mentre
Monpik si allontanava un po' da me, ebbi il gesto spontaneo di
accarezzarla, mentre una lacrima le scivolava giù da una
guancia, ma mentre guardavo il viso di lei, Paolo anticipò il
pensiero che si stava formando nella mia testa: --chi avete
salvato?--; Monpik mi tirò per una mano, verso uno schermo su una
parete li vicino, cliccò su alcuni tasti, navigando all'interno di
un sistema operativo informatico e in un paio di clic fece apparire
l'icona di una web-cam che mostrava una enorme caverna in cui erano
stivate migliaia di capsule di sospensione vitale: una parte della
razza atlantidea era sopravvissuta; adesso più che mai combattere e
vincere contro Rudy era la cosa più importate dell'universo, anzi,
l'unica cosa importate dell'Universo. Invitati dai nostri due ospiti
proseguimmo la visita di quella base sotterranea; scoprii presto che
era di dimensioni incredibili, come peraltro poteva essere facile
capire una volta saputo cosa ospitava; innanzitutto ospitava due
caverne come quella che avevo già visto grazie alla web-cam, dove
erano alloggiati un totale di 500.000 capsule; era Monpik, che
tenendomi a braccetto, mi stava descrivendo le meraviglie di quella
grotta di Aladino atlantidea: --abbiamo dovuto fare in fretta; la
potenza di Zertwat stava esaurendo le nostre capacità difensive
molto rapidamente e non potendo accedere alle nostre miniere di elio
3 sulla Luna, dovemmo contingentarle; mettemmo a terra tutte le
astronavi di collegamento ed esplorazione, smantellandole e
recuperando il combustibile da fusione; abbiamo trasferito la
popolazione nelle zone temperate, così da non dover più utilizzare
combustibile per il condizionamento atmosferico; abbiamo quindi
chiuso tutte le attività produttive; a quel punto è stato fatto il
calcolo esatto delle nostre scorte e della quantità di combustibile
necessaria a tenere intrappolato Zertwat per tutto il tempo
necessario a renderlo più debole e, contemporaneamente, a far
evolvere chi avrebbe potuto tirarci fuori tutti dai guai...-- guardò
verso Paolo –...rendendoci conto che forse non sarebbe stato
sufficiente; ma non avendo alternative abbiamo proseguito con il
piano; gli ultimi due passi sono stati, uno, quello di nascondere la
altro-materia e, due, quello di selezionare chi sarebbe sopravvissuto
nelle camere di sospensione vitale--; la sentii irrigidirsi e mi
sembrò naturale prenderle una mano e stringerla un po'; alle mie
spalle Dersyul proseguì il racconto: --siamo stati io e lei a dover
fare le selezioni; in realtà non sono state selezionate persone
speciali, dato che i nostri sistemi di apprendimento possono portare
chiunque ai massimi livelli di conoscenze di una materia in pochi
giorni, ma è stato semplicemente sorteggiato chi doveva essere
inviato alle camere di sospensione vitale e chi no; quindi stabiliti
certi criteri, come dare la precedenza alle famiglie, ma escludere i
più anziani, e quando non potesse essere più possibile salvare per
intero le famiglie, dare la precedenza ai bambini; finite le
selezioni e trasferiti tutti i selezionati, noi compresi, è stato
messo in moto il piano per l'occultamento della materia dell'altro
universo: abbiamo simulato uno sfondamento del blocco, mirato a
raggiungere le zone di stoccaggio del combustibile sulla Luna, con
una decina di navette, proprio per far credere a Rudy che fossimo
disperati e che cercassimo di massimizzare le nostre possibilità di
successo; in realtà sapevamo perfettamente che quella era una
missione suicida: con Rudy che praticamente se ne stava appollaiato
sopra quei depositi, in nessuna maniera saremmo potuti riuscire nel
nostro intento, ma sfruttando la scarsissima capacità tattica di
Rudy, cosa se ne fa di una simile abilità un essere praticamente
invincibile, siamo riusciti a far passare per vero il nostro
tentativo di approvvigionamento e a far scappare la nostra astronave,
con la massa di altro-materia, verso la nostra base estrema--; era un
argomento delicato, ma Paolo, primo promotore delle ricerche sugli
Atlantidei e, in particolare, primo fan, voleva sapere del destino di
chi non aveva potuto accedere alle camere di ibernazione: --sapete se
sono riusciti a sopravvivere?--; Dersyul ci stava guidando verso la
sezione di ingegneria della base, che conteneva la centrale
energetica e il nucleo dei sistemi informatici, in due sezione
attigue, al livello più basso, subito sotto a quello delle due
camere di ibernazione; queste erano sormontate dal livello abitativo
e da quello dove eravamo arrivati inizialmente, che conteneva
l'hangar per le quattro navette planetarie e di collegamento per
l'orbita terrestre e lunare, ma soprattutto per l'astronave
intergalattica, che avremmo usato per andare a recuperare la
altro-materia; stavamo appunto entrando in questo hangar, quando pose
la domanda sulla sopravvivenza dei non sorteggiati: --si, in buona
parte, perché avevamo previsto di farli rifugiare nelle zone interne
delle placche tettoniche, cioè, insomma, dei continenti, al riparo
di terremoti, maremoti e vulcani, da catastrofici innalzamenti dei
mari e tsunami, da tempeste atmosferiche; l'unica minaccia, che in
quelle condizioni di bassissima protezione tecnologica, non avrebbero
potuto affrontare era una eventuale pioggia meteorica mirata a quelle
zone, ma Rudy non ritenne o non poté organizzare nuovamente niente
del genere; hanno potuto vivere tutta la loro vita, seppure
regredendo tecnologicamente; sappiamo che si sono estinti dopo dieci
generazioni, ma solo perché la nostra razza era ormai troppo
dipendente dalle cure mediche e genetiche, per potersi riadattare, in
tempi brevi, alla vita in un ambiente completamente naturale; se
avessimo avuto più tempo, avremmo potuto inserire nel loro dna delle
