Appena
la comunicazione venne interrotta, una specie di ovazione esplose
dentro la GII; il test della nave, anche se con una “procedura”
decisamente inaspettata, era stato un successo clamoroso. Potevamo
dominare i nostri nemici e forse senza un grande spargimento di
sangue. Lo speravo vivamente.
Una
mano si appoggiò su una mia spalla. Era Stuart: --sapevo che eri
molto abile, ma vedo che in realtà sei diabolico...--; lo guardai
dritto negli occhi e con un sorriso semi-divertito, gli confermai
l'impressione: --non ho neanche cominciato a essere diabolico...--, e
rivolgendomi anche a tutti gli altri, --...infatti andremo a cena
protetti solo dai nostri migliori e fuorvianti sorrisi; non ci
porteremo dietro neanche uno spillone da balia!--. Nessuno pensò che
fossi impazzito, ma anzi. Abel mi chiese: --qual'è il piano?--; la
risposta venne da Bimba, che per la prima volta, da che eravamo
saliti sulla GII, parlò: --il piano siamo la Guardiano, Stuart ed
io!--; enunciò l'elenco alzando prima un dito poi un altro ed infine
un terzo. Non avrei saputo dirlo in maniera migliore.
Mi
resi conto che Stuart mi stava fissando con aria pensierosa, così mi
venne spontaneo chiedergli: --che problema c'è, Stu'?--; gli occhi
di tutti erano puntati su di lui: --bé, mi domandavo se non sia
stato un rischio eccessivo provare che ad indovinare il sesso del
gatto, tanto per impressionarlo ancora di più...--; gli occhi si
girarono su di me (sembrava una partita di tennis): --io SO che
quella è una gatta perché è di tre colori diversi e solo le gatte,
in quella razza, hanno i geni che esprimono i tre colori!--. Stuart
non avrebbe mai più dubitato di me.
Il
comandante Harris si prese tutto il tempo che gli sembrò ragionevole
far passare per necessario, circa 12 ore, durante le quali, in
effetti dovette sovrintendere anche alle operazioni di evacuazione
del rottame che ormai era la sua ammiraglia, ma durante ogni singolo
momento che non veniva assillato da qualche sottoposto, con richieste
di decisioni o chissà cosa altro, parlottava con un paio di colleghi
di altro rango, presumibilmente il primo ufficiale e l'ufficiale
della sicurezza, per cercare di ideare il piano con cui metterci nel
sacco; non potevamo riuscire a sentire le sue parole, perché
nonostante potessimo rilevare anche i suoni dalla plancia della
Guardiano II, il frastuono delle operazioni di evacuazione e del
metallo che si riassestava1,
rendeva la percezione delle parole dei tre uomini, non certo urlate,
impossibili da decifrare. Ci saremmo dovuti preparare di fantasia
nostra, in base a quello che avremmo potuto capire delle intenzioni
del Comandante Harris.
La
sua chiamata arrivò esattamente all'ora di cena, ma sotto forma di
messaggio testuale alla consolle di comunicazione di Gloria (quasi
sicuramente per non mostrarci la sua aria di tronfia soddisfazione,
per la o le trappole preparate): “vi attendiamo in qualunque
momento desideriate nella sala mensa ufficiali, ponte 2, sezione 1,
compartimento 1. chiudo.”; in definitiva era il ponte sottostante
alla plancia di comando e la sala era quella di posizione più
avanzata rispetto alla direzione di marcia; era la tipica numerazione
identificativa; dallo schermo principale della GII vedevo
perfettamente la sala, preparata per l'occasione con un lungo tavolo
e apparecchiata per almeno altre 20 persone, oltre a noi, e quindi
almeno tutti gli ufficiali superiori di più alto rango della flotta,
tre per ogni nave principale (comandante, primo ufficiale e ufficiale
della sicurezza).
Accostammo
direttamente con la Guardiano al portello di attracco indicato
dall'illuminazione che evidenziava il suo contorno; il collegamento
non era compatibile, ma l'altra nave aveva anche un sistema
universale di collegamento che consisteva nel collegare
magneticamente una sorta di ventosa (come un salvagente, ma con un
tubo attaccato da una parte) intorno al nostro portello esterno così
da permettere una perfetta tenuta stagna ed il passaggio di persone e
materiali tra navi diverse.
Quando
aprimmo il portello esterno, ci trovammo difronte ad un piccolo
scalino e poi ad una passerella che correva lungo tutto il condotto
di collegamento; scesi lo scalino e mi avviai lungo il condotto,
seguito in fila indiana da tutti gli altri; il portello esterno
dell'altra nave era ancora chiuso. Nell'istante esatto che anche
l'ultimo di noi uscì fuori dalla GII, vedemmo chiaramente le pareti
del condotto e la passerella tendersi, ma nulla più; tutti me
compreso stavamo ridacchiando, perché sapevamo esattamente cosa
stava succedendo: avevano cercato di farci fuori scollegando il
condotto, facendoci finire nel vuoto dello spazio (che per altro non
ci avrebbe ucciso, ma solo reso inermi). Era stato Abel a far
presente quel rischio e a suggerire di creare un campo gravitazionale
localizzato sull'esatta posizione della “ventosa”, così intenso
che neanche l'esplosione di un'arma nucleare direttamente appoggiata
su quel bordo avrebbe potuto distaccare l'anello di tenuta dalla
superficie della Guardiano.
Mentre
raggiungevo la porta dell'altra nave le strutture del condotto si
rilassarono; bussai, con un sorriso olimpico stampato sulla faccia,
facendo finta di nulla; il viso, decisamente imbronciato di quello
che a breve avrei scoperto essere l'ufficiale della sicurezza, mi
guardò dall'oblò, per alcuni secondi, poi con un cenno ordinò ad
un sottoposto di aprire il portello.
