Durante
tutto il tempo di avvicinamento al nostro obiettivo non ci fu
praticamente niente da fare; la Kryzs poteva volare del tutto
autonomamente, grazie ad un sistema di intelligenza artificiale molto
avanzato, che seppure non in grado di dialogare in maniera compiuta
con una persona (non era fatta per quelle cose, perché la sua
“intelligenza” si rivolgeva solo alle questione tecniche), poteva
gestire ogni singolo sistema interno, emergenze comprese; tutto stava
nel dare dei parametri precisi di comportamento, entro i quali
tenersi ed il resto avveniva senza che nessun operatore atlantideo
dovesse minimamente scomodarsi; tanto per fare un esempio, era stata
indicata una rotta, in base a delle coordinate che facevano capo ad
un sistema di riferimento universale; la Kryzs1
di conseguenza teneva la direzione più diretta, evitando pianeti,
stelle, asteroidi, perturbazioni gravitazionali; la rotta non era
assolutamente una linea retta ma di sicuro era la più veloce
possibile; di meglio era possibile fare solo con il metodo di
trasferimento che usava Rudy2,
che però era possibile solo per brevi distanze, dove per brevi si
intendeva entro l'anno luce; il problema era che non era possibile
mantenere una rotta di viaggio precisa e l'imprecisione cresceva con
l'aumentare della distanza percorsa nel sub-spazio e superato l'anno
luce diventava esponenzialmente più grande; riemergere dopo un
trasferimento di poco più di un anno luce poteva significare
trovarsi ovunque tranne dove si voleva andare, perfino dalla parte
opposta dell'Universo; il sub-spazio non è uno spazio lineare in cui
delle coordinate spaziali definiscono con precisione le relazioni di
posizione relative di ogni singolo punto; dove sembra che il
movimento sia lineare e lo spostamento regolare, in realtà non lo è
mai, dato che distanza e direzione cambiano costantemente a causa
della natura caotica e non lineare del sub-spazio (avere l'illusione
di andare dritto avendo, in realtà fatto un “fiocco” e percorso
una frazione infinitesima di centimetro o anche un miliardo di anni
luce, dove si pensava di aver percorso un metro) e fino a che non si
riuscirà a capire come “vedere” queste aberrazioni della trama
del sub-spazio, non sarà possibile viaggiare lontano con questo
sistema; comunque il metodo di spostamento che la Krizs attuava era
efficace e veloce e l'attraversamento della galassia era una cosa che
richiedeva pochi giorni. In definitiva, ci comportammo come se
fossimo in vacanza, dividendo il tempo tra l'osservazione dello
spazio, con le sue infinite bellezze e le sue incredibili
caratteristiche e la conoscenza tra di noi; non ci siano
fraintendimenti: non tutto questo conoscersi si riferisce al sesso,
che comunque fu tantissimo (bé, sapete, i primi tempi che nasce una
relazione, l'attrazione è enorme), ma una parte rilevante si compose
di chiacchiere, di collaborazione nel fare alcune piccole attività
di gestione e manutenzione che Dersyul e Monpik si erano riservati,
al di fuori del controllo della Krizs, e nella semplice compagnia che
ci davamo l'uno all'altro; una cosa che accomuna atlantidei e umani è
la necessità ed il piacere di stare insieme ad altri esseri simili e
non (vedi i classici animali domestici) e i sentimenti che si stavano
sviluppando fra di noi aumentavano il desiderio di stare insieme.
L'abbraccio
tra me e Monpik si sciolse e lei, dandosi uno sguardo lungo il corpo,
tornò a guardarmi, spalancò le sue braccia e mi chiese: --come sto'
con le tue cose?-- in effetti mi sembrava già di avere
familiarità con quegli indumenti, ma solo ora mi rendevo conto
del motivo; provai uno moto di fortissima attrazione e tenerezza per
lei: --sei favolosa, una vera meraviglia!-- anche se doveva
essere ovvio che pensassi una cosa del genere, da come l'avevo
guardata, dirlo esplicitamente ottenne il risultato di scatenare
un'emozione incredibile in Monpik, che divenne rossa in viso e
rise piena di gioia; anche in questo eravamo molto simili, intendo
dire noi donne umane e atlantidee: ci piace sentirci dire che siamo
belle o quantomeno apprezzate, i sottintesi ci lasciano sempre
un po' perplesse e insoddisfatte; Paolo in questo era sempre stato
anormale rispetto alla maggior parte degli altri uomini; non era
passato giorno (bé, non proprio, ma lo ha sempre fatto spesso) che
in un modo o in un altro non mi dicesse quanto era attratto da me,
quanto gli piacessi, quanto ero bella; ad un certo punto avevo
pensato che avesse letto “il manuale del Perfetto Amante” per poi
scoprire che in realtà aveva piacere nel dirmi quelle cose e nel
vedere la mia reazione; la cosa si rispecchiava nelle nostre attività
sessuali, tanto che anche quando le sue capacità fisiche venivano
meno, molto spesso proseguiva nel darmi piacere sia con le sue dita
che con la sua bocca. Questa volta fui io a prendere per mano Monpik
(mi stavo abituando alla mia relazione con lei) e andammo verso la
tavola, dove Dersyul aveva preso il posto di Monpik nel dividere le
porzioni; adesso era tutto pronto e ci mettemmo seduti; Monpik
era vicino a me, a sinistra, a destra avevo Dersyul e difronte Paolo;
appena fummo tutti seduti Dersyul mi prese la mano e non appena
mi girai verso di lui, mi sorrise dolcemente: --devo ringraziarti
infinitamente: finalmente, dopo così tanto tempo, vedo nuovamente
felice Monpik-- la guardò con illimitato amore –le infinite
tragedie che hanno colpito la nostra gente e la scelta che è stata
fatta di riporre in noi due la responsabilità del piano di
sopravvivenza, hanno creato una pressione infinita in entrambi,
ma soprattutto in lei, che non era abituata ad un ruolo decisionale;