caratteristiche fisiche e psicologiche adatte, ma è successo tutto
nel giro di pochi mesi--; Paolo era decisamente perplesso, ma io non
ero da meno ed evidentemente la cosa non era sfuggita ai nostri
intelligentissimi amici, che si guardarono, non riuscendo a capire
perché le loro parole venissero messe in dubbio; ma Paolo chiarì
subito l'equivoco: --vi chiedo scusa in anticipo, ma a me è stata
raccontata una storia molto diversa su come Zertwat vi abbia
sconfitto e da una fonte di prima mano: il rappresentante diplomatico
della razza dei draghi, che ha letto le informazioni direttamente
nella mente di Rudy--; se avessi gettato una granata senza sicura in
mezzo a loro, non avrei generato un'impressione maggiore; Paolo
completò il racconto dell'incontro che aveva avuto con il drago
bianco; Dersuyl ci rimuginò sopra qualche momento e poi ipotizzò
una giustificazione a quell'incongruenza: --Paolo, hai detto che il
drago bianco ha raccolto le informazione direttamente dalla mente di
Rudy, quindi mi pare ovvio che le informazioni di Rudy non sono
corrette; considera innanzitutto che non ha senso che il nostro dna
possa essere compromesso al punto tale da farci morire, mentre quello
di ogni altro essere vivente nato su questo pianeta non ne abbia
nessun danno, non con delle radiazioni; si dovrebbe creare un virus o
un batterio specifico, capace, nel giro di pochi giorni, di uccidere
tutti, senza che si fosse in grado di creare un vaccino o un
antibiotico efficaci; so perfettamente di quel flare straordinario,
ma le radiazioni secondarie che Rudy crede si siano sviluppate nel
colpire il nostro scudo di difesa planetario sono esattamente una
cosa che non può succedere, in quanto la frequenza e la banda dello
scudo sono ottimizzate esattamente per evitare problemi di questo
genere, figuriamoci essere presi alla sprovvista; è vero che abbiamo
attuato la dispersione dei non selezionati e la discesa qui sotto di
tutti gli altri, proprio approfittando delle enormi perturbazioni
atmosferiche scatenate dal flare; Rudy ci ha fatto un grande favore,
dal momento che in quel momento non avevamo ancora elaborato un
diversivo adatto; eravamo pronti e abbiamo agito; finito il flare e
acquietatasi l'atmosfera, Rudy ha trovato le città vuote, in effetti
con milioni di cadaveri abbandonati a se stessi (faceva parte della
messa in scena) e, credendo di aver vinto, non si è minimamente
premurato di controllare a fondo tutto il pianeta; vi dovete rendere
conto che Rudy, non saprei dire di altri della sua specie, non è un
genio militare, ne, evidentemente, conosce bene la fisica di questo
universo; quindi le sue conclusioni possono essere e sono facilmente
errate; ma questo non lo rende meno pericoloso; se potesse, chissà
come, tornare ad essere fatto della materia del suo universo, invece
che averne alcuni microgrammi incastonati al proprio interno,
potrebbe distruggere l'Universo, l'intero Universo, con uno schiocco
di dita--; ora tutto quadrava: questa era la storia degli Atlantidei
ai tempi di Lucifero, sul pianeta Ade. Ma a me mancava ancora una
tessera di quell'intricatissimo puzzle e cioè i tempi di
realizzazione del loro piano di emergenza, pochi mesi... mi sembrava
strano: --ma come avete fatto a realizzare tutto questo...-- feci un
gesto circolare con la mano, a comprendere tutto quello che ci
circondava –...in quel poco tempo?--; mi aspettavo, ormai, qualche
nuova mirabolante tecnologia ingegneristica ma, per bocca di Monpik,
non questa volta: --no Christine, questa rifugio è stata costruita
in 5 anni di lavori forzati-- ero stupita –avevamo giusto scoperto
cosa era successo durante l'estinzione dei dinosauri e chi ne era
stato il responsabile, e oltre ad accrescere le nostre difese
planetarie, avviammo la realizzazione della base estrema, già
programmata a fini di studio, e di questa; ultimammo la loro
costruzione 15 giorni prima del ritorno di Zertwat; se avesse deciso
di anticipare il giro di controllo del suo impero di un solo mese, ci
avrebbe trovati intenti ad ultimare l'installazione delle capsule e
del reattore a fusione che alimenta tutta la base e sarebbe stata la
fine nostra e anche vostra; avrete capito che il nostro risveglio è
stato programmato, in certe condizioni, proprio perché potessimo
darvi le conoscenze e le capacità che vi fossero mancate per
resistere a Zertwat, nel frattempo che fossimo riusciti a trovare il
portatore dei geni adatti e a recuperare la altro-materia; bé, la
prima parte è stata facile e, anzi, ha reso tutto meno problematico,
visto che proprio il portatore ha scoperto e poi momentaneamente
battuto, il drago; ora abbiamo il tempo per recuperare la
altro-materia e vedere di distruggere il maledetto mostro--; sembrava
sollevata che la situazione, nonostante tutto, stesse prendendo una
piega positiva, ma Paolo ci vide un buco in tutta quella positività:
--se Rudy si riprende mentre siamo in viaggio, rischiamo di trovare
la Terra carbonizzata, al nostro ritorno-- credeva di avere messo a
nudo un difetto nel piano atlantideo, sperando così di dare modo ai
nostri amici atlantidei di rimediare, ma si sbagliava e fu Dersyul a
smentirlo tirando fuori dalla tasca il suo straordinario apparecchio
multifunzione (ormai definirlo esclusivamente un telefono era
chiaramente riduttivo); Dersyul digitò qualcosa sulla sua tastiera e
tutta la sala in cui ci trovavamo si scurì per poi tornare a
illuminarsi quando l'immagine tridimensionale della base sotterranea
apparve: --avevamo previsto la possibilità di dare una difesa
provvisoria al pianeta e così abbiamo costruito un sistema, fino a
questo momento rimasto spento, molto più potente di quello che
avevamo usato noi fino alla nostra distruzione; al momento opportuno
e con tutto il combustibile necessario, avremmo potuto attivarlo--;
