lunedì 28 novembre 2011

SIMBOLI: NONA PARTE.

Ora tutta la flotta Universe era pronta e a breve lo sarebbe stata anche la flotta umana; il nostro gruppo era riunito e avremmo iniziato immediatamente le operazioni; non era il caso di rischiare ritardi; avremmo condotto l'interrogatorio del comandante della nave adiana durante l'operazione denominata “Search and Destroy”. Presi con me Eva, dopo essere faticosamente riuscito a riavere indietro la mia mano, intrappolata in una di Gloria, con l'aiuto del suo compagno Lortan, che si era ben prestato a fare da mio rimpiazzo.
Durante il cammino verso il ponte 1, dovetti subire un pesante interrogatorio da parte di Eva, che voleva assolutamente sapere degli accadimenti delle precedenti ore: --ci perdiamo di vista per poche ore e saltano fuori alieni di ogni genere da ogni buco di sorcio, armi spaventose mai viste prima; senza considerare Bimba che si inventa tecnologie e piani tattici, uno per ogni mio respiro e tu che vai a spifferare i nostri più grandi segreti per mezza galassia... che è, stava brutto gestire le cose in maniera leggermente più noiosa?--; non ce l'aveva esattamente con me o con qualcun altro ma era evidentemente preoccupata, perché da grande tattica che era, vedeva la situazione troppo dinamica, fluida e sapeva perfettamente che il rischio di non venirne fuori illesi, era elevatissimo; sapevo che non aveva sottovalutato che milioni di persone erano morte, ma sapeva che fossimo morti noi, avrebbero fatto la stessa fine molti miliardi di esseri viventi; sentivo la paura nel tremito della sua mano nella mia.
Arrivati finalmente sul ponte di comando, trovammo Bimba e Stuart che si “salutavano” come me ed Eva pochi minuti prima, ma, pur non volendo fare il guastafeste, era ora che cominciassimo definitivamente a muoverci: --ehm, scusate ragazzi...--, ci impiegarono un pochino a decidersi a darmi retta, tanto che pensai di tirargli addosso una secchio di acqua fredda (chissà se le i.a. rischiano un cortocircuito), ma alla fine si staccarono dal loro bacio e si girarono tutti e due verso di noi, Bimba leggermente imbarazzata, ma felice, e Stuart scattando sull'attenti: --agli ordini mio grande capo!--; lo guardai con il mio sguardo che uccide (no, non è potere da vampiro, ma solo uno sguardo duro, gelido e minaccioso, come dire: “prima o poi ti rompo un braccino!”) e come coerente risposta Stuart allargò il suo sorriso, mostrando tutti i 128 denti (come sopra, non è che le i.a. abbiano 128 denti ma era solo un sorriso veramente esagerato, a dirmi: “scherzavo!”); sospirai, stralunai gli occhi, cercando di ricompormi (non ero arrabbiato, figuriamoci, ma lo humor di Stuart è faticoso...) e passai oltre: --pensavo di dividere in due il nostro gruppo...--, rimasi a metà e a bocca aperta, perché mi interruppe Bimba: --io e Stuart sulla GII e voi e gli altri sulla GI, dato che c'è molto più spazio; ho già programmato le due navi per seguire due rotte diverse, così da dividersi i passaggi; inoltre ho programmato un auto-bot e un d-pad per l'istallazione automatizzata delle 20 iper-S sulle navi umane e le relative istruzioni per il loro uso, ovviamente uno per ogni nave che ospiterà una iper-S; inoltre ho programmato le naniti che installano i sistemi di collegamento tra le i-S e le navi a creare delle routine di sicurezza che impediranno l'uso delle armi contro noi, loro stessi e pianeti umani e vampiri--; e io che avevo pensato di aver elaborato un piano bello preciso ed efficiente... e mentre valutavo la possibilità di andare in pensione, quasi mi perdevo l'uscita furtiva di Bimba e Stuart; ora capivo tutto: ma certo, bel piano, il loro, sarebbero rimasti da soli, durante il giorno di esecuzione del nostro piano: --calma..., calma..., calma...; non sta a me decidere della tua vita, signorina, ma non è educato trattarmi da idiota e farmi le cose di nascosto; ergo, anche se non vedo difetti nel tuo piano, e come potrei non avendo avuto un mese di tempo per analizzarlo, sarebbe buona regola, salvo emergenze a cui reagire senza pensare, consultare i vostri capi e i componenti del consiglio disponibili, che potrebbero avere opinioni e necessità diverse da esporre. Guardai Eva e mi fu perfettamente chiaro, dalla lieve alzata di spalle e dal suo sorriso, che non aveva obiezioni ne su quello che avevo detto io, ne sul piano di Bimba. Congedai i due frementi ragazzini, prima che cominciassero a ballare dall'agitazione: --va bene allora, ma mi raccomando, massima attenzione; non è escluso che si aspettino qualche azione di guerriglia e che possano essere in grado di reagire nonostante il minimo tempo di percorrenza nello spazio A--. Erano ancora impalati, davanti a me: --andate, su!--, il tempo che Bimba mi mandasse un bacio ed erano spariti. Anche la GI partì all'inseguimento della GII, eseguendo il programma impostato da Bimba.
Era il momento di andare ad interrogare il nostro prigioniero, ma prima contattai Lortan e Gloria: --vi lascio il comando, mentre vado dal nostro ospite; sai dove lo ha messo Stuart? Con tutta questa confusione non me lo ha detto e io non glielo ho chiesto--. Mi rispose Gloria: --ok, Stuart ha allestito una sala con osservatorio presso il magazzino 4; troverete Abel e una siringa di nanociti da iniettare al nostro prigioniero; installeranno il sistema telepatico uni-direzionale--. Gloria aveva recuperato la sua relativa serenità, ed era un bene, perché ora era assolutamente necessario essere presenti e lucidi; il programma era tale che saremmo passati come fantasmi nell'intera galassia, ma era bene, come avevo già detto a Stuart e Bimba, stare con gli occhi e le orecchie aperte, per ogni evenienza e l'unica maniera per farlo, era pensare solo a questo.
