giovedì 13 ottobre 2011

SIMBOLI: SECONDA PARTE

 I nostri sopravvissuti, il 99.9%, hanno reagito con addirittura maggiore determinazione: una volta individuati i comandanti hanno annientato le truppe e tentato di ottenere informazioni su chi, perché, da dove, quante truppe erano ancora rimaste--.
Intervenne Eva, --nessun interrogativo ha avuto spiegazione, perché è avvenuto un suicidio di massa, quindi alla fine non è sopravvissuto nessuno in grado di darci informazioni. Abbiamo scoperto solo che le truppe erano state reclutate con contratti standard per mercenari, addestrati solo per i mezzi specifici messi a disposizione, rendendo quindi impossibile risalire al committente o committenti. Le possibili piste sono molto numerose, ma tutti i nostri fratelli e sorelle stanno occhi e orecchie aperte, al minimo alito di vento. Comunque, chi ci ha attaccato, ha portato avanti uno stillicidio di azioni dirette ai singoli di noi rintracciati, con attentati di vario genere. Il più in voga è quello con del semplice esplosivo, per smembrare il malcapitato o malcapitata. Sono state riportate azioni di recupero delle parti anatomiche che abbiamo scoperto venire immerse in potenti acidi organici, nel tentativo di dissolvere ciò che rimaneva. Per fortuna, spesso tutto questo lavoro non è servito a niente, quindi tutti quelli che hanno subito gli attentati sono sopravvissuti, anche se con tempi di recupero molto lunghi--.
Ero di sasso, di stucco, di marmo eccetera. Tutto questo presupponeva una volontà di sterminio della mia razza, assoluta, che solo un odio altrettanto assoluto poteva giustificare: in una parola, genocidio al fine di ottenere pulizia etnica. É sempre stata una cosa decisamente poco gentile da fare, ma ora era un attacco personale e nei confronti di persone che sentivo già di amare. E io sono molto suscettibile nei confronti dei pericoli che coinvolgono le persone che amo.
Quello che non potevo sapere era quali azioni i miei simili potessero aver fatto per attirarsi contro un tale astio. Fu con una certa preoccupazione che chiesi se, a loro, era noto qualche motivo, per questa persecuzione. --Lo sapresti bene, se la tua memoria fosse integra. Il responsabile sei tu, direttamente e personalmente--. Lo disse con gli occhi bassi. Ma subito dopo, mi guardò, mi prese per mano: --non sei sempre stato la persona che sei ora. In tempi molto antichi, nel computo comune, hai incarnato l'essenza della leggenda di vampiro, con tutto quello che ne consegue--. Mi sentivo mancare la terra sotto i piedi, mi girava la testa, un mero effetto psicologico, guardai quelle due donne che mi stavano davanti, i cui occhi erano puntati su di me con tutto l'amore che una persona può mostrare ad un'altra e dissi: --ma io non sono quel tipo di persona e posso giurare che non faccio nessuno sforzo per trattenere istinti omicidi, come puoi confermare tu--, guardavo Eva, --ma se devo ricorrere alla violenza estrema, questa non è mai gratuita, perché quando si è ucciso, non si può più tornare indietro. Lo so a livello genetico, inconscio--. Mi fermai a guardarle, fuori di me, disperato: avevo fatto del male e questo aveva messo in moto degli eventi anche peggiori, come scala. Ero quasi alle lacrime. Eva si avvicinò a me e mi abbracciò appoggiando il suo viso al mio e disse: --siamo qui per risolvere questa situazione e tu non eri responsabile delle tue azioni-- Non disse altro, stringendomi più forte.
C'erano molte altre cose che ancora non sapevo ma ero saturo; quei ultimi due giorni erano stati rivoluzionari.