devi sapere che Monpik è l'ultima rappresentante della casta
regnante della dodicesima dinastia e la sua vita è sempre stata
dedicata alla ricerca scientifica e allo studio; tutta la nostra
gente ha vissuto in quello che voi definireste il Paradiso in Terra,
ma i privilegi dei regnanti sono stati sempre leggermente maggiori:
dove una persona normale si autogestisce, il familiare della casa
regnante ha un gruppo di persone che letteralmente lo viziano e fanno
tutto per lui o per lei; ma non pensare che sia uno stato di
sottomissione, perché ogni persona ha una sua attività lavorativa
primaria e una secondaria, di circa tre ore ciascuna, dove in genere
la prima è di ordine scientifico e la seconda è dedicata ad
attività al servizio della comunità; tra queste attività c'è il
servizio ai nobili, come li definite voi, che hanno come attività
secondaria, obbligatoria, la gestione amministrativa e politica della
comunità; è l'obbligo che crea il privilegio all'assistenza, perché
l'attività politica ed amministrativa è tra le più detestate tra
di noi e difficilmente il tempo da dedicare è quello minimo, ma
essendo necessaria...; la sua fortuna, nonostante l'appartenenza alla
classe dirigenziale è stata di essere una rarissima figlia extra e
di non essere mai stata attivamente coinvolta nella gestione
amministrativa--; anche in questo gli atlantidei dimostravano la loro
superiorità etica: dove, tra di noi il potere che derivava dalle
cariche politiche e dirigenziali, era una delle molle principali
della disonestà, della corruzione, del sopruso e dell'illegalità,
nella civiltà atlantidea si era creata una pseudo nobiltà che era
obbligata a presiedere alle cariche dirigenziali e politiche,
ripagando la scocciatura con alcuni privilegi (passi
del tempo per la carica pubblica e quindi non ne hai per la tua cura,
di conseguenza qualcuno farà delle cose per te: non è certo
sottomissione al potente),
dimostrando che gli interessi atlantidei andavano soprattutto allo
studio scientifico e alla ricerca della conoscenza, passando anche
per la cura delle altre persone, tramite maniere impensabili per noi
esseri umani; una carriera dirigenziale e politica era impensabile
tra gli atlantidei: veniva ritenuta una cosa ai limiti della follia,
una vera perversione, perché dove aveva una sua utilità pratica per
la gestione della civiltà, veniva considerata del tutto inutile ai
fini dell'avanzamento scientifico, culturale e “umano” della
gente atlantidea, che preferiva “vivere” la scienza e la
compagnia delle altre persone, cosa che spiegava gli sforzi profusi
nelle modifiche genetiche sessuali; un'altra cosa che si evidenziava
dalle parole di Dersyul era che il sesso non era assolutamente un
tabù o, ancora più assurdamente, una cosa sporca, ma una,
fortissima, espressione sociale, da condividere liberamente. Le
parole di Dersyul mi fecero sentire molto felice; ad ogni momento in
più che vivevo quell'avventura con quelle persone, sentivo sempre
più che la mia vita stava cambiando, anche se non esattamente in
meglio (la mia vita con Paolo era stata meravigliosa, immensamente
felice), verso una direzione inimmaginabile; io sono figlia unica e i
miei genitori sono dei veri falliti, dei dementi come solo nelle
celle dei manicomi se ne possono trovare; hanno sempre anteposto
delle assurde illusioni di vita alla cura della loro famiglia; mio
padre ha trascorso un'intera vita alla ricerca della ricchezza,
seguitando a spendere i proventi del suo lavoro in nuovi progetti
faraonici, ritrovandosi regolarmente al verde, invece di
accontentarsi di vivere una vita regolare, nei limiti delle proprie
possibilità, economiche ed intellettive; in questi continui
fallimenti ha chiaramente coinvolto me e mia madre, che essendo una
debole, ha intelligentemente ritenuto di rifugiarsi
nell'autocommiserazione e nell'alcolismo; ho vissuto tutta l'infanzia
e la gioventù con il peso di queste situazioni, senza avere mai un
punto di riferimento e dovendo crearmelo da sola, tenendomi quanto
più possibile alla larga dal gorgo della mia famiglia; alla fine ho
incontrato Paolo e la mia vita ha cominciato a prendere una direzione
verso l'alto, piuttosto che verso l'abisso; quello che ora stavo
iniziando a vivere era la presenza di un gruppo di persone, unite,
attente le une alle altre: una famiglia, strana, unica, ma una
famiglia, che si reggeva sulla volontà di stare insieme, perché era
bello stare insieme e non obbligatorio perché c'erano dei legami di
sangue; le parole di Dersyul, l'amore con Monpik, il sostegno di
Paolo, che amo infinitamente, mi stavano dando qualcosa che non ho
mai avuto, che non ho mai sperato di avere, neanche nei miei più
favolosi sogni. Guardai Dersyul che mi teneva la mano e iniziai a
piangere come non avevo mai fatto in vita mia, liberando le mie
emozioni. Monpik e Dersyul erano perplessi, lo vedevo dalle loro
espressioni stupite, ma Paolo spiegò loro, commosso anche lui, che
ero felice, facendoli tranquillizzare e sorridere. Quella notte
dormii con Paolo, senza fare sesso, ma solo felice della sua presenza
rassicurante e avvolgente; mentre stavo scivolando nell'oblio del
sonno, pensai a Monpik e Dersyul, rendendomi conto che, forse, il mio
rapporto con lui sarebbe stato solo come quello con un fratello, al
contrario di quello con Monpik, che amavo follemente, allo stesso
modo, ma anche in maniera diversa, di come amavo Paolo; al momento
non capivo realmente e precisamente cosa pensasse di tutta questa
situazione Paolo; sapevo solo che mi sosteneva e che nulla del suo
amore era cambiato nei miei confronti e tanto bastava.