Con le indicazioni del sistema interattivo che governava la GI da quando bimba si era trasferita nel suo corpo, io ed Eva arrivammo nel giro di cinque minuti alla nostra destinazione, ed infatti trovammo Abel davanti al vetro unidirezionale, intento ad osservare la nostra prigioniera, addormentata sul lettino della saletta per gli interrogatori. Abel si accorse che stavamo arrivando e si girò; era la prima volta che lo rivedevo da quando eravamo partiti per il pianeta di Benjamin e faceva piacere a me, come evidentemente faceva piacere a lui: ci stringemmo calorosamente la mano. Poi, entrambi ci girammo verso la parete semitrasparente, silenziosi e leggermente imbarazzati; se avessi avuto il tempo di esaminare le persone sul ponte di comando della nave adiana, avrei sicuramente visto quella ragazzina, ma mai avrei potuto immaginare che potesse essere il comandante della enorme e potentissima nave e meno che meno avrei potuto immaginare che proprio lei aveva potuto dare l'ordine di sterminare milioni di persone con tale assoluta determinazione; questo, se ovviamente, non avessi tenuto conto del fatto che, ora più che mai, ero certo che gli adiani umani erano stati condizionati e manipolati. Nessuno dei due si decideva a prendere la situazione in mano, in difficoltà difronte al fatto di dover necessariamente interrogare quella ragazza, magari anche con metodi duri, se i naniti (ma ne dubitavo) non avessero potuto rimuovere il condizionamento. Rimanemmo immobili per alcuni secondi, ma alla fine Eva afferrò la siringa con i naniti, entrò nella saletta e iniettò, devo dire con estrema delicatezza, l'intero contenuto nella carotide ascendente, così da poter avere un effetto il più rapido possibile. Rimase lì, in attesa di un qualche risultato; anche lei era leggermente in imbarazzo, come dimostrò accarezzando il viso di quella ragazza, ma il suo superiore senso pratico la aveva fatta agire come era necessario; l'iniezione non avrebbe certo fatto del male al comandante nemico, ma la avrebbe riportata alla sua condizione naturale, quasi certamente scioccandola e messa in una condizione di assoluta impotenza, terrorizzandola. Ecco perché, forse, avremmo dovuto fare grande pressione per ottenere tutte le informazioni possibili.
Ci vollero diversi minuti, ma ad un certo punto gli occhi della ragazza cominciarono a dare segno di risveglio, per poi aprirsi. Rimase immobile, poi girò la testa verso Eva, che accennò un sorriso: --non vogliamo farti del male; abbiamo solo bisogno di sapere alcune cose. Se hai bisogno di qualcosa, acqua, cibo..., non hai che da chiedere--. La ragazza era tranquilla: --in effetti avrei un po' di fame e sete, i rapimenti mi fanno sempre quest'effetto--. Senza battere ciglio all'ironia della ragazza, Eva le passò un d-pad, con un menù, da cui l'altra, senza chiedere spiegazioni, selezionò tre cose diverse. Restituì il d-pad ad Eva, che se lo infilò in una tasca per poi, in attesa che il sistema automatico recapitasse le ordinazioni, cominciare a fare alcune domande: --allora, cominciamo con il tuo nome...--; ma l'altra di tutto rimando: --visto che sono io la rapita [non sarà facile quest'interrogatorio; la ragazzina non era ne scioccata ne terrorizzata!], dovresti essere tu a presentarti!--; lo sguardo di Eva stava diventando vitreo e temetti il peggio, così decisi di entrare nella saletta, accompagnato dal commento di Abel: --sarà meglio, prima che la tua dolce compagna la sbatta contro il muro!--; anche Abel era perfettamente a conoscenza della spiccata mancanza di pazienza di Eva, in particolare per la strafottenza. Il commento di Abel fu perfettamente udibile mentre aprivo la porta, ma Eva, se ci fece caso, lo ignorò; conoscendola potrei giurare che sperasse che la nostra prigioniera lo avesse udito altrettanto bene, traendone debito timore. Gli occhi di Eva rimasero puntati sulla ragazza, mentre questa guardava chi fosse il nuovo venuto. Era sicuro che mi avesse riconosciuto, perché i suoi occhi si aprirono e la sua espressione cambiò, diventando più preoccupata. Mi stupiva sempre la mia popolarità: --immagino che tu sappia chi sono...--, fece di “si” con la testa, --...quindi ora puoi senz'altro presentarti--; mi sedetti davanti a lei, ritrovandomi più in basso e apparentemente in svantaggio, ma in realtà mostrando sicurezza e tranquillità, e nel mettermi in attesa, chiarendo chi era che dettava le regole; era pur vero che in parte il suo atteggiamento ci aveva forzato la mano, ma ora le forze in campo erano a nostro favore e qualunque fossero le sue intenzioni, ora non aveva più molte scelte: --il mio nome è Andrea Schwarz e vengo da Nuova Germania--.1 mentre lei parlava, io già potevo verificare le sue parole, grazie ai naniti, che dopo aver rimosso i condizionamenti, stavano ora creando i circuiti neurali che mi permettevano di leggere la sua mente come un libro aperto: --bene Andrea, adesso ti posso dire una cosa, perché finalmente so con precisione come stanno le cose; mentre stavi dormendo, ti abbiamo iniettato una piccola colonia di macchine microscopiche, che chiamiamo nanociti, del tutto innocue, ma che ci permettono di leggere perfettamente i tuoi pensieri, dopo aver rimosso il condizionamento che i tuoi precedenti rapitori avevano impiantato nella tua mente; abbiamo optato per questa soluzione, piuttosto che spazzarvi via dall'universo, perché riteniamo che solo i responsabili primi dovranno pagare il prezzo dei crimini che sono stati commessi contro tutti gli esseri umani, tra i quali rientrate anche voi; detto questo vorrei che mi raccontassi, con le tue parole, quello che è successo quando sono apparsi i dino-adiani su Nuova Germania--; le dovetti spiegare chi erano i dino-adiani o meglio perché li chiamavamo così.
