Intervenne
Eva, --nessun interrogativo ha avuto spiegazione, perché è avvenuto
un suicidio di massa, quindi alla fine non è sopravvissuto nessuno
in grado di darci informazioni. Abbiamo scoperto solo che le truppe
erano state reclutate con contratti standard per mercenari,
addestrati solo per i mezzi specifici messi a disposizione, rendendo
quindi impossibile risalire al committente o committenti. Le
possibili piste sono molto numerose, ma tutti i nostri fratelli e
sorelle stanno occhi e orecchie aperte, al minimo alito di vento.
Comunque, chi ci ha attaccato, ha portato avanti uno stillicidio di
azioni dirette ai singoli di noi rintracciati, con attentati di vario
genere. Il più in voga è quello con del semplice esplosivo, per
smembrare il malcapitato o malcapitata. Sono state riportate
azioni di recupero delle parti anatomiche che abbiamo scoperto venire
immerse in potenti acidi organici, nel tentativo di dissolvere ciò
che rimaneva. Per fortuna, spesso tutto questo lavoro non è servito
a niente, quindi tutti quelli che hanno subito gli attentati sono sopravvissuti, anche se con tempi di recupero molto lunghi--.
Ero
di sasso, di stucco, di marmo eccetera. Tutto questo presupponeva una
volontà di sterminio della mia razza, assoluta, che solo un odio
altrettanto assoluto poteva giustificare: in una parola, genocidio al
fine di ottenere pulizia etnica. É sempre stata una cosa decisamente
poco gentile da fare, ma ora era un attacco personale e nei confronti
di persone che sentivo già di amare. E io sono molto suscettibile
nei confronti dei pericoli che coinvolgono le persone che amo.
Quello
che non potevo sapere era quali azioni i miei simili potessero aver
fatto per attirarsi contro un tale astio. Fu con una certa
preoccupazione che chiesi se, a loro, era noto qualche motivo, per
questa persecuzione. --Lo sapresti bene, se la tua memoria fosse
integra. Il responsabile sei tu, direttamente e personalmente--. Lo
disse con gli occhi bassi. Ma subito dopo, mi guardò, mi prese per
mano: --non sei sempre stato la persona che sei ora. In tempi molto
antichi, nel computo comune, hai incarnato l'essenza della leggenda
di vampiro, con tutto quello che ne consegue--. Mi sentivo mancare la
terra sotto i piedi, mi girava la testa, un mero effetto psicologico,
guardai quelle due donne che mi stavano davanti, i cui occhi erano
puntati su di me con tutto l'amore che una persona può mostrare ad
un'altra e dissi: --ma io non sono quel tipo di persona e posso
giurare che non faccio nessuno sforzo per trattenere istinti omicidi,
come puoi confermare tu--, guardavo Eva, --ma se devo ricorrere alla
violenza estrema, questa non è mai gratuita, perché quando si è
ucciso, non si può più tornare indietro. Lo so a livello genetico,
inconscio--. Mi fermai a guardarle, fuori di me, disperato: avevo
fatto del male e questo aveva messo in moto degli eventi anche
peggiori, come scala. Ero quasi alle lacrime. Eva si avvicinò a me e
mi abbracciò appoggiando il suo viso al mio e disse: --siamo qui per
risolvere questa situazione e tu non eri responsabile delle tue
azioni-- Non disse altro, stringendomi più forte.
C'erano
molte altre cose che ancora non sapevo ma ero saturo; quei ultimi due
giorni erano stati rivoluzionari.