una vibrazione percorse tutta la base e sull'immagine della base
venne evidenziato un condotto parallelo a quello che dava accesso
all'esterno e vedemmo salire una struttura, che una volta raggiunta
la superficie, si dispiegò fino a prendere la forma di una parabola;
l'immagine del reattore divenne molto più luminosa, ad indicare che
la sua produzione di energia era nettamente aumentata; sia io che
Paolo guardavamo Dersyul in attesa di spiegazioni, che non tardarono
ad arrivare: --non appena ci siamo risvegliati Monpik ha fatto
rientrare le sonde automatiche nascoste in orbita circum solare, che
per tutto questo tempo hanno raccolto Elio 3, più quelle che lo
hanno raccolto sulla Luna; abbiamo scorte per milioni di anni e
nemmeno un esercito di draghi potrebbe sfondare le nostre attuali
difese; questo però ci isola completamente dal resto dell'Universo
ed in ogni caso non è un bene, perché in caso di un attacco
meteorico saremmo del tutto vulnerabili e sono sicuro che sarebbe
solo questione di tempo perché Rudy ne organizzi uno--; ma io sapevo
una cosa che loro invece non sapevano: --dovrebbe trovare un
planetoide da tirarci contro, altrimenti siamo difesi anche da questo
tipo di attacco--; l'espressione di Dersyul fu chiara, come dire: “ma
bravi!”; Monpik, inaspettatamente, gettò una nota di tristezza in
quella serie di buone notizie: --la brama di distruzione di Zertwat
mi ha impedito di agire per tempo, quando ha iniziato a distruggere
le vostre città intorno a tutto il pianeta e poi la Luna; non ho
potuto far rientrare in tempo neanche una della sonde...--; quella
notizia mi colpì come una martellata, ma non avevo correlato la
distruzione delle città con la difesa planetaria che ora ci
proteggeva; avevo rimosso il pensiero della devastazione che aveva
colpito la Terra due giorni prima e ora, invece, mi tornava addosso
con tutta la sua forza; mi sentii persa per alcuni momenti, ma la
mano di Paolo che prendeva la mia e poi i suoi occhi che incrociavano
i miei, mi riportarono sulla Terra e ai problemi presenti e futuri;
Dersyul prese in mano la situazione: --non so voi, ma io ho proprio
fame e credo che anche per voi sia quasi ora di pranzo--; in realtà
no, visto che eravamo a metà mattina, ma tutte quelle emozioni mi
avevano prosciugato le energie e poi l'incontro con Dersyul all'hotel
mi aveva fatto saltare la colazione, l'ottima e abbondante colazione
Hilton, quindi avrei felicemente anticipato il pranzo; anche Paolo,
non ne dubitavo, ne sarebbe stato felice, infatti: --ma si, dai;
giusto mi sento un po' floscio--; mi limitai ad un'alzatina di
sopracciglio; dopo un po' più di un'ora, eravamo felicemente
rilassati, anche se che sui volti dei nostri ospiti aleggiava
un'espressione decisamente incredula; in effetti non credo che
avessero mai visto nessuno mangiare le quantità di cibo che io e
Paolo avevamo ingurgitato in quel poco tempo; la cosa che ci ha
sempre divertito è che non sembra che ci stiamo ingozzando, perché
siamo perfettamente in grado di conversare civilmente e non spargiamo
cibo in giro, ma alla fine i piatti vuoti si accumulano e le nostre
pance sono belle rotonde e il fatto diventa palese; ci avevano
proposto sia cibi base umani, ricavati dai dati che le loro sonde di
controllo avevano raccolto nel corso del tempo, quindi pane,
formaggi, carni varie, frutta di ogni tipo e pure un favoloso
tiramisù, che cose uscite direttamente dalle loro scorte; nella
maggior parte dei casi, per quanto particolari, avevamo gradito
quelle pietanze; quando avevamo chiesto come fossero riusciti a
preparare quella varietà di cose in così poco tempo, Dersyul,
candidamente, aveva rivelato che alcune sonde erano state incaricate
di “prelevare” la materie prime, poi assemblate grazie a ricette
reperite su Internet, con le quali era stato istruito il robo-chef;
non si può dire che a queste persone manchi il senso pratico; mentre
assaporavo un bel bicchiere di the freddo alla pesca ben zuccherato,
su base di un the nero molto forte, il mio background di archeologa
evidenziò una ovvia, anche se probabilmente solo apparente,
anomalia, nel racconto delle vicissitudini che avevano vissuto gli
atlantidei non selezionati per essere ibernati: --mi sono resa conto
che non abbiamo mai trovato scheletri di qualche componente del
vostro popolo, mentre abbiamo trovato numerosi reperti sia di ominidi
che di scimmie pre-umane, quindi risalenti sia a periodi anteriori
che posteriori all'epoca in cui dovrebbero essere rintracciabili
ritrovamenti atlantidei--; mi rispose Monpik: --abbiamo calcolato che
tra i primi che si sono insediati in Africa, Asia e poi in altre
zone, circa 5 milioni, e quelli delle generazioni successive, non
sono stati presenti sul pianeta più di 11-12 milioni di noi e ben
difficilmente si possono essere formati dei fossili sopravvissuti
fino ad ora--; ogni risposta creava altre domande: --come sarebbe a
dire 5 milioni iniziali?--; Monpik proseguì: --si, sono quelli che
sono sopravvissuti agli attacchi iniziali; quel mostro è riuscito a
uccidere il 99% del nostro popolo--; il calcolo era semplicissimo: al
massimo dello splendore, la razza atlantidea contava 500 milioni di
individui; pensai ad alta voce: --pensavo che foste molti di più!--,
ma la spiegazione di Monpik era semplice: --il nostro tasso
riproduttivo è molto basso e la sopravvivenza dei nuovi nati
elevatissima; infatti noi donne Gesaz abbiamo, in totale, 10-12 ovuli
e possiamo partorire 1-2 volte, anche con parti gemellari di massimo
2 bambini, con una media effettiva di 2,25 parti per coppia; a quel
punto gli ovuli rimanenti vengono espulsi; ecco che il tasso di
crescita demografica è molto basso; se poi consideri che l'arco