Salii
gli scalini che adducevano all'altra nave e porsi la mia mano per
salutare, ma l'ufficiale, senza neanche presentarsi, si girò sui
tacchi e ci ordinò di seguirlo. Dallo sguardo rabbioso che rivolse
all'ufficiale di basso rango che con aria decisamente avvilita
stazionava presso i comandi del portello e di conseguenza anche del
condotto per il quale eravamo passati per arrivare lì, sospettai che
pensasse che il sottoposto fosse stato talmente incompetente da non
essere in grado di sganciare il collegamento; come minimo, quindi,
pensava di usarlo come capro espiatorio per non essere accusato dal
comandante Harris di non essere stato in grado di farci fuori. Pensai
di salvare le chiappe all'ufficialetto e di cominciare a ristabilire
le gerarchie del potere in quella parte di universo; afferrai per una
spalla il grand'uomo e prima strizzando la spalla (dolorosamente) e
poi (cambiando presa) imprimendo un torsione alla stessa (ancor più
dolorosamente) lo girai e abbassai verso di me, portandolo
all'altezza dei miei occhi (era almeno 20 centimetri più alto):
--bel tentativo, quello di spararci nello spazio, ma prima di aprire
il nostro portello abbiano “incollato” l'anello di tenuta allo
scafo della Guardiano, con un campo gravitazionale equivalente a
quello di una stella di neutroni. Comunque tranquilli: ritenetevi
liberi di provare a farci fuori. Siamo nemici ed è vostro preciso
dovere--. Lasciai la sua spalla, aiutandolo a tornare dritto e nella
direzione precedente. La spinta fu “corposa”, tanto che ritornò
in piedi con un saltino e leggermente sbilanciato in avanti. Recuperò
l'equilibrio e un minimo di dignità, rimase fermo alcuni secondi e
chiaramente furioso, riprese lentamente, ma poi più rapidamente, il
cammino, presumibilmente versa la sala da pranzo.
Passando
davanti al sottoposto, gli feci l'occhiolino. Rimase sorpreso, ma
alla fine sorrise, divertito, che qualcuno avesse fatto fare una
figura di... melma, a quello spocchioso capoccione. Avrebbe avuto
modo di divertirsi parecchio. I miei lì dietro stavano facendo un
vero casino, pur cercando di trattenersi dal ridere apertamente. Li
guardai per cercare di richiamarli all'ordine, ma non ottenni un gran
risultato, se non quello di far incazzare ancora di più quello che
credevo fosse l'ufficiale della sicurezza.
Dopo
circa 50 metri, il corridoio si apri in un ampio spazio che doveva
essere un nodo di collegamento con altri corridoi per altre
destinazioni. Venimmo colpiti da proiettili enormi e da ogni
possibile direzione; l'impatto di quei proiettili ci sbatté da tutte
le parti, per poi farci finire a terra. Ora l'ufficiale della
sicurezza era sicuro (l'espressione trionfante lo denunciava) di
averci fatto fuori, ma si può solo provare ad immaginare la sua
espressione quando, incrociando i miei occhi, vivi e lucidi, ci vide
tutti rialzarci, tranquilli ed illesi. Quelle stesse armi avevano
procurato grandi danni a quei vampiri che negli anni passati ne erano
stati fatti bersaglio, ma ora erano state rese inutili dagli scudi di
livello dieci portatili, che inoltre abbattevano le forze inerziali.
Potevamo rimanere imbozzolati in eterno, perché l'alimentazione
avveniva direttamente tramite i sistemi energetici della GII, grazie
a dei micro wormhole localizzati proprio nei generatori di campo
portatili.
L'ufficiale
era lì in piedi a bocca aperta, del tutto incapace di muoversi e di
reagire. Ancora una volta gli spiegai il trucco: --scudi portatili,
potenti come quelli di questa carriola. L'alimentazione non si
esaurisce, ma siete sempre liberi di provare a spararci con
qualcos'altro di più potente...--, lo guardai in attesa che tirasse
fuori qualche pezzo di armamento più grande, ma si limitò a girarsi
e a proseguire il cammino verso la sala da pranzo. Aggiunsi: --lo
prenderò come una rinuncia, per ora, a spararci contro--. Seguendolo
notai che camminava un po' storto: la spalla doveva fare molto male,
soprattutto ora che la rabbia scemava (di conseguenza l'adrenalina) e
la frustrazione montava.
Finalmente
arrivammo alla sala da pranzo, completamente deserta; non si
aspettavano certo che riuscissimo ad arrivare illesi fino a lì; sin
da quando avevo visto come era stata agghindata per benino mi era
stato chiaro che tutto quel lavoro era stato fatto a beneficio dei
nostri occhi indiscreti. Infatti l'ufficiale era evidentemente in
imbarazzo. Gli diedi l'imbeccata: --forse vi abbiamo messo messo
fretta, ma se non eravate pronti, bastava dirlo, saremmo arrivati più
tardi--. Guardandolo allungando il collo e alzando entrambe le
sopracciglia verso di lui, gli passai la parola. Si decise a girarsi
verso di noi, paonazzo, ci rimuginò sopra e alla fine decise di
prendere tempo: --forse c'è stato qualche contrattempo...--, lo
interruppe Stuart: --...già, veri cafoni a sopravvivere...--; per
alcuni minuti fu un vero manicomio: Eva era piegata in due dal
ridere; Gloria piangeva dal ridere, con una mano sulla bocca; Bimba,
appoggiata al petto di Abel, sobbalzava; Lortan, riprendendosi un
minimo, ci mise la ciliegina: --e basta, ragazzi, se sono dei dementi
mica è colpa loro--. Si avvicinò all'ufficiale, fece per mettere
una mano sulla spalla, quella sana, per incoraggiarlo, ma quello
arretrò, preoccupato, ma Lortan accelerò, riuscendo infine ad
afferrarlo, per poi dirgli: --vai a dare disposizioni. Ci avete
invitato per la cena e ora vogliamo cenare... abbondantemente, alla
svelta ed in compagnia--. Gli diede una spinta verso una porta con
degli oblò a vetri, quasi sicuramente la cucina, da cui avevano
iniziato a fare capolino delle teste. Si trovò a passare davanti a
Stuart, che lo guardava con aria imbronciata e che gli disse: --ho
fame!--; l'ufficiale si affrettò. Mentre si allontanava, si udì
chiaramente l'aumentare del sibilo dei sistemi di areazione; mi
avvicinai a Bimba e le chiesi: --rilevi qualche cosa nell'aria?--;
lei, che non ci aveva pensato, aspirò un po' di quella atmosfera e
sentenziò: --in effetti rilevo un gas ad azione nervina, innocuo per
noi, ma dagli effetti... “buffi”--, concluse ridacchiando. E
quindi ecco spiegato quell'eccesso di ilarità. L'ufficiale che ci
aveva accompagnato doveva essere stato imbottito di antidoto.