Pagai
il conto e raccattate le nostre cose, iniziammo ad uscire, da quel
locale. Misi il piede fuori della porta; non so che altro successe,
perché il mio ricordo successivo fu quello che mi girava la testa,
effetto completamente fisiologico, ero sdraiato e non c'era una
singola parte di me che non fosse dolorante. Mi guardai intorno, ma
la stanza era in penombra e così c'era poco da vedere. Tentai un
altro approccio: --Eva, Gloria, ci siete?--. Mentre le chiamavo, un
senso di gelo mi prese allo stomaco e dei sudori freddi mi diedero
intensi brividi. Avevo subito un'attentato, ma ero vivo, ma forse
loro...; --Eva, Gloria...--, la mia voce mostrava terrore, quasi
panico, ma la porta che ancora non avevo visto si aprì, e tutte e
due entrarono, quasi di corsa. --Hei, calma, siamo qui-- Fu Gloria ad
avvicinarsi per prima; mi mise una mano sulla fronte: --Ok, la
temperatura è scesa...--, guardandomi, –...quindi stai tornando
alla normalità, compresa la gamba--. Rivolsi lo sguardo verso il
basso del mio corpo, alzai la coperta e fu evidente cosa intendesse;
la conta delle gambe portava invariabilmente a una e mezza: --Cazzo,
cazzo, cazzo!!!--. Non ebbi niente altro di intelligente da dire.
--Ancora una volta, calma; si sistemerà tutto--. Questa volta fu Eva
a farsi avanti per tranquillizzarmi. Senza dire una parola, feci un
gesto brusco con la mano destra, quella corrispondente alla mezza
gamba, nel mostrare il fatto compiuto. --E' peggio di quello che
sembra...--. La interruppi: --Noo, è proprio come sembra, ne manca
un pezzo--. Ma lei proseguì: --… che, se gli dai il tempo
necessario, ricrescerà--. La guardavo come si guarda una pazza (convinto che i danni dell'attentato si mostrassero anche su di lei) e mi girai
a guardare mia sorella per cercare conforto, ma stava annuendo alle
parole di Gloria; un'altra pazza. Non sentivo ragioni. Una persona
può anche avere capacità rigenerative molto sviluppate, ma se ti
manca un'intera parte anatomica, c'è poco da rigenerare; solo un
trapianto poteva, forse, rimediare in un qualche modo. Gloria non
disse altro, si girò (pensai che se la fosse presa per il mio
atteggiamento), aprì un cassetto, da cui tirò fuori un ingranditore
digitale e dopo averlo messo a fuoco e collegato allo schermo della
stanza, lo puntò all'altezza del taglio e disse: --vedi quel
brulichio, sono le tue cellule muscolari, nervose, tendinee e ossee
che si stanno rigenerando, ad una velocità tale che in una
settimana, massimo dieci giorni, avranno finito il lavoro. Il tuo
unico compito, sarà stare al sole e mangiare quanto più possibile,
per alimentare sia l'energia che la materia prima per la
ricostruzione. Avessimo un‘emettitore di raggi gamma e razioni
concentrate sarebbe pure più facile, ma tant‘è--. Era ovvio che
mi sbagliassi riguardo ai limiti delle mie capacità rigenerative.
Non staccavo gli occhi da quelle immagini: --Wow!-- Un'altro
tassello delle informazioni era andato al suo posto. Ora mi era
chiaro cosa intendessero quando dicevano che gli attentati
dinamitardi non avevano sortito effetti eclatanti. Presi le
indicazioni di Gloria e Eva con molto entusiasmo e quanto più alla
lettera possibile, ma era difficile stare dietro alla ricrescita
della gamba. Più mangiavo, più cresceva. Solo durante il sonno
interrompevo il mio continuo ruminare; il più delle volte dormivo al
sole, ma nonostante tutto non individuai limiti alla riparazione del
danno se non quelli della velocità della mia stessa masticazione e
deglutizione. L’efficienza del metabolismo di emergenza, come
l’aveva definito Eva, era tale che oltre il 90% di quello che
mangiavo veniva convertito nei costituenti della mia gamba. Ecco
perché le razioni concentrate sarebbero state migliori: niente
scarto, tutta produzione. I raggi gamma avrebbero fornito l’energia
concentrata più adatta; insieme avrebbero quadruplicato la velocità
di guarigione. In mancanza di queste, l’unica accortezza necessaria
era di immettere cibo nella proporzione quanto più simile a quella
della gamba, ma una alimentazione normalmente varia è esattamente
quello che serve. Nonostante alimentazione ed energia normali, ci è
voluto quasi meno a farlo che a descriverlo: otto giorni e la gamba
era esattamente a posto come se non fosse mai stata amputata.