vitale della nostra gente è mediamente di 500 anni, ecco che ancora
una volta la natura dimostra che si sa regolare perfettamente--;
aggiunsi una riflessione: --come al solito la razza umana si dimostra
essere una razza anomala: troppi figli e troppo spesso--; feci
spallucce, come per dire “che ci vuoi fare”, dato anche che
nell'ultimo secolo era stato attuato un rigido controllo delle
nascite che stava normalizzando, per così dire, la presenza umana
sul pianeta, ma notai subito l'aria imbarazzata di Monpik, che però
si chiarì subito: --era necessario un tasso di mutazione e di
sviluppo quanto più rapido possibile, per fare si che emergesse una
razza senziente il prima possibile; la durata di intervallo di una
generazione nuova rispetto a quella vecchia non poteva essere molto
di più di circa 25 anni e l'arco di vita molto maggiore di 50-60
anni; sarebbe stato più che sufficiente come arco di vita
tecnologicamente e scientificamente produttivo--; mentre sia io che
Paolo assimilavamo quell'informazione, Monpik iniziò a piangere;
avevano dovuto condizionare pesantemente lo sviluppo genetico dei
nostri progenitori, per accorciare i tempi (ricordavo che aveva detto
che le scorte di combustibile erano scarse) e per sperare, un giorno,
di avere la possibilità di sconfiggere Rudy; la fretta, immagino,
aveva lasciato aperte le regolazioni genetiche più dettagliate e
sofisticate, con tutti i problemi del caso: la malattie, i tumori, le
difese contro i parassiti, i batteri ed i virus e forse anche la
difficile e lunga vecchiaia a cui gli esseri umani vanno generalmente
incontro; tutto questo poi a scapito di alcuni adattamenti possibili
nel loro dna, come ci avevano detto: i loro genetisti potevano
lavorare o sui nostri progenitori oppure sulla loro stessa gente e
l'unica scelta possibile, con il poco tempo a disposizione, per il
migliore risultato sul lungo periodo, erano stati i nostri antenati
ancestrali; potevo perfettamente vedere, lì davanti ai miei occhi,
quanto quelle difficilissime scelte, avessero pesato su quelle
persone gentili e “umane”. Comunque tutto questo travaglio
evolutivo aveva creato una razza controversa ma straordinaria, dalla
capacità adattativa ed evolutiva incredibile; dove i superstiti
atlantidei avevano dovuto soccombere in poche generazioni, pur avendo
una genetica ottimizzata, ma evidentemente troppo “civilizzata”,
gli esseri umani avevano prosperato e si erano diffusi su tutto il
pianeta, trovando anche il tempo di adattarsi alle varie condizioni
ambientali che via via andavano incontrando; non solo, quella rabbia
bestiale che ci portavamo dentro, frutto delle lotte primordiali, ci
aveva fatto rischiare l'auto estinzione in più di una occasione e in
più di una maniera, ma ora che il pericolo di farci fuori da soli
sembrava scongiurato (grazie, forse, a quel briciolo di intelligenza
razionale che accompagnava l'istinto omicida), la razza umana era una
forza infinitamente pericolosa per chiunque avesse avuto l'idea di
mettersela contro; nel corso degli ultimi millenni abbiamo sviluppato
un codice etico e morale che ci pone grandi limiti d'azione e quindi
le nostre reazioni non sono più esageratamente violente, ma rimane
il fatto che instillare in noi il desiderio di vendetta è la cosa
più imbecille ed imprudente che si possa pensare di fare; l'unica
cosa sensata da fare è quella di prenderci di sorpresa ed
sterminarci tutti, subito; lasciare a metà il lavoro con l'idea di
renderci schiavi e, nel frattempo, torturarci, ucciderci, affamarci,
opprimerci, è la sicura via per guai molto, molto grossi; lo hanno
scoperto tutti i tiranni, invasori ma anche interni, e tutti i loro
seguaci; tutto questo, in un Universo ignoto e pericoloso, poteva
darci la maniera di sopravvivere dove invece i civilissimi e dolci
Atlantidei, non erano riusciti. Ora avevamo davanti la più
pericolosa minaccia che mai nessuna altra razza di questo universo
aveva dovuto affrontare, Lucifero, Zertwat, Rudy; ma lui avrebbe
dovuto affrontare Paolo e la sua strana genetica, in grado di
controllare l'energia emessa dalla materia di un universo parallelo
al nostro, che lo poneva, forse, allo stesso livello di Rudy; la
follia dominatrice di un essere quasi onnipotente, contro la follia
omicida di Paolo, l'uomo che amo oltre ogni limite, ma nei cui occhi
ho potuto vedere un fuoco di pura violenza e devastazione, fuoco che
mi spaventata e rassicurava insieme, fuoco che ha terrorizzato anche
lo stesso Lucifero.
Un
calcolo prudenziale sulle capacità di recupero di Rudy, ci dava da
un minimo di tre mesi fino ad un massimo di un anno, ma sempre per
maggior prudenza avevamo deciso di agire nel minor tempo
possibile e in considerazione che il tempo strettamente necessario a
raggiungere il luogo dove era conservata la altro materia e fare
ritorno ci avrebbe tenuti fuori del pianeta per circa un mese, quello
sarebbe stato il tempo massimo a nostra disposizione; quella notte
l'avremmo passata alla base (avevamo chiuso il conto all'Hilton), per
poi preparare la partenza con la straordinaria astronave
interstellare atlantidea, il giorno successivo, sul tardi; erano
necessarie poche ore per preparare la Kryzs (si pronuncia Chris, ma
significa speranza); infatti era già carica di viveri per 12
persone, per un anno; i sistemi energetici e di mantenimento vitale
erano tenuti al massimo dell'efficienza e i motori potevano
essere resi operativi in due ore, pur essendo tenuti spenti, per non
rischiare di rivelare la posizione della base fino all'ultimo
secondo; in caso di emergenza l'astronave sarebbe partita
simulando la distruzione della base alle sue spalle, che avrebbe però
lasciato intatte le camere di ibernazione e i sistemi che le
mantenevano attive, perfettamente schermati ad occhi indiscreti.