Abbassò un attimo gli occhi raccogliendo i pensieri e assorbendo le straordinarie notizie che le avevo dato, poi iniziò il suo racconto: --era un giorno di primavera e io stavo tornando da scuola; ormai era quasi il tempo delle vacanze estive e non vedevo l'ora; avevo programmato un viaggio con il mio fidanzato, su una luna abitabile del nostro sistema solare e forse sarebbero venuti anche alcuni nostri amici e amiche; non era previsto nessun temporale, ma ad un certo punto, ero ormai a poche decine di metri da casa mia, il cielo si è oscurato; ho alzato la testa verso l'alto e ho incontrato un immenso muro di metallo; era la nave dove voi mi avete trovato a prestare servizio per i Wa'r'q.2 Mentre guardavo quell'enorme astronave, che sembrava quasi essere a portata di mano, ma che in realtà era ad oltre 500 metri di altezza, una gran caldo mi avvolse dalla direzione della capitale, a oltre 100 chilometri; mi girai verso quella direzione, per vedere un immane muro di fuoco dirigersi verso di me, ancora distante ma in rapido avvicinamento e quindi sono svenuta; quando mi sono ripresa ero dentro una stanza, simile a questa anche se più grande, e un Wa'r'q mi fissava; ero certa che sarei morta nel giro di 5 secondi, ma invece il mio rapitore mi indicò un pannello, che si rivelò essere uno schermo, che si accese, mostrandomi un paesaggio carbonizzato, che inizialmente non riuscii a collegare a nulla che mi fosse familiare, ma che alla fine, grazie al profilo delle colline, che tante volte avevo guardato dalle finestre della mia camera, riconobbi essere la piccola valle dove c'era la mia casa e il mio paese, svenni di nuovo, ma questa volta non per l'effetto stordente di un'arma sonica, ma per l'orrore di vedere tutto quello che avevo sempre amato e tutte le persone che vi abitavano, completamente distrutto...--; Andrea si interruppe bruscamente e sia io che Eva, dotati dell'interfaccia neurale che ci permetteva di leggere i suoi pensieri sapevamo quale era il motivo; Eva fece i due passi che la separavano da lei e la prese fra le braccia, mentre Andrea scoppiava a piangere disperatamente, stringendo le piccole mani a pugno: si era ricordata che anche lei aveva ordinato la stessa distruzione. Quello che avevamo inoltre visto era il Wa'r'q che spiegava ad Andrea “dell'onore che le era stato riservato nel farla sopravvivere e della meravigliosa, sacra missione che ora era la sua unica ragione di vita”, ovviamente la perpretazione della supremazia Wa'r'q. Eva ora era la ragazza dolce e tenera che cercava di consolare quella ragazzina disperata; ordinai ai nanociti di operare per calmare Andrea, agendo sulla sua chimica cerebrale, e così fu. Mi avvicinai a lei prendendola per mano: --non sei responsabile di niente Andrea--; lei mi guardò con gli occhi bagnati e le guance rigate: --lo so, ma rimane il fatto che ero cosciente delle mie azioni; ho agito come se le mie convinzioni fossero completamente diverse, certa di fare la cosa giusta, che fosse necessario e così è stato anche quando abbiamo disintegrato la luna di questo pianeta, per il solo scopo di dimostrare il nostro potere; ero io, ma diversa--. Straordinario, non si trattava di manipolazione della mente, tramite qualche sofisticato genere di ipnosi, ma di cambiare la personalità e le convinzioni di una persona; così la persona agiva esattamente come richiesto dal piano, in perfetta autonomia e senza il minimo rischio di ribellione, per il riemergere della personalità originale. I dino-adiani era in possesso di bio-tecnologie che solo ora, con i naniti di Bimba, potevamo combattere; il fatto era che la bio-tecnologia adiana riscriveva i percorsi neurali senza lasciare la minima traccia del procedimento usato, infatti il rapporto che i nanociti avevano generato della loro attività, non dava, per il momento, indizi. Dovevamo accontentarci di aver trovato la maniera di ripristinare la personalità di Andrea, anche se non era stato praticamente possibile ottenere informazioni utili, perché fatti salvi rari incontri con i dino-adiani Andrea e tutto il resto dell'equipaggio avevano infatti agito in totale autonomia, senza sapere nulla della natura, del luogo di origine e delle intenzioni finali dei loro catturatori; la loro unica preoccupazione era di portare a termine la propria missione o di morire provandoci. Contrariamente alle previsioni, l'interrogatorio era stato estremamente semplice e veloce, ma a quanto pareva, era una tendenza che avevo notato durante tutto quel periodo, che le cose semplici si complicavano, mentre quelle apparentemente più complesse andavano via lisce lisce.
Lasciai, per il momento, Andrea alle cure di Eva e raggiunsi, accompagnato da Abel, il ponte di comando. Gloria e Lortan di erano divisi i compiti: una controllava che rotta e transiti seguissero lo schema programmato, l'altro analizzava, con l'aiuto dell'intelligenza interattiva, i risultati. Entrammo nel ponte 1 senza essere assolutamente notati: --come sta andando ragazzi?--; rispose per prima Gloria: --tutto secondo i piani... e l'interrogatorio?--; le riferii concisamente, ma non le sembrò strano più di tanto: --c'era da scommetterci che non avessero lasciato tracce facili da seguire--, proseguì; Lortan non sembrava aver sentito la mia domanda, così mi avvicinai alla sua postazione; lui, senza neanche alzare la testa, mi indicò il rapporto statistico che il programma ideato da Stuart generava, confrontando i transiti con le “scoperte” e le successive “eliminazioni”; il programma prevedeva anche la possibilità di fare un'analisi di che genere di attività tecnologica nemica era stata rilevata e produceva una lista differenziata tra astronavi (ed eventuali tipi diversi), stazioni di sorveglianza orbitanti e basi a terra; guardavo il grafico, ma non riuscivo a capire bene quello che mi indicava: sulle ordinate venivano mostrati i transiti (si vedeva una linea dritta che seguiva il riferimento scalato) e sulle ascisse si sarebbero dovuti vedere i rilevamenti, che avrebbero modificato la linea dei transiti, portandola progressivamente verso l'altro, al crescere dei rilevamenti stessi; toccai il pannello per modificare la visualizzazione: ora avevo due colonne separate, di cui la prima a sinistra indicava i transiti (aumentando in altezza e con un numero in corrispondenza della cima: erano migliaia ed in rapida crescita) e a destra ci sarebbe dovuta essere un'altra colonna che indicava i rilevamenti, con lo stesso principio di quella sulla sinistra; la colonna era invisibile e il numero indicava 3: --sono pochini...