Non
ero particolarmente stanco, la mia giornata era stata nettamente meno
intensa di quella di Chris, sia per il lato fisico che per quello
emotivo, quindi, per la seconda volta quel giorno, la guardai
addormentarsi; mentre guardavo il suo splendido viso, sereno e
rilassato, in effetti come non la avevo vista spesso e poi facevo
scorrere il mio sguardo sul suo bellissimo corpo, esplorai le mie
emozioni per tutta quella strana faccenda tra Chris e Monpik; lo
avevo già detto a Chris, non ero assolutamente geloso perché ero
certo che Monpik fosse, oltre che di una bellezza divina, al punto da
essere quasi impossibile smettere di guardarla e contemporaneamente
desiderarla, anche una ragazza dolcissima e tenera, che per un uomo
come me era impossibile non amare; senza considerare che la sua
intelligenza, il suo N.Q.I. (Nuovo Quoziente Intellettivo)3
era almeno triplo rispetto al mio, che non era certo basso (dove, per
convenzione il Q.I. medio umano è 100, il mio è 225, 75 punti oltre
“genio”; Chris è addirittura 230...) e questo mi intrigava
enormemente; mi rendevo conto che il mio più grande amore,
Christine, era molto diversa da Monpik, più spigolosa, con una
personalità da sgretolare il cemento armato, con un carattere da
mettere in soggezione uomini grandi e grossi e, incredibilmente, con
delle abilità fisiche tali da poterla sostenere contro uomini grandi
e grossi4,
ma forse queste due dee si completavano e avendo dei lati che a me
piacciono moltissimo, non potevano che attrarmi; alla fine rimane
sempre difficile capire esattamente come mai si ama una persona,
perché può anche capitare di amare una persona che non rientra nei
parametri “preferiti” o, viceversa, non innamorarsi di una
persona “perfetta”, dimostrando che l'amore, quello passionale,
quello che rende una persona l'unica cosa realmente importante della
propria vita, è un fatto del tutto irrazionale e va preso senza
tante elucubrazioni. Mi trovavo difronte al fatto compiuto di amare
due donne e non sapere scegliere (non che mi interessasse farlo) tra
loro: amen. Quella notte, cosa più unica che rara, dormii meno di
Chris ed infatti mi svegliai trovandola completamente immersa nel suo
sonno; le diedi un bacio sulla fronte e una carezza sul suo viso
fresco, e lei, pur seguitando a dormire, sorrise (ho sempre provato
un brivido enorme nel toccarla, anche così delicatamente) e uscii,
per andare a fare colazione; raggiunsi la mensa, trovandovi Monpik,
vestita come il giorno prima, sempre che quell'abbigliamento fosse
definibile come “essere vestiti”; ero perfettamente d'accordo con
Chris che fosse assolutamente favolosa, ma ero certo che con quelle
proporzioni perfette qualunque cosa si mettesse addosso avrebbe dato
la stessa immagine; forse solo qualcosa di eccessivamente vistoso,
avrebbe fatto una brutta impressione, un po' come quando una bambina
viene truccata e vestita dalla propria mamma come una donna adulta:
l'effetto è decisamente stridente, volgare; dove Chris è una
bellezza dinamica e compatta, ma con quel morbido essenziale su una
ragazza, Monpik è una bellezza dolce, femminile e con tante curve
perfettamente proporzionate, già sfavillante di per sé, in cui ogni
genere di trucco e abbellimento risulta inutile ed eccessivo. Lei
sentì i miei passi e si girò; sorrise e facendo cenno alla tavola:
--mangi con me?-- le feci di si con la testa, mi avvicinai a lei, la
afferrai per i sodissimi fianchi e, mettendola seduta sulla tavola,
per farla stare più in alto, la baciai intensamente; mi afferrò il
viso con le mani (quelle delicatissime e particolari mani con quattro
dita) e mi ricambiò dolcemente, stupita e felice insieme che
finalmente mi fossi deciso a cedere al suo amore; avevo capito che,
per lei, l'incredibile e prorompente sessualità era solo ed
esclusivamente espressione dell'amore nei confronti di una persona;
nonostante la libertà di costumi della sua gente, molto, molto
raramente, il sesso era un passatempo o semplicemente un divertimento
e coinvolgeva sempre i sentimenti delle persone interessate. Me lo
aveva spiegato il pomeriggio precedente, mentre Chris dormiva,
insieme a Dersyul e ora che lo avevo metabolizzato ero pronto ad
aprire il cuore a quella meravigliosa dea atlantica (ora più che mai
quella vecchia definizione di Chris aveva un senso). Mi strinse a se
e potei sentire distintamente il suo cuore battere forte e veloce
contro il mio petto, attraverso i suoi seni perfetti; si allontanò
un po' da me e mettendomi nuovamente una mano sul viso, mi disse una
cosa che mi lasciò a bocca aperta: --vorrei tanto avere un bambino
con te--; preso alla sprovvista da quella cosa enorme, il mio
cervello, per alcuni secondi, non fu in grado di emettere una sola
scintilla di pensiero razionale, ma se è per questo, neanche
irrazionale; quando cominciò a recuperare un barlume di
funzionalità, la sola cosa che fu in grado di elaborare, fu una
domanda stupida: --ma è possibile?--; la domanda era stupida, perché
se Monpik mi aveva proposto una cosa del genere, essendo lei la più
grande esperta di genetica mai esistita sulla Terra, doveva
necessariamente essere possibile; molto pazientemente mi rispose:
--si certo, con dei piccoli aggiustamenti, possiamo avere dei bambini
perfettamente sani e molto, molto belli-- ridacchiò divertita dalla
sua piccola battuta che era anche un complimento nei miei confronti,
oltre che dichiarare l'ovvietà sulla sua bellezza. La presi in
braccio, per mettermela sulle ginocchia una volta che mi fui messo a
sedere anche io. Con le mie mani avvolte intorno ai suoi fianchi, la
guardai dritto negli occhi, in silenzio per alcuni istanti e poi:
--sarebbe bellissimo, ma prima vorrei avere dei bambini con Chris--
affermai; il viso di Monpik si illuminò: --allora sarà molto
presto, perché Chris è incinta e saranno almeno due gemelli--;
sgranai gli occhi: –come fai a saperlo?-- ovviamente stupito; mi
rispose con disarmante facilità: --il suo odore è quello tipico di
una donna incinta e l'intensità mi dice che saranno 2 o 3 bambini--
mi guardò con aria stupita, perché sicuramente il mio sguardo
vacuo, le dimostrava che quello che mi aveva appena detto non mi mi