Con
tempismo perfetto, dalla stessa porta da cui eravamo entrati nella
sala anche noi pochi minuti prima, la voce del comandante Harris,
annunciò l'arrivò suo e di altri numerosi ufficiali,
presumibilmente i nostri ospiti: --benvenuti--. Con perfetto aplomb
Harris allungò la sua mano verso di me, per darmi il benvenuto ed io
non mi feci pregare, afferrandolo e scuotendo all'unisono con lui la
stretta salda e decisa delle nostre mani.
Fu
lui a parlare per primo: --devo dire che nonostante tutto è un
piacere conoscere una persona...--, sottolineò la parola persona,
come ad intendere che non voleva usare termini diversi, magari
dispregiativi, o chissà, proprio in maniera distensiva --...tanto
famosa e tanto sfuggente...--, fece cenno con la mano, a tutti noi,
di andare ad accomodarci ai posti che ci erano stati assegnati,
--...e devo farvi i miei complimenti, perché la vostra nave, la
Guardiano II, se non vado errato...--, confermai con un cenno della
testa, --...ha capacità assolutamente straordinarie, in assoluto.
Non sapremmo davvero come poter eguagliare la sua potenza di fuoco e
le sua capacità difensive. Mi pare evidente che non potremmo fare
nulla per neutralizzarla--. Veramente notevole comportamento: ci
lusingava oltre che ammettere la sua inferiorità, ma a voler ben
vedere era facile ammettere l'evidenza; comunque mi aspettavo altre
mosse mirate a ledere alla nostra incolumità.
Notai
Bimba mettersi in allarme e poi assumere quell'aria estraniata che
indicava che stava elaborando qualcosa di grosso, ma facendo finta di
nulla (e affidandomi alle sue straordinarie capacità), portai avanti
la conversazione: --la ringrazio della sua gentilezza e onestà e
voglio essere onesto anche io; vede, quando ci siamo incontrati,
stavamo effettuando il viaggio inaugurale della Guardiano II e lo
scontro che abbiamo avuto è stato del tutto casuale; si renderà
conto da solo che non è necessario per me fare altro affinché mi
crediate, perché come lei stesso ha ammesso le capacità della GII
sono incredibili e neutralizzare la sua, peraltro, imponente flotta
non comporterebbe nessun genere di difficoltà; infatti l'attacco che
tutte le sue navi stanno contemporaneamente portando su di essa, in
questo preciso momento, sarà del tutto inefficace e, come potrà
constatare se solo contatterà la sua plancia di comando, le navi
della sua inutile flotta sono state tutte disattivate e rese
inoffensive--. Io e i miei eravamo stati gli unici a non girarci
verso l'enorme parete trasparente, per assistere all'attacco; Bimba
aveva attivato gli scudi 10+, quelli assoluti, e poi, come aveva
fatto Eva con l'ammiraglia, disattivato tutti i sistemi, escluso il
supporto vitale, di tutte le navi avversarie. Tutto questo ci era
stato mostrato direttamente nelle nostre menti, ad un livello
parziale, per farci sapere cosa stesse succedendo, ma facendoci
rimanere anche coscienti della situazione nella sala da pranzo. Ora
il manicomio fu il loro, ma nessuno rideva; erano tutti in affanno
cercando di comunicare con le rispettive navi di appartenenza, per
avere dati certi degli avvenimenti. Ma all'improvviso tutti gli occhi
tornarono a puntarsi su di me. Infatti, per attirare la loro
attenzione, avevo afferrato il bordo del tavolo e dopo averlo
sollevato di circa 20-30 centimetri lo abbattei a terra. Lo schianto
fu spaventoso.
Li
guardai uno per uno, per essere sicuro che fossero pronti ad
ascoltarmi. Lo erano: --mi sono già trovato nella condizione di
cercare di venire a patti con un qualche vostro rappresentante, ma le
cose sono andate molto storte e su Marte sono morti molti esseri
umani e nessun vampiro. Poi avevamo pensato di seguire la nave
superstite delle due che avevano diffuso l'isotopo che ha quasi
distrutto Marte, per capire chi fosse il reale mandante di
quell'assurdità. Il viaggio inaugurale della GII ci ha fatti
incontrare, ma solo per pura coincidenza, perché abbiamo deciso di
venire in questa direzione solo dopo essere saliti a bordo. Quindi la
vostra flotta era diretta verso Marte per un nuovo attacco,
approfittando della nostra assenza...-- mi fermai colpito da una
intuizione, su cui ragionai alcuni istanti, per poi andare avanti
--ma no anzi, fregandovene della nostra presenza, perché la
Guardiano I, che sapevate essere su Marte, era sola contro decine
delle vostre, di caratteristiche quasi uguali e quindi eravate sicuri
di poter vincere per poter magari tentare di distruggere il pianeta,
una volta per tutte, con tutti i vampiri e chi-se-ne-frega degli
umani, tanto sono solo dei traditori, giusto? Mi è stato raccontato,
perché l'attacco che avete portato sul nostro vecchio pianeta
rifugio mi ha quasi ucciso e mi ha fatto perdere completamente la
memoria, cosa vi ho personalmente fatto, un migliaio di anni fa;
questo mi fa capire che genere di sentimenti possiate avere nei miei
e nei nostri confronti e soprattutto che genere di fiducia, ma
pensate una cosa: cosa mi impediva di vaporizzare la vostra ridicola
flotta invece di stare qui, con tutti gli attacchi che ero sicuro ci
avreste portato? Che comunque erano potenzialmente rischiosi, magari
per un puro colpo di fortuna. Credetemi, ho fatto di tutto per
evitare di fare vittime tra di voi, ma vi voglio ripetere una cosa
che dissi a quelle due persone che prelevai da una delle due navi che
hanno diffuso l'isotopo su Marte: state mettendo in pericolo le
persone che amo e il mio popolo, ed intendo anche gli umani che
vivono vicino a noi; se l'unica soluzione che dovesse un giorno
rimanere per metterli definitivamente al sicuro fosse quella di
eliminarvi tutti, sterminarvi fino all'ultima persona...--; lasciai
in sospeso la minaccia e girando lo sguardo su tutti i presenti, vidi
molte facce diventare cineree. La minaccia era chiara,
realisticamente e facilmente attuabile e i miei trascorsi le davano a
un peso di credibilità non ignorabile.