Quando alla fine io e Paolo ci ritrovammo da soli nella nostra
camera, paragonabile ad una delle migliori camere di un
qualsiasi Hilton in giro per il mondo, eravamo sfiniti da tutte
quelle novità, ma una parte della cupezza era svanita, perché
potevamo ottimisticamente guardare al futuro; le risorse dei nostri
amici erano enormi e la situazione volgeva a nostro favore e così,
contrariamente alla notte precedente, facemmo l'amore,
ripetutamente; ho sempre benedetto e adorato lo splendido stato di
forma di Paolo e non solo perché è esteticamente spettacolare, ma
anche perché se il sistema vascolare e cardiocircolatorio funzionano
perfettamente, il sangue fluisce al meglio e quindi riempe
ottimamente e ripetutamente quel che serve affinché un maschietto
possa rendere felice la sua bambolina (pur nei limiti fisiologici
umani); questo per quanto riguarda il maschio Paolo, infatti il lato
che alla fine a permesso che la nostra storia (almeno dal mio punto
di vista) potesse durare tutti questi anni (e che prevedibilmente la
farà durare tanti e tanti altri anni ancora) è sicuramente quello
dell'uomo Paolo; ho capito molto presto che il genere maschile della
razza umana può essere straordinario ma anche estremamente limitato
e questo mi ha sempre messa in grande difficoltà: il sesso mi piace,
tanto, ma non sono mai riuscita a scinderlo dalla necessità della
stabilità, dal bisogno di poter contare sulla presenza dell'uomo,
sempre e comunque, pur non dandolo granché a vedere, che tipicamente
una donna apprezza e cerca, ma che raramente riesce ad ottenere,
perché, al contrario, un maschio cerca, e agisce al fine di
ottenere, solo sesso senza impegno e la più grande varietà
possibile; in Paolo ho trovato il maschio perfettamente unito
all'uomo; Paolo, contrariamente alla maggioranza dei maschi, sa fare
scelte e dare priorità alle cose della sua vita e soprattutto essere
di una dolcezza infinita, infondendo amore e sicurezza; adora il
sesso come tutti i maschi del mondo, ma ha accettato il prezzo della
mancanza della varietà, per farlo solo con me e a tutt'oggi non ho
mai avuto neanche l'impressione che fosse minimamente annoiato di me
e del mio corpo; il lavoro ci unisce, ci appassiona immensamente,
tanto che, nonostante non lo si possa trattare come fosse un hobby,
raramente ci ha stressato più di tanto, ma Paolo sin dai primi tempi
che siamo divenuti una coppia, mi ha detto una cosa che spiega
chiaramente quali siano le sue priorità e soprattutto i suoi
sentimenti nei miei confronti: --la vita di una persona è
necessariamente composta di tante cose diverse, ma ognuna di esse ha
una sua importanza relativa rispetto alle altre; ho visto tante
persone devastare la propria vita inseguendo il successo, la
carriera, i soldi e il potere, creando il vuoto intorno a sé, solo
coll'illusione che il raggiungimento di questi obbiettivi li avrebbe
resi felici, realizzandosi, salvo poi ritrovarsi soli; io so da
sempre, ed in particolare da quando ti conosco, che amare una persona
non è importante o importantissimo o la cosa più importante, ma
l'unica cosa realmente importante; il resto non conta; se mai dovessi
scegliere tra te ed il mio lavoro, non avrei dubbi, anche se dovessi
vivere in una capanna, raccogliere bacche e mungere una capretta per
avere di che vivere--; ci sono voluti un paio di incidenti (tutti
colpa mia) per assimilare completamente quel concetto, ma alla fine è
stato come se si fosse impresso a fuoco nel mio DNA.
Tra
una cosa ed un'altra avevamo dormito parecchie ore, circa 9, e alla
fine, come al solito, la prima a svegliarsi ero stata io; avevo avuto
modo di sentire, durante la notte precedente, che anche i nostri
amici si erano dedicati ad un po' di sesso, ma ora anche loro stavano
riposando, perché non sentivo che un perfetto silenzio; lasciai
Paolo dormire1,
mi infilai gli slip e il toppino sportivo (altamente contenitivo, che
per le attività normali non richiedeva reggiseno: comodissimo)
e uscii per un piccolo giro di perlustrazione solitario; in
fondo erano solo le sei e mezza e la partenza era prevista per
il primo pomeriggio, dopo il pranzo; avevo previsto di stare in giro
massimo un'ora, per poi fare rientro, svegliare Paolo e
trascinarlo a fare colazione; avevo programmato di portargli un caffè
a letto (se fossi stata in grado di usare il sistema automatizzato
della cucina della base), unica cosa realmente capace di fargli
aprire il primo occhio, che poi si trascinava dietro il secondo ed il
resto del suo corpo; uscii dalla camera, diretta verso le cose più
interessanti: l'astronave e il salone di comando; lì vicino
c'era anche la mensa; mi incamminai e necessariamente passai davanti
alla camera di Monpik e Dersyul; dormivano ed erano
completamente nudi; non potei fare a meno di fermarmi ad osservare i
loro corpi; ancora una volta la loro esotica bellezza mi rapì; feci
il confronto tra Dersyul e Paolo e la mia preferenza ricadde
inevitabilmente su Paolo; Dersyul era molto bello, proporzionato,
tonico e magro, ma un po' esile per i miei gusti; pur essendo
quasi dieci centimetri più alto di Paolo, pesava almeno trenta
chili di meno: era meno muscoloso ma anche la sua struttura
scheletrica era più leggera; se poi questa struttura fosse più
forte (ossa più dense e muscoli più forti) non potevo saperlo;2
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Monpik
si mosse, il mio sguardo si posò su di lei e nuovamente il mio
respiro cambiò ritmo: il suo corpo era una incredibile e perfetta
sintesi di compattezza, vellutata morbidezza e assoluta
perfezione di proporzioni; mentre i miei occhi scivolavano su di lei,
si mosse di nuovo e la sua posizione passò dall'essere appoggiata su
di un fianco allo stare sulla schiena e così, involontariamente, le
sue gambe si aprirono un po'; accidenti, era ermafrodita, e oltre
tutto entrambi i suoi genitali erano assolutamente perfetti e
separati: il pene davanti, al posto del clitoride (che nelle donne
umane è infatti ciò che sarebbe diventato un pene se la