--, dissi scetticamente e con un senso di disagio; Lortan, girò la testa verso di me, fece un mezzo sorriso ironico e mi spiegò: --e, pensa, sono quelli scoperti sul pianeta; l'astronave, il satellite e la base occulta--. Rimanemmo tutti e quattro in silenzio, in attesa che cominciassero ad apparire dei rilevamenti, ma i minuti passarono e dopo oltre mezzora la colonna di destra seguitava caparbiamente ad indicare solo “3”. Cominciavo a pensare che il nostro piano avesse delle falle: --capisco che non ha senso la mia domanda, ma siamo proprio sicuri che l'impronta energetica sia giusta e che i sensori siano stati tarati bene?--; chi in un modo, chi in un altro, mi fecero capire che non sapevano rispondermi. La risposta arrivò dalle mie spalle: --non troverete nessun'altra astronave, satellite spia o base occulta, perché non ce ne sono e non ne sarebbero servite--, era Andrea, che accompagnata da Eva, ci aveva raggiunto; ci eravamo girati tutti contemporaneamente e fu Gloria a dare voce ai pensieri di tutti: --perché?--; --semplice...--, iniziò Andrea, –...se il piano fosse andato come previsto, non sarebbe servito altro per portarlo a termine, che creare degli esecutori che si sarebbero autogestiti, sembrando essi stessi i mandanti primari, io e i miei compagni, che poi avrebbero costretto altri, con mezzi soverchianti, a fare il lavoro sporco; questi, il Consorzio, erano gli unici che era necessario tenere sotto controllo; considerate una cosa: per le informazioni che avevano i dino-adiani, sarebbe stato tutto sufficiente a spazzarci tutti via dalla galassia, altrimenti, se qualcuno fosse stato in grado di difendersi, loro non avrebbero potuto fare altro; rischiare enormi perdite, piazzando una grande flotta in questa galassia, sarebbe stato veramente da sprovveduti; il piano è fallito, ma ora hanno tutto il tempo di prepararne un altro con le nuove informazioni acquisite--. In effetti, i dati della nostra ricerca si spiegavano solo in questa maniera, ma Abel sembrò aver trovato un punto debole nella strategia adiana: --ma noi sappiamo da dove vengono e quindi dove possiamo andare a stanarli--; sia io che Eva pensammo la stessa cosa, ma fu lei a dirla per prima: --non ne siamo sicuri; considerate una cosa: hanno elaborato un piano dentro ad un piano, dentro un altro piano e così candidamente ci vengono a raccontare da quale galassia stano facendo ritorno? Ne dubito seriamente; nulla ci impedisce di verificare, ma senza scoprirci, perché se prima di trattava di scovare un ago in un pagliaio, ora dovremmo trovare uno specifico ago in cento miliardi di mucchi di aghi grossi come pagliai, quante sono le galassie e ci potrebbero attaccare da una qualunque di esse--. Abel non era contento di essere stato smentito così pesantemente e certo non perché era stato leso il suo onore, ma perché la perfetta analisi di Eva ci metteva in una condizione molto difficile e cioè quasi del tutto passiva, ma Eva non aveva finito: --a meno che non li costringiamo a scoprirsi e a tornare in questa galassia; questa volta sapremo che stanno arrivando e vedremo anche da dove--; mancava un piccolo dettaglio: --li costringiamo come?--, chiesi io; --dandogli l'unica cosa che li farebbe sentire al sicuro...--, rispose Eva, invitandoci ad avvicinarci a lei: il piano era semplice e come tutti i piani semplici aveva infinite possibilità, una per ogni singolo dettaglio, di andare clamorosamente storto, ma era forse la nostra unica possibilità di chiudere definitivamente quella pagina di storia.
Ci mettemmo in comunicazione anche con Bimba e Stuart, che ci confermarono di non aver avuto rilevamenti; le nostre conclusioni sembrarono perfettamente coerenti anche a loro; tanto per non correre rischi proseguimmo con il nostro piano di ricerca, ma riducendolo ad un decimo e dividendo la ricerca tra le astronavi, dove una scandagliava i sistemi abitati che era più sensato tenere sotto controllo (per posizione, importanza e potenza militare) e l'altra gli spazi interstellari più adatti a nascondersi; dopo alcune ore la GII e i suoi occupanti fecero rientro con un nulla di fatto. Nel frattempo anche Christine e Joshi ci avevano raggiunto, insieme a Benjamin; era più che evidente che Christine fosse stata informata degli avvenimenti, ma era una ragazza forte e teneva duro.
Eravamo tutti sul ponte di comando della Guardiano I, quando ritornammo in orbita a Larissa e ci fu un trasferimento in massa sulla GII, per poter scendere sul pianeta; era un pochino affollato (io, Eva, Bimba, Gloria, Lortan, Abel, Benjamin, Christine, Joshi), ma il viaggio durò pochi secondi e alla fine potemmo scendere a prendere un po' di sole e aria fresca. Eravamo dalla parte opposta del pianeta, rispetto alla capitale devastata e alla distruzione; chiaramente era una città molto più piccola e avevo l'impressione che tutte le tragedie occorse alla capitale non avessero toccato che marginalmente questa zona, molto lontana e relativamente poco importante, se non turisticamente; malauguratamente era questione di poco, affinché cominciasse a vedersi la nuvola di polvere sollevata dai margini dell'esplosione (più all'interno buona parte della materia sollevata era stata fusa e completamente disintegrata dal calore dell'esplosione); non potevamo fare niente per impedire un piccolo inverno nucleare, perché quella polvere aveva una carica elettrica troppo piccola per poterla manipolare come avevamo fatto su Marte, con una polvere ben più reattiva e quindi non era possibile separarla dall'atmosfera. Avevamo deciso di lasciare Andrea sulla GI, insieme alla squadra di attacco, tanto per non creare tensioni e situazioni potenzialmente pericolose; il nostro gruppo era oramai famosissimo e la comparsa di un nuovo componente avrebbe destato sospetti, creando la necessità di mentire sulla sua provenienza e la squadra di attacco era decisamente fuori contesto, senza contare che tutti loro avevano bisogno di calma e riposo; il tenente in comando della squadra tattica aveva ricevuto alcuni codici di comando e controllo della GI e uno dei sistemi di comunicazione diretta, tramite il quale poteva contattarci in qualsiasi momento; inoltre poteva fare conto sul sostegno della Intelligenza Interattiva, che pur limitata poteva gestire perfettamente tutte le funzioni della nave.