era per niente chiaro –ma voi allora non lo sentite l'odore degli
altri!--; dovetti ammettere che la nostra capacità di distinguere
l'odore altrui era molto limitata e sicuramente non arrivava a
discriminare la maternità di una donna; lei sembrò prendere la
notizia con disappunto: --un altro dettaglio genetico che non ho
avuto il tempo di sistemare e pensare che fra di noi è una parte
della comunicazione fra le persone importatissima; ci dice delle
variazioni dell'umore, della salute e anche delle modificazioni
metaboliche ed organiche; dall'odore capiamo quando un bambino o una
bambina passa allo stadio fertile dello sviluppo e tante altre cose,
ma con calma, quando tutta questa faccenda sarà risolta, potremo
mettere a posto tutte quelle cose che non ho avuto l'occasione di
fare a suo tempo--; era una di quelle situazioni in cui ogni cosa
detta ti metteva in difficoltà: --vuoi dire che sei stata tu a fare
le modifiche genetiche ai nostri progenitori primati?--; la sua
espressione divenne seria, tesa e mi resi conto che forse le stava
venendo in testa che mi sarei infuriato con lei, diretta responsabile
della nostra travagliata evoluzione, mentre invece io stavo
collegando quella notizia con le lacrime che le avevo visto versare
quando ci aveva rivelato che loro, gli Atlantidei, erano i
responsabili della nostra genetica difettosa, senza, in quel momento,
realizzare che quella sofferenza era della persona stessa che non
aveva avuto il tempo di aggiustare al meglio il nostro DNA; le misi
una mano sul viso, accarezzandola delicatamente: --mi dispiace così
tanto, che sia stata costretta a tanto dolore e a tanti compromessi
assurdi; nessuno dovrebbe mai essere costretto a nulla del
genere...--; lei si strinse a me, con forza e sentii la maglietta,
sul petto, bagnarsi. Stavamo finendo la colazione, quando una voce
leggermente assonnata, si fece udire dal corridoio che veniva dalle
camere da letto: --avete fatto avanzare qualcosa, soprattutto tu
mangia-sauro?--; era Chris, come non ricordavo di averla mai vista,
dato che era lei a svegliarsi prima di me e che vedevo sempre
completamente sveglia; preso da quello spettacolo inedito e veramente
affascinante (Chris è favolosa anche mezza addormentata e svela la
sua parte più serena e dolce), non ebbi il tempo di rispondere
niente di arguto e mi ritrovai le labbra di Chris premute con
decisione sulle mie e le sue piccole e fresche mani appoggiate sul
viso; fu un bacio delizioso e dolcissimo e anche lungo ma tutto ciò
che ha un inizio, ha anche una fine e quindi Chris si staccò da me,
girò intorno al tavolo (il giro fu rapido dato che il tavolo era da
quattro), per finire, questa volta, a baciare le labbra di Monpik,
con il bonus di afferrare e stringere dolcemente uno dei suoi seni,
ricambiata entusiasticamente; questo bacio durò molto più a lungo,
ma la cosa non mi scandalizzava, perché so perfettamente che le
novità stimolano più delle cose note e Monpik, per la ferrea
femminista e (finora) assolutamente eterosessuale Chris, era la più
incredibile ed eccitante delle novità; certo di questo passo –non
resterà molto per noi...--; girai la testa verso Dersyul che aveva
completato il mio pensiero mentre arrivava; con una piccola smorfia,
insieme divertita e scoraggiata, feci di si con la testa, allungando
la mano verso di lui, che me la strinse; venni smentito da una nuvola
di capelli biondo-dorati che mi avvolgeva e dal corpo di Chris che mi
piombava addosso: --ce ne sarà sempre per te...-- seguita dal corpo
di Monpik che si univa a lei in quell'abbraccio: –...e tanto!--;
Dersyul si mise a ridere di gusto: --sei un uomo morto... ma bella
morte!--; anche loro la pensavano come noi uomini umani in merito
all'avere due donne da dover soddisfare, ma ora stavamo tutti
giocando e, mentre venivo portato per mano verso la camera da Chris,
ringraziai i benefici effetti dell'adrenalina che avevano svegliato
Chris e benedicevo la
DeA
per tutto questo. Riuscii a venire fuori dal turbine sessuale con
Chris solo dopo 2 ore, scoprendo, con mio sollievo e a conferma delle
sue parole di poco prima, che il sesso con Monpik non aveva
minimamente affievolito il desiderio di farne con me e che quindi le
due cose erano perfettamente compatibili e sovrapponibili, anche se
non necessariamente contemporanee; in fondo, salvo rari casi, come
era appunto quella mattina, la mia fisiologia maschile umana, mi
faceva dare forfait nel giro di un ora, o poco più (non sono uno di
quelli che ha fretta e mi piace godermi il piacere e il corpo e anche
le reazioni della mia ragazza)5,
quindi il problema era casomai di Monpik che poteva, invece, andare
avanti per molto più tempo, con la difficoltà di doverlo trovare il
tempo, oppure interrompere prima, rimanendo leggermente
insoddisfatta. Tenevo Chris abbracciata a me, quando ad un certo
punto mi tornò in mente il discorso fatto con Monpik durante la
colazione: --sai, subito prima che arrivasti tu, Monpik mi ha detto
che vorrebbe fare un bambino con me...-- Chris si girò verso di me,
per potermi guardare negli occhi –...e a quanto pare è possibile,
solo che io le ho detto che avevamo in programma di averne uno anche
noi e che prima vorrei che nascesse il nostro e poi mi sarebbe
piaciuto molto averne uno anche con lei, se per te va bene...-- il
suo splendido sorriso mi disse che ne sarebbe stata felicissima –a
quel punto è venuto fuori che sarà una cosa di poco tempo, perché
pare che tu sia già incinta e probabilmente di un paio di gemelli--;
Chris rimase lì, meditabonda, alcuni istanti: --in effetti sono
leggermente in ritardo...-- forse non ero stato chiaro, così la
interruppi: --Chris, Monpik mi ha dato la notizia come certa, perché
ha detto che il tuo odore è quello di una donna incinta e di almeno
due gemelli--; mentre completavo la precisazione, l'espressione di
Chris cambiò progressivamente, culminando in uno strillo e poi in
una risata di assoluta gioia e felicità; ho rischiato di morire,
perché l'abbraccio che dovetti subire era degno di quello di un boa
constrictor di 12 metri, ma durò poco (fortunatamente), perché
l'abbraccio divenne un bacio e poi una corsa intorno alla stanza, con
Chris che strillava continuamente: --gemelli... gemelli...