Mentre
guarivo, Eva e Gloria avevano cercato tracce degli attentatori, ma
come al solito, senza successo. Ma ne frattempo le avevo viste molto
poco; quindi appena ebbi l’occasione, le ricoprii di domande: --Va
bene che ho perso la memoria di tutto quello che è avvenuto prima di
15 anni fa, ma qualche piccolo incidente mi è capitato, ma non mi è
mai capitato di assistere allo spettacolo della ricostituzione totale
di un arto--. Fu Eva a rispondere: --Forse non hai subito mai danni
tali da richiedere l’intervento del sistema di emergenza; o sono
stati tali che non né hai memoria. In effetti potrebbe essere
successo proprio questo su Zani…--, la guardai interrogativo, --…il
pianeta rifugio…--, chiarì e proseguendo --…hai subito dei danni
al cervello tali che non ti hanno impedito di fuggire, in maniera
perlopiù inconscia, ma che non hanno permesso al tuo corpo di
ricostituire anche la struttura mnemonica della tua mente: sei
sopravvissuto ma la tua memoria è persa per sempre--. Questo
spostava ancora un passo più in là le capacità rigenerative della
nostra razza. Nel frattempo che assorbivo questa informazione e che
traevo le conclusioni più ovvie, mi venne in mente una cosa: --che
tipo di ruolo avevo fra la nostra gente, perché con la mia memoria
compromessa, ciò che sapevo solo io si è perso pure esso--; --Non
ti preoccupare, perché sia tua sorella che Lortan avevano le stesse
informazioni e soprattutto i codici di comando che avevi tu. Una
certa ridondanza è sempre necessaria sia in tempi di pace che in
tempi di guerra, come quelli che ci troviamo a vivere--; Era emerso
un altro fatto, cioè che io, mia sorella e questo Lortan facevamo
parte di un gruppo dirigente ai massimi livelli e sebbene a me il
potere non fosse mai interessato, se ne ero coinvolto un motivo c’era
senz’altro. Fu Eva stessa a trarmi d’impaccio: --Vedi, ora che ti
abbiamo rintracciato, avrai bisogno di essere aggiornato su tutte le
attualità, tipo la collocazione del nostro nuovo pianeta rifugio.
Poi sarà il consiglio degli anziani, di cui tornerai a fare parte in
maniera effettiva, a decidere quale mansione assegnarti; anche perché al momento la triade è completata da me, Gloria e Lortan; E, come
credo avrai capito, sono stata io a sostituirti--. Avevo intuito
anche un’altra cosa, che in questa triade risiedevano tutte quelle
facoltà che necessitano ad un governo in guerra: Eva,
l'intelligence; Gloria il settore militare ed infine Lortan che
probabilmente era il collegamento politico con tutta la comunità e
quindi i suoi rappresentanti ed il popolo, o magari una sorta di
senato (il consiglio degli anziani che aveva nominato Eva) sul
modello della tarda Repubblica Romana. Di conseguenza ero io ad
occuparmi di dirigere il tutto.
Gloria
tornò con delle notizie molto interessanti: --sono sulle tracce del
tuo attentatore; c’è un furbone che si sta vantando di aver fatto
fuori un vampiro da solo. Poteva essere un millantatore, ma la
descrizione del modus operandi era estremamente dettagliata. Si è
messo a descrivere quanto esplosivo ha usato, dove l’ha piazzato e
l’effetto provocato. Le sue parole sono state: “il bastardo è
volato in aria come il fantoccio che è; un pezzo di qua e uno di là.