Eravamo in un punto rialzato di quella parte di costa ed era un vero paradiso; per un attimo, tutto quello che era successo in quei giorni e in quelle settimane sembrò essere irreale, appartenente ad un brutto incubo notturno... ma solo per un attimo. Eva mi stava tirando per un braccio e quando tornai alla realtà tutto il gruppo si stava dirigendo verso un insieme di case in stile mediterraneo (basse, bianche e disomogenee nella forma e nella disposizione); dietro di queste proseguendo verso il basso, tutto il grande paese o la piccola città (la cosa era difficile da definire), era fatto nello stesso modo e scivolava, tra il lieve ed il ripido, verso il mare; al porto erano attraccate alcune decine di imbarcazioni e nell'acqua si vedevano varie barche, sia da pesca che turistiche. Entrammo nella più grande delle case di quel gruppo, dove era appena entrata anche Christine, ancora leggermente incerta sulle sue nuove e anche bellissime gambe (immagino che l'idea di darle dei vestiti più femminili, compresa la corta gonnellina a pieghe, fosse stata di Bimba, che stava evidentemente sviluppando un certo gusto per la moda) e tutta l'illusione di pace e di serenità sparì: ero davanti ad un sistema di comunicazione e analisi dati avanzatissimo e su un grande schermo vedevo il viso del Primo Consigliere Radicek; Benjamin lo stava ragguagliando sugli sviluppi della nostra missione ed il disappunto era evidentissimo sul volto del suo superiore. Che dire, capivo che i tempi si stavano allungando e parecchio, e che le cose si stavano complicando ma, come dice il proverbio, “di necessità, virtù”; dato che solo noi sapevamo di aver scoperto che nella nostra galassia non erano presenti altri adiani (le nostre manovre era sconosciute agli adiani), avevamo il vantaggio tattico di poterci organizzare, rapidamente si, ma indisturbati. Il P.C.3 stava chiedendo dettagli del nostro mirabolante piano, ma Ben stava facendo resistenze, cercando di convincerlo a venirne a parlare di persona; ad un certo punto, dopo vari rimbalzi, Radicek tentò la carta dell'”ordine diretto” ad un suo sottoposto, ma (era già un po' che mi stavo innervosendo di tutta quella opposizione del P.C.) interruppi molto bruscamente la conversazione: --la faccia finita Radicek [sfruttai la tecnica di Stuart di tirare giù dai piedistalli le persone, non usando titoli di sorta], non possiamo sempre farne una questione di gerarchia; ne possiamo assolutamente rischiare fughe di notizie: anche solo dire che esiste un piano è un rischio enorme; si immagini la diffidenza degli adiani per qualsiasi cosa che si dovessero trovare ad affrontare, dopo aver anche solo sentito dire che esiste un piano...; la mando a prendere dal sottotenente Joshi Watanabe con la Guardiano II entro cinque minuti; si faccia trovare pronto--. Vidi Ben fare cenno all'operatore di interrompere la comunicazione ed infatti l'immagine del volto del PC, arrossato e furioso, scomparve all'istante. Joshi salutò tutti, partì quasi di corsa e dopo un minuto si sentì il “pop” dell'aria che si richiudeva dove era sparita la GII; cinque minuti dopo riapparve esattamente dove aveva parcheggiato prima; il portello si aprì ed un furioso Radicek schizzò fuori, per piombare nella sala comunicazioni; come prima cosa additò Benjamin: --con lei, Comandante Harris, [il minore dei titoli di Ben; anche Radichek conosceva quella tecnica di “riduzione”], farò i conti dopo...--; Radichek stava sventolando il suo dito indice sotto il naso di Benjamin Harris, che lo seguiva con gli occhi; ebbi la netta impressione che pensasse di afferrarglielo e spezzarlo, ma il p.c. si salvò, provvisoriamente, girandosi verso di me, per proseguire: --in quanto a lei, come si permette di darmi ordini e usare quel tono; siete ospiti e nessuno vi ha passato le consegne del comando e...--, stava alzando sempre di più la voce e sempre di più si stava avvicinando a me; forse pensava che il mio silenzio fosse indice di un timore reverenziale da parte mia: un perfetto esempio di sottovalutazione e minimizzazione della realtà; già quando aveva iniziato a rivolgersi a me, avevo alzato un sopracciglio, sintomo che la mia pazienza era già al limite, ma la mano di Gloria (che mi conosceva perfettamente) sulla mia spalla, mi trattenne per il momento; mi limitai a dare uno schiaffo alla sua mano, allontanandola dalla mia faccia e a fare mezzo passo verso di lui (più non avrei potuto, altrimenti gli sarei salito sui piedi): --primo, ricordati [un colpo di tosse, sempre da parte di Gloria, mi sollecitò a non esagerare, mentre, comunque, un gelido silenzio si diffondeva nella sala] con chi stai parlando; non sono un tuo sottoposto, ne puoi pensare di parlare con me in questo modo; due, io non sto' dando ordini, ma mi aspetto, no anzi, esigo, che se qualcuno vede una migliore maniera tattica di agire, non venga azzittito solo perché è un sottoposto; tre, in quanto al fatto di essere ospiti, siamo vivi solo per fortuna e non certo grazie alla vostra gentilezza, senza contare che abbiamo rischiato la catastrofe assoluta perché non siete stati in grado di vedere, in 17 anni, di essere sotto sorveglianza, con tutti i rischi che questo poteva comportare e perdendo il vantaggio tattico di anticipare le mosse degli adiani; quarto, offro a chiunque lo voglia, diretto e immediato arruolamento nella flotta che andremo a costituire. Avevamo ritenuto di informarvi del piano per sconfiggere gli adiani, solo perché, essendo alleati, possiamo agire insieme, ma che non vi venga il dubbio che non si possa organizzare autonomamente lo stesso identico piano, perché ci siete indispensabili; utili, sicuramente, indispensabili, no davvero, perché se se ne creasse la necessità, potremmo costruire parecchie navi come la Guardiano II in pochi giorni; quindi, se siete disposti a comportarvi di conseguenza, bene, altrimenti sarà sufficiente che ce lo diciate e noi ce ne andremo immediatamente, lasciandovi agire come meglio credete; vorrei farle notare [parlando avevo sfogato la rabbia e stavo riprendendo le fila della diplomazia] che i vostri mezzi non sono neanche lontanamente adeguati a combattere gli adiani e che non vi è stato mai chiesto niente in cambio per l'aiuto che vi abbiamo fornito e che, se lo vorrete, forniremo in futuro; vogliamo aiutarvi, ma la scelta è solo vostra--. Ero piantato davanti a lui, immobile, fissandolo duramente negli occhi; vidi perfettamente che la sua espressione scemava da “incazzata”, a “offesa”, a “sostenuta”, a “come ne vengo fuori... questo non molla”, a “ok, forse ho esagerato, ma è stata una brutta giornata...”; seguitai a non fare una singola mossa e aspettavo che fosse lui a dimostrare di aver capito che aria tirava; non chiese scusa, figuriamoci, ma comunque cedette su tutta la linea: --va bene, va bene, quante storie! Quale sarebbe questo piano?--
il piano? Semplicissimo: dovevamo far credere agli adiani che il Consorzio era riuscito a distruggere i vampiri, che però avevano resistito tenacemente, cancellando dall'universo buona parte degli esseri umani, o come minimo, i pianeti più potenti e pericolosi; ciò che rimaneva della razza umana potevano benissimo “terminarli” da soli e di persona; questo era il punto cruciale: quando si fossero presentati ci avrebbero trovati pronti a sistemare i conti e soprattutto avremmo potuto capire da dove arrivavano per andare a chiudere definitivamente la faccenda... in un modo o in un altro. Come ottenere una cosa del genere era un altro paio di maniche. Si ponevano varie alternative, ologrammi planetari che simulassero devastazioni immense sui pianeti bersaglio, evacuazione degli stessi pianeti, per simulare un qualche genere di sterminio, la distruzione di alcune lune e/o asteroidi orbitanti intorno ai soliti pianeti, per creare nuvole di detriti; con poche altre idee la lista era comunque tutta rivolta a simulare immani devastazioni in tutta la galassia, ma tutte queste idee erano estremamente complesse da realizzare e, invariabilmente, avrebbero richiesto tempi di esecuzione molto lunghi e solo tenendo conto dei tempi tecnici, perché ognuno di questi piani richiedeva necessariamente la collaborazione dei governi dei pianeti in questione; questo comportava informarli e convincerli; il problema era proprio qua: tutta l'attività adiana e del Consorzio si era svolta con la massima segretezza, riuscendo perfettamente a rimanere nascosta, nonostante la vastità delle operazioni e sarebbe stato estremamente difficile convincere che ciò che nessuno sapeva o aveva visto era vero e della necessaria urgenza dell'attuare il nostro piano. Potevamo solo metterli davanti al fatto compiuto e sperare che non facessero niente di compromettente. Gli adiani, inoltre, si aspettavano dei risultati nel giro di pochi giorni, era quindi lecito aspettarsi che facessero un controllo entro quel genere di scadenza.