gemelli...--; la cosa andò avanti per un po' e poi Chris si buttò
di nuovo sul letto, prima vicino a me e poi sopra di me, con i suoi
incredibili occhi verdi
fissi nei miei: --ciao papà, ci sei riuscito, alla fine--; ricambiai
lo sguardo leggermente offeso (non ero serio): --“alla fine”
cosa?-- perché erano solo due mesi che ci provavamo e solo negli
ultimi giorni, con tutti i fatti che erano successi, c'era stato
qualche rallentamento dell'attività, ma lei non raccolse e
semplicemente mi abbracciò e baciò intensamente (di nuovo). Per
l'ora di pranzo eravamo tutti nuovamente insieme e con uno sguardo di
intesa con Chris, annunciai ufficialmente la sua maternità, che
avevamo avuto modo di verificare con il test di gravidanza che Chris
si portava sempre in giro e senza dire altro, guardai Monpik, che
capì al volo e, guardando soprattutto Dersyul, annunciò le nostre
intenzioni: --ho chiesto a Paolo di avere un bambino con lui, non
appena e solo dopo, per sua espressa volontà, Chris fosse rimasta
incinta; mi sono resa conto che ora la cosa riguarda tutti noi e
vorrei che anche tu...-- riferendosi appunto a Dersyul –...e Chris
diciate cosa ne pensate--. Dersyul fu il primo a prendere la parola,
ma la sua espressione ed il suo sorriso già dicevano tutto: --in
questi pochi giorni ho imparato ad amare e rispettare queste
scimmiette evolute...-- wow, una battuta di spirito dal compassato
Dersyul –...e sono infinitamente felice che la vostra e la nostra
famiglia diventino una sola famiglia; mi dispiace solo una cosa, che
i miei spermatozoi siano finiti, altrimenti avrei fatto volentieri un
bambino con te-- guardando Chris, che corse ad abbracciarlo, mentre i
suoi occhi si riempivano di liquida emozione; ora, forse, intuivo i
motivi della reticenza di Dersyul nei confronti di Chris e per
sdrammatizzare la buttai sul tecnico: --sei forse sterile?--; a volte
mi rendo conto solo dopo averle dette delle cretinate che dico,
perché la risposta di Dersyul potevo immaginarla anche da solo,
almeno la prima parte: --ho detto che ho finito gli spermatozoi, non
che non li ho mai avuti; vedi, anche noi maschi Gesaz siamo
riproduttivamente a “termine” e possiamo avere solo 6 figli,
sempre grazie allo scambio di feromoni tra le persone; poi smettiamo
di produrre spermatozoi; ne ho avuti 4 con Monpik e due con un altra
compagna; sia lei che i due bambini sono morti nel primo attacco di
Zertwat-- un brivido mi corse lungo la schiena; Monpik aggiunse,
tagliando corto per distrarre Dersyul, una cosa che mi elettrizzò e
così anche Chris: --appena tutto questo sarà finito, potremo
rianimarli e riabbracciarli e magari potrei mettere in cantiere un
bambino anche con Chris--; Chris, ma pure io, era esterrefatta da
quella possibilità, ma al momento nessuno di noi due fece commenti:
eravamo saturi di emozioni e di informazioni, così accettammo la
notizia così come ci era stata data. Chris chiese se erano
disponibili delle immagini di quei bambini e Monpik non fece altro
che accedere, dal d-pad che si portava in tasca, al sistema di
archiviazione della nave; la prima cosa che potei notare fu che non
erano esattamente dei bambini; erano infatti compresi tra i 13 e i 18
anni ed erano due maschi e due femmine, alternati dalla più piccola,
al fratello di un anno più grande, all'altra sorella e all'ultimo
fratello, i primi due e i secondi separati di tre anni; erano tutti
belli in maniera incredibile, ma con quei genitori e quella genetica
era scontato; la piccola era ancora una bambina, come il fratello
subito più grande, ma avrei scoperto che i bambini Gesaz cominciano
il passaggio alla pubertà “esattamente” a quindici anni e
proseguono per tre anni, poi avendo raggiunto la maturità sessuale,
al massimo seguitano a crescere di altezza e misure; infatti i due
più grandi mostravano chiaramente i segni di uno sviluppo maggiore,
con il maschio che era quasi un uomo e la femmina ancora una via di
mezzo tra la ragazzina e la giovane donna; tutti mostravano una gioia
di vivere immensa, con occhi brillanti e atteggiamento aperto, deciso
e forte il maschio grande e dolce e gentile la femmina grande; i
piccoli dovevano essere due terremoti, alleati continuamente nel far
impazzire i fratelli più grandi e i genitori; ma mi ero stufato di
doverli indicare con “il più grande, la piccola, ecc”: –come
si chiamano?-- chiesi a Monpik; me li indicò dalla più giovane a
crescere: --Lica, Rolly, Sone e Perz--, ecco, ora li conoscevo meglio
e potevo associare nomi e visi e questo automaticamente me li fece
avvicinare emotivamente; da come Chris seguitava a scorrere le
immagini dei figli di Monpik e Dersyul, era chiaro che si stava
innamorando di quei giovani Atlantidei e per me era la stessa cosa;
le persone equilibrate, ed io mi ritengo tale, quando iniziano una
relazione con una nuova persona, amano i figli di questa persona
proprio perché suoi figli e quindi espressione di essa stessa e del
suo amore; forse i bambini saranno gelosi, ma il rispetto del loro
tempo con i propri genitori e la pazienza, generalmente superano
l'ostacolo; alla fine capiranno di non avere nulla da temere e forse
ricambieranno l'affetto. Anche questa situazione mi fece vedere
quanto la mancanza di una famiglia vera fosse stata una cosa
difficile da vivere per Chris e come quello che stava succedendo
stesse colmando quella lacuna: io ero stato la sua ancora di salvezza
e la sua prima famiglia; ora Monpik, Dersyul, i loro figli e i nostri
futuri figli, nelle varie combinazioni, completavano il tutto;
intravvedevo un futuro con tanti figli ed un'enorme ma felicissima
confusione.