bambina fosse stata un bambino) e la vagina dietro; niente testicoli;
questo spiegava la compattezza del suo corpo e le sue proporzioni
piene; infatti anche se i testicoli non erano visibili sicuramente
dovevano essere presenti e funzionanti, producendo così un po'
di testosterone, che le donava qualche chiletto di muscoli in più e
qualche chiletto di grasso in meno; questo spiegava anche il forte
impatto estetico che provavo, dato che le sue forme, per quanto
morbide, avevano dei vaghissimi richiami maschili; con la coda
dell'occhio notai un particolare e i miei occhi tornarono su Dersyul;
dietro i suoi testicoli, leggermente più piccoli della media
umana, ora vedevo perfettamente una piccola vagina; mi sentii
autorizzata a pensare che due ermafroditi, seppure perfettamente
distinti nei caratteri sessuali secondari e cioè nell'aspetto
fisico, in una razza così abile nel controllo genetico, non
potevano essere una coincidenza; quindi o gli atlantidei erano tutti
così, oppure avevano ritenuto di darsi un ventaglio di piaceri più
ampio. Li lasciai al loro riposo e allontanandomi, stavo rimuginando,
che la loro doppia sessualità, dava anche modo che il sesso
omosessuale (ammesso che avesse senso parlare di omosessualità
in una razza che si era data fisicamente due sessi) fosse del tutto
normale fra di loro e nettamente più piacevole; persa in quei
pensieri, venni presa alla sprovvista dalla mano di Monpik che mi si
appoggiava su una spalla, ma la delicatezza del suo tocco mi fece
trasalire solo leggermente; mi girai verso di lei, sorridendole e
venendo ricambiata dal suo dolce e tenero sorriso; si era
vestita con un cortissimo gonnellino a pieghe e con la parte
superiore di quello che io avrei chiamato bikini; lei finì di
mettersi di fianco a me e mi prese per mano; persi un battito del mio
cuore, perché ero sicura che non fosse un gesto di fanciullesca
dolcezza, perché non sentivo quella favolosa ragazza come una
semplice amica, perché immediatamente pensai al pene fra le sue
gambe e il mio sguardo andò a cercarlo sotto il gonnellino, che
trovai alzato a causa di una enorme erezione; persi due battiti di
cuore, perché sentivo il mio corpo reagire: la mia vagina era già
bagnatissima, il clitoride incredibilmente duro, come i miei
capezzoli; il mio cervello si spense e l'unico atto razionale che
riuscì a compiere fu quello di guidare lei e me dentro la prima
cabina vuota che individuai; la mia dolce irruenza fece ridere Monpik
e arrossire il suo meraviglioso viso; automaticamente afferrai i suoi
grossi seni e le miei mani sentirono i suoi capezzoli, grossi e duri,
sotto le palme delle mie mani; anche lei si diede da fare e così i
miei slip volarono via e la sua mano cominciò ad esplorare la mia
vagina, ormai allagata; emettei uno strillo di piacere mentre due
delle sue quattro dita penetravano le piccole labbra in profondità e
cominciavano una dolcissima ma intensissima masturbazione: dopo
trenta secondi stavo strillando per uno dei più violenti orgasmi mai
provati in tutta la mia vita; durante tutto il tempo Monpik mi aveva
guardata dritta negli occhi, baciandomi con quelle labbra polpose e
sfiorando la mia lingua con la sua; ero completamente persa in lei e
fuori controllo: cercai il suo pene sotto la minigonna, ma rimasi
momentaneamente intrappolata nelle pieghe, incapace di alzare il
tessuto perché in preda ad un nuovo orgasmo che mi assaliva; finii
sdraiata sul letto con le gambe piene di liquido vaginale, ansimando;
Monpik, con gli occhi pieni di un desiderio che avevo visto solo in
Paolo, si tolse prima il bikini, mostrandomi i più perfetti seni che
io avessi mai visto e poi, finalmente, il gonnellino: il suo pene in
erezione era assolutamente enorme; me ne resi conto solo dalle
dimensioni relative al suo corpo, perché era perfettamente
proporzionato; stentavo a credere a quelle misure, perché, a occhio
e croce, doveva essere di almeno 25 centimetri; dovevo essere a bocca
aperta perché Monpik mi spiegò una cosa: --non ti farò male; ho
adattato la misura da quello che ho sentito quando ti ho masturbata,
ma se vuoi posso renderlo un po' più piccolo--; il suo sguardo
interrogativo ebbe la sua risposta quando, mettendomi seduta e
avvicinandomi a lei, afferrai quel pene miracoloso, iniziando a
masturbarlo intensamente, bagnandolo con la saliva delle mie labbra;
via via che si bagnava di più accelerai il movimento e con esso
aumentavano i gemiti di Monpik, che dopo circa due minuti iniziò ad
urlare ed ad eiaculare una quantità incredibile di sperma,
inzuppandomi letteralmente dalla testa ai piedi; eiaculò a lungo,
seguitando a strillare tutto il tempo; quando l'eiaculazione terminò,
mi fermai anche io, ma lei, ansimando: --non ti fermare Chris...--;
ripresi da dove avevo interrotto e per almeno trenta minuti masturbai
il pene di Monpik, che rimase sempre immensamente duro, eiaculando
ogni 45 secondi – 1 minuto, tanto che contai quasi 40 orgasmi; dopo
10 minuti avevo, su sua espressa richiesta, anche iniziato a
masturbarle la vagina, che le aveva procurato più di 30 orgasmi;
dopo un ennesimo spettacolare orgasmo mi aveva fermato le mani e si
era buttata sul letto: era sudatissma, piena di sperma e liquido
vaginale dappertutto, ma la trovavo più bella e desiderabile che mai
e mi dedicai a farle un intensissimo rapporto orale; tenni scoperto
il glande con una mano e mi aiutai nella stimolazione con l'altra:
arrivò all'orgasmo in pochi secondi e mi riempì la bocca con
un'eiaculazione enorme; replicai 5 volte e alla fine mi girai verso
il suo viso e la baciai scambiando lo sperma con lei; fu a quel punto
che mi fece girare sotto di lei e che mi penetrò la vagina; non era
neanche a metà della penetrazione che ebbe un nuovo orgasmo e una
nuova immensa eiaculazione; finì la penetrazione, afferrandomi i
seni, mentre anche io ebbi il mio orgasmo; se avessi pensato che gli
orgasmi che mi aveva procurato masturbandomi erano stati intensi,
dovetti ricredermi, perché quello che provai in quel momento e tutti
quelli che provai nell'ora successiva, con il suo pene completamente