Radichek aveva ascoltato in silenzio tutta questa storia; non sembrava convinto e non sapevo dargli torto, perché al momento il piano rimaneva lettera morta, ma era sempre l'unica maniera che avevamo per poter tenere il gioco in mano; questa volta neanche Bimba aveva finora trovato una soluzione, Eva stava a braccia conserte e batteva un piede nervosamente, Gloria era seduta con le gambe accavallate e tenendo per mano Lortan ed entrambi avevano la tipica espressione vacua di chi ha il cervello fuso dal troppo pensare; anche Stuart, che giocherellava con un computer della sala, non aveva idee; stavo facendo passare lo sguardo su tutti loro e alla fine arrivai a Christine, che era seduta su di un tavolo e dondolava le sue nuove gambe come una bambina con tutta l'energia del mondo, ma momentaneamente a riposo; aveva le sopracciglia leggermente aggrottate e questo mi fece soffermare su di lei; infatti la sua espressione cambiò, divenendo possibilista, sul genere “chissà se...” ed iniziò a dire: --vediamo se ho capito..., dovremmo far credere agli adiani che hanno avuto successo..., ma cosa si aspettano di vedere e trovare che possa far loro pensare che tutto è andato come speravano?--, stava guardando la sua nuova amica Bimba e giustamente, la quale ci pensò su e poi: --dovremmo essere tutti morti e i nostri pianeti distrutti--; Christine non era soddisfatta: --ok, perfetto, ma se tanto mi da tanto, con la loro prudenza, che va molto oltre la paranoia, cercheranno di rendersi conto dei fatti già da lontano e che cosa dovrebbero registrare i loro strumenti, che significhi che siamo tutti morti e che i nostri pianeti siano stati distrutti, che poi li convinca ad avvicinarsi fino a dentro la nostra galassia?--, Chris aveva un'idea precisa ma voleva che ci arrivasse, quindi confermandola, anche Bimba, che spalancò gli occhi, illuminandosi: --ma certo, ho capito cosa vuoi dire: energia, tantissima energia; soprattutto lo spettro energetico residuo che la materia rende dopo essere stata colpita dalle armi sia vostre che nostre; quindi le emissioni energetiche dirette delle armi, il residuo e poi il silenzio!--; Radichek aveva una giusta obiezione: --ma significa sempre coinvolgere i pianeti in questione, con i soliti problemi--. Ma Chris aveva la soluzione anche per questo: --i sistemi solari abitati sono un miliardesimo o anche meno di tutti quelli presenti nella galassia ed in qualunque direzione, rispetto ai sistemi abitati di questi 20 o 30 pianeti a rischio ci sono milioni di sistemi stellari del tutto morti, che possiamo usare per simulare una enorme battaglia e le sue tremende conseguenze e poi... il silenzio; gli adiani “sapranno” che tutto è finito e si andranno ad infilare, felici e contenti, nella trappola--. Eravamo tutti stupefatti, la soluzione di Chris era decisamente fattibile, realistica e soprattutto potevamo metterla in opera nel giro di pochissime ore. Stuart, era alla destra di Chris, era il più sorpreso; era abituato a sentire quei piani da Bimba o al limite da Eva; ora invece una ragazza umana, cresciuta nella certezza della propria rovina (e di quella di tutta la sua gente), appena venuta fuori da un impianto nano-costruito e dallo choc di una distruzione a livello planetario, se ne usciva fuori con la soluzione definitiva per battere gli adiani: --grande Chris, veramente grande!-- e le mise davanti agli occhi la sua mano aperta, che Chris, sorridendo soddisfatta, batté con la sua. Ora si trattava di dare una struttura al piano e cioè creare una giusta simulazione degli attacchi e contro-attacchi. Ci dividemmo in due squadre, che rappresentavano Consorzio e vampiri, ci separammo, prendendo posizione a due postazioni distinte, che avremmo usato come centro comando per le azioni militari dei nostri gruppi.
Bimba programmò rapidamente le due postazioni basandosi sui dati che aveva precedentemente preparato per l'operazione “Search and Destroy”, le collegò e dispose le due flotte utilizzando esclusivamente ciò che era noto agli adiani e quindi le navi costruite dal Consorzio, da una parte, e la Guardiano I e poche altre navi vampire, dall'altra. Il primo attacco fu quello della flotta del consorzio contro Marte, che andò distrutto per il 78% e con esso tutti i suoi abitanti; sopravvisse la GI che distrusse l'86% della flotta, per poi cominciare a dirigersi verso altri pianeti umani, compreso Larissa; la GI e le altre componenti della flotta vampira erano più veloci della rimanenza della flotta umana e quindi riuscivano regolarmente a raggiungere i pianeti del Consorzio e poi tutti gli altri, con un certo anticipo, ma la sua potenza di fuoco, seppure enorme, non le consentiva di ripartire prima di essere raggiunta e di dover ingaggiare violentissima battaglia, durante la quale andavano perse altre navi sia umane che vampire (più le prime che le altre); tutta la simulazione venne accompagnata da incitazioni, urla di sconfitta o di vittoria, e non si perse occasione di sbeffeggiare la squadra avversaria, con gesti, versi e cori; per i vampiri, non ne potevo dubitare, il capo scandalo era Stuart, per gli umani, insospettabilmente, Christine Harris, perfettamente spalleggiata da Joshi; come aveva detto Benjamin Harris, noi vampiri avevamo la capacità di godere della vita ogni volta che era possibile e anche nella drammaticità della situazione, a cui la simulazione faceva diretto riferimento, potevamo trovare l'occasione di giocare e, in fondo, vivere qualcosa di intenso con i nostri amici; l'unico ingessato era Radichek, ma credo solo per mancanza di familiarità con situazioni leggere e gioiose, ma lo potevo capire: tanti anni passati con la responsabilità della vita degli uomini, delle donne e dei bambini dei pianeti del Consorzio sulle proprie spalle, con tutte le tragedie e le catastrofi occorse, avevano pesato. Ben, invece, stava assorbendo da noi quella maniera più flessibile di affrontare la vita, mentre Christine e Joshi erano ormai corrotti fin nel profondo e se la godevano alla grande. La simulazione si concluse solo con la totale distruzione della flotta del Consorzio e la distruzione del 95% della razza umana. La GI fu l'ultima a soccombere; riuscì a raggiungere tutti i pianeti umani abitati, nessuno escluso, ma quando anche lei rimase inerte nello spazio a causa dei danni che le erano stati inflitti, il risultato fu che i vampiri erano completamente estinti. Questa era la conferma che il piano adiano era stato progettato in maniera assolutamente perfetta, calcolando precisamente le forze in campo e che solo l'esistenza di Bimba e Stuart avevano impedito che si realizzasse.
