A
questo punto non potevano più esserci dubbi; la razza umana era
destinata a diventare schiava di Rudy, precipitando in un era in
cui la Terra sarebbe diventata letteralmente l'Inferno e più
prima che poi andare completamente annientata, estinta. Per quanto
riguardava me e tutta la regione sotto di me, avrei scommesso
che saremmo stati inceneriti nel giro di pochi secondi. La cosa
buffa, se in quella situazione ci poteva essere qualcosa di buffo,
era che non mi preoccupava morire (era preferibile morire piuttosto
che vedere la razza umana schiava di quell'abominio), ma essere
così distante da Chris; se proprio dovevamo morire, avrei voluto che
avvenisse con lei fra le mie braccia, ma Rudy stava volando
lentamente verso di me e la navetta e quel mio desiderio non si
sarebbe mai realizzato. Si fermò davanti a me, a meno di due metri,
mi fissò dritto negli occhi con quelle due sfere radioattive
che erano i suoi occhi, per poi iniziare un lentissimo
avvicinamento, per arrivare a fermarsi nuovamente a meno di 10
centimetri: che avesse deciso di staccarmi la testa con un morso?
Potei osservare il suo muso demoniaco come mai avevo avuto occasione
di fare prima e rividi il film degli avvenimenti che mi avevano
portato in quella posizione, compresa la morte di Simona e ogni
timore svanì dalla mia mente; anzi cominciai a provare nuovamente
quell'odio devastante che avevo provato quel giorno (era solo ieri,
ma sembrava molto più tempo) e con quello che si sarebbe potuto
definire un gesto suicida, afferrai quel maledetto corno; venni
percorso da una sferzata energetica immensa, tutto il mio corpo
sembrò bruciare, esplodere dall'interno, ma non era un vero dolore,
ma più un calore che ristorava, corroborava; era come quando dopo
essere stati al freddo per tante ore e finalmente si poteva esporre
il proprio corpo al calore di fuoco acceso in un caminetto, ci si
sentiva sciogliere tutta la rigidità che il corpo aveva acquisito.
Mi sentivo... forte, potente e il mio istinto mi disse che non era
solo un'illusione; tirai Rudy verso di me, perché sentivo che stava
cercando di allontanarsi, per pura reazione; incredibilmente lui non
riuscì ad apporsi a me e non so chi dei due fosse il più sorpreso;
il punto era che la sua spocchia si stava trasformando in dubbio, la
mia rassegnazione in decisione; quella specie di stallo dinamico
durava da alcuni secondi e più Rudy cercava di allontanarsi, più io
lo trattenevo, così decisi di passare ad un livello superiore;
strinsi il corno e applicai una torsione verso sinistra, in senso
antiorario; Rudy inizio a girare il collo, incapace di resistere e
mostrando di cominciare a provare una lieve forma di panico;
d'altronde quando sei abituato ad essere considerato una specie di
dio, non riesci a pensare che all'improvviso sei passato al secondo
livello della scala naturale e quindi non capisci bene quello che sta
succedendo; ma forse lo stavo capendo io: avevo afferrato quella che
era, come minimo, l'organo di emissione del suo potere, se non la sua
stessa fonte ed invece di venirne distrutto, stavo assorbendo una
quantità di energia tale che ora quello più forte ero io; se le
cose stavano realmente così forse potevo fare anche di più, così
tentai di ritorcere quell'energia contro Rudy stesso; immaginai,
desiderai, di emettere la mia volontà di ucciderlo e sentii il
calore uscire da me; vidi gli occhi di Rudy spalancarsi, il suo corpo
diventare viola ed iniziare a vibrare; ero sicuro che stesse molto,
molto male e speravo che stesse per morire, ma come era iniziata,
l'energia finì e la trazione che Rudy stava esercitando per
sfuggirmi, alla fine ottenne il risultato ed io persi la presa sul
corno. Rudy aveva l'aspetto di un animale estremamente malandato e
forse fu proprio a causa di quella sua condizione che gli sfuggì
qualcosa che mi lasciò molto perplesso: --maledetti Gesaz, ci sono
riusciti-- poi emise il suo raggio nero e sparì. Ero vivo, Chris era
viva e avevo la netta impressione di aver appena avuto l'aiuto che mi
serviva per battere definitivamente Rudy, aka Lucifero; ma ero
sfinito e alla fine svenni, proprio mentre il tenente Rossi appariva
nella mia visuale, felice, preoccupata e allibita.
Ero
in un mondo dagli strani colori, con piante blu, acqua (se era acqua)
rossa, animali che si muovevano in lontananza, sotto un cielo viola,
illuminato da una stella enorme colorata di un blu elettrico di
intensità spaventosa, dalla dimensione apparente di dieci lune.