Alla fine l’abbiamo beccato; mille anni ci sono voluti, ma
l’abbiamo beccato. MORTE AI VAMPIRI, SEMPRE”. Non lo ha calcolato
nessuno--, Smise di parlare. Aveva le lacrime agli occhi; sia rabbia
che paura repressa, ma poi proseguì --dobbiamo seguirlo per vedere a
chi conduce…--; --No sorellina, calma un’attimo. Primo se è
mille anni che mi cercano, dato che mi sembra evidente che pensano di
aver trovato proprio me…-- , l’espressione di quelle due mi disse
che non era stato immediatamente evidente --…sanno perfettamente
che “un pezzo di qua e uno di là” non sono certo sufficienti a
farmi fuori. Due, è la prima volta, da quello che mi raccontavate,
che riusciamo a beccare l’attentatore con le braghe calate e questo
a me, non so a voi, sembra proprio una trappola. Il problema che
sembra una trappola dichiarata, strombazzata. Il ‘furbone’ ha
aspettato fino ad ora, non è scappato subito per far perdere le sue
tracce, e in pubblico si vanta del suo inutile operato. Questo si
chiama mettersi in mostra--. Gloria, che mi aveva ascoltato con la
massima attenzione, si inserì nel mio ragionamento: --allora dovremo
fare la massima attenzione, perché ci aspetteranno al varco--;
Dovetti smentirla ancora: --scusami, ma ti faccio una domanda.
Vogliamo sapere chi è che muove i fili di quel burattino?--, La
risposta era ovviamente si, quindi andai avanti, --ergo dobbiamo
cadere nella trappola con tutti due i piedi. Ma occhio, anche loro
sapranno che per noi la trappola è scoperta, visibile--; parlò Eva:
--ma che scopo può avere questa sceneggiata, quando sarebbe bastato
lasciare indizi più sottili, come tracce di DNA sull’esplosivo,
per ottenere lo stesso risultato, rimanendo al sicuro. E’
pericoloso e anche parecchio, uno scontro frontale con noi, te in
particolare--; --Molto giusto. Ma facendo come dici tu, la trappola
sarebbe scattata solo contro di noi, mentre così, il gioco si
allarga e, soprattutto, sale di livello. Ora si tratta di vedere chi
sarà il più intelligente, il più abile. E’ finita la stagione
degli attentati ed è cominciata quella dello scontro strategico e
tattico; questo forse significa che il nostro avversario ha validi
motivi per ritenersi al nostro livello se non superiore; Quindi tutto
si risolverà in una sfida definitiva. Chi perde è destinato
all’oblio, oltre che alla morte, chi vince avrà gloria ed onori,
oltre che vita, perché la storia, come al solito, la scrivono i
vincitori--. Ci mettemmo sulle tracce del furbone che era andato in
giro a vantarsi delle sue bravate; come era ovvio che fosse, non fu
affatto difficile. Era sempre nello stesso locale dove Gloria lo
aveva intercettato la prima volta. Beveva da solo questa volta ed
era molto calmo e rilassato, ovvio pure questo. In fondo era
probabile che fosse solo lo specchietto per le allodole designato
(chissà se esiste una qualifica professionale da specchietto per le
allodole?). Non mi sembrò strano neanche quando, vedendomi entrare e
puntarlo direttamente, non si scompose minimamente: mi aspettava,
prima o poi.