Il
comandante Harris, era meditabondo e serio. Mi guardò dritto negli
occhi e disse: --Adam, noi sappiamo perfettamente che potrebbe
farlo...--, indicò fuori verso la GII, --...e sappiamo anche che ha
cercato in tutte le maniere di non fare vittime; è tantissimo tempo
che le sue azioni sono tornate ad essere 'umane', se intende cosa
voglio dire, ma, vede...--, era titubante, voleva dire qualcosa, ma
non si decideva; lasciai che trovasse la maniera, potevo aspettare;
alla fine: --noi non possiamo
smettere di tentare di sterminare la razza dei vampiri, anche se di
mezzo ci finissero milioni di esseri umani; ne va della nostra stessa
sopravvivenza--. Fino a “milioni di umani” pensavo che fosse solo
follia, quel genere di follia che ti fa portare avanti una guerra
santa qualunque potessero esserne le conseguenze, ma l'ultima parte,
unita a come aveva sottolineato la parola “possiamo” all'inizio,
mi fece cambiare idea, e soprattutto, rese chiaro un quadro, fino a
quel momento nebuloso e vago, che si era andato formando nella mia
testa, a causa di una serie di indizi e di incongruenze nei fatti
successi da quando avevo incontrato Eva, poco più di un mese prima.
Diedi
ascolto al mio istinto: --se vi fiderete ciecamente di noi,
risolveremo la cosa, una volta per tutte e metteremo fine al
tentativo di invasione della nostra galassia--. Vidi, negli occhi del
comandante Harris una luce di vera speranza, oltre che di enorme
sorpresa, e seppi che la mia intuizione era stata perfettamente
azzeccata. Adesso i miei mi guardavano intensamente; le conseguenze
delle mie parole erano enormi: nel giro di pochi minuti tutta la
storia della nostra galassia era completamente cambiata; gli attori
erano cambiati, le dimensioni del conflitto erano cambiate e anche la
portata del risultato di quel conflitto era cambiata.
Il
comandante Harris, seppur con una certa fatica riuscì a riportare
l'ordine tra i suoi, sia quelli che ancora stavano parlando con le
proprie navi, sia tra quelli che seguitavano a urlare contro di me,
come unico nemico, negando la realtà delle cose e pronti perfino ad
accettare le conseguenze delle mie precedenti minacce, tanto erano
spaventati dalle altre minacce ricevute. Quando alla fine Harris
riuscì a prendere la parola, il livello della mia simpatia e della
mia stima nei suoi confronti salì drasticamente: --non è più tempo
di fingere che i nostri nemici siano i vampiri; non lo sono più da
migliaia di anni; se quindici anni fa non fossimo stati costretti ad
attaccare il loro pianeta rifugio, quasi non ne ricordavamo più
l'esistenza, tanto che ormai se ne parlava solo nei libri di scuola e
nelle favole per i bambini... Io ricordo quelle favole; si parla di
loro, di lui...--, mi indicò, con un cenno della testa, --come di
esseri potentissimi e saggi, che vivevano vicino a noi, ma che un
giorno sono impazziti e hanno reso schiavi gli uomini, le donne e i
bambini, procurando grandi sofferenze, morte e distruzione. Ricordo
anche il giorno, 17 anni fa, che gli invasori, si sono presentati sul
nostro pianeta capitale, con un'astronave immensa e dopo aver quasi
distrutto la nostra città capitale, hanno prima puntato un raggio
innocuo sulla nostra luna e poi, sicuri che tutti stessero guardando,
l'hanno cancellata, in un attimo. Non si è salvato neanche un sasso
e nessuno dei 250.000 abitanti e coloni della luna... la mia famiglia
era originaria di quella luna e mia moglie e 3 dei miei figli, vivevano
lì--. Prese fiato, evidentemente scosso dall'aver dovuto ricordare
quei fatti, che aveva però voluto raccontare a noi vampiri, per
darci la misura della tragedia che li aveva condotti ad impegnarsi
con tutte le loro risorse in quella guerra di sterminio
contro di noi. Ora, sia noi che i suoi riottosi sottoposti, eravamo
in perfetto silenzio. Io ero sconvolto, perché, mentre lui
raccontava quei fatti, mi ero immaginato cosa avrei potuto provare in
una situazione simile e le mie emozioni erano state devastanti.
Harris
proseguì: --fino ad oggi niente che noi potevamo fare avrebbe
impedito a quegli esseri di attuare la loro minaccia di distruggere
l'intera razza umana, forse l'intera galassia, se solo non avessimo
cancellato la razza dei vampiri; ma ora voi siete in possesso di
qualcosa di forse ugualmente potente e la vostra stessa forza fisica
vi potrebbe rendere capaci di respingere il loro attacco. Io, a nome
mio, posso dire che un'alleanza con voi sarebbe altamente
auspicabile, ma non posso decidere in nome del nostro Governo Unito.
Non mi rimane che invitarvi sul nostro pianeta capitale a parlare con
il Consiglio del Consorzio--.
Guardai
verso i miei amici e mi resi conto che in definitiva, lì era
presente anche la punta della piramide del governo vampiro, con Abel
Primo Consigliere; potevamo prendere una decisione sui due piedi,
così dissi: --bene Comandante Harris. È giusto che le presenti
anche gli altri, ora che forse diventeremo alleati e poi potremo
cenare, perché, non so a voi, ma a me tutto il movimento della
giornata a messo un certo appetito...--, passai quindi alla
descrizione delle persone vicino a me, --Questa è Eva Ivanova, Capo
Servizi Segreti della Nazione Vampira e ufficiale tattico della
Guardiano II, mia moglie e madre della mia futura bambina; lei è
Gloria Tremec, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, mia sorella;
questi invece è Lortan Mustàfa, rappresentante del popolo e
collegamento tra di esso ed il Consiglio degli Anziani, mio migliore
amico e marito di mia sorella Gloria; infine passiamo a lui: Abel
Levi, Primo Consigliere nel Consiglio degli Anziani, amico, alleato e
persona splendida anche se non siamo parenti; invece questi due
ragazzini,...--, misi una mano su una spalla di ognuno di loro due,
--...sono, la signorina, Bimba... Tremec, e il giovanotto, Stuart...
A.K.A.2
Sistema Tattico Universale. Loro due sono due I.A. quantistiche
impiantate in corpi nano-costruiti; loro hanno ideato, progettato e
costruito, la Guardiano I e II e sono due persone
in-tutto-e-per-tutto; avrete notato che la nostra è “un'azienda”
a conduzione familiare, con qualche amico che da una mano--.
I
nostri potenziali ex nemici erano letteralmente a bocca aperta: ora
tutti credevano che la scelta del Comandante Harris fosse quella
giusta. Ora si poteva sperare. Ora era giusto sperare.