Il
viaggio proseguì in un'atmosfera di folle felicità, ed avemmo tutto
il tempo di completare la nostra conoscenza reciproca; scoprii in
Dersyul un amico straordinario, come non ne avevo mai avuti e
soprattutto un maestro, che mi svelò tanti dei segreti delle
tecnologie Gesaz; passammo interessantissime giornate ad
esplorare la Kryzs, collezione pratica di molte delle più avanzate
conoscenze Atlantidee: i motori iper-luce, i sistemi di smorzamento
dell'inerzia, che consentivano accelerazioni e decelerazioni
praticamente istantanei, i sistemi di gravità artificiale, diretta
derivazione dei sistemi di controllo dell'inerzia, le camere di
stasi, che oltre ad essere utili per mantenere in stato di sonno
profondo una persona, permettevano di conservare il cibo e ogni
sostanza organica deperibile in maniera indefinita e alla fine
il laboratorio di genetica, in cui si potevano manipolare a
qualsiasi livello i singoli filamenti di DNA o fare si che tutta
la struttura genetica di una persona venisse modificata; fu quella
l'occasione per capire come Monpik avesse potuto creare i presupposti
per l'evoluzione della razza umana, sostanzialmente obbligando
il DNA dei nostri progenitori primati ad una serie di evoluzioni
forzate, che indirizzarono, nel corso di poche centinaia di migliaia
di anni l'evoluzione soprattutto cerebrale e neuronale verso
l'intelligenza e l'autocoscienza; il mattone base era stato (lo
avevo sospettato)
un virus artificiale che aveva infettato i primati bersaglio,
inserendo un DNA che avrebbe modificato, in stadi successivi, il
codice genetico scimmiesco; il trucco era stato quello di determinare
una evoluzione programmata del virus e far si che quindi le
successive infezioni comportassero una nuova manipolazione del codice
genetico “umano”, che quindi faceva un altro salto evolutivo; è
sempre stato un mistero come il nostro cervello avesse avuto un ritmo
evolutivo talmente elevato, da un dato momento in poi, che se invece
avesse mantenuto il tasso di “miglioramento” medio precedente,
avrebbe impiegato decine di milioni di anni per raggiungere lo stadio
di Homo Sapiens Sapiens; invece nell'arco totale di un milione di
anni ecco bello e pronto un nuovo essere senziente; un vero
capolavoro, nonostante i difetti; i difetti, appunto; volli indagare
sul lato tecnico della faccenda: --devi capire una cosa Paolo; quando
si progetta una evoluzione programmata è come scrivere un programma
di computer: metti giù un progetto di massima, con gli obiettivi da
raggiungere, le sezioni, in questo caso le caratteristiche fisiche
(la stazione eretta, pollici opponibili, occhi frontali, visione a
colori, ecc.), i sensi e la loro estensione (occhi che vedono solo
quella che definiamo luce visibile o magari anche ultravioletto ed
infrarossi), gli organi necessari e le loro funzioni e così via; poi
si passa alla programmazione del codice genetico delle singole
sezioni e, fatto questo, si integrano le sezioni per far si che
possano interagire in maniera omogenea; avrai sicuramente notato che
è l'equivalente della creazione di un diagramma di flusso di un
programma di software, con la differenza che non sono insiemi di bit
a interagire in base alle regole della programmazione, ma molecole,
sostanze chimiche, neurotrasmettitori, proteine, enzimi e quant'altro
che in base alle regole delle biochimica vengono messe in contatto
per creare un metabolismo funzionante ed efficace; ma così come in
un programma di computer, anche una DNA artificiale deve essere
collaudato in situazioni reali e sempre diverse, per scoprire le
lacune della programmazione: il classico beta testing, cioè la
correzione del programma completo ma non definitivo; è questa fase
che non abbiamo avuto il tempo di mettere in atto: il programma era
completo ma non è stato possibile effettuare le correzioni o le
modifiche necessarie, perché dove, in un software di computer, si
possono raggiungere i milioni di linee di codice, considera che
l'interazione di tutte le molecole biologiche equivale a miliardi e
miliardi di linee di codice; avremmo dovuto testare per almeno dieci
anni il DNA finale, invece abbiamo avuto sei mesi. Alla fine su di un
codice genetico non ottimizzato ha dovuto intervenire ed agire
l'evoluzione naturale, con tutti i problemi del caso--; ok, tutto
chiaro adesso, salvo il metodo di test; mi stavo preoccupando che il
test dovesse avvenire in vivo, cioè su un prototipo di, che so,
scimmia evoluta, a cui venissero applicate continue modificazioni del
DNA, ma dovevo aspettarmi che i sensibili Gesaz non ricorressero, in
regime di regolare ricerca scientifica, a metodi così invasivi nei
confronti di un essere vivente; in realtà, mi spiegò Dersyul, si
sarebbe utilizzato un sistema informatico potentissimo, in grado di
simulare perfettamente il comportamento di un individuo vivente
reale; è chiaro per poter fare una cosa del genere si devono avere
mezzi tecnologici straordinari: un computer dalla capacità di
calcolo tale da poter simulare le attività di ogni singola cellula
dell'essere vivente in questione, da sottoporre a situazioni virtuali
che riproducano ogni condizione ambientale possibile alla perfezione:
da temperature ambientali estreme, per verificare la capacità di
adattamento dei sistemi di controllo della temperatura interna, alle
capacità di rigenerare i danni fisici come fratture, tagli,
contusioni, ecc. e la cosa più importante di tutte, il sistema
immunitario; tutto questo era possibile solo insieme alla perfetta
conoscenza del comportamento di ogni singolo atomo in relazioni a
tutti gli altri presenti ed interagenti nel corpo del prototipo; noi
esseri umani eravamo riusciti, con grandi squilli di tromba, a
simulare, con grandi approssimazioni, alcuni organi, proprio in vista
di alcune manipolazioni genetiche atte a rendere disponibili gli
organi per i trapianti, evitando il problema del rigetto; dove la
ricerca medica umana faceva la media del comportamento dell'organo e
delle milioni di cellule che lo componevano (creando un modello
approssimativo), i Gesaz simulavano ogni singolo atomo presente
nell'intero organismo e di tutto l'ambiente in cui questo viveva e si
muoveva; mi era chiaro che eravamo ad un livello di complessità
simulativa miliardi di volte più grande. I Gesaz avevano
sostanzialmente riprodotto in piccolo una parte dell'Universo stesso;
infatti è ormai da decenni che la nostra cosmologia teorica
considera l'Universo come un computer trattando le leggi fisiche che
regolano le interazioni tra le particelle come programmi;
immediatamente i nostri scienziati si sono resi conto che ben
difficilmente saremmo mai riusciti a creare un computer di tale
potenza, ma i Gesaz avevano superato il problema, prima di tutto,
limitando l'ambiente della simulazione e poi creando la vera macchina
di calcolo quantistica; dove le nostre migliori macchine utilizzavano
vari parametri particellari (i numeri quantistici) per estendere la
potenza di calcolo di un computer, i Gesaz avevano esteso i calcoli a
dimensioni ulteriori, sfruttando la natura multidimensionale nel
infinitamente
piccolo della trama dello spazio; per noi le sette dimensioni
ripiegate (oltre le solite quattro) che componevano la trama
dell'Universo erano una teoria quantistica matematica, per loro
strumenti di calcolo di uso comune. Ero in piedi davanti al nucleo
del computer, una sfera di circa 25 centimetri di diametro; da quello
che mi aveva detto Dersyul quella palla aveva la potenza di calcolo