Mi
avvicinai, mi sedetti vicino a lui e gli chiesi: --cosa bevi?--;
--Una birra che producono nel continente del nord. E’ un po’
forte, ma ha un buon sapore, per chi apprezza certe cose--. Pensai
che aspettasse che dicessi qualcosa io, ma invece tenne il pallino in
mano, --vedo che non ci è voluto molto perché ti rimettessi a
nuovo; in fondo era saltata via solo la gamba; mica è facile
centrare un esplosione perché i danni siano il più possibile--;
Sfacciato e sicuro di sé. Non aveva neanche fatto finta di non
riconoscermi, dato che gli era chiaro, da come mi ero avvicinato, che
sapevo chi era o quanto meno di cosa era responsabile; stavamo
giocando a carte scoperte perciò fui diretto anch’io: --non so chi
sei. Devi sapere che ho perso la memoria, completamente,
nell’attentato di quindici anni fa. Ma già allora ero una persona
diversa da quella che chi ti ha mandato a cercarmi, odiava. Il punto
è che ogni volta che cercate di uccidere uno di noi, mettete in
pericolo la vita anche di altra gente, di sicuro innocente ed
estranea. Vorrei proporti un modo di risolvere la questione. Portami
dal tuo capo, così che si possa trovare una soluzione quanto meno
violenta possibile--. Non aveva mosso neanche un muscolo, durante
tutto il mio monologo; ma ora sorrise, con fare ironico e guardandomi
dritto negli occhi disse: --forse è vero che hai perso completamente
la memoria, oppure speri che io non sappia altro rispetto al minimo
che mi necessitava per compiere il mio lavoro. Ritengo giusto, a
questo punto, ragguagliarti. Molto tempo fa, all’epoca del massimo
splendore della nostra civiltà, quando invece voi eravate poco più
che in grado di spostarvi tra i vari sistemi abitati, con astronavi,
a dire tanto, primitive, avevate messo in atto una strategia di
continui saccheggi nei nostri confronti, che per fortuna ci stavano
creando minimo disturbo. Visti i deludenti risultati tu proponesti un
summit per creare il presupposto di una collaborazione sia
commerciale che tecnologica, perché le nostre civiltà, dicesti,
hanno necessità diverse e possono scambiarsi ciò che non serve loro
in cambio di ciò che gli altri hanno in abbondanza. Invece di
rubare, commerciare. Voi, come mano d’opera, siete praticamente
imbattibili, instancabili e fortissimi; uno di voi vale per 20
persone normali, forse anche più; Noi, avevamo risorse e tecnologie.
Il nostro Consiglio decise che la cosa aveva senso, anche perché si
rischiava una guerra, molto distruttiva, per entrambi, e sanguinosa,
almeno per noi. Questo atto di fiducia ha provocato la morte di oltre
3 miliardi di noi, e la distruzione di 12 pianeti/colonia in 5
diversi sistemi stellari. Nel momento che vi venne dato accesso
libero attraverso le difese planetarie, collocaste le più potenti
armi nucleari mai concepite, quelle a conversione
materia/antimateria, sui pianeti che ospitavano le guarnigione
militari, radendoli a zero ed eliminando completamente ogni
possibilità di rappresaglia da parte nostra. Siamo stati quindi,
depredati per decenni, di tutto. Non vi siete fatti scappare
l’occasione di infierire, seviziare, stuprare, uccidere, ogni volta
che vi veniva il capriccio. In fondo, lo ripetevate in continuazione,
noi eravamo solo degli esseri inferiori. Dopo 80 anni, di noi era
rimasta, nonostante la nostra popolazione fosse nuovamente cresciuta,
un quarto e delle nostre risorse, le briciole. Voi al contrario,
eravate ricchi e potenti, da quei barbari che eravate. Non avendo più
niente da spremere, nel giro di due mesi, siete scomparsi nelle
profondità dello spazio, per finire sul vostro pianeta rifugio.
Abbiamo impiegato quasi 600 anni per rintracciarvi. E punirvi--.