Non so da dove fossero saltati fuori quei fiori, ma Joshi e Chris, seguiti dagli altri della squadra umana (Ben, Radichek, che si era dimostrato grandissimo stratega), raggiunsero la squadra vampira per consegnare i fiori in segno di omaggio ai caduti; il tenore non era assolutamente serio, tanto che Stuart si fece trovare sdraiato a terra, con le braccia incrociate sul petto e gli occhi sbarrati; era riuscito a simulare anche il biancore tipico di un cadavere, occhi compresi; gli altri del gruppo vampiro erano in piedi attorno a lui, con aspetto luttuoso e triste. La cerimonia durò circa 2 minuti e poi tutto, come era iniziato, finì e i due gruppi si riunirono. Adesso dovevamo solo mettere le nostre astronavi in condizione di seguire il piano, questo richiese poche ore; infine dovemmo scegliere quali sistemi stellari sacrificare per simulare le distruzioni che gli adiani si aspettavano. Da quando Christine ci aveva indicato la soluzione erano passate 6 ore e solo due giorni da quando la GII aveva incontrato la flotta del Consorzio diretta su Marte per dare inizio alla sua distruzione. Eravamo esattamente nei tempi giusti.
Mentre Eva, Bimba e Christine elaboravano la mappa dei pianeti e dei sistemi solari condannati, Benjamin Harris e il P.C. riferirono ai consiglieri sopravvissuti, supportati da Abel, come rappresentante del Consiglio degli Anziani dei Vampiri; io, Stuart, Lortan e Joshi ci occupammo di andare a recuperare tutte le iper-S che erano state create, per caricarle sulla GI e raggiungere la flotta del consorzio, ancora a vari giorni di viaggio; una volta raggiunta avremmo dovuto installare tutte le nuove apparecchiature, grazie ai naniti e preparato il “teatrino”, come lo aveva definito Stuart, con la sua solita fantasia dissacrante; dotammo ogni astronave di comandi remoti, così che la simulazione potesse essere attuata direttamente dalla plancia della GII: ogni astronave eseguiva le manovre, gli attacchi (con la relativa emissione di energia) contro le navi nemiche o (se era una nave vampira) contro i pianeti; le navi “distrutte” scomparivano dalla scena effettuando un passaggio nello spazio-B, andando a sistemarsi nelle zone di attesa, disseminate in tutta la galassia, per poi disattivare ogni sistema energetico, diventando, a tutti gli effetti, completamente inerti ed invisibili; la GII avrebbe seguito, nascosta e a prudente distanza, tutta l'azione.
Stavamo giusto finendo di installare l'ultima iper-S, che venimmo contattati dal Eva: --siamo pronti, il piano è perfettamente a punto; dobbiamo solo trovarci in orbita a Marte 2 e cominciare--.4 Tempismo perfetto. Effettuammo il passaggio; lo spettacolo dell'arrivo di tutte le oltre 6.000 navi della flotta del Consorzio, grazie ad un passaggio creato per consentire loro di attraversare pur non essendo dotate di iper-S fu una cosa degna di essere vista; dalla GII eravamo in una posizione tale che il sole illuminava ognuna delle astronavi in arrivo: una di esse arrivava e un nuovo punto di luce nasceva sullo sfondo dello spazio, nero come velluto.
Appena l'ultima delle astronavi del consorzio completò il passaggio, cominciarono a sparare contro “Marte”; provate ad immaginare una sfera a raggi di luce che si proietta da una distanza di alcune migliaia di chilometri (la posizione geostazionaria) verso il suo centro e che arriva contemporaneamente a colpire la superficie; il pianeta, sottoposto ad una simile potenza di fuoco, cominciò a fondere; già questo avrebbe provocato la morte di ogni singolo essere vivente, ma per completare l'opera, il fuoco delle astronavi cominciò a concentrarsi in varie zone (predeterminate per la loro relativa sottigliezza), e questo cominciò a spaccare la crosta planetaria, tramite lunghi canion; infine, quello che era stato un pianeta abitato e che ora era solo una palla incandescente di lava, esplose in una infinità di pezzi più o meno grandi. Le terrificanti armi ad anti-materia non vennero usate, perché erano destinate solo a punire e sottomettere un pianeta, ma essendo armi orbita-terra, non avrebbero mai potuto far esplodere un pianeta, come invece le armi ad energia poteva fare, perforando la crosta planetaria e facendo accumulare energia all'interno del pianeta in questione fino a renderlo una vera e propria bomba planetaria. Iniziò la contro-offensiva vampirica e la piccola flotta scampata alla distruzione di Marte cominciò a fare fuori le navi umane; lo scontro durò circa 5 minuti, cioè fino a quando la flotta vampira, in inferiorità numerica e sottoposta a pesanti perdite, decise di effettuare una ritirata strategica; era iniziato il lungo inseguimento che avrebbe portato distruzione in lungo ed in largo per tutta la galassia. Tutta l'operazione andò avanti per parecchi giorni, durante i quali i sensori di tutte le astronavi, adeguatamente potenziati, scandagliarono lo spazio in ogni direzione, cercando di captare segnali adiani, ma per il momento, tutto taceva; tra le altre cose c'era da considerare che la battaglia in corso generava moltissimo rumore elettromagnetico, che disturbava, e probabilmente mascherava, le eventuali deboli emissioni energetiche adiane.
