domenica 30 ottobre 2011

SIMBOLI: QUINTA PARTE.

Presi Bimba in braccio, il più delicatamente possibile; non pesava più di 45 chili e dovetti riarrangiare la presa su di lei, perché mi stava scivolando via, ma alla fine arrivai vicino al letto, la adagiai e le tolsi di dosso tutto quello che mi sembrò decoroso togliere, lasciandola quindi con gli slip e il reggiseno; alla fine tirai su il lenzuolo e la copertina, pareggiandoli e mettendoli oltre le spalle, intorno al suo collo; la guardai un attimo, le diedi un bacio su una guancia e uscii, spengendo la luce e chiudendo la porta dietro di me.
    Arrivai vicino al divanetto dove Eva si era messa per lungo; quando mi vide fece un po' di spazio anche per me. Ma poi, come avevo preventivato, la tirai a me e lei collaborò appoggiando la sua testa sul mio petto e rilassandosi; tirò un sorso dalla sua bibita, la appoggiò sul tavolino davanti al divanetto e si girò verso di me: --sei veramente innamorato di quella ragazzina--, non era una domanda, ma risposi lo stesso: --mi sono reso conto di aver sempre desiderato dei figli e all'improvviso me ne ritrovo una fatta e finita ed è così...--, non sapevo bene come definirla ma mi venne incontro Eva: --incredibile!--; esattamente, niente di meno.
    Dormimmo dalle 3 alle 13, come fossimo morti e, nonostante il risveglio fosse stato abbastanza difficoltoso, eravamo completamente ristorati, grazie anche alle onnipresenti radiazioni gamma, a basso livello, per non disturbare il sonno. Facemmo “colazione”, in ritardo, ovviamente, e di una quantità (ormai sarà chiaro a tutti) indecente.
    Mi svegliai avvolto dal profumo combinato di caffè, cornetti, uova e altro non meglio identificato. Mi fiorì un sorriso sulle labbra e aprendo gli occhi vidi Bimba, che appoggiata al montante della porta della camera da letto, mi fissava con aria divertita. Chiesi dei chiarimenti: --cosa c'è da ridere... sto' forse sbavando, oppure ho detto qualcosa di compromettente mentre dormivo?--; la guardai di rimando, in attesa della spiegazione, ma mi arrivò in una forma che non mi sarei aspettato davvero, perché i suoi occhi erano puntati verso... bé è chiaro, insomma dovevo fare pipì e la mattina ai maschietti quella pressione fa uno scherzetto, come in questo caso, veramente imbarazzante. La mia reazione fu di coprirmi con le coperte, ma questo scatenò una reazione di devastante ilarità, aggravata da parole umilianti e degradanti (anche se in realtà la cosa era anche per me divertente): --adesso ci puoi fare la doccia con quello...-- la colpii con un cuscino in pieno viso, che lei mi rimandò all'istante, senza neanche cambiare espressione, per fuggire verso la cucina, avendo percepito la mia intenzione di alzarmi e replicare; in realtà non l'avrei mai fatto, non in quelle condizioni, ma lo scopo era proprio quello di farla scappare per avere il tempo di ricompormi. Mi dovetti sforzare non poco per “rilassarmi” e poter così andare al bagno, esterno alla camera, passando davanti alle ragazze dignitosamente. Uscii dalla camera con fare disinvolto, ma quando incrociai lo sguardi di Bimba, che ancora ridacchiava, non potei fare a meno di imitarla, ma cercando anche di riprendere il controllo della situazione, cercando di farle sentire un minimo di rimorso per avermi messo in imbarazzo: --tra cinque minuti arrivo, poi facciamo i conti!-- puntandole un dito contro per sottolineare ulteriormente la cosa, con il risultato di essere preso ulteriormente in giro: --si, si, come no!--. Non ce la potevo fare con lei, era perfettamente chiaro e quindi rinunciai ed entrai al bagno. Nel frattempo Eva aveva seguito la scena distrattamente e ignara dei retroscena, mentre mi chiudevo la porta dietro le spalle, sentii che chiedeva a Bimba: --che sarebbe questa storia; avrete mica litigato?--; le risate che seguirono mi resero chiaro che anche Eva trovava molto buffo e divertente quello che era successo. Ero in balia di quelle due, e per fortuna che mia sorella era “distratta” da Lortan, altrimenti, come avevo avuto modo di vedere sul pianeta dove ci eravamo ritrovati, sarebbero state in tre a darmi il tormento; ma sapevo anche al di là di ogni dubbio che mi rispettavano e quello scherzare era solo una dimostrazione di affetto e amore. Credo che questa poteva essere definita una famiglia.