Qualcosa
nella mia espressione doveva essere interessante, perché durante la
narrazione aveva seguitato a guardarmi in maniera molto intensa,
quando, al limite, il ricordo di quei fatti poteva provocare dolore e
rabbia. Forse, per quanto potesse odiarmi, per lui era come
raccontare un capitolo di storia letto in un libro. Aveva si il
compito di combattermi, ma non aveva vissuto personalmente la
tragedia della distruzione del suo popolo e in parte se ne poteva
estraniare. Dal canto mio ero inorridito del racconto di quei fatti,
che già mi erano stati accennati da Gloria e Eva; non mi capacitavo
di essere diretto responsabile di un parziale genocidio. Non mi
veniva in mente alcun motivo che potesse aver alterato i miei
parametri etici e morali, fino a quel punto. Forse, aveva percepito
questo in me. Sperai che questa percezione potesse aprire la porta
alla possibilità di dialogo che avevo auspicato. Venni smentito nel
peggiore dei modi. Finì di bere la sua birra, appoggiò a terra il
piede che fino a quel momento aveva tenuto sullo scalino dello
sgabello dove era seduto, incrociò le mani sui fianchi. Fino a qui i
suoi movimenti erano stati calmi e regolari; ora divennero fulminei,
tanto che, preso alla sprovvista, neanche le mie reazioni più rapide
furono in grado di impedirgli di compiere quello che, ovviamente,
aveva progettato fin dall’inizio: i proiettili espulsi dalle due
pistole che aveva estratto quando aveva incrociato le mani sui
fianchi, centrarono perfettamente le fronti di Eva e Gloria. Quando
toccarono terra, morte, lui lo era già, con la testa esplosa da un
mio calcio. Le raggiunsi. Lo spettacolo era orrendo. Erano esangui,
immobili. Mi resi conto di aver appena perso le persone che più
amavo al mondo. Appena ritrovate. Iniziai a piangere.
Dopo non so quanto tempo, il locale nel frattempo era rimasto vuoto, un fremito
nel corpo di Eva, mi spinse ad aprire gli occhi, giusto in tempo per
vedere i suoi occhi aprirsi; pensai ad un impulso nervoso
involontario, ma poi parlò: --quel bastardo aveva organizzato tutto,
per farci sentire al sicuro e fregarci--; --Sei viva, oddio, sei
proprio viva--, non potei trattenermi e le diedi un bacio sulle
labbra. Mi guardò un po’ sorpresa, ma poi mi ricambiò,
accarezzandomi il viso. Venimmo interrotti da mia sorella. --Figlio
di una gran puttana e chiedo scusa alle puttane. Possibile che
ancora non abbiano imparato che non serve a niente. Ora avrò un mal
di testa da paura per almeno due giorni. Appena lo prendo gli spacco
la testa…–; --…Già fatto--, le dissi aiutandola a tirarsi in
piedi. Guardò verso la posizione dove ricordava e il sangue gli
diede conferma delle mie parole. Eva iniziò a urlare tenendosi le
mani sulla testa; Gloria la seguì dopo pochi attimi, nell’esatta
sequenza in cui le aveva prima colpite. Svennero travolte, una volta
a terra, da convulsioni molto forti. Dovetti tenerle ferme, per
quello che potevo, per evitare che si facessero del male da sole.
Dopo circa trenta minuti, le convulsioni, che erano andate calando,
erano quasi scomparse e di nuovo Eva per prima, si riprese, ancora
tremante: --Questa è proprio una novità, dobbiamo analizzare la
composizione dei proiettili, perché invece...--, rivolgendosi a
Gloria, --...credo che qualcosa lo stiano imparando--. A quel punto
Gloria stessa prese le redini della situazione: --lasciamo il
pianeta, non vorrei che avessero tutta una serie di esperimenti per
tentare di farci fuori--. Mi lamentai: --credo sarebbe meglio
rimanere e nasconderci, magari meglio di come abbiamo fatto finora;
non credo che una nave passeggeri sia poi così sicura. Un terzo
tentativo sarebbe decisamente troppo rischioso per chiunque; non
potremmo essere più all’erta di così, e visto che presi alla
sprovvista non sono riusciti a combinare niente…--. --Adam, nessuno
a parlato di navi passeggeri… abbiamo la nostra-- aggiunse Gloria.