Pagai il conto e raccattate le nostre cose, iniziammo ad uscire, da quel locale. Misi il piede fuori della porta; non so che altro successe, perché il mio ricordo successivo fu quello che mi girava la testa, effetto completamente fisiologico, ero sdraiato e non c'era una singola parte di me che non fosse dolorante. Mi guardai intorno, ma la stanza era in penombra e così c'era poco da vedere. Tentai un altro approccio: --Eva, Gloria, ci siete?--. Mentre le chiamavo, un senso di gelo mi prese allo stomaco e dei sudori freddi mi diedero intensi brividi. Avevo subito un'attentato, ma ero vivo, ma forse loro...; --Eva, Gloria...--, la mia voce mostrava terrore, quasi panico, ma la porta che ancora non avevo visto si aprì, e tutte e due entrarono, quasi di corsa. --Hei, calma, siamo qui-- Fu Gloria ad avvicinarsi per prima; mi mise una mano sulla fronte: --Ok, la temperatura è scesa...--, guardandomi, –...quindi stai tornando alla normalità, compresa la gamba--. Rivolsi lo sguardo verso il basso del mio corpo, alzai la coperta e fu evidente cosa intendesse; la conta delle gambe portava invariabilmente a una e mezza: --Cazzo, cazzo, cazzo!!!--. Non ebbi niente altro di intelligente da dire. --Ancora una volta, calma; si sistemerà tutto--. Questa volta fu Eva a farsi avanti per tranquillizzarmi. Senza dire una parola, feci un gesto brusco con la mano destra, quella corrispondente alla mezza gamba, nel mostrare il fatto compiuto. --E' peggio di quello che sembra...--. La interruppi: --Noo, è proprio come sembra, ne manca un pezzo--. Ma lei proseguì: --… che, se gli dai il tempo necessario, ricrescerà--. La guardavo come si guarda una pazza (convinto che i danni dell'attentato si mostrassero anche su di lei) e mi girai a guardare mia sorella per cercare conforto, ma stava annuendo alle parole di Gloria; un'altra pazza. Non sentivo ragioni. Una persona può anche avere capacità rigenerative molto sviluppate, ma se ti manca un'intera parte anatomica, c'è poco da rigenerare; solo un trapianto poteva, forse, rimediare in un qualche modo. Gloria non disse altro, si girò (pensai che se la fosse presa per il mio atteggiamento), aprì un cassetto, da cui tirò fuori un ingranditore digitale e dopo averlo messo a fuoco e collegato allo schermo della stanza, lo puntò all'altezza del taglio e disse: --vedi quel brulichio, sono le tue cellule muscolari, nervose, tendinee e ossee che si stanno rigenerando, ad una velocità tale che in una settimana, massimo dieci giorni, avranno finito il lavoro. Il tuo unico compito, sarà stare al sole e mangiare quanto più possibile, per alimentare sia l'energia che la materia prima per la ricostruzione. Avessimo un‘emettitore di raggi gamma e razioni concentrate sarebbe pure più facile, ma tant‘è--. Era ovvio che mi sbagliassi riguardo ai limiti delle mie capacità rigenerative. Non staccavo gli occhi da quelle immagini: --Wow!-- Un'altro tassello delle informazioni era andato al suo posto. Ora mi era chiaro cosa intendessero quando dicevano che gli attentati dinamitardi non avevano sortito effetti eclatanti. Presi le indicazioni di Gloria e Eva con molto entusiasmo e quanto più alla lettera possibile, ma era difficile stare dietro alla ricrescita della gamba. Più mangiavo, più cresceva. Solo durante il sonno interrompevo il mio continuo ruminare; il più delle volte dormivo al sole, ma nonostante tutto non individuai limiti alla riparazione del danno se non quelli della velocità della mia stessa masticazione e deglutizione. L’efficienza del metabolismo di emergenza, come l’aveva definito Eva, era tale che oltre il 90% di quello che mangiavo veniva convertito nei costituenti della mia gamba. Ecco perché le razioni concentrate sarebbero state migliori: niente scarto, tutta produzione. I raggi gamma avrebbero fornito l’energia concentrata più adatta; insieme avrebbero quadruplicato la velocità di guarigione. In mancanza di queste, l’unica accortezza necessaria era di immettere cibo nella proporzione quanto più simile a quella della gamba, ma una alimentazione normalmente varia è esattamente quello che serve. Nonostante alimentazione ed energia normali, ci è voluto quasi meno a farlo che a descriverlo: otto giorni e la gamba era esattamente a posto come se non fosse mai stata amputata.