All'improvviso un ombra velò tutta la luce di quello straordinario
sole, forse una supergigante azzurra, e seguendo lo spostamento
d'aria mi trovai a guardare il dio dei draghi: bianco candido, con
una corta ma foltissima peluria che lo ricopriva completamente e
almeno dieci volte più grande di Rudy; atterrò davanti a me,
senza muovere neanche una foglia (se ci fossero state foglie) e
solo un lieve spostamento d'aria accarezzò il mio viso; potevo ora
vedere il suo muso con dovizia di particolari e la prima cosa che
notai fu che invece di essere fatto come di osso rigido, con giusto
uno strato di pelle a ricoprirlo, così come sembrava Rudy, aveva una
pelle e dei muscoli che costituivano i suoi lineamenti, con tanto di
labbra e palpebre che si potevano muovere e creare così innumerevoli
espressioni; i suoi occhi erano completamente neri, salvo che per una
piccola area centrale di colore bianco, dotati di qualcosa di molto
simile ad un cristallino, che poteva così modulare la luce in
entrata. Mi sorrise, stringendo i suoi occhi e mostrando i suoi
denti, con delle notevoli zanne nella tipica posizione dei canini:
--questo è il nostro mondo di origine, Paolo. Non sei quei
fisicamente, ma stai vedendo le immagini che io stesso ti sto
inviando; è la prima volta, in decine di milioni di anni, che
qualche essere senziente riesce a comunicare con noi ed è tutto
merito tuo; intendo dire che è la tua mente a riuscire a mettersi in
comunicazione con me, altrimenti io non potrei; io non posso neanche
venire nel tuo mondo, come tu non potresti venire nel mio, perché le
leggi fisiche che li regolano sono diverse e non consentono la nostra
vita che nei rispettivi universi-- subito mi venne in mente una ovvia
obiezione, ma il drago bianco la anticipò leggendo nella mia mente
–Rudy, come lo chiamate voi, è il risultato di un incidente che lo
ha reso compatibile alle condizioni del tuo universo, incidente
avvenuto proprio nel tentativo di creare un passaggio dal nostro al
vostro universo; mentre tentava di attraversare il passaggio, il
flusso di energia che teneva aperto il cunicolo trans-universale, ha
fluttuato facendo collassare il cunicolo per alcuni infinitesimi
istanti; Zertwat, è questo il suo nome tra di noi, è stato
investito dalla convergenza dei due sistemi di leggi fisiche,
sopravvivendo, ma avendo la sua struttura atomica modificata; siamo
poi riusciti a riaprire il cunicolo ma gli fu possibile completare il
passaggio solo verso il vostro universo, perché, pur di poco, la sua
struttura atomica era maggiormente compatibile proprio con le leggi
fisiche del vostro universo--. Smise di parlare, lasciandomi
metabolizzare quelle informazioni, ma ci impiegai poco a digerirle,
si trattava di dati nudi e crudi e c'era poco da capire; avevo alcune
domande per il drago bianco: --come devo rivolgermi a te?--; ci
rimuginò sopra un pochino e poi: --il mio nome è Wyklot e tra la
mia gente sono il rappresentante diplomatico per i primi contatti con
altre culture; il vostro è il primo altro universo con cui entriamo
in contatto...-- abbassò gli occhi, sembrando provare imbarazzo ed
infatti –...ed è andato tutto storto fin dal primo momento--; era
proprio l'aggancio che mi serviva per la mia seconda domanda:
--quando è avvenuto l'incidente di Zertwat?--; asciuttamente la
risposta di Wyklot fu: --66 milioni di anni fa; giusto il tempo di
imbattersi nel vostro pianeta ed entrare in contrasto con la razza
dominante, i dinosauri, ed in particolare con la casta regnante dei
grandi erbivori e dei loro guerrieri, i grandi carnivori teropodi,
quelli che voi chiamate T-Rex...-- ero a dire poco allibito a quelle
notizie –...voi non sapete tutto questo perché la distruzione che
Zertwat ha portato sul pianeta è stata assoluta, quasi distruggendo
il pianeta stesso; infatti la potenza di Zertwat era perfino maggiore
di quella che ha ora ed era riuscito ad aumentare la gravità della
Terra applicando il raggio gravitonico che usa per spostarsi nel
vostro sub-spazio al centro di gravità del pianeta, rendendolo più
denso e facendo così ridurre il raggio del pianeta; gli immensi
scompensi tettonici e il meteorite che sempre Zertwat a deviato sulla
Terra hanno dato il colpo di grazia e il tempo ha cancellato ogni
traccia della prima civiltà del vostro pianeta; aveva ottenuto il
risultato di non distruggere il pianeta ma di liberarlo da presenze
ingombranti e non dominabili e a quel punto pago della sua dimostrata
supremazia, ha preso possesso del pianeta, iniziando ad annoiarsi ben
presto, per poi andarsene ad esplorare la vostra galassia, senza però
trovare altre civiltà da devastare; ha visitato ogni singolo pianeta
abitabile, ma poi circa 5 milioni di anni fa ha deciso di far ritorno
sulla Terra, tanto per riposarsi un po', ma trovando dei nuovi
padroni, i Gesaz, gli Atlantidei; tentando di riappropriarsi del
pianeta, si è però reso subito conto che pur essendo una civiltà
più giovane, i Gesaz erano anche immensamente più progrediti del
popolo dei dinosauri, dato che questa volta l'evoluzione aveva
favorito l'intelligenza in animali dalle capacità evolutive
nettamente maggiori, in cui cioè il tasso di evoluzione era maggiore
di almeno 100 volte; quello che i dinosauri avevano impiegato decine
di milioni di anni a creare, i Gesaz lo hanno realizzato in poche
migliaia di anni (ma non conosco con assoluta precisione questo
dato), dalla scimmia al Homo Atlantideo Superior Superior1--;
wow, stava usando la definizione tassonomica che io stesso avevo
usato per definire gli estinti Atlantidei, immagino dandole una sorta
di sigillo di validità. Rimaneva l'ultima domanda: --cosa intendeva
Rudy quando ha detto che i Gesaz ci erano riusciti?--; il sorriso di
Wyklot mi disse che era la domanda giusta, quella fondamentale:
--sono riusciti, dopo aver intrappolato Rudy...-- mi fece
l'occhiolino –...a studiare il suo codice genetico, capendo cosa