Harris
diede disposizioni per servire la cena; tutti i presenti ci
scrutavano con un'attenzione, che in qualsiasi altra situazione
sarebbe stata definita invadente: ci guardavano, ci indicavano e
parlottavano con i colleghi immediatamente più vicini, tanto per non
esprimere ad alta voce i loro pensieri e non essere sgarbati (!);
Harris richiamò all'ordine i presenti, perché aveva bisogno di un
chiarimento: --come avete capito che eravamo costretti a farlo da
alieni esterni addirittura alla galassia?--, non so come, ma gli
venne di guardare verso Stuart, forse per la curiosità suscitata
dalla sua straordinaria natura, ma Stuart fece “no” con la testa,
indicandomi con il pollice, significando “non lo chiedere a me, è
lui che l'ha capito”, quindi presi l'iniziativa e spiegai il
percorso logico che mi aveva portato a quella effettivamente
difficile conclusione: --una delle conclusioni possibili era che
eravate completamente impazziti, e fino a pochi minuti fa era la più
probabile, ma un'altra era che qualcuno vi costringeva: i vostri
attacchi sono ripresi dopo secoli di disinteresse, all'improvviso e
senza alcuna provocazione da parte nostra; i sicari che hanno tentato
di uccidere i vampiri in giro per la galassia, finivano regolarmente
uccisi o come minimo non ottenevano i risultati sperati, eppure gli
attentati proseguivano, come ho potuto constatare sulla mia stessa
pelle; durante l'attacco a Marte sia i vostri dirigenti che una delle
vostre navi sono andate distrutte, per una imbarazzante ignoranza dei
reali pericoli a cui andavano incontro; il vostro caso è leggermente
diverso, ma avete mostrato una assoluta incuria per la vostra stessa
sopravvivenza; consideriamo poi quali risorse avete messo in campo
per realizzare prima, gli isotopi radioattivi con cui avete creato
quei pochi proiettili che sono stati usati contro di noi e dopo, la
polvere che avete sparso su Marte, il tutto senza contare il costo e
l'impegno richiesti per la costruzione della vostra flotta ed infine
le parole che lei, Comandante Harris a pronunciato poco fa, perché,
in questa galassia le uniche razze intelligenti e tecnologicamente
avanzate siamo noi e quindi l'unica reale minaccia di distruzione
totale immaginabile, esclusi i vampiri, che sapevo non aver niente a
che fare con tutto questo, doveva essere necessariamente
extra-galattica--.
Il
comandante Harris mi confermò ogni singola parola: --ci sono volute
le risorse e la materie prime di 4 sistemi solari, tra l'altro scelti
appositamente per la loro composizione isotopica, per mettere insieme
la quantità di isotopi radioattivi necessari, che comunque sono
stati lavorati e raffinati, con costi spaventosi; inoltre devo
ammettere che le navi che voi vedete qui sono solo una minima parte
della flotta che abbiamo allestito: l'attacco doveva avvenire domani
da decine di direzioni diverse; la flotta totale è composta da 1.200
navi come quella che ci ospita ora, identica all'ammiraglia che avete
diviso in due...--, la sua espressione si era leggermente ammosciata
nel dirlo, --con quasi 5.000 altre navi appoggio. Costruire l'intera
flotta ha completamente esaurito le riserve di metalli dei quattro
sistemi solari e ha comportato 12 anni in regime di economia di
guerra per la realizzazione; ogni singolo credito realizzato dal
nostro consorzio di mondi è finito nell'alimentare la macchina
industriale da guerra; escludendo i neonati, ogni persona in grado di
lavorare a dato il suo contributo. Allo stato attuale delle cose,
siamo sul lastrico e se l'attacco che stavamo portando su Marte non
fosse andato a buon fine, non avremmo saputo più cosa inventarci--;
chiuse il discorso facendo spallucce e con una smorfia di
rassegnazione. Mentre raccontava queste cose, avevo fatto mente
locale su quello che invece era stato il costo in termini di risorse
e manodopera, più o meno specializzata, per avere in funzione la GI:
6 mesi, 25 tra operai ed ingegneri; a livello di denaro il costo era
stato alto, ma la nave era una, quindi relativamente basso rispetto
al loro; ma ora le cose erano cambiate drasticamente: nel momento
esatto che Bimba raggiungeva coscienza e maturità intellettiva, i
tempi di progettazione, sviluppo e realizzazione erano diventati
irrisori; la Guardiano II era stata progettata e
costruita in 10 giorni; si era trattato di fornire alle nano-macchine
una serie di materie prime da cui ricavare i materiali per realizzare
tutte le componenti da cui era composta la nave; non era stato
neanche necessario fondere una singola lega metallica, ma era stato
sufficiente fornire ferro e metalli vari, che poi le nano-macchine
assemblavano in leghe e poi pannelli, componenti, particolari, fino
al meccanismo completo; questo sistema costruttivo garantisce
perfetta precisione, robustezza estrema e durata incredibile, anche
nelle parti più stressate, grazie alla mancanza di difetti
strutturali e costruttivi: anche le leghe realizzate migliori, hanno
piccoli difetti, che con il tempo rendono il particolare debole e lo
portano inevitabilmente alla rottura; le nano-macchine, adeguatamente
istruite sulla forma, composizione e struttura del componente,
arrivano a creare linee di tensione interna che lo rendono ancora più
robusto, tramite differenti densità del materiale con cui è
costruito il componente o addirittura integrando vari materiali
diversi; nessun'altra tecnologia costruttiva può realizzare un
componente tecnologico in maniera così perfetta; Il costo è quello
netto dei materiali utilizzati; le nano-macchine stesse hanno un
costo irrisorio, perché è bastato crearne una che poi ha potuto
crearne altre di qualsiasi genere solo fornendo essa il materiale
necessario; ognuna di queste può riprodursi, se le viene comandato,
così da crearne una quantità che può crescere in maniera
esponenziale, a secondo delle necessità costruttive. L'interno della
GII è presidiato da colonie di nano-macchine, che si occupano di
tenere in perfetta efficienza tutte le componenti della nave: se un
qualsiasi particolare stesse per cedere, la naniti
metterebbero in stand-by il sistema che lo integra e dopo averlo
scomposto, lo ricostruirebbero, riutilizzando i materiali di risulta.
Il sistema di manutenzione è integrato da un piccola scorta di
materie prime, a cui le naniti farebbero ricorso in caso di perdita
di massa per incidenti che asportassero parti della nave, rendendoli
irrecuperabili; senza contare che ogni materiale della nave anche
appena compatibile può essere riarrangiato per un uso di emergenza.