Mentre guarivo, Eva e Gloria avevano cercato tracce degli attentatori, ma come al solito, senza successo. Ma ne frattempo le avevo viste molto poco; quindi appena ebbi l’occasione, le ricoprii di domande: --Va bene che ho perso la memoria di tutto quello che è avvenuto prima di 15 anni fa, ma qualche piccolo incidente mi è capitato, ma non mi è mai capitato di assistere allo spettacolo della ricostituzione totale di un arto--. Fu Eva a rispondere: --Forse non hai subito mai danni tali da richiedere l’intervento del sistema di emergenza; o sono stati tali che non né hai memoria. In effetti potrebbe essere successo proprio questo su Zani…--, la guardai interrogativo, --…il pianeta rifugio…--, chiarì e proseguendo --…hai subito dei danni al cervello tali che non ti hanno impedito di fuggire, in maniera perlopiù inconscia, ma che non hanno permesso al tuo corpo di ricostituire anche la struttura mnemonica della tua mente: sei sopravvissuto ma la tua memoria è persa per sempre--. Questo spostava ancora un passo più in là le capacità rigenerative della nostra razza. Nel frattempo che assorbivo questa informazione e che traevo le conclusioni più ovvie, mi venne in mente una cosa: --che tipo di ruolo avevo fra la nostra gente, perché con la mia memoria compromessa, ciò che sapevo solo io si è perso pure esso--; --Non ti preoccupare, perché sia tua sorella che Lortan avevano le stesse informazioni e soprattutto i codici di comando che avevi tu. Una certa ridondanza è sempre necessaria sia in tempi di pace che in tempi di guerra, come quelli che ci troviamo a vivere--; Era emerso un altro fatto, cioè che io, mia sorella e questo Lortan facevamo parte di un gruppo dirigente ai massimi livelli e sebbene a me il potere non fosse mai interessato, se ne ero coinvolto un motivo c’era senz’altro. Fu Eva stessa a trarmi d’impaccio: --Vedi, ora che ti abbiamo rintracciato, avrai bisogno di essere aggiornato su tutte le attualità, tipo la collocazione del nostro nuovo pianeta rifugio. Poi sarà il consiglio degli anziani, di cui tornerai a fare parte in maniera effettiva, a decidere quale mansione assegnarti; anche perché al momento la triade è completata da me, Gloria e Lortan; E, come credo avrai capito, sono stata io a sostituirti--. Avevo intuito anche un’altra cosa, che in questa triade risiedevano tutte quelle facoltà che necessitano ad un governo in guerra: Eva, l'intelligence; Gloria il settore militare ed infine Lortan che probabilmente era il collegamento politico con tutta la comunità e quindi i suoi rappresentanti ed il popolo, o magari una sorta di senato (il consiglio degli anziani che aveva nominato Eva) sul modello della tarda Repubblica Romana. Di conseguenza ero io ad occuparmi di dirigere il tutto.
Gloria tornò con delle notizie molto interessanti: --sono sulle tracce del tuo attentatore; c’è un furbone che si sta vantando di aver fatto fuori un vampiro da solo. Poteva essere un millantatore, ma la descrizione del modus operandi era estremamente dettagliata. Si è messo a descrivere quanto esplosivo ha usato, dove l’ha piazzato e l’effetto provocato. Le sue parole sono state: “il bastardo è volato in aria come il fantoccio che è; un pezzo di qua e uno di là. Alla fine l’abbiamo beccato; mille anni ci sono voluti, ma l’abbiamo beccato. MORTE AI VAMPIRI, SEMPRE”. Non lo ha calcolato nessuno--, Smise di parlare. Aveva le lacrime agli occhi; sia rabbia che paura repressa, ma poi proseguì --dobbiamo seguirlo per vedere a chi conduce…--; --No sorellina, calma un’attimo. Primo se è mille anni che mi cercano, dato che mi sembra evidente che pensano di aver trovato proprio me…-- , l’espressione di quelle due mi disse che non era stato immediatamente evidente --…sanno perfettamente che “un pezzo di qua e uno di là” non sono certo sufficienti a farmi fuori. Due, è la prima volta, da quello che mi raccontavate, che riusciamo a beccare l’attentatore con le braghe calate e questo a me, non so a voi, sembra proprio una trappola. Il problema che sembra una trappola dichiarata, strombazzata. Il ‘furbone’ ha aspettato fino ad ora, non è scappato subito per far perdere le sue tracce, e in pubblico si vanta del suo inutile operato. Questo si chiama mettersi in mostra--. Gloria, che mi aveva ascoltato con la massima attenzione, si inserì nel mio ragionamento: --allora dovremo fare la massima attenzione, perché ci aspetteranno al varco--; Dovetti smentirla ancora: --scusami, ma ti faccio una domanda. Vogliamo sapere chi è che muove i fili di quel burattino?