rendeva possibile la sua capacità di generare vari tipi di
radiazione energetica, pur non riuscendo a distruggerlo; hanno
inserito questa possibilità nel codice genetico di scimmie dirette
discendenti di quelle che si erano evolute per dare origine a loro
stessi, imprimendo una spinta evolutiva che ha permesso la vostra
venuta in circa un milione di anni e alla fine la speranza era che
quella modifica genetica potesse essere utile a battere Zertwat; tu,
nelle giuste condizioni, hai espresso la possibilità di controllare
l'energia generata da Rudy, ritorcendogliela contro--. Avevo esaurito
le domande che mi ero preposto di fare inizialmente ma ora ne era
sorta una nuova nuova: --vuoi dire che potrei generare io stesso
l'energia come fa Rudy?--; Wyklot fece l'universale gesto di diniego
con la sua enorme testa: --no, perché nonostante il tuo codice
genetico sia stato modificato non hai dentro di te un nucleo di
materia del mio universo che ti consenta di generare l'energia come
fa Zertwat; ma di sicuro potresti, avendone a disposizione una certa
quantità, controllarne il flusso contro di lui; hai una sola
possibilità: rintracciare il laboratorio di ricerca dove gli
Atlantidei stavano cercando di creare il passaggio per il centro
della nostra stella, da dove avrebbero prelevato alcuni grammi di
materia iper-densa utile allo scopo; se ti domandi come posso sapere
tutto questo è semplice; lo abbiamo letto nella mente di Rudy
stesso; ma questi sono i fatti: durante la guerra contro gli
Atlantidei Rudy aveva scoperto le loro intenzioni e riuscì a
sorprenderli mettendo contro di loro il vostro stesso sole,
causandone una lieve anomalia che provocò un flare, un'esplosione
coronale come ce ne sono in continuazione, ma migliaia di volte più
forte, che non distrusse la Terra ma le cui radiazioni particolari
uccisero tutti gli Atlantidei; infatti sapendo bene di quali difese
disponessero, aveva fatto si che le radiazioni schermate dal sistema
globale di difesa generassero una cascata secondaria di radiazioni
letali per il codice genetico Atlantideo, ma non per le altre
creature terrestri; ma tutto questo avvenne solo dopo che Rudy stesso
era stato catturato, vanificando in parte il suo piano--; completai
il resoconto, con le ovvie deduzioni: --da quel momento le scimmie
nostre progenitrici, il cui dna era stato manipolato, iniziarono
l'evoluzione che ha portato a noi, che abbiamo scoperto Rudy, che si
è liberato e che ha portato alla nostra attuale situazione... ma
dove è situato il laboratorio degli Atlantidei in cui dovrebbe
essere nascosta la materia stellare che mi serve per battere Rudy?--;
il mio amico Wyklot era nuovamente imbarazzato: --non lo sappiamo,
perché neanche Zertwat lo sa; ma questo significa che non è sulla
Terra, perché ormai hai rintracciato tutte le città e i centri di
ricerca degli Atlantidei, che sono evidentemente stati in grado di
nascondere questa notizia a Rudy; la prudenza degli Atlantidei ha
complicato un po' la cosa, ma la battaglia che tu hai appena vinto ti
ha dato molto tempo per trovare ciò che ti serve, perché hai quasi
ucciso Rudy e tornare in forma gli richiederà anche degli anni... ma
ora devo interrompere la comunicazione, perché è molto faticosa per
me; trova la altro-materia e poi contattami; ti aiuterò a
padroneggiare il suo controllo; a presto--. La comunicazione era
stata interrotta e io aprii gli occhi sul mio mondo; questa volta ero
in una camera di ospedale e vicino a me era seduta Chris, che come si
avvide che mi ero svegliato, salto in piedi, ultra felice: --hei ma
allora il tuo cervello non si è bruciato come hanno detto i
dottori!--; mi abbracciò fortissimo, accarezzando il mio viso e
baciandomi; quando mi lasciò respirare, le raccontai il mio viaggio
virtuale nel mondo dei draghi e tutto quello che avevo saputo da
Wyklot, ma prima volli sapere una cosa: --quanto tempo sono stato
senza conoscenza?--; la risposta mi lasciò allibito, infatti erano
state quasi 12 ore, mentre per la mia percezione erano stati pochi
minuti di chiacchiere, più o meno. Nel giro di un'ora lasciai
l'ospedale e mi misi in contatto con Michael Ross, per raccontare
anche a lui di quella comunicazione con il rappresentante diplomatico
della razza dei draghi. Ora bisognava trovare la base extraterrestre
degli Atlantidei; non era una cosa di poco conto, perché se solo
facevo un mero paragone tra le nostre conoscenze scientifiche e le
loro, il risultato mi diceva che potevano benissimo essere stati in
grado di andare a nascondere il loro laboratorio dall'altra parte
dell'universo e le nostre astronavi ci potevano portare, in tempi
ragionevoli, in tutto il Sistema Solare ma non oltre; ad essere
precisi era in fase di progetto avanzato la realizzazione di un
modulo di propulsione interstellare, che sarebbe stato impiegato per
raggiungere ed esplorare alcuni dei sistemi stellari più vicini,
come quello di Proxima Centauri, a circa 4 anni luce da noi; il
sistema di propulsione era un upgrade del sistema già in uso per la
navigazione interplanetaria, più grande e molto più potente, che
aumentava di un fattore cento la velocità di navigazione, ma che in
ogni caso non avrebbe certamente permesso di raggiungere il sistema
di Proxima nel giro di pochi mesi; infatti alla massima velocità
lineare prevedibilmente raggiungibile (cioè senza dover aggirare i
campi gravitazionali dei vari pianeti del sistema solare
eventualmente incontrati durante il viaggio), si era calcolato di
ottenere circa 1/100 della velocità della luce (3.000 chilometri al
secondo), decisamente elevata, ma che per coprire la distanza con
l'obiettivo avrebbe comunque richiesto circa 400 anni di viaggio e
tutto questo senza considerare i tempi di accelerazione e
decelerazione2
ed eventuali deviazioni; tutto questo ragionamento riferito ai 4 anni
luce di distanza da Proxima; ma l'Universo ha una raggio di miliardi
di anni luce...