In definitiva il costo netto effettivo della GII è stato equivalente
a un anno di salario di un impiegato di medio livello, da imputare al
99% al costo delle materia prime più rare e costose, tipo metalli e
minerali rari, necessari per la realizzazione delle leghe più
avanzate. Con il costo di una delle loro migliori navi, noi potremmo
costruire una flotta di molte migliaia di GII.
Alla
fine la cena venne servita e fu l'occasione per un'ultima
dimostrazione della capacità della nano-tecnologia. Vennero serviti
degli antipasti di pesce e carne: tre tipi diversi; poi un primo di
pesce e uno di verdure ed infine un secondo composto da una serie di
assaggi di arrosti misti; per chi ancora avesse un po' di spazio, era
disponibile anche un tris di dolci e vino dolce; ovviamente il tutto
concluso da una tazzina di caffè ed eventualmente un goccio di
liquore aromatico. Tutto favoloso e sia io che Lortan facemmo il bis
di varie cose; Stuart fece il tris, confermandomi che anche le i.a.
apprezzano i piaceri della tavola e quindi, suppongo, anche tutti gli
altri piaceri dei sensi che attirano anche gli umani. Appena
possibile mi volevo informare su questo argomento, anche perché la
cosa coinvolgeva Bimba ed era bene che non ci fossero “incidenti”
sentimentali, sempre possibili, vista la somiglianza caratteriale
delle i.a. che conoscevo con ragazzi normali, umani o vampiri che
fossero. Già mi stavo iniziando a comportare come un vero padre...
Le
varie portate vennero accompagnate dalla presenza del capo cuoco, che
si accertò che tutto fosse di nostro gradimento e che sembrò molto
lusingato dai nostri ripetuti ed entusiasti complimenti. Ma ciò
nonostante, con il procedere del tempo e con il susseguirsi delle
portate e anche dei bis e/o tris, lo chef sembrò cadere sempre più
in una situazione di disagio ed imbarazzo, che mi risultò
incomprensibile, al punto che la esternai a Lortan: --che gli succede
allo chef, sembra che gli abbiamo ripulito la cucina e non gli sia
restata neanche una briciola di cibo: più mangiamo, più si
deprime!--; la risposta di Lortan fu sorprendente; --no, è che, così
mi ha spiegato Stu', è tutto paurosamente avvelenato, ma i nanociti
hanno neutralizzato il veleno direttamente nella nostra bocca,
quindi...--. Lo disse con la noncuranza tipica di chi sa di essere in
buone mani; io avevo gli occhi fuori dalla orbite, perché non avevo
proprio pensato che a quel punto dei nostri nuovi rapporti con il
comandante Harris, avremmo subito quel nuovo attacco; guardai Stuart,
che, avendo sentito il dialogo fra me e Lortan, con la bocca piena e
leccandosi un dito dalla panna di uno dei dolci, mi confermò le
parole di Lortan, facendo “si” con la testa; di primo impulso
sarei voluto andare a prendere a schiaffi il comandante, ma poi volli
verificare un'ipotesi: --mi scusi comandante Harris, ma aveva
avvisato la cucina di non avvelenare il cibo, visto che magari ora
siamo anche alleati?--; il mio tono era polemico e di rimprovero, ma
anche canzonatorio, tanto per far intendere che anche in questo caso,
l'attacco era andato a finire male. La prima reazione fu di
sconcerto: Harris a bocca aperta, con la forchettina del dolce appena
svuotata, che poi abbassa lo sguardo sulla stessa a occhi spalancati,
gira la testa verso lo chef, ancora li vicino a lui, che ora diventa
paonazzo, per poi sbiancare difronte alla rabbia che inizia a
dipingersi sul volto di Harris, che molla la forchettina e lo afferra
per la collottola, facendo volare via il cappello alto da chef; non
ho capito cosa Harris ha sibilato allo chef, né che cosa questi gli
ha risposto, ma ho potuto vedere solo che ha indicato la cucina,
tremante e balbettante; alche Harris lo ha lasciato andare, ha
cercato di ricomporsi, si è girato verso di noi (si, era decisamente
incazzato), ha chiesto congedo, con un forzatissimo sorriso e un
mezzo inchino e senza aspettare una risposta da parte nostra (la
richiesta era, peraltro, retorica), si è avviato a passo veloce
verso la cucina: qualcuno stava per subire l'ira del comandante in
capo di una flotta stellare come non si era mai vista, cioè l'ira di
uno che aveva surclassato per carattere, personalità, astuzia e
durezza, chiunque altro vi fosse stato a contendersi quel posto;
infatti: --TUTTI FUORI! No, tu pezzo di coglione, resta...--, non so
come almeno venti persone tra camerieri e cuochi siano riusciti a
passare da quella porta praticamente tutti insieme, ma ci riuscirono,
e mi diedero l'occasione di vedere chi era il coglione in questione:
l'ormai ex ufficiale della sicurezza, --... io... ho... dato... un...
ordine... DIRETTO... DI... INTERROMPERE... QUALUNQUE ATTO OSTILE,
E TU ORDINI DI AVVELENARE IL CIBO?--, il genio tentò pure di
giustificarsi: --ma io pensavo che l'occasione fosse da sfruttare...