infilato nella mia vagina (aveva riadattato la misura, lasciandolo
dello stesso diametro, ma accorciandolo, così, mi disse, da poter
stare tutta dentro e vicina a me per toccarmi meglio) furono
devastanti, così intensi che se fossero stati solo un pochino più
forti sarebbero stati dolorosi; in quell'ora ebbi un orgasmo ogni
trenta secondi e di fatto passai tutto il tempo venendo e strillando;
tutto il mio corpo sembrava provare l'orgasmo con la mia vagina: dove
le sue mani mi toccavano, ovunque fosse, provavo un orgasmo; lei
seguì il ritmo dei miei orgasmi con assoluta precisione, venendo
oltre decine di volte; quando ci fermammo, sfinite, mi resi conto che
la mia vagina non era minimamente indolenzita o irritata, allora la
abbracciai da dietro, afferrando il suo pene, ancora durissimo e
mentre la masturbavo, ascoltando i suoi gemiti intensi ma dolcissimi,
espressi il mio stupore sia per le sue prestazione che per le mie:
--sono sempre stata multi-orgasmica ma mai sono riuscita a venire 100
o più volte; tu poi come è possibile che possa avere tanti orgasmi
ed eiaculare così tanto...-- proprio mentre veniva per la
masturbazione che le stavo facendo; si girò verso di me e mi spiegò:
–sono due le cose che provocano tanti orgasmi: quando desideriamo
fare sesso con qualcuno emettiamo un ferormone che iper eccita quella
persona; potrei farti venire mille volte accarezzandoti i capelli; la
seconda è il mio sperma che lubrifica e protegge chi penetro, oltre
che me, aumentando ulteriormente la sensibilità all'atto sessuale; a
riguardo della quantità, in realtà non vero e proprio liquido
seminale, ma al 99% è composto da una emulsione di grasso corporeo e
acqua, mista ad una proteina che rende gelatinoso il tutto,
aumentandone il volume durante l'eiaculazione, di almeno dieci volte;
con un litro di acqua e mezzo chilo di grasso, posso seguitare ad
eiaculare per il resto della giornata--; era tutto chiaro, dalla mia
perdita di controllo, a quello che avevo provato, a tutte le sue
incredibili prestazioni, ma mentre proseguivo nel masturbarla, le
chiesi un'ultima cosa: --è una vostra modifica genetica?-- la
risposta la strillò venendo: --SII!--; erano le otto e mezzo, in
ritardo rispetto ai programmi, così interrompemmo le nostre attività
sessuali e andammo a farci una doccia; ovviamente, rinfrescate
dall'acqua, non rinunciammo a fare altro sesso e così appoggiata con
le mani alla parete della doccia, con l'acqua che ci scorreva
addosso, venni intensamente penetrata e scopata; il suo pene era
ancora più grosso di prima e per mezzora provai un unico, infinito e
violentissimo orgasmo, che fece urlare me, ma anche lei; durante
tutto il tempo, potei vedere il riflesso dei nostri corpi in un
grande specchio del bagno, ma soprattutto l'immenso pene che entrava
ed usciva dalla mia vagina, provocando immense ondate orgasmiche;
alla fine Monpik si fermò, sfinita e oltre ai suoi gemiti che
sfiorivano, sentivo l'enorme pulsazione del suo pene che emetteva gli
ultimi schizzi di sperma; lei tirò fuori il pene dalla mia vagina
che stava ancora eiaculando e di nuovo afferrai con una mano il suo
glande masturbandola e facendole proseguire orgasmo ed eiaculazione;
guardare tutto quello mi faceva eccitare tantissimo e non avrei
smesso mai, se non fosse stato per il ritardo che si stava
accumulando; finimmo di lavarci e poi ci asciugammo. Uscimmo nel
corridoio, giusto in tempo per incontrare Dersyul e Paolo; eravamo
nude e vidi che a Monpik tornò in erezione il pene, mentre correva
incontro al suo uomo; Dersyul la abbraccio dolcemente e le sussurro
qualcosa, che la fece ridacchiare teneramente;
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3
in quel momento, solo in
quel preciso momento, mi resi conto che in definitiva avevo tradito
Paolo, mi sentii morire e cominciai a piangere, ma subito Paolo mi
abbracciò e mi baciò, rassicurandomi: --Dersyul mi ha raccontato
cosa stavate facendo voi due, non che fosse evidente di per sé,
spiegandomi che una volta che una persona viene “drogata” dai
loro ferormoni non può più resistere in nessuna maniera, fino a
quando chi l'ha desiderata, in questo caso Monpik, non smette di fare
sesso e provare desiderio per lei, in questo caso tu; comunque non
potrei mai essere geloso di quell'angelo; mi sono però premurato di
spiegare che per noi esseri umani il sesso deve essere consensuale e
che in futuro dovranno chiederci se vorremo farlo con loro,
accettando un eventuale no; tra di loro il problema non si pone,
perché se una persona non desidera fare sesso con un'altra, il corpo
produce un antidoto al ferormone, rendendo impossibile il consenso e
quindi il sesso tra i due--. Ora quello che mi aveva accennato Monpik
era perfettamente chiaro: ero stata sua “schiava”, senza
possibilità di resistere, sin da quando aveva messo la sua piccola
mano nella mia, quando mi aveva raggiunta nel corridoio; adesso che
ero stata completamente scagionata, le quasi tre ore passate con lei
le considerai fantastiche ma volli comunque mettermi in pari con
Paolo: --sarei felice se facessi l'amore con lei, sempre che lo
voglia--; Paolo sembrò titubante, non credo ritenesse necessario
dover pareggiare le cose, ma Monpik, che nel frattempo si era vestita
ed era tornata vicino a noi, sentì le mie parole e manifestò un
enorme entusiasmo all'idea: --ti prego Paolo!--; lui era in
difficoltà e ci stava pensando su, ma Monpik prese l'iniziativa,
mettendosi sulle punte dei piedi e baciandolo meravigliosamente sulle
labbra e così Paolo cedette, afferrandole i seni e facendole una di
quelle carezze sulle guance che a me hanno sempre fatto impazzire;
Dersyul ci riportò tutti alla ragione: --si, però più tardi;
dobbiamo prepararci a partire--; in effetti era tardi e il pranzo ci
attendeva; non è che non si potesse saltare il pranzo a terra, ma
era sempre meglio, potendo, risparmiare i viveri imbarcati, visto che
in caso di emergenza, il pranzo di quattro persone, poteva essere
razionato e durare tre-quattro giorni.