Wow,
il mio Paolo era decisamente speciale; bé, lo avevo sempre saputo,
ma ne ero innamorata e questo era sicuramente un giudizio poco
obiettivo; ora mi rendevo conto che la sua “specialità” era
genetica, dato che, a quanto se ne sapeva, nessun altro era stato in
grado di sentire i pensieri di quel mostro di Rudy e quindi la
manipolazione genetica che gli Atlantidei avevano fatto si era
persa salvo che in Paolo; senza poi contare il potere di controllare
l'energia emessa da Rudy o da quella altro-materia (come l'aveva
definita Paolo stesso); l'ho già detto: wow! Comunque fosse era
una vera manna dal cielo che Paolo avesse quelle caratteristiche
e almeno questo ci permetteva di mettere la spunta sulla prima
casella delle cose che dovevamo fare; ma le seconda era nettamente
più complicata, perché raggiungere la base extraterrestre della Dea
sarebbe stato forse impossibile; adesso avevamo però deciso di
prenderci una serata di calma; oltre al risveglio di Paolo, in
mattinata, che mi aveva reso immensamente felice, avevo dovuto
assistere alla scena di Paolo che riconsegnava Simona a suo
padre; gli avevo fatto notare che lei era morta e che quindi non si
riconsegnava Simona ma il corpo di Simona, il suo cadavere, le
sue spoglie, ma la sua reazione a quella mia precisazione semantica,
esclusivamente volta ad evitare imbarazzi, fu un triste sguardo
e un lieve sorriso, evidenti sintomi del fatto che per lui Simona
sarebbe stata sempre una ferita aperta e una persona sempre presente
nei suoi pensieri; Paolo e il padre di Simona, di cui seguito a
dimenticare il nome, si abbracciarono e potei vedere le lacrime
scaturire copiose dagli occhi di Paolo; le lacrime in un uomo sono
sempre un fatto straordinario, perché tutto nella nostra cultura
insegna all'uomo a essere duro, quasi impassibile, e sono vagamente
accettabili solo in situazioni veramente tragiche, al contrario che
nelle donne in cui le lacrime sono molto più frequenti e, a volte,
solo sintomo di un certo nervosismo; io, da questo punto di vista ero
molto maschile, ma la mia vita con Paolo mi aveva dato varie
occasioni di ritrovare la mia natura femminile e anche in quel
momento ero con lui in tutto e per tutto. Finito quel trambusto
emotivo, avevamo bisogno di rilassarci e avevamo deciso di passare la
serata organizzando una cena semplice e abbondante, sicuri di non
riceverne che giovamento e ristoro; infatti in nessun caso le enormi
quantità di cibo che ingurgitiamo ci provocano aumento di peso: io
semplicemente non ingrasso e a Paolo diventano, se possibile, ancora
più forti e grossi i muscoli. Ora, almeno per una cosa,
completamente soddisfatti, ce ne stavamo seduti nella veranda
dell'appartamento dell'Hilton di New York, con me accoccolata fra le
braccia di Paolo, in silenzio da almeno dieci minuti; a volte eravamo
felici di poter semplicemente stare in contatto fisico, senza fare
altro, a guardare insieme nella stessa direzione; ma c'erano delle
urgenze e tutte e due le nostre teste stavamo rimuginando su quelle:
--dove pensi che potrebbero essersi nascosti?-- gli chiesi,
all'improvviso; la sua risposta non tardò ad arrivare: --credo che
se esiste l'informazione dell'ubicazione della base extra mondo la
potremmo trovare al ReSA e la prima cosa che faremo domani sarà di
tornare laggiù e cercarla-- lo guardai per capire come quella
decisione potesse coinvolgerlo, ma trovai solo una tranquilla
decisione; mi regalò un bacio e prendendomi in braccio, mi portò in
camera da letto; nel giro di cinque minuti stavamo dormendo.