    Mentre mi sistemavo e mi vestivo, attivai il computer dell'appartamento, per informarmi della situazione all'esterno; rimasi veramente impressionato da quello che vidi: ordine e calma. Nel giro di 24 ore l'emergenza era stata risolta e la maggior parte delle persone stava ritornando nelle proprie case oppure, se questo non era possibile, in alloggi provvisori; inserii le parole chiave per l'accesso al sistema riservato del consiglio, da cui potevo accedere ai dati esatti dei danni, dei decessi, dei feriti (perfino alle schede mediche dei singoli, con diagnosi, prognosi e profilassi) e dei tempi stimati per la completa ri-normalizzazione. Da quanto potevo vedere, nell'arco di 15 giorni, tutto sarebbe stato esattamente come prima. Per quanto lo sembrasse, questa rapidità non era assolutamente miracolosa, ma solo il frutto di una mentalità sociale altamente evoluta, in cui l'emergenza era vista come priorità unica e assoluta: ogni comparto industriale e di servizio cessava la sua attività normale e entrava nella modalità B che era appunto quella dedicata alla rinormalizzazione. Le attività produttive erano sospese e venivano avviate quelle speciali; ogni industria si dedicava completamente alla produzione di ogni cosa che servisse sostituire e ricostruire (in base alle proprie specifiche competenze), fino a che ce ne fosse stato bisogno; ogni singola persona in grado di essere utile si dedicava ad ogni funzione necessaria per risolvere la crisi e per riportare la normalità (stabilita precedentemente sulle attitudini e le competenze personali); quindi anche il pedante babbeo, pur non avendo smesso di svolgere la sua normale attività, stava partecipando alla soluzione dell'emergenza, gestendo gli alloggi non come camere in affitto, ma come alloggi di ricovero per chi non poteva tornare nella propria casa. Il 100% della società lavorava per il ripristino della vita normale. Tutto questo non era che la normale conseguenza del superamento della ridicola dualità che aveva afflitto le persone nelle società post-industriali, in cui ogni singolo essere umano era, o costo (fastidioso) per l'azienda produttrice, da tenere il più basso possibile, creando incertezza ed insicurezza (quello che veniva definito precariato), o “sacro” consumatore, per convincere il quale a spendere denaro si impegnavano ingenti risorse economiche (la ormai defunta “pubblicità”), ma il quale poco ne poteva spendere a causa dell'esiguità dei salari e della necessità di accantonare quanto più possibile per i tempi di disoccupazione. Quando, anche a causa della distruzione ambientale che lo sfruttamento delle risorse stava creando, si capì che quel modello economico andava ripensato, non senza qualche resistenza, la situazione cominciò lentamente a cambiare, in meglio. Stabilita una priorità produttiva (casa, alimentazione, vestiario, mezzi di trasporto personali e pubblici, svaghi, lussi) e controllando il volume della popolazione sostenibile dalle risorse (avendo comunque spinto ai massimi livelli le tecnologie di riciclo delle materie prime e sostituito le fonti energetiche in esaurimento e inquinanti, con un'insieme integrato di fonti rinnovabili e non inquinanti), si capì che le persone non erano più strumenti produttivi e fonti di denaro, ma fonte e destinazione delle necessità produttive. Se veniva consentito che una famiglia avesse dei figli (almeno due, per pareggiare i genitori che venivano “sostituiti”), quei figli avevano diritto a tutti i beni necessari alla loro vita e anche, sebbene con volumi produttivi ridotti e, quindi tempi d'attesa anche molto lunghi, anche a beni di lusso e voluttuari, senza che fosse obbligatorio il lavoro personale; infatti, quell'evoluzione sociale aveva spinto la robotizzazione e l'automazione fino alla completa sostituzione della manodopera, lasciando alla libera volontà personale, la scelta se tenersi occupati lavorando o facendo altro. Anche le occupazioni di concetto vennero ripensate; sparito l'altrettanto ridicolo dualismo lavori qualificati – lavori non qualificati, che