di tutti i processori (di qualunque tipo, da quelli presenti nelle
calcolatrici a quelli utilizzati nei centri di ricerca più avanzati)
esistenti in tutto il sistema solare, che liberati dal
case (l'involucro esterno dei processori e dei server), avrebbero
occupato un magazzino grande come una grande città. Nei fatti avevo
davanti a me un portale dimensionale, che consentiva a tutte le
dimensioni di essere in collegamento e grazie a questo creava uno
spazio artificiale infinitamente piccolo, per me che lo osservavo, ma
in realtà enormemente vasto, in cui le leggi fisiche erano
decisamente diverse, ma consentivano alla materia presente di essere
manipolata ai fini del calcolo quantistico; Dersyul mi aveva fatto
vedere le equazioni che descrivevano quel computer ed il suo
funzionamento: decisamente complesse; avevo imparato molto di quel
tipo di matematica grazie a Simona ed ero sicuro che non sarei stato
in grado di dipanare quelle formule, perché vedevo chiaramente che
erano state inserite delle funzioni mai viste in nessun modello
fisico elaborato prima; uscimmo dalla sala CQ (Calcolo Quantistico),
passando per il laboratorio di genetica, diretti verso la sala
motori; avevamo programmato di tornarci in un altro momento per
vedere una simulazione in tempo reale di un organismo vivente
inventato sul momento, ma ora la mia curiosità per l'apparato motore
che riusciva a travalicare quei limiti assoluti che ci erano sempre
stati posti dalle leggi fisiche conosciute fino a quel momento, era
diventata “impellente”; mentre ci incamminavamo lungo il
corridoio G-P (genetica-propulsione) cominciammo a sentire una
vibrazione, che di attimo in attimo stava diventando sempre più
forte; Dersyul si appoggiò ad una delle pareti per sorreggersi e si
girò verso di me: --buco nero--; la sua espressione era decisamente
allarmata; mi sorpassò iniziando a correre verso la sala comando; lo
seguii senza fare domande e nel giro di 30 secondi entrammo come due
missili teleguidati nella sala comando dove una terrorizzata ed
indaffaratissima Monpik stava massacrando il touchscreen di controllo
dei sistemi di propulsione; mentre iniziavamo a correre in direzione
della sala comando, avevamo sentito alle nostre spalle, il motore
salire di tono e nonostante che la distanza fosse cresciuta
parecchio, il suono emesso dal motore era sempre più forte e suonava
parecchio male, segno che il suo equilibrio era stato intaccato;
anche Chris era presente nella sala di comando e fissava il suo
sguardo, senza battere ciglio, sullo schermo davanti a sé; non era
terrorizzata, ma semplicemente preoccupata; girai gli occhi anche io
nella direzione di quelli di Chris; io, al contrario di Chris, so
esattamente cosa è un buco nero; insieme a Simona era stato una
delle cose che avevo sviscerato con la maggiore attenzione, perché
le cose immensamente potenti e pericolose, almeno quando stanno alla
giusta distanza e sono raffigurate sulla carta o su di un simulatore
computerizzato, sono sempre state infinitamente affascinanti, ma ora
avevo davanti a me la più immensa forza della natura, talmente
potente da fermare il tempo, da curvare lo spazio, da impedire anche
alla luce stessa di sfuggire,
che nascono dalle più potenti esplosioni di materia, le supernove e
che se interagiscono con altri mostri stellari, come le stelle di
neutroni o altri buchi neri, generano degli impulsi di energia che
per brevi istanti rivaleggiano con l'energia generata dall'intero
Universo (i GRB: Gamma Ray Burst); l'indicatore dell'ingrandimento
diceva 1:1.000.000 e l'immagine mostrava un enorme voragine nera, che
riempiva lo schermo al 80%, circondata da una folle turbinio di
materia ed energia; la scala e l'ingrandimento mi dicevano che quel
buco nero aveva un raggio di almeno un milione di chilometri e che
quindi conteneva una massa di milioni di stelle equivalenti al Sole,
una vera mostruosità galattica, in una galassia che conteneva circa
100 miliardi di stelle; tutto questo era molto, ma molto male; la
vibrazione era ormai diventa uno scuotimento violentissimo e gli
allarmi sia sonori che luminosi urlavano, verrebbe da dire guaivano
disperati, i sistemi di smorzamento inerziale erano al limite di
sopportazione e presto, se non si fosse riusciti ad uscire dal campo
gravitazionale del mega buco nero, la Krizs sarebbe andata in pezzi;
mi girai verso la consolle di comando principale, dove ora ad essere
in panico totale erano in due, e mi avvicinai al quadro di comando;
vidi chiaramente che le impostazioni erano su “auto” e questo
significava che il sistema di controllo reagiva al pericolo in
maniera automatica, ma dato che per qualche strano motivo eravamo
arrivati, in maniera improvvisa, troppo vicini al buco nero, il
sistema reagiva a scatti, perché per riuscire a contrastare la
potenza di attrazione gravitazionale doveva prima accumulare una
quantità sufficiente di energia e poi, raggiunta la soglia, la
rilasciava; questo emettere gli impulsi di “antigravità”6,
creava la vibrazione e mandava in tilt tutto il sistema di
navigazione; cercai di farmi sentire nel frastuono: --Dersyul,
dobbiamo mettere in manuale il sistema di controllo!-- mi guardò
senza dire una parola, valutando silenziosamente le mie parole, tornò
a guardare il touchscreen e dopo alcuni secondi disattivò ogni
automatismo, ma non prima di essersi messo seduto sulla poltrona di
pilotaggio ed aver messo le mani sul joystick direzionale e sulla
manetta che comandava l'emissione di energia dei motori; appena
disattivò gli automatismi di sicurezza, iniziammo immediatamente e
bruscamente a precipitare verso il buco nero, ma Dersyul modificò
prima l'assetto della Kryzs, mettendo la prua in una direzione
leggermente sopraelevata rispetto all'orizzonte degli eventi, per poi
iniziare a dare potenza ai motori; immediatamente l'inversione della
direzione e la mancanza degli smorzatori di inerzia, fecero aumentare
la sensazione di peso percepito; la soluzione arrivò immediatamente:
--mettetevi seduti e allacciate le cinture di sicurezza; attiverò
gli smorzatori di inerzia solo per i sedili!--; appena fummo tutti
sistemati, attivò il dispositivo e tornammo ad essere leggeri; ora
Dersyul aveva a disposizione tutta la potenza generata dalla Krizs e
stava sfruttando anche la stessa attrazione del buco nero per cercare
di eluderlo; stavamo planando come un aliante tangenzialmente
all'orizzonte degli eventi e sembrava di essere seduti direttamente
sopra al motore di una automobile da competizione; era un suono
immenso, ma bellissimo, che parlava di brutale determinazione, di
ferrea volontà di primeggiare, di non farsi battere e mi sembrava di
conoscerlo; di colpo fummo fuori dal campo di attrazione del mega
buco nero e la velocità crebbe mostruosamente, venendo a mancare il
freno della gravità; Dersyul diminuì la potenza dei motori e non
appena fummo completamente al sicuro, portò la manetta a zero; il
silenzio che ne derivò era assoluto; iniziai ad allentare le cinture
di sicurezza e potei tranquillamente mettere i piedi a terra, dato
che la gravità artificiale era stata ripristinata; Dersyul e Monpik
era sfiniti, ma Chris, ora che la paura era passata se ne venne fuori
con un euforico: --rifacciamolo, era come andare con la macchina del
nonno!-- ecco cosa mi ricordava il suono del motore della Kryzs!;
Chris si riferiva alla macchina a combustione interna di suo nonno,
che avevo conosciuto e guidato in occasione di una vacanza il primo
anno che stavamo insieme.