Mi
svegliai riposata e carica, ma sola; Paolo non era lì vicino a me,
ma mi resi conto subito che era sicuramente in giro per
l'appartamento; infatti sentivo del movimento, mi stirai e pigramente
mi alzai; mi avviai verso il salone dell'appartamento e svoltato
l'angolo che vi sfociava mi trovai difronte ad una persona che
non conoscevo assolutamente; non ero stata notata e cercai di
sfruttare quel vantaggio per guadarmi in giro, cercando un
qualche tipo di arma; la mia attenzione venne richiamata dal
caminetto, ora ovviamente spento, ma dotato di tutto punto degli
attrezzi necessari al governo del fuoco; la mia scelta ricadde
sull'attizzatoio, che avrei usato come una sorta di spada
appuntita; mi avvicinai lentamente al caminetto, afferrai
l'attizzatoio e valutando che il suo peso era eccessivo (qualità
Hilton), decisi di usarlo con tutte e due le mani; durante tutta la
preparazione del mio attacco, lo sconosciuto, che dovetti
valutare non essere un barbone e che, quindi, poteva essere un ladro
di appartamento di alto profilo, cosa abbastanza regolare dato il
luogo, aveva seguitato a voltarmi le spalle; non capivo cosa stesse
facendo, ma al momento non ero tanto interessata ai dettagli,
quanto al sorprenderlo, onde evitare complicazioni e chiudere
l'incidente incolume... io, lui pazienza; ero ormai a tre passi,
pronta a colpirlo; alzai l'attizzatoio e esattamente in quel
momento lui si girò, spalancò gli occhi, arretrando e mettendo
le mani davanti al viso; era decisamente troppo sulla difensiva: un
ladro professionista avrebbe, come minimo, cercato di allontanarsi,
se non di contro-attaccare; sorpresa da quell'atteggiamento,
esitai e nell'esitare mi resi conto che quella persona era, come
dire, strana; era un uomo, intendo dire un maschio, ma i suoi
lineamenti erano sottilmente alieni; lo stavo osservando, cercando di
capire cosa, in quel volto, mi facesse suonare quel campanello di
allarme; venni distratta dalla voce di Paolo: --Chris, metti giù
quell'affare!--; mi girai vero la direzione della sua voce, giusto in
tempo perché la sua mano afferrasse la mia arma; ritenni di lasciare
la presa, ormai condizionata dal senso di protezione che la sua
presenza ha sempre infuso in me; lo guardai mettere al suo proprio
posto l'attizzatoio e quando alzò lo sguardo, chiedermi scusa con
gli occhi: --scusami, ma sono stato fuori solo cinque minuti e stavi
dormendo così profondamente, che non ho pensato di svegliarti--; si
girò verso quello che ora dovevo considerare un ospite e indicandomi
con una mano, anche lui si era rilassato, mi presentò: --lei è mia
moglie Christine; chiedo scusa anche a te: è piccolina...-- alzai un
sopracciglio –...ma ti avrebbe fatto parecchio male, credimi--; si
girò verso di me, facendomi l'occhiolino e presentando ora a me il
nostro ospite: --lui è Dersyul, il Comandante dell'Avamposto Esterno
degli Atlantidei--; lo guardavo senza riuscire a capire
l'informazione, ma all'improvviso tutte le caselle andarono al loro
posto, giustificando la mia impressione di alienità su quella
persona; mi stava porgendo la mano, sorridendomi; ero esterrefatta,
ma mi concentrai e ricambiai la stretta; fu sempre lui a salutarmi:
--è un vero piacere conoscerla signora Christine e mi scuso se posso
averla preoccupata per la mia presenza--. Una persona veramente
civile ed educata, come per altro era ovvio, se tutti i nostri
presupposti su quella gente erano validi; mi paralizzai presa in
mezzo a due pensieri che mi avevano improvvisamente assalita: il
signor Dersyul era molto gentile, ma parlava perfettamente la mia
lingua, ergo, fatto numero uno, Paolo mi stava facendo uno scherzo,
ma, fatto numero due, Paolo non fa scherzi di quel tipo (pur essendo
un tipo simpatico ed ironico), quindi non poteva essere uno scherzo;
rivolsi il mio sguardo a Paolo: --è uno scherzo?-- non diedi a Paolo
il tempo di rispondere --parla perfettamente la nostra lingua e
soprattutto la sua gente dovrebbe essere estinta, aggiungo purtroppo,
da almeno un milione di anni--; ancora una volta Paolo non ebbe il
tempo di rispondere, perché proprio il protagonista della mia
contestazione iniziò a parlare: --mi permetta di spiegarle signora
Christine; non è uno scherzo ma solo il frutto del nostro modo di
imparare cose nuove-- mi stava tenendo ancora la mano e tirandola, mi
fece avvicinare al divano, invitandomi implicitamente a sedermi; la
situazione era estremamente strana, infatti a nessuno, salvo che a
Paolo, avrei mai permesso di prendersi una simile confidenza, invece
ero lì che mi facevo guidare da lui, fidandomi ciecamente; proseguì
la sua spiegazione: --sin dai primi tempi in cui la nostra civiltà
andò organizzandosi in strutture, diciamo civili, ci fu
perfettamente chiaro che l'apprendimento tradizionale e vale a dire
con la trasmissione verbale o al più coadiuvata da strumenti
informatici, era comunque molto lenta e in una società che
progrediva tecnologicamente a ritmi elevatissimi era evidente che i
tempi naturali di apprendimento stavano iniziando a richiedere
percentuali sempre più rilevanti della vita attiva di una persona,
fino ad essere troppo rilevanti, fino a rendere quasi impossibile
tenersi aggiornati a causa della maggior rapidità del progresso
rispetto all'apprendimento. L'avanzamento scientifico e tecnologico
diventava sempre più lento e difficoltoso, perché l'arco di tempo
produttivo degli scienziati e degli ingegneri si riduceva sempre di