--, La risposta era ovviamente si, quindi andai avanti, --ergo dobbiamo cadere nella trappola con tutti due i piedi. Ma occhio, anche loro sapranno che per noi la trappola è scoperta, visibile--; parlò Eva: --ma che scopo può avere questa sceneggiata, quando sarebbe bastato lasciare indizi più sottili, come tracce di DNA sull’esplosivo, per ottenere lo stesso risultato, rimanendo al sicuro. E’ pericoloso e anche parecchio, uno scontro frontale con noi, te in particolare--; --Molto giusto. Ma facendo come dici tu, la trappola sarebbe scattata solo contro di noi, mentre così, il gioco si allarga e, soprattutto, sale di livello. Ora si tratta di vedere chi sarà il più intelligente, il più abile. E’ finita la stagione degli attentati ed è cominciata quella dello scontro strategico e tattico; questo forse significa che il nostro avversario ha validi motivi per ritenersi al nostro livello se non superiore; Quindi tutto si risolverà in una sfida definitiva. Chi perde è destinato all’oblio, oltre che alla morte, chi vince avrà gloria ed onori, oltre che vita, perché la storia, come al solito, la scrivono i vincitori--. Ci mettemmo sulle tracce del furbone che era andato in giro a vantarsi delle sue bravate; come era ovvio che fosse, non fu affatto difficile. Era sempre nello stesso locale dove Gloria lo aveva intercettato la prima volta. Beveva da solo questa volta ed era molto calmo e rilassato, ovvio pure questo. In fondo era probabile che fosse solo lo specchietto per le allodole designato (chissà se esiste una qualifica professionale da specchietto per le allodole?). Non mi sembrò strano neanche quando, vedendomi entrare e puntarlo direttamente, non si scompose minimamente: mi aspettava, prima o poi.
Mi avvicinai, mi sedetti vicino a lui e gli chiesi: --cosa bevi?--; --Una birra che producono nel continente del nord. E’ un po’ forte, ma ha un buon sapore, per chi apprezza certe cose--. Pensai che aspettasse che dicessi qualcosa io, ma invece tenne il pallino in mano, --vedo che non ci è voluto molto perché ti rimettessi a nuovo; in fondo era saltata via solo la gamba; mica è facile centrare un esplosione perché i danni siano il più possibile--; Sfacciato e sicuro di sé. Non aveva neanche fatto finta di non riconoscermi, dato che gli era chiaro, da come mi ero avvicinato, che sapevo chi era o quanto meno di cosa era responsabile; stavamo giocando a carte scoperte perciò fui diretto anch’io: --non so chi sei. Devi sapere che ho perso la memoria, completamente, nell’attentato di quindici anni fa. Ma già allora ero una persona diversa da quella che chi ti ha mandato a cercarmi, odiava. Il punto è che ogni volta che cercate di uccidere uno di noi, mettete in pericolo la vita anche di altra gente, di sicuro innocente ed estranea. Vorrei proporti un modo di risolvere la questione. Portami dal tuo capo, così che si possa trovare una soluzione quanto meno violenta possibile--. Non aveva mosso neanche un muscolo, durante tutto il mio monologo; ma ora sorrise, con fare ironico e guardandomi dritto negli occhi disse: --forse è vero che hai perso completamente la memoria, oppure speri che io non sappia altro rispetto al minimo che mi necessitava per compiere il mio lavoro. Ritengo giusto, a questo punto, ragguagliarti. Molto tempo fa, all’epoca del massimo splendore della nostra civiltà, quando invece voi eravate poco più che in grado di spostarvi tra i vari sistemi abitati, con astronavi, a dire tanto, primitive, avevate messo in atto una strategia di continui saccheggi nei nostri confronti, che per fortuna ci stavano creando minimo disturbo. Visti i deludenti risultati tu proponesti un summit per creare il presupposto di una collaborazione sia commerciale che tecnologica, perché le nostre civiltà, dicesti, hanno necessità diverse e possono scambiarsi ciò che non serve loro in cambio di ciò che gli altri hanno in abbondanza. Invece di rubare, commerciare. Voi, come mano d’opera, siete praticamente imbattibili, instancabili e fortissimi; uno di voi vale per 20 persone normali, forse anche più; Noi, avevamo risorse e tecnologie. Il nostro Consiglio decise che la cosa aveva senso, anche perché si rischiava una guerra, molto distruttiva, per entrambi, e sanguinosa, almeno per noi. Questo atto di fiducia ha provocato la morte di oltre 3 miliardi di noi, e la distruzione di 12 pianeti/colonia in 5 diversi sistemi stellari. Nel momento che vi venne dato accesso libero attraverso le difese planetarie, collocaste le più potenti armi nucleari mai concepite, quelle a conversione materia/antimateria, sui pianeti che ospitavano le guarnigione militari, radendoli a zero ed eliminando completamente ogni possibilità di rappresaglia da parte nostra. Siamo stati quindi, depredati per decenni, di tutto. Non vi siete fatti scappare l’occasione di infierire, seviziare, stuprare, uccidere, ogni volta che vi veniva il capriccio. In fondo, lo ripetevate in continuazione, noi eravamo solo degli esseri inferiori. Dopo 80 anni, di noi era rimasta, nonostante la nostra popolazione fosse nuovamente cresciuta, un quarto e delle nostre risorse, le briciole. Voi al contrario, eravate ricchi e potenti, da quei barbari che eravate. Non avendo più niente da spremere, nel giro di due mesi, siete scomparsi nelle profondità dello spazio, per finire sul vostro pianeta rifugio. Abbiamo impiegato quasi 600 anni per rintracciarvi. E punirvi--.