Tutto questo sfacelo non passò certo inosservato da parte degli altri pianeti della galassia che vedevano nelle loro immediate vicinanze andare in pezzi interi sistemi solari. In più di una occasione si sfiorò una azione armata da parte delle flotte militari di questi, decisamente preoccupati e decisi a difendersi da questi pazzi che stavano facendo tanto “baccano”. Ci eravamo premuniti con tutta una serie di documentazioni che illustravano tutti i retroscena di quella situazione, proprio nell'evenienza di quel genere di problemi, ma in certi casi per poter mostrare i suddetti documenti dovemmo immobilizzare e obbligare a più miti consigli le flotte che si presentavano a controllare. Fu compito della GII tenere a bada tutta questa spinosa faccenda, grazie alle sue enormi capacità, ma questo significava, purtroppo ed inevitabilmente, rendere note e quindi diffondere alcune delle sue tecnologie; ciò creava il rischio che gli adiani, se mai fossero invece ancora presenti nelle basi occulte, venissero a sapere quello che invece non dovevano assolutamente neanche sospettare. Questo richiese un faticosissimo lavoro diplomatico, volto a convincere i governi di questi pianeti a mantenere il più assoluto riserbo su queste informazioni; era chiaro a loro come a noi, una volta convinti del reale rischio adiano, che il piano che era in atto doveva svolgersi senza che trapelassero segreti di sorta, ma fu anche perfettamente chiaro loro che potevano guadagnarci qualcosa e l'unica maniera che ci si prospettò era la promessa di cedere alcune delle tecnologie che li avevano resi inermi e quindi vulnerabili; la fatica fu quella di contrattare il livello di queste cessioni; la nostra preoccupazione era quella di non dare a qualcuno mezzi superiori (relativamente parlando) ai propri vicini/avversari/concorrenti commerciali, cambiando gli equilibri dei vari settori stellari. In questo si rivelò di immenso aiuto proprio il P.C. che ci seppe riferire con estrema precisione di tutte le dinamiche politiche e commerciali dei vari settori. Mentimmo, barammo e, in qualche circostanza, urlammo, arrivando a minacciare pesanti ritorsioni militari. Ripeto, fu faticoso, ma nessuno ricevette niente di più di quello che già aveva (sempre in proporzione e relativamente a quello che aveva prima), ma tutti, ignari delle trattative che avevamo, o avremmo svolto con gli atri, furono convinti di avere ottenuto perfino la nostra anima; quando avessero scoperto la realtà, sarebbe stato troppo tardi e la nostra operazione sarebbe stata, nel bene o nel male, conclusa. Il risvolto secondario fu di rendere tutta la galassia più difesa nei confronti degli attacchi adiani, se mai qualche cosa fosse andato storto. I diritti commerciali della fabbricazione delle tecnologie delle super-S (non è un errore: nessuno ebbe, ne in quel momento ne poi una iper-S, ne ebbe modo di conoscere le tecnologie di fabbricazione, ivi compresa la realizzazione e programmazione delle varie tipologie di naniti) andarono al 75% alla gente del Consorzio (il 5% di questi a Benjamin Harris, per il suo progetto di esplorazione e pacificazione universale) e per il 25% ai vampiri, di cui il 5% direttamente nelle tasche della mia famiglia; avevo una mezza idea di partecipare all'impresa di Ben e comunque avevo promesso l'arruolamento, a chi lo avesse voluto, in una flotta tutta da realizzare, che avrebbe richiesto molto denaro.
La Grande Guerra Galattica, spesso chiamata la Burla delle 3G, durò circa 4 settimane, provocò una decina di feriti (gli incidenti capitano...) e la distruzione di 75 sistemi solari (tanti quanti quelli realmente abitati da esseri umani e vampiri); alla fine avevamo deciso di coinvolgere tutte le nazioni esistenti e non solo quelle previste. Se fosse stata del tutto reale, sarebbe stata la più veloce e distruttiva guerra mai combattuta nell'intera galassia; anche le più devastanti guerre umane, avvenute sulla Terra, durante l'intera storia della civiltà, erano durate, nei migliori dei casi, anni. Era incredibile pensare che l'aumento di scala del “campo di battaglia” non avesse proporzionalmente fatto aumentare i tempi; anzi in realtà, le tecnologie di trasporto e gli armamenti ad emissione di particelle o ad energia, avevano drasticamente ridotto i tempi, rendendo possibile attacchi e contrattacchi fulminei; inoltre, il fatto che le nazioni risiedessero su singoli ed interi pianeti separati, o al limite su vari pianeti, rendeva strategicamente valida la distruzione totale del nemico, mentre, quando la razza umana risiedeva su di un unico pianeta, annientare completamente il nemico e riuscire a sopravvivere nell'immediato, significava ritrovarsi a vivere su di un pianeta devastato, quasi morto, rendendo la propria sopravvivenza nel lungo periodo decisamente improbabile. Ma era stato tutta una finta, per fortuna.
L'ultima battaglia simulata era appena conclusa e come da accordi presi anche gli ultimi pianeti abitati coinvolti interruppero ogni singola attività energetica; neanche una lampadina era accesa per illuminare l'eventuale notte; era un sacrificio necessario, pochissime furono le proteste e nessuno trasgredì. Per poter essere il più reattivi possibile, eravamo nuovamente rientrati, con la GII, nella Guardiano I (che simulava una perfetta immobilità) e ci eravamo riuniti nella sala mensa che solo poco tempo prima era stata la sala mensa dove io ed Eva avevamo condiviso i primi pasti come coppia. Ora le coppie erano diventate 4, più tre uomini, Abel, Benjamin e Radichek; l'unico ad avere una compagna, ovviamente non presente, era Abel. Avevo scoperto che anche la moglie e una figlia del Primo Consigliere erano morti a causa delle ingiustificate uccisioni degli adiani e l'unico figlio rimasto era appunto l'ufficiale alla sicurezza che avevo incontrato al servizio di Ben sulla Potenza (!). Un'altra cosa che avevo scoperto, fu che tutti quelli che poterono, fecero arruolare i propri figli nella flotta del Consorzio, perché almeno fino a quando non si fossero scontrati con noi, sarebbero stati più al sicuro che in giro sui vari pianeti abitati dalla gente del Consorzio; infatti, a puro titolo dimostrativo, già in altri pianeti erano state usate delle armi materia-antimateria, generalmente più piccole di quella usata su Larissa, ma comunque devastanti. Alla fine si era rivelata una scelta azzeccata e fortunata; si sa, nella vita può essere più utile ed importate essere fortunati che ricchi, perché sebbene la ricchezza sia senz'altro utile, se ti esplode una bomba da 50 megaton sopra la testa, la tua villa con giardino e piscina non ti salverà la vita, come essere in una casa di modesta costituzione dall'altra parte del mondo. Essere ricco dall'altra parte del mondo non cambierà il fatto che tu come il povero siete nella merda in un pianeta condannato e che solo riuscire a vedere un altro giorno ti può dare la speranza che la situazione cambi definitivamente.
1 Tra le cose, che nel diffondersi nella galassia, la razza umana aveva mantenuto, c'erano nomi e tradizioni del preciso posto di provenienza; nel 99% dei casi, le persone che emigravano, raggiungevano le colonie formate dalla propria nazione; al contrario la datazione, la lingua, la moneta e almeno la legislazione di base, si decise ci renderle comuni, per facilitare i flussi commerciali e umani.
2 Oltre all'assurdo nome con cui si distinguevano come razza, si facevano chiamare anche Wa'r'q, Dominatori (Wa) dei (“r”) minori o inferiori (q). Proprio delle care persone...
3 N.d.A: Primo Consigliere, per semplicità.
4 Con Marte 2 Eva intendeva il pianeta da cui la simulazione sarebbe partita, come se fosse stato Marte.

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