più; mettemmo in moto un progetto di ricerca e sviluppo prioritario
che desse come risultato finale una tecnologia di apprendimento
automatizzato; il risultato fu la “Macchina dei Sogni”, un
modificatore e realizzatore di percorsi neurali e collegamenti
sinaptici, che in definitiva imprimeva le conoscenze nella mente di
una persona, durante il sonno; l'effetto è quello di sognare cose
direttamente collegata alla materia che viene “insegnata”, da qui
il nome; quello che può essere paragonato ad un corso di laurea, per
esempio in fisica delle particelle, ed ad un master, può venire
assimilato in circa una settimana di applicazioni; questo spiega il
motivo per il quale parlo così correttamente la sua lingua; è
bastato un giorno di applicazione, perché si è trattato di dare
solo le traduzioni letterali e le corrispondenze grammaticali, ma al
momento non ho potuto imparare nulla della vostra cultura; a riguardo
della nostra estinzione è purtroppo una realtà, fatta esclusione
per la mia compagna; eravamo nascosti, in uno stato di animazione
sospesa, in una camera segreta ad un livello inferiore del
laboratorio dove era intrappolato Zertwat; siamo stati risvegliati da
un allarme attivato dall'apertura forzata della camera di
contenimento e giusto il tempo di imparare la vostra lingua,
esaminare gli avvenimenti tramite i nostri satelliti occultati,
predisposti proprio per questa evenienza e rintracciare Paolo ed
eccoci qua--; mi sorrise e non potei che essere felice che almeno due
di loro fosse sopravvissuto e ora, con la calma dell'accettazione
della situazione, mi resi conto di quanto fosse, oltre che
sottilmente alieno, anche estremamente bello: era circa 10 centimetri
più alto di Paolo, il viso era leggermente ovale, racchiudendo due
splendidi occhi neri, grandi e rotondi, un naso piccolo ma
proporzionato e labbra morbide e mobili; i capelli era corti ma
folti, seppure non fosse visibile neanche l'ombra di una barba;
fisicamente era del tutto simile a noi, ma in fondo avevamo antenati
comuni; mi resi conto che le sue mani avevano solo quattro dita
(mancava il mignolo e subito cercai di immaginare la scimmia
antropomorfa da cui potesse essere disceso, ma io non sono
un'esperta). Le mie osservazioni vennero distratte da un trillio e
subito Dersyul si mise una mano dentro la tasca dei suoi pantaloni;
assistetti alla versione atlantidea di una telefonata cellulare:
--credo che potremo essere pronti in pochi minuti; si, ci vediamo
alla base--; si incamminò verso l'uscita dell'appartamento, seguito
da Paolo e quindi da me; aveva un passo svelto, ma che non denotava
urgenza; lo raggiunsi e dopo averlo affiancato, gli toccai il braccio
e lui, senza la minima esitazione, mi toccò la mano e si girò in
parte verso di me, sorridendomi: --dimmi Chris--; aveva capito che
avevo delle domande da fare ed era ben disposto a darmi subito delle
risposte e così approfittai: --che tipo di apparecchio di
comunicazione hai usato prima?-- si mise la mano in tasca e me lo
porse e mentre lo osservavo aprendo lo sportellino (avevo avuto un
cellulare del tutto simile), mi spiegò: --è un sistema di
comunicazione multi frequenza; vale a dire che può essere regolato
per funzionare con ogni genere di frequenza elettromagnetica tra le
microonde e la banda gamma, più un sistema neutrinico; con i tasti
si possono selezionare le frequenze esatte oppure, dopo aver pre
selezionato la banda di interesse, un codice di corrispondenza con un
altro apparecchio simile, un po' come i vostri numeri di cellulare:
al posto del prefisso, la banda e al posto del numero, il codice;
poco fa infatti mi ha chiamato la mia compagna Monpik, per sapere del
nostro arrivo, su banda neutrinica; il mio codice di chiamata è
sempre lo stesso, DER390245861, e le è bastato digitarlo per
trovarmi; infatti in banda neutrinica la comunicazione è possibile
anche attraverso il pianeta, senza ripetitori, dato che i neutrini
attraversano la materia quasi senza interferire, ad esclusione delle
piastrine di comunicazione, che essendo di iper-materia riescono a
captare la comunicazione; se giri l'apparecchio puoi vedere dove
vengono stivati i neutrini... ecco qui dentro questo settore; quando
dovessi comunicare con qualcuno dall'altra parte del pianeta o, come
ora con Monpik, all'interno del pianeta, selezionerei l'emissione
neutrinica con questo tasto e digiterei il suo codice e i neutrini
verrebbero emessi in tutte le direzioni; non appena l'apparecchio che
sto' cercando venisse rintracciato, questo invierebbe nella direzione
di provenienza della chiamata un impulso neutrinico, stabilendo un
flusso di comunicazione diretto; questo ci permette di non sprecare
la carica di neutrini e ci da un'autonomia di conversazione,
continuativa, che supera la settimana; la modulazione del segnale è
data dall'apertura del passaggio che lascia sfuggire i neutrini, che
in definitiva codifica il flusso neutrinico; subito a fianco del
contenitore neutrinico, vedi l'alloggiamento della batteria; è
costituita da un wafer di un materiale estremamente radioattivo e da
elementi modulatori, quindi può controllare l'emissione di
radiazione e di conseguenza l'energia rilasciata al sistema di
comunicazione--; durante tutta quella spiegazione, ma non prima che
Paolo mi avesse spedito a vestirmi un minimo, dato che ero uscita
dalla camera con giusto i pantaloncini del pigiama e una maglietta,
avevamo camminato verso il sotterraneo dell'Hilton, prendendo anche
un ascensore, ma era stato come se fossi rimasta seduta sul divano