tutti i capi... via Harris, tu e mio padre siete amici da sempre, non
vorrai rovinare tutto...--, Harris diventò veramente furioso e gli
strozzò le parole in gola, afferrandolo con una mano direttamente
sotto la mascella e così facendo gli stava anche chiudendo le due
giugulari, fermando la circolazione che portava il sangue al
cervello; Harris era incredibilmente forte, perché aveva bloccato il
suo sottoposto solo con la mano, senza neanche tendere il braccio e
spingerlo contro una parete; con quella presa l'ex ufficiale della
sicurezza sarebbe morto nel giro di 10 secondi, ma Harris allentò
leggermente e un po' di colore tornò sul viso dell'altro uomo; il
comandante Harris aveva ancora qualche cosa da dire: --io, per te
sono il Comandante Harris, tuo signore e padrone, con diritto di vita
e di morte, senza neanche la necessità di mandarti davanti alla
corte marziale. Queste sono le regole che tuo padre e tutto il
Consiglio del Consorzio hanno stabilito per questa campagna di
guerra...--, poi la situazione cambiò completamente tono, --...dove
eri tu, lurido vigliacco quando gli alieni distruggevano la mia
famiglia, la tua famiglia e la famiglia di tanta altra gente, mentre
tuo padre, io e tanti altri tentavamo, invano, di respingere
quell'attacco? Te lo dico io; ho visto personalmente te e la tua
combriccola di viziati e raccomandati rubare una nave,
buttando fuori quella famiglia, compresi i tre bambini. Lo sai, sono
morti tutti, solo perché non volevate stare stretti; vi avevano
invitato a salire, per aiutarvi a fuggire e voi li avete abbandonati;
questo tuo padre non lo sa, perché gli sei rimasto solo tu, ma ora
abbiamo la possibilità di scacciare quei mostri e tu, vigliacco che
non sei altro attacchi chi non è più neanche tuo nemico? Gli unici
che possono aiutarci? Mi fai schifo e dovrei metterti nelle mani di
Adam Tremec e farti diventare una marmellata, ma sarebbe troppo
facile... per te--. Lasciò il collo dell'ufficiale, il quale aveva
di nuovo perso tutto il poco colore che aveva riacquistato, si guardò
intorno e, individuata la persona che cercava (una ragazza bionda,
con i gradi di tenente), le fece un cenno; lei si avvicinò: --agli
ordini!--; Harris: --nota per il giornale di bordo: il tenente
comandante Radichek, con effetto immediato, viene degradato a soldato
semplice, espulso e bandito dalla marina militare con disonore, con
veto assoluto di accesso a qualsiasi carica pubblica o legata ad
affari pubblici, ivi comprese occupazioni industriali come operaio;
questo non prima di aver scontato 2 anni di carcere per
insubordinazione, 2 anni per aver disubbidito ad un ordine diretto
avendo messo in pericolo di vita persone ospiti e non ostili e 1 anno
supplementare perché... mi sta' parecchio sul cazzo...--, la tenente
bionda sollevò un sopracciglio, senza però interrompere la
registrazione, --...per un totale di anni cinque da scontare come
servizio obbligatorio a bordo di questa o di qualunque altra nave si
rendesse necessario, senza riduzione della pena per buona condotta o
per qualunque altra motivazione, con il grado di mozzo senza paga.
Ammiraglio Cinque Stelle Benjamin Harris, Comandante in Capo Flotta
Stellare, Ministro della Guerra--. Il tenente gli allungò il d-pad
dove aveva registrato l'annotazione ed Harris vi appose una firma e
l'impronta di tutti e due i pollici. Mentre Benjamin “cazzarola
quanti titoli” Harris chinava il capo per sigillare la nota,
Radichek afferrò una grossa padella, con l'intento di colpirlo alle
spalle, ma ancora prima che il tenente trasalisse, dal riflesso del
d-pad venne visto ed intercettato. Harris prima schivò la padella,
abbassandosi, poi, facendo un passo in avanti, dopo essersi girato,
colpì a mano aperta il volto di Radichek, facendolo volare lungo
disteso sul pavimento, svenuto e con la faccia che già iniziava a
gonfiarsi, a causa della mascella quasi sicuramente fratturata.
Durante l'azione Harris non aveva cambiato espressione, mostrando una
sicurezza e un controllo straordinari, per poi aggiungere: --tenente,
post scriptum: il periodo di cure e degenza riabilitativa sono da
intendersi aggiuntivi alla pena che quindi decorrerà dal termine del
ricovero ospedaliero--. Nuova firma e apposizione delle impronte;
Harris aggiunse ancora: --compili un rapporto dell'aggressione del
signor Radichek e lo alleghi alla mia nota--. Il tenente chiese:
--desidera visionare il rapporto, signore?--; ed Harris, con un dolce
sorriso: --no, Christine, mi fido--.
Harris
tornò al tavolo, ma vi girò intorno per venire vicino a noi: --mi
auguro che stiate tutti bene. È da quando è un bambino che Gennaro
crea problemi; vive in un mondo tutto suo, dove gli altri contano
solo se gli servono a qualche cosa. Suo padre, che è anche il Primo
Ministro, mi ha chiesto di tenerlo d'occhio e l'unica maniera era di
farlo arruolare e avanzare di carriera, ma ho passato il tempo a fare
da arbitro tra lui e tutti gli altri ufficiali e non, a causa della
sua presunzione e prepotenza, ed è stato quasi una catastrofe--. Fu
Bimba a rispondergli: --non deve preoccuparsene; tutti noi abbiamo
una piccola colonia di naniti che si occupano di evitarci danni
dovuti a patogeni sconosciuti e a tenere sotto controllo il nostro
stato di salute; comunque dalle analisi fatte quel veleno non avrebbe
procurato che un po' di mal di pancia, che visto quello che si sono
mangiati questi cinghiali, non avrebbe cambiato un gran che--. Ci
aveva rimproverati tutti, per le nostre maniere, compreso Stuart, ma
al quale intanto teneva stretta una mano. Io e Lortan ignorammo il
riferimento suino. Harris sorrise a Bimba per accettare le sue
rassicurazioni, ma anche notando la tenera maniera con cui si
comportava nei confronti di Stuart, magari ricordando le mie parole
sulle “persone in-tutto-e-per-tutto”.
Da
quel momento in poi tutte le barriere erano cadute, infatti Harris
decise di mettersi in pari: --Adam, mi hai presentato tutti i tuoi
amici e la tua splendida famiglia; permettimi, per quanto possibile
di fare altrettanto; fece di nuovo cenno alla tenente bionda,
Christine, di prima, che si avvicinò: --questa è mia figlia,
l'unica che è rimasta. Aveva cinque anni quando Temis, la nostra
luna, è stata distrutta e per fortuna era con me e sua nonna nella
capitale--. Christine sorrise a tutti noi in maniera molto dolce.
Aggiunse Harris: --comunque, pur venendone fuori vivi, qualche danno
lo abbiamo riportato; io ho dovuto farmi impiantare un braccio
bionico e lei tutte e due le gambe--. Christine, rivolgendosi a tutti
noi: --sono piuttosto fastidiose, ma servono allo scopo, e poi sono
state sostituite via via che crescevo, per adattarle alla mia misura
e quindi sono sempre migliori--. Con le nocche colpi una “coscia”
e rimbombo metallico risuonò nell'aria; guardai quella ragazza
giovane e molto carina, doveva avere circa 23 anni, e pensai di farle
un regalo: --Bimba, le tue nano-amiche possono fare qualcosa?