Qualcosa nella mia espressione doveva essere interessante, perché durante la narrazione aveva seguitato a guardarmi in maniera molto intensa, quando, al limite, il ricordo di quei fatti poteva provocare dolore e rabbia. Forse, per quanto potesse odiarmi, per lui era come raccontare un capitolo di storia letto in un libro. Aveva si il compito di combattermi, ma non aveva vissuto personalmente la tragedia della distruzione del suo popolo e in parte se ne poteva estraniare. Dal canto mio ero inorridito del racconto di quei fatti, che già mi erano stati accennati da Gloria e Eva; non mi capacitavo di essere diretto responsabile di un parziale genocidio. Non mi veniva in mente alcun motivo che potesse aver alterato i miei parametri etici e morali, fino a quel punto. Forse, aveva percepito questo in me. Sperai che questa percezione potesse aprire la porta alla possibilità di dialogo che avevo auspicato. Venni smentito nel peggiore dei modi. Finì di bere la sua birra, appoggiò a terra il piede che fino a quel momento aveva tenuto sullo scalino dello sgabello dove era seduto, incrociò le mani sui fianchi. Fino a qui i suoi movimenti erano stati calmi e regolari; ora divennero fulminei, tanto che, preso alla sprovvista, neanche le mie reazioni più rapide furono in grado di impedirgli di compiere quello che, ovviamente, aveva progettato fin dall’inizio: i proiettili espulsi dalle due pistole che aveva estratto quando aveva incrociato le mani sui fianchi, centrarono perfettamente le fronti di Eva e Gloria. Quando toccarono terra, morte, lui lo era già, con la testa esplosa da un mio calcio. Le raggiunsi. Lo spettacolo era orrendo. Erano esangui, immobili. Mi resi conto di aver appena perso le persone che più amavo al mondo. Appena ritrovate. Iniziai a piangere.
Dopo non so quanto tempo, il locale nel frattempo era rimasto vuoto, un fremito nel corpo di Eva, mi spinse ad aprire gli occhi, giusto in tempo per vedere i suoi occhi aprirsi; pensai ad un impulso nervoso involontario, ma poi parlò: --quel bastardo aveva organizzato tutto, per farci sentire al sicuro e fregarci--; --Sei viva, oddio, sei proprio viva--, non potei trattenermi e le diedi un bacio sulle labbra. Mi guardò un po’ sorpresa, ma poi mi ricambiò, accarezzandomi il viso. Venimmo interrotti da mia sorella. --Figlio di una gran puttana e chiedo scusa alle puttane. Possibile che ancora non abbiano imparato che non serve a niente. Ora avrò un mal di testa da paura per almeno due giorni. Appena lo prendo gli spacco la testa…–; --…Già fatto--, le dissi aiutandola a tirarsi in piedi. Guardò verso la posizione dove ricordava e il sangue gli diede conferma delle mie parole. Eva iniziò a urlare tenendosi le mani sulla testa; Gloria la seguì dopo pochi attimi, nell’esatta sequenza in cui le aveva prima colpite. Svennero travolte, una volta a terra, da convulsioni molto forti. Dovetti tenerle ferme, per quello che potevo, per evitare che si facessero del male da sole. Dopo circa trenta minuti, le convulsioni, che erano andate calando, erano quasi scomparse e di nuovo Eva per prima, si riprese, ancora tremante: --Questa è proprio una novità, dobbiamo analizzare la composizione dei proiettili, perché invece...--, rivolgendosi a Gloria, --...credo che qualcosa lo stiano imparando--. A quel punto Gloria stessa prese le redini della situazione: --lasciamo il pianeta, non vorrei che avessero tutta una serie di esperimenti per tentare di farci fuori--. Mi lamentai: --credo sarebbe meglio rimanere e nasconderci, magari meglio di come abbiamo fatto finora; non credo che una nave passeggeri sia poi così sicura. Un terzo tentativo sarebbe decisamente troppo rischioso per chiunque; non potremmo essere più all’erta di così, e visto che presi alla sprovvista non sono riusciti a combinare niente…--. --Adam, nessuno a parlato di navi passeggeri… abbiamo la nostra-- aggiunse Gloria.
E che razza di astronave: lunga oltre 600 metri; forma a disco ellissoidale con rigonfiamento centrale, un motore per la propulsione tra i pianeti di un sistema, detto I-S1, un motore per la propulsione interstellare detto S-L2, un sintetizzatore di sub-particelle di ogni genere, che oltre a creare l’antimateria necessaria alla propulsione, creava i gravitoni per il sistema di curvatura spaziale. Inoltre, come noto, la razza umana, ma non solo, ha un disperato bisogno di sentirsi protetta e difesa e quindi di armi quanto più potenti possibile… A quanto se ne sa, la Guardiano (il nome completo era Guardiano dell'Universo) è l’unica nave non militare (e anche di quelle non né esistono molte) ad avere emettitori di raggi gamma su banda Omega (vale a dire il livello raggiunto dalle più massicce emissioni di energia conosciute i RGB, Gamma Ray Burst, che nascono dallo scontro di oggetti iper massicci, come buchi neri o stelle di neutroni), che se pure ad impulsi non hanno eguali e contro i quali non si conoscono difese efficaci: la loro energia è così elevata che nessun tipo di materia può resistere, neppure una nave occultata, vale a dire in grado di deviare la luce o qualsiasi altra forma di emissione elettromagnetica naturale, in quanto gli OGR (Omega Gamma Ray) della Guardiano hanno un trucco in più: viaggiano su una guida d’onda di gravitoni; il vantaggio consiste nel fatto che i gravitoni attraversano anche i confini del cosiddetto continuum spazio-tempo, andando oltre quelle che sono solo delle deformazioni ottiche. Mentre Eva mi raccontava queste cose della Guardiano, non potevo fare a meno di pensare che tutto questo era stato possibile grazie alle depredazioni che erano state fatte ai danni dei nostri nemici, tali a causa nostra. Non riuscivo a farmene una ragione. Ma sono sempre stato una persona pratica, quindi lo sconforto non è una cosa che possa interferire più di tanto nella mia vita. Rimandai ad altro momento la ricerca del motivo di quella immane catastrofe.
1 Inter--Sistema. Si tratta di un sistema di propulsione a reazione come gli antichi razzi chimici della storia dell’era spaziale, tramite l’emissione di ioni, che permetteva velocità intorno ad un decimo della velocità della luce, che consente l’avvicinamento al pianeta di destinazione, dalla periferia del sistema, in circa 10-12 ore. L’utilizzo di questo metodo di avvicinamento si era reso necessario a causa delle enormi distorsioni gravitazionali dei motori S-L, che potevano anche spedire molto fuori rotta l’astronave in avvicinamento, al punto di farla entrare in collisione con qualche pianeta.
2 Super-Luce. In realtà era un sistema che si componeva di due apparati separati che funzionavano in sovrapposizione. La spinta era data da un motore a conversione M-A, Materia-Antimateria, che poteva essere usato solo al di fuori dei sistemi planetari, a causa delle enormi quantità di radiazioni che emetteva, ma che permetteva indici di spinta enormemente superiori a quello ionico. La seconda parte era un emettitore di Gravitoni, che focalizzato in un punto posto frontalmente all’astronave, curvava lo spazio, accorciando di fatto la distanza da percorrere. Maggior intensità, maggior curvatura, maggior velocità.

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