dell'appartamento, perché non mi ero resa minimamente conto dello
spostamento; quello che Dersyul mi aveva spiegato del funzionamento
dell'apparecchietto che avevo in mano era strabiliante; per quello
che mi era possibile capire, poteva controllare l'emissione di
qualunque energia elettromagnetica utile e anche l'emissione modulata
di neutrini, le particelle elementari più sfuggenti dell'universo;
ma la cosa che più mi aveva stupita era che la batteria era in
realtà una piccola ma potentissima centrale nucleare, del tutto
simile, dimensioni a parte, a quelle che nel passato della civiltà
umana, avevano dato energia (ma anche tanti problemi), alle nostre
città e industrie; infatti una tipica centrale nucleare consta, come
nucleo, di barre di uranio o plutonio, intercalate da barre di
cadmio; le barre di uranio o plutonio sono estremamente radioattive
ed emettono neutroni, che colpendo altre nuclei atomici di uranio o
plutonio, ne provocano lo spaccamento (o scissione) che genera altri
neutroni, in un effetto a cascata (o catena), che scalda il liquido
in cui sono contenute, che vaporizza e il cui vapore mette in
rotazione delle turbine che generano elettricità; ma se il
combustibile radioattivo viene lasciato libero l'aumento di calore
cresce a livelli che possono fondere l'intero nucleo, con la
distruzione di tutta la centrale nucleare e la conseguente
fuoriuscita di materiale radioattivo; questo (salvo incidenti) si
evita con l'interposizione di barre di cadmio tra le barre di
combustibile, che sono in grado di assorbire i neutroni rilasciati;
la modulazione del calore generato avviene grazie al sollevamento (o
abbassamento) delle barre di cadmio, che più vengono estratte più
consentono una libera circolazione di neutroni; nel “telefono”
atlantideo la cosa era identica, salvo che la radioattività generava
direttamente energia che tutto il sistema usava per le sue funzioni;
mi stavo domandando se potesse esplodere, ma eravamo ormai arrivati
nel sotterraneo dell'albergo e seguendo Dersyul ci trovammo davanti
ad una piccola astronave (aveva quattro posti), nella quale entrammo;
con la diffusione del sistema di antigravità di oggetti di quel tipo
se ne vedevano in giro sempre di più, via via che il loro costo
calava, ma se tanto mi dava tanto, anche gli oggetti più
riconoscibili degli Atlantidei potevano senz'altro nascondere
tecnologie strabilianti; infatti il decollo fu del tutto simile a
quello che avrei potuto sperimentare con una delle nuove automobili
volanti, ma la propulsione era del tutto silenziosa, contrariamente a
quanto avveniva con le nostre macchine; mi appellai a Dersyul: --che
propulsione ha la tua macchina... è così silenziosa che non sembra
neanche di essere in movimento-- tanto per avere la conferma che
invece eravamo in movimento guardai fuori del finestrino ed infatti
eravamo in movimento, tutto regolare; se Dersyul stava per
rispondere, lo interruppi, perché mi stavo rendendo conto di una
cosa: --hei, stiamo curvando, ma non sento niente!-- ero con la
faccia appiccicata al finestrino, guardando verso il centro della
curva, quindi avrei dovuto sentire la forza centrifuga che mi tirava
in direzione opposta al mio sguardo: assolutamente nulla; il mio,
nuovamente, stupefatto silenzio, permise al nostro ospite di parlare,
divertito del mio atteggiamento da bimba stupita: --in entrambi i
casi è un'applicazione della stessa tecnologia con cui siamo
riusciti a tenere imprigionato Zertwat: in un caso creiamo una
deformazione spaziale, concentrando un flusso di gravitoni nella
direzione in cui vogliamo andare, che attira la navetta; in
contemporanea il sistema di navigazione fa circolare gravitoni in
un'apposita intercapedine presente in tutte le pareti interne ed
esterne, con l'intensità necessaria a contrastare le forze
inerziali--; avevo ancora una domanda: --da dove arrivano i
gravitoni?-- avrei scommesso su un acceleratore di particelle;
Dersyul si girò in parte verso di me, indicandomi uno sportello sul
pavimento: --da un piccolo buco nero artificiale schermato lì
sotto--; ah, bé, certo...
il
volo fino al ReSA fu regolare e veloce: da New York alla base nel
deserto del Sahara cinque minuti, di cui la metà passati a decollare
e atterrare; l'atterraggio avvenne in una zona periferica della base
che, oltretutto, non conoscevamo; vidi aprirsi una grande
botola, dentro la quale ci infilammo con tutta la navetta; scendemmo
parecchio, ma ad un certo punto cominciai a sentirmi “compressa”,
perché mi stavo rendendo conto di quanta più massa terrestre mi
trovavo sopra la testa, via via che scendevamo più in basso: --ma
quanto dobbiamo scendere?-- credo che la mia voce fosse leggermente
agitata; in effetti avevo sempre saputo di soffrire di una lieve
forma di claustrofobia, ma proprio perché lieve in genere non
me ne ricordavo; Dersyul, con la massima calma, mi tranquillizzò:
--ci siamo quasi; alla fine saremo a circa 50 chilometri in
profondità; abbiamo scelto questa zona, perché facendo parte di una
zolla tettonica continentale, è molto spessa e del tutto stabile e
quindi ci ha permesso di scendere molto per la creazione della base
“esterna”-- avevo notato la virgolettatura: --quindi è qui che
tenete la materia dell'altro universo?-- sarebbe stato veramente
il massimo della semplicità; troppo, infatti: --no Chris, sarebbe
stato troppo facile per Zertwat percepirla e quindi rintracciarla;
questa base è l'unica che non si trova sulla superficie, quasi