1
Tanto vale considerare l'astronave intera come se fosse il sistema
di I.A. stesso, che è come dire che il mio cervello o la mia mente
sono io, cioè tutto il mio corpo, dato che il mio corpo non
funziona e quindi non esiste come entità attiva, senza il cervello
in cui risiede la mia mente, cioè io stessa.
2
Neanche gli atlantidei sanno come Rudy usi lo spostamento nel
sub-spazio, ne di conseguenza sanno se sia in grado di fare
spostamenti, relativi allo spazio normale, su grandi distanze.
3
Il metodo con cui si determina il N.Q.I. differisce dal precedente
perché contestualizza il test basandolo sulle effettive conoscenze
acquisite dalla persona di cui si vuole stabilire il valore di I.A.
(Intelligenza Assoluta) e non pretendendo che la persona abbia un
background scientifico; in parole povere si va a calcolare la
vera capacità di risolvere un problema, la capacità di
adattamento, che è la vera espressione dell'intelligenza
contrapposta all'istinto genetico; alla fine si può avere un
valore più alto in persone meno istruite o colte, rispetto a
persone laureate o molto istruite; in altri tempi c'era un detto
che, in fondo, rispecchiava già questa nuova mentalità: “scarpe
grosse e cervello fino”, riferendosi a contadini, perfino incapaci
di leggere e scrivere, ma estremamente intelligenti e scaltri,
capaci di mettere in scacco nobili finemente istruiti, incapaci di
risolvere qualunque cosa se non con l'aiuto di servi e attendenti.
Quanti se ne conoscono, che vanno vantandosi dei loro titoli
accademici (ottenuti studiando a memoria e ripetendo a pappagallo) e
del loro ruolo (ottenuto con i titoli di cui sopra), snobbando chi
gli tiene pulito l'ufficio 'che essendo senza titoli di studio
fa “lo sguattero” (o la sguattera), ma che gli darebbe punti se
solo avesse potuto prendersi il benedetto-maledetto pezzo di carta,
senza il quale non può accedere che a lavori puramente manuali.
4
Una volta uno di questi uomini grandi e grossi, che era un mio amico
all'università e che conoscevo da molto prima di incontrare Chris,
ci vide affrontare alcuni suoi compagni della squadra di football,
che prima si erano messi ad importunare Chris e che poi avevano
fatto fronte comune contro di me, accorso a darle man forte (non
tanto per difenderla, ma quanto per essere al suo fianco), e vista
la loro ritirata vigliacca (erano in sei contro me e lei, ma uno era
finito con la spalla lussata da Chris e un altro lo avevo
scaraventato di peso cinque metri più in là, contro un muro), si
era avvicinato a noi, ci aveva squadrati a tra il divertito e il
preoccupato e così ci aveva apostrofati: --neanche un bulldozer ce
la farebbe: tu...-- riferendosi a me –...lo spaccheresti in due e
tu...-- indicando Chris –...lo faresti fuggire
terrorizzato!--
5
Ho imparato, con l'esperienza, che l'unica maniera di avere una
durata complessiva maggiore è quella di non pretendere di essere
super-uomini e che, se si ha una compagna fissa e quindi si ha
un'attività sessuale regolare, non si può avere più di due
orgasmi alla volta e non immediatamente e che si può ripetere la
cosa solo dopo varie ore, fino a 8-9; conseguentemente, dato che per
una ragazza la cosa è completamente diversa (orgasmi multipli e di
vario tipo, amplificati e moltiplicati da stimolazioni di vario
genere e sopratutto nulla che debba essere indurito e mantenuto
tale, ma che è solo sufficiente lubrificare), è bene imparare a
prendersi delle pause, durante le quali ci si potrà dedicare al
piacere della propria compagna: durerà di più il nostro coito e
alla fine sarà molto più intenso l'orgasmo sia nostro che del
nostro amore, che difficilmente, quando tutto sarà finito, rimarrà
insoddisfatta. Tutto questo non vuol dire che in qualche rara
occasione non ci possano essere delle rapidissime ed intense
esplosioni sessuali, ma non se ne può fare una regola: da che mondo
è mondo vale solo come sfogo e non soddisfa nessuno; con il passare
degli anni, l'invecchiamento colpisce tutte le facoltà, comprese
quelle sessuali e le conseguenti capacità di recupero calano: a
18-20 anni farne due-tre di fila la mattina e ripetere la cosa il
pomeriggio (pur non tutti i giorni) era possibile, ora quindici anni
dopo è un “pochino” più difficile.
6
Come già spiegato la gravità negativa non esiste e si contrastava
la gravità con una gravità virtuale che tirava in direzione
opposta al campo da contrastare. Ma per convenzione e
semplicità la si chiama antigravità.
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