E
che razza di astronave: lunga oltre 600 metri; forma a disco
ellissoidale con rigonfiamento centrale, un motore per la propulsione
tra i pianeti di un sistema, detto I-S1,
un motore per la propulsione interstellare detto S-L2,
un sintetizzatore di sub-particelle di ogni genere, che oltre a
creare l’antimateria necessaria alla propulsione, creava i
gravitoni per il sistema di curvatura spaziale. Inoltre, come noto,
la razza umana, ma non solo, ha un disperato bisogno di sentirsi
protetta e difesa e quindi di armi quanto più potenti possibile… A
quanto se ne sa, la Guardiano (il nome completo era Guardiano
dell'Universo) è l’unica nave non militare (e anche di quelle non
né esistono molte) ad avere emettitori di raggi gamma su banda Omega
(vale a dire il livello raggiunto dalle più massicce emissioni di
energia conosciute i RGB, Gamma Ray Burst, che nascono dallo scontro
di oggetti iper massicci, come buchi neri o stelle di neutroni), che
se pure ad impulsi non hanno eguali e contro i quali non si conoscono
difese efficaci: la loro energia è così elevata che nessun tipo di
materia può resistere, neppure una nave occultata, vale a dire in
grado di deviare la luce o qualsiasi altra forma di emissione
elettromagnetica naturale, in quanto gli OGR (Omega Gamma Ray) della
Guardiano hanno un trucco in più: viaggiano su una guida d’onda di
gravitoni; il vantaggio consiste nel fatto che i gravitoni
attraversano anche i confini del cosiddetto continuum spazio-tempo,
andando oltre quelle che sono solo delle deformazioni ottiche. Mentre
Eva mi raccontava queste cose della Guardiano, non potevo fare a
meno di pensare che tutto questo era stato possibile grazie alle
depredazioni che erano state fatte ai danni dei nostri nemici, tali a
causa nostra. Non riuscivo a farmene una ragione.
Ma sono sempre stato una persona pratica, quindi lo sconforto non è
una cosa che possa interferire più di tanto nella mia vita. Rimandai
ad altro momento la ricerca del motivo di quella immane catastrofe.
1
Inter--Sistema. Si
tratta di un sistema di propulsione a reazione come gli antichi
razzi chimici della storia dell’era spaziale, tramite l’emissione
di ioni, che permetteva velocità intorno ad un decimo della
velocità della luce, che consente l’avvicinamento al pianeta di
destinazione, dalla periferia del sistema, in circa 10-12 ore.
L’utilizzo di questo metodo di avvicinamento si era reso
necessario a causa delle enormi distorsioni gravitazionali dei
motori S-L, che potevano anche spedire molto fuori rotta l’astronave
in avvicinamento, al punto di farla entrare in collisione con
qualche pianeta.
2
Super-Luce. In realtà era un sistema che si componeva di
due apparati separati che funzionavano in sovrapposizione. La spinta
era data da un motore a conversione M-A, Materia-Antimateria, che
poteva essere usato solo al di fuori dei sistemi planetari, a causa
delle enormi quantità di radiazioni che emetteva, ma che permetteva
indici di spinta enormemente superiori a quello ionico. La seconda
parte era un emettitore di Gravitoni, che focalizzato in un punto
posto frontalmente all’astronave, curvava lo spazio, accorciando
di fatto la distanza da percorrere. Maggior intensità, maggior
curvatura, maggior velocità.
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In linea di principio, una storia di fantascienza si legge e basta; piace oppure no, ma se volete fare dei commenti siete liberi di farlo; vale quanto detto in "parole in libertà": le opinioni in quanto tali sono sempre personali e mai possono essere ritenute assolute, quindi calma e rispetto.