come se fosse in orbita terrestre, ma molto più nascosta, dato che
il drago non sa usare i neutrini come mezzo di indagine; la materia
del suo universo è conservata in una base che abbiamo creato nei
pressi di una binaria buco nero-stella di neutroni, a circa un
miliardo di anni luce da qui3,
su un pianeta da cui è quasi impossibile sfuggire, dato che si trova
al limite dell'orizzonte di fuga gravitazionale del sistema binario;
anche con il sistema di spostamento di Zertwat, che sfrutta
l'iperspazio, sarebbe molto faticoso uscire dal campo gravitazionale
del pianeta; siamo riusciti così a far credere, a chiunque avesse
valutato il pianeta come possibile sede della nostra base, che fosse
un'ubicazione estremamente improbabile, a causa delle enormi
difficoltà di avvicinamento e allontanamento; ma ecco, ci siamo--;
si, vedevo anche io la piattaforma di atterraggio; ad attenderci
vedevo anche la figura femminile di Monpik, la compagna di Dersyul;
come tutti noi a scuola avevo sentito raccontare delle bellissime
donne e dee della Grecia antica, a causa delle quali erano state
anche combattute delle sanguinosissime guerre; la mia carriera di
archeologa aveva avuto origine dall'enorme fascino che quelle storie
avevano suscitato in me: adesso avevo davanti la più bella delle
dee; Monpik non è bella, è sfolgorante, abbagliante e stava pure
sorridendo al suo, evidentemente, amatissimo compagno; non mi è mai
risultato di avere delle seppur vaghe tendenze omosessuali; vedo
donne e ragazze favolose sulla Terra da quando sono nata e ne ho
sempre riconosciuta la bellezza, ma mai, ripeto mai, finora, avevo
provato quel genere di attrazione; in realtà, forse, non era
attrazione fisica, ma solo estremo apprezzamento estetico,
equivalente, credo, a quel genere di “stravolgimento” che in
talune persone di manifesta davanti ad opere artistiche
straordinarie, la “Sindrome di Stendhal”, mi pare; mentre
guardavo Monpik, mi accorsi che Paolo era anche lui al finestrino:
erano perfettamente evidenti tutti i sintomi di una estrema
attrazione fisica, nonostante la sua intenzione di fare il “vago”;
sorrisi divertita: lo giustificavo e lo capivo, perché pur non
potendo sapere cosa prova realmente un maschio che ha davanti agli
occhi La Femmina, ho imparato che gli istinti non sono controllabili
e che quindi occhi sgranati e un'erezione, non fanno male a nessuno
(escludendo, forse, chi le prova e non è libero di dar loro sfogo),
salvo poi ritrovare il controllo razionale e non andare oltre; in
altre rare occasioni in cui Paolo aveva avuto quel genere di
reazione, in realtà per me era stato un vantaggio: appena possibile
sono stata fatta bersaglio di attenzioni sessuali straordinarie.
Il
portello esterno della navetta si aprì e subito dietro a Dersyul
scendemmo sia io che Paolo, che nel frattempo aveva recuperato (con
risultati incerti, bisogna dire) una certa compostezza; Dersyul
accolse Monpik fra le sue braccia, con una tenerezza che riconoscevo,
per poi baciarla dolcemente ed intensamente; non appena si
separarono e Monpik si girò verso di noi, presi l'iniziativa:
--è un vero piacere conoscerti, Monpik; vi studiamo con tanta
attenzione e cura da molti anni, ma incontrarvi di persona,
nonostante la situazione, è il più grande regalo che la vita
potesse offrirmi...-- allungai una mano ad afferrare quella di Paolo
–...subito dopo aver conosciuto il mio amore--; il sorriso di
Monpik si allargò ulteriormente e nei suoi occhi si formò un velo
di commozione; mi ritrovai fra le sue braccia: un vero angelo oltre
che bella; il commento di Dersyul chiarì meglio la reazione di
Monpik: --eravamo ormai certi di essere rimasti soli, dopo la
devastazione che Zertwat aveva portato sulla Terra, ma ora possiamo
sperare di avere trovato una nuova casa per noi e per quelli che
abbiamo salvato--;
1Il
livello di sviluppo culturale, etico, morale, intellettivo e fisico
degli Atlantidei mi aveva fatto decidere di dare loro un grado di
relativo superiore avanzamento rispetto a noi, partendo dalla nostra
attuale definizione di Homo Sapiens Sapiens (Uomo Molto Sapiente),
che presupponeva un successivo scalino come Homo Superior; Gli
Atlantidei non potevano che essere Superior Superior.
2N.d.A.
Il sistema di propulsione elettronico o ionico, vale tramite
emissione di elettroni o ioni, è comunque un sistema a reazione,
che quindi spinge l'astronave nella direzione opposta rispetto
l'emissione delle particelle; è un flusso che gradatamente accelera
l'astronave, fino a quando la velocità dell'emissione delle
particelle non è identica a quella dell'astronave, quindi il
raggiungimento della velocità massima può richiedere anche
molto tempo; questo problema non sarebbe che minimamente risolto
anche con motori più potenti, in grado cioè di applicare spinte
maggiori, in quanto un corpo vivente può sopportare accelerazioni
solo fino ad un certo livello (poniamo 10-11 G, che rendono il peso
di un corpo 10-11 volte maggiore) e solo per brevi periodi; ecco che
anche un motore in grado di spingere un'astronave fino anche ad un
decimo della velocità della luce richiederebbe lunghi tempi di
accelerazione e decelerazione; anzi, più la velocità finale
ottenibile è elevata, più i tempi per raggiungerla si allungano,
inficiando in parte il vantaggio della maggiore velocità massima.
3Con
buona pace della nostra idea di raggiungerla con una nostra
astronave.
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