Nonostante
tutto la partenza avvenne in orario e fu una cosa assolutamente
spettacolare; eravamo seduti ognuno su una poltroncina singola e
potevamo osservare tutto quello che succedeva intorno alla Krizs e
cambiare anche spettro visivo, dalle microonde ai raggi gamma, per
poter analizzare l'ambiente esterno; all'inizio la visuale era
impostata verso davanti e sulla gamma visibile dell'emissione
elettromagnetica, ma subito dopo passò al posteriore, per mostrare
la Terra in rapido allontanamento; appena superammo l'orbita
della Luna, bé, dove una volta c'era stata la Luna, la visuale
assunse una colorazione stranissima, che subito Dersyul ci spiegò:
--sto' scandagliando qui attorno per vedere se è possibile trovare
Zertwat, e cercare di capire le sue condizioni, dalle differenti
emissioni energetiche rispetto a quelle che conosciamo essere
normali; in teoria, se sta' bene vedremo una forte luce blu
elettrico, che virerà verso il verde e poi il giallo, se sta male o
è debole--; la visuale girò intorno, a coprire tutti i settori, ma
al primo passaggio non rivelò nulla, allora Dersyul aumentò
l'ingrandimento di cento volte e sembrò quasi come andare a sbattere
contro le stelle già inquadrate; quindi la visuale ruotò nuovamente
e, quando sembrava che neanche questa volta avremmo potuto
vedere Rudy, ecco che, nel settore direttamente sotto di noi,
comparve un puntino giallo chiaro; l'ingrandimento aumentò
nuovamente di cento volte e ci trovammo così a guardare un piccolo
asteroide, che ruotava lentamente su di sé; dopo pochi secondi la
luminosità gialla aumentò, esattamente mentre veniva inquadrato un
cunicolo che portava, quasi sicuramente, verso il centro del sasso
spaziale; era piuttosto chiaro che Rudy si era scavato una tana dove
stare nascosto in attesa di recuperare le forze; mi sembrava
un'occasione d'oro: --ora possiamo distruggerlo!--; vedevo la fine
dell'incubo Lucifero a portata di mano; ma il mio entusiasmo venne
smorzato da Monpik: --non esiste arma che si conosca che possa
distruggerlo, anche in quelle condizioni; neppure Paolo potrebbe
nulla, perché l'emissione energetica è talmente bassa che non
potrebbe sfruttarla per fare del male a Zertwat; volendo, possiamo
andare a prenderlo a calci, sicuri che non si ribellerà e forse
sarebbe liberatorio, ma sicuramente del tutto inutile; l'unica
maniera rimane quella programmata--: fine dell'entusiasmo; rimanemmo
a guardare quel maledetto mostro, impotenti, ma curiosi; dopo pochi
minuti riprendemmo la via per la nostra destinazione; improvvisamente
fui stanchissima e iniziai ad addormentarmi sulla poltroncina;
ripresi conoscenza, in parte, vedendo Paolo che mi prendeva fra le
sue braccia e mi portava via; mi svegliai di colpo, nella cabina che
ci avevano assegnato Dersyul e Monpik; ero sola e non sapevo che ora
fosse e cercando il mio orologio da polso mi resi conto che non lo
indossavo e che ero nuda, sotto una leggera coperta: --luce!--
ordinai al sistema di gestione ambientale e una luce morbida e calda
si accese, mostrandomi la stanza; vidi i miei vestiti e il mio
orologio appoggiati su una sedia in fondo al letto, mi alzai e andai
a guardare l'ora: avevo dormito quasi sei ore e quindi era quasi ora
di cena; mi vestii e mi incamminai verso la sala mensa, aiutandomi
con le indicazioni a parete; ogni ponte, alle sue intersezioni,
recava un pannello, del tutto simile a quelli che si possono trovare
nei centri commerciali e, in genere, nei luoghi pubblici della Terra,
con il classico “voi siete qui”, in questo caso in una grafia con
non potevo comprende, ma con una grafica inequivocabile: un bel
puntino rosso lampeggiante; la legenda era altrettanto chiara:
simboli perfettamente comprensibili indicavano le varie destinazioni;
seguii le indicazioni che mi conducevano verso il simbolo delle
posate incrociate ed era una striscia disegnata a terra di colore
bianco; le frecce indicavano la direzione verso la mia destra; non
dovetti camminare molto dato che dopo due svolte, una a destra e una
a sinistra, cominciai a sentire il suono delle voci degli altri tre,
ma in particolare era Monpik che parlava e sembrava decisamente
allegra, anzi gioiosa; era un bel passo avanti rispetto a come
l'avevo conosciuta, triste e silenziosa e questo mi fece sorridere;
la sentii ridere ad una battuta di Paolo, che non capii e svoltai
l'ultimo angolo: Dersyul, seduto a destra, sorrideva guardando la sua
donna, felice nel vederla rifiorita; Paolo era in piedi, appoggiato
ad un bancone alto, che contrariamente alle apparenze non era un
banco bar, ma il bancone da dove arrivavano le ordinazioni che
venivano preparate dal robo-chef, ed in effetti stava giusto
afferrando un vassoio di carne fumante, contornato da patate arrosto;
Monpik stava suddividendo le porzioni di un altro vassoio, pieno,
invece, di maccheroncini con ragù di cinghiale; lei indossava una
cortissima gonnellina scozzese a pieghe, bianca e nera, ma portava
degli slippini bianchi; le scarpe da tennis rosse con la punta
bianca, indossate sopra delle corte calzine bianche e una polo
bianca, che lasciava intravvedere un pochino della sua sodissima
pancia, completavano l'immagine di liceale che, forse
involontariamente, si era data; Paolo, che stava portando il vassoio
verso il tavolo, mi vide e mi salutò: --hei, giusto in tempo; stavo
per venire a chiamarti--; Monpik si girò nella direzione dello
sguardo di Paolo e sul suo viso si dipinse il più favoloso dei
sorrisi; corse verso di me, facendo volare la gonnellina, e si gettò
fra le mie braccia; mi baciò molto intensamente e nonostante fossi
leggermente imbarazzata, ricambiai con gioia; in quel momento mi resi
conto di essere innamorata di quel fantastico angelo, con buona pace
della mia eterosessualità; un pensiero mi fece girare gli occhi
verso Paolo, ma con mia infinita felicità lui sorrideva e, quando
vide che il mio sguardo incrociava i suoi occhi, mi fece
l'occhiolino; ero al settimo cielo. Mentre ci andavamo a mettere
sedute, Paolo portò il vassoio della carne a tavola e giusto il
tempo di appoggiarlo, mi guardò e ammiccando: --mentre dormivi, ci
siamo avvicinati a Rudy e ho potuto parlare con il drago bianco,
Wyklot; gli ho raccontato tutto quello che era successo, con
Rudy-Zertwat-Lucifero e del nostro incontro con loro;-- indicando
Dersyul e Monpik, –non sono entrato nei dettagli, perché se mai
Rudy dovesse entrare in comunicazione con lui, potrebbe scoprire i
particolari del nostro piano, ma anche così il nostro piano gli è
sembrato valido, anche se estremamente pericoloso; è d'accordo con
noi che è probabilmente l'unica speranza che abbiamo di battere Rudy
e salvarci; è stato molto felice di fare la conoscenza della razza
atlantidea e altrettanto triste di sapere della loro distruzione; ci
siamo salutati, dandoci appuntamento a quando avremo recuperato la
altro-materia, che a quel punto mi darà la possibilità regolare e
continua di comunicare con lui, senza l'intercessione di Rudy--.
1
In genere dormiva un paio di ore più di me, ma il suo metabolismo
era molto attivo, soprattutto grazie alla sua sviluppata
muscolatura, che gli faceva consumare, anche a riposo, più calorie,
di conseguenza stancandolo di più e creando la necessità di
maggior riposo.
2
Inizia la prima parte di descrizione delle parti anatomiche e
sessuali, subito seguita da quella di sesso esplicito...
3Fine
della prima parte a carattere sessuale.
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In linea di principio, una storia di fantascienza si legge e basta; piace oppure no, ma se volete fare dei commenti siete liberi di farlo; vale quanto detto in "parole in libertà": le opinioni in quanto tali sono sempre personali e mai possono essere ritenute assolute, quindi calma e rispetto.