aveva spinto le persone verso mestieri più “importanti” e meglio retribuiti, solo per i vantaggi che se ne potevano ricavare, il “peso” del lavoro mentale venne assunto solo da persone realmente capaci e motivate (previo test attitudinale e prova sul campo), elevando la qualità dei servizi a livelli impensabili prima di quella rivoluzione sociale; ovviamente la maturità umana, intesa come razza, è tutto meno che raggiunta e ci si può imbattere in persone come il povero beota, ma la perfezione non è di questo mondo... Era la libertà assoluta, per tutti; ogni singola persona poteva fare quello che voleva, anche oziare tutta la vita, sicuro che ogni sua necessità gli veniva garantita dal semplice fatto di essere vivo, perché la produzione industriale, i servizi, le materie prime, l'ambiente, l'energia, erano organizzati per far si che questo potesse essere possibile. Ma nei fatti, nessuno passava tutta la vita ad oziare, perché il sentirsi liberi di scegliere faceva si che le persone, nell'infinita gamma di possibili scelte, trovassero sempre qualcosa che soddisfaceva i propri gusti e le proprie inclinazioni. Solo nelle situazioni di emergenza le persone si ritrovavano a compiere mansioni “obbligatorie”, ma era per il bene di tutti e quindi nessuno se ne lamentava.
    In questo contesto, riportare alla normalità, una società composta da milioni di individui, era (perdonatemi l'involontario gioco di parole) normale, ma in quel momento, la mia ignoranza di molti degli aspetti di quel mondo, mi fece sembrare tutto straordinariamente magnifico. I miei precedenti 15 anni di vita mi avevano fatto conoscere realtà diverse e perlopiù peggiori. Ecco perché, tra le altre cose, il nostro esempio di vita sociale doveva essere salvaguardato.
    Uscii dal bagno, trovando la sala da pranzo decisamente più affollata di prima; per la colazione si erano uniti a noi anche Lortan e Gloria. Fu una colazione movimentata e allegra, come avviene nelle famiglie in cui si è numerosi e vivere insieme è forse complicato ma molto divertente e appagante. Ancora una volta la genetica ci indica la via (il piacere di stare in compagnia) e la cultura ci da più mezzi che in natura per soddisfare le nostre inclinazioni.
    Alle due e un quarto ci avviammo tutti verso l'appuntamento con Abel; dovemmo passare necessariamente davanti al bancone dove stava appostato il perfetto babbeo; nell'avvicinarci feci cenno con la mano a tutti gli altri per ottenere silenzio: --zitti tutti, sennò rischiamo di sconvolgere la perfetta vita del nostro pregiatissimo impiegato!--; tutti assunsero un'aria di assoluta e garbata signorilità. Al momento sembrò che tutta la scena dovesse andare sprecata, perché apparentemente il nostro amico non era di servizio, visto che dietro il bancone non ve ne era traccia; ci avvicinammo con la massima circospezione, temendo chissà quale minaccia, quando ecco che da una porta, che dall'angolo da cui stavamo arrivando non era stata visibile, comparve, perfettamente vestito e ordinato, ma con un aria un po' sbattuta, proprio lui; nel vederci non fece una piega: --buongiorno, signori, signore e signorina...--, e rivolgendosi a Bimba, accennò un minimo sorriso che mi fece ammorbidire molto su di lui, anche perché mi fu evidente che lui, invece, aveva fatto una levataccia, --...mi auguro che la notte sia stata riposante e la colazione gradita. Posso permettermi di chiedere le loro intenzioni per cena e per la notte...?--; intendeva sapere se prenotare i pasti e mantenere occupate le camere, ma al momento non avevamo piani precisi, quindi Eva gli chiese: --è possibile farlo sapere più tardi?--. Ci guardò, senza cambiare espressione, ma ebbi l'impressione che temesse di non essere in grado (almeno per la cena) di poter fornire il necessario servizio. Dato che non si decideva a rispondere, mi risolsi a toglierlo dall'impasse: --fino a che ora facciamo in tempo ad avvertire che saremo a cena, senza creare disturbo ed eccessive complicazioni?--; sollevato, guardò l'orologio e facendo dei rapidi calcoli, ci servì una soluzione perfetta, dimostrando che in quello che gli competeva era l'uomo giusto al posto giusto: --dipende solo dall'ora in cui volete cenare; con un preavviso di 30-35 minuti posso far preparare loro un pasto completo, con 15 minuti un paio di panini a testa, con 5 minuti caffè-latte e biscotti... a qualunque ora del giorno e della notte; per quanto riguarda le camere, ce ne sono altre libere e quindi non serve confermarle--. Accennò ad un sorriso conclusivo verso tutti. Ringraziammo calorosamente e per ultima Bimba che aveva scoperto il suo nome: --grazie, Robert, sei stato molto gentile e preciso--. Gli fece un cenno con la mano e un sorriso, poi si girò e se andò. Robert rimase impietrito da quelle confidenza che Bimba si era presa, ma aveva sicuramente gradito, perché diventò di un bel rosso pomodoro.
    Raggiungemmo Abel nella sala del consiglio; quel giorno la situazione era molto diversa. Con la crisi planetaria che volgeva verso la risoluzione, buona parte del Consiglio si stava occupando di analizzare i dati che i servizi di intelligence stava facendo confluire per darci quante più informazioni possibili sui nostri nemici, così da consentirci di agire con la massima cognizione di causa.
    Abel alzò gli occhi proprio mentre entravamo nella sala: --ben arrivati, mi hanno giusto informato che la Guardiano II è del tutto pronta all'azione; ma prima vi ragguaglio sui fatti--. Ci avvicinammo alla consolle davanti alla quale stava appunto lavorando Abel; agì su alcune combinazioni di comandi e sullo schermo principale della sala comparve una raffigurazione tridimensionale del settore galattico che comprendeva il Sistema Solare e il Sistema Proxima; un puntino rosso lampeggiante mostrava l'astronave sopravvissuta dei nostri nemici, ad una distanza di circa il 35% da Proxima III; ancora almeno due giorni di viaggio. Abel modificò i parametri di visualizzazione e l'immagine zoomò verso Proxima III, seguendo esattamente la traiettoria della nave, per poi andarsi a fermare dietro ad un satellite naturale del pianeta, poco più di un sasso. Abel si girò verso di noi e con un sorriso ci disse: --ci piazzeremo proprio lì dietro, così potremo osservare cosa combinano quei simpaticoni; partenza prevista domani dopo pranzo. Domande?--. Non ce ne furono, ma ci fu una semplice richiesta, che espresse per tutti, con il solito assoluto senso pratico, Eva: --facci vedere la Guardiano II--. La laconica risposta di Abel fu: --seguitemi--. Passò in mezzo a tutti noi, affiancandomi e superandomi.
    Come era successo solo il giorno prima, appena atterrati sul pianeta (era passato così poco tempo, eppure sembrava essere trascorsa un'epoca geologica, per quanto mi sembrava lontana quella situazione. Ancora una volta grazie alla rapidità con cui tutto stava tornando alla normalità, l'impressione era che fosse stato solo un terribile incubo), ci trovammo tutti davanti alla finestra di osservazione che dava direttamente sopra alla posizione dove era stata parcheggiata la Guardiano II; ancora una volta stavo osservando le ridicole dimensioni di quella astronave, ma ora il mero fatto di aver saputo con quale rapidità potesse coprire qualsiasi distanza me la faceva vedere con occhi completamente diversi. Ma evidentemente l'impressione estetica rimaneva dura a morire: --che scatola di sardine... ridicola!--. Non avevo bisogno di guardare chi avesse pronunciato quelle parole così sprezzanti: era la voce di mia sorella, che dopo aver avuto fra le mani la Guardiano, nel vedere la sua discendente, non riusciva a farsi una ragione della differenza di dimensioni; in fondo lo spazio tra i pianeti è immenso, quindi viaggiare su una astronave di 600 metri, piuttosto che su una di 25, con una superficie abitabile interna di poco più di 75 metri quadrati, non sembrava avere nessuna reale utilità pratica. Ma avremmo scoperto, che aldilà delle sue caratteristiche tecniche e scientifiche, che permettevano quella incredibile economia di spazio, la Guardiano II aveva un'indiscutibile vantaggio tattico nelle dimensioni.