Considera anche il braccio del Comandante...--; Bimba entrò nella
fase di elaborazione, estraniandosi, ma già dopo circa 30 secondi
era di ritorno: --dovrei andare sulla Guardiano II, per prelevare il
materiale necessario e una colonia di naniti che già sono in fase di
elaborazione e tra 12 ore dovrebbe essere tutto pronto--. Bimba
guardò la ragazza per avere il via libero per quel “trapianto” e
questa, evidentemente emozionata all'idea, guardò suo padre, che
commosso e felice si rivolse a me: --non vorrei arrecare tanto
disturbo e poi i costi...--, lo interruppi per rivelare il segreto
delle nostre nano-tecnologie, raccontandogli come era nata la GII.
Nessuno ebbe più di che obiettare. Proposi di venire a fare un giro
di visita al comandante Harris, per accompagnare sua figlia, sulla
GII; saremmo andati io, Bimba e Stuart, lasciando gli altri sulla
Vendetta, la nave dove tutto stava avvenendo, a farsi un giro, tanto
per passare il tempo e per tenere d'occhio l'equipaggio, onde evitare
sorprese. Senza considerare che venivano lasciati, come garanzia, 4
dei miei, contro due dei loro; ma tutto questo faceva parte solo di
un protocollo, che non ritenevo sarebbe stato granché utile, nella
realtà.
Per
tornare sulla GII, effettuammo il percorso inverso rispetto a quello
intrapreso solo poche ore prima; uscendo dalla sala da pranzo ci
trovammo a passare per il nodo di incrocio dove ci avevano sparato;
erano evidentissimi i segni dei proiettili sulle paratie. Arrivammo
al portello di uscita, che ci venne aperto dall'ufficiale di basso
grado (un sottotenente) che aveva manovrato e che ancora manovrava
sia l'apertura del portello che le funzioni del tunnel di
collegamento; fece tanto di occhi alla nostra vista accompagnati dal
Comandante Harris e da sua figlia, alla quale rivolse delle occhiate
di pura adorazione e che salutò, formalmente, con il tipico cenno
della mano tesa alla fronte, ma con evidente affetto. Non sembrò
stupito della situazione e questo testimoniava che, seppure fossimo
ignari delle comunicazioni interne fra i vari gradi dell'equipaggio,
queste avvenivano con grande efficienza e che quindi ormai si era
diffusa la notizia delle nuove condizioni diplomatiche tra vampiri ed
umani. Il giovanotto rivolse, poi, un saluto esemplare per forma e
forza, al comandante, evidentemente rispettatissimo, e quindi a me,
che risposi con un sorriso sincero, me invece del saluto militare,
allungando la mia mano a quel ragazzo, che mi era stato subito
simpatico, anche se nel nostro primo incontro era, formalmente, un
nemico. Lui fu, in un primo momento incerto, ma il comandante Harris
lo incoraggiò a rispondere, con un cenno della testa; si presentò:
--sottotenente Joshi Watanabe; lieto di avervi a bordo, signore...--,
sembrò essere a disagio, ma fu subito tutto chiaro, rivolgendosi al
comandante Harris, --...se mi è concessa la libertà di parlare,
avrei da riferire un messaggio da parte dell'equipaggio, ai nostri
ospiti...--, Harris concesse il permesso, --...ai quali siano
riconoscenti di non averci spazzato via dal cielo e di averci dato la
speranza di un futuro libero e, cosa ancora più importante, di
averci levato dalle... ehm, di torno, il signor Radichek, con il
prezioso contributo del Comandante Harris--; risposi ben volentieri:
--è stato un vero piacere Tenente Joshi--. Ci avviammo sulla
passerella di collegamento, verso la GII e Harris si rivolse a me:
--è veramente un bravo ragazzo, onesto e leale e poi me lo devo far
piacere per forza, visto che diventerà mio genero, appena faremo
ritorno a casa--; anche sulla Vendetta la gestione familiare stava
prendendo piede; mi venne un'idea: --se può fargli lasciare il suo
posto, magari può venire con noi; sarà contento di vedere la nostra
nave e di assistere sua figlia--; Harris si girò subito verso il
lato del corridoio rivolto alla sua nave: --Joshi, passi le consegne
e venga con noi--. Joshi chiamò un collega e ci raggiunse,
accompagnato da un commento del nuovo arrivato: --sei il solito
raccomandato... sparisci!--; ma il commento era amichevole e poi
venni a sapere che quello che lo aveva pronunciato era il migliore
amico del Tenente Joshi, quindi...; un tipo simpatico e particolare;
resosi conto dello sguardo di rimprovero del comandante Harris, fece
una fintissima faccia seria e professionale, mettendosi sull'attenti.
Con le debite eccezioni, quella gente mi piaceva proprio.
Harris
riprese il cammino vicino a me, non prima di aver liberato il
Sottotenente Joshi dal servizio e quindi anche dal comportamento
formale: --tenente si ritenga fuori servizio--. Joshi ne fu grato,
tanto che non perse l'occasione per baciare Christine, facendo
sospirare spazientito, ma con il sorriso sulle labbra, il comandante
Harris. Appoggiando una mano su una spalla del comandante Harris gli
feci una promessa: --farò ogni cosa in nostro potere, affinché
neanche uno di questi giovani debba ulteriormente soffrire a causa di
questa guerra, assurda ed inutile--; Harris sorrise speranzoso
guardandoli: --è precisamente per questo motivo che sto creando
quest'alleanza con voi e grazie a voi; non mi illudo, le guerre
portano sempre morte e distruzione, ma se alla fine ci saremo
liberati da questa minaccia, ne sarà valsa la pena; forse la guerra
che sta per iniziare è l'esempio di come le guerre giuste non
esistono, ma le guerre necessarie, si--.
1
la nave era divisa in due e quindi le forze
strutturali che prima erano bilanciate, ora facevano flettere ciò
che rimaneva dell'orgoglio della flotta del Consiglio di Resistenza
Umana, senza contare che il raggio con cui avevo sezionato la nave
aveva generato una spinta che aveva allontanato e incurvato,
rispetto ad un ideale sezione centrale, le due metà, accentuando la
tendenza alla flessione della struttura.
2
A.K.A, Also Known Else: Noto Anche Come.
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In linea di principio, una storia di fantascienza si legge e basta; piace oppure no, ma se volete fare dei commenti siete liberi di farlo; vale quanto detto in "parole in libertà": le opinioni in quanto tali sono sempre personali e mai possono essere ritenute assolute, quindi calma e rispetto.