziare è l'esempio di come le guerre giuste non esistono, ma le guerre necessarie, si--.
1 la nave era divisa in due e quindi le forze strutturali che prima erano bilanciate, ora facevano flettere ciò che rimaneva dell'orgoglio della flotta del Consiglio di Resistenza Umana, senza contare che il raggio con cui avevo sezionato la nave aveva generato una spinta che aveva allontanato e incurvato, rispetto ad un ideale sezione centrale, le due metà, accentuando la tendenza alla flessione della struttura.
2 A.K.A, Also Known Else: Noto Anche Come.

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