    Abel non si fece impressionare assolutamente dalle parole di Gloria e, anzi, vidi che sorrideva furbescamente, dimostrando di sapere il fatto suo. In quel momento mi venne in mente che lo stesso genere di sorrisetto ironico sovveniva a quei maestri di arti marziali cinesi (ma non solo cinesi) in quelle occasioni in cui venivano attaccati dal prepotente di turno, certo della sua vittoria o perché armato meglio (o semplicemente armato, al contrario del maestro) o perché più grosso fisicamente. Nella stragrande maggioranza dei casi il teppista finiva disteso a terra dolorante e il maestro riprendeva a fare ciò che lo occupava precedentemente. Il mio racconto, se vi ricordate, è iniziato esattamente in questo modo: un gruppo di disgraziati passati prematuramente a miglior vita solo per essere stati convinti, grazie al loro numero, di potermi sopraffare. Le dimensioni a volte contano, ma non bisogna mai sottovalutare ciò che è piccolo presumendo che valga meno e questo è vero a maggior ragione quando in ballo ci sono le forze che regolano la natura. Basti pensare alla scoperta della reazione nucleare che ha portato alla creazione delle armi nucleari. Le prime armi sperimentate erano immensamente più potenti rispetti agli ordigni esplosivi subito precedenti: nelle dimensioni di una piccola automobile era racchiusa una potenza distruttiva equivalente a migliaia di tonnellate di tritolo (1 chiloton = 1000 tonnellate di tritolo): la mitica Little Boy, che distrusse Hiroshima, aveva una potenza di 10 chiloton; Fat boy, 20 chiloton, distrusse Nagasaki; in tutto oltre 300.000 morti. Se le stesse armi, o meglio il loro peso fosse stato costituito da tritolo, forse, in condizioni ottimali, si sarebbero uccise alcune centinaia di persone, perché il raggio dell'esplosione non avrebbe superato i 100 – 150 metri, il tutto perché, nel loro piccolo, l'uranio e il plutonio, convertono in energia molta più materia che non il tritolo o qualunque altro esplosivo chimico. La Guardiano II stava alla Guardiano I come un petardo stava alle più potenti armi ad antimateria mai costruite, che vi ricordo ancora una volta convertono in energia tutta la massa in gioco.
    Arrivammo davanti al portello di entrata della Guardiano II, che comunque vista da vicino faceva un effetto molto migliore; Gloria ci spintonò per essere la prima ad entrare e anche da lontano, mentre entravo anche io e la raggiungevo, non potei fare a meno di notare che era rimasta impressionata dalla strumentazione che le si parava difronte; stava letteralmente saltando da una consolle all'altra, cercando di capire il funzionamento di ogni singolo comando; si girò supplicando Abel con gli occhi perché le spiegasse ogni cosa. Abel attese che tutti fossero dentro e presa sottobraccio Gloria, sia per tranquillizzarla che per renderla protagonista della conoscenza che, come ufficiale di ingegneria designato, era destinata a lei prima che agli altri eventuali membri dell'equipaggio. La spiegazione fu molto breve: --immagino che ricorderete i comandi della prima Guardiano... è tutto esattamente uguale, escluso il fatto che è tutto concentrato in questi cinque pannelli...--, stava indicando una consolle semicircolare che abbracciava tutta la sezione frontale esterna del ponte di comando, divisa in cinque parti più piccole, ma che non mostrava nessun comando o indicatore o pulsante o leva; assolutamente nulla, solo una nera superficie lucida, priva di una qualsivoglia discontinuità che potesse far pensare a pulsanti o comandi nascosti; ma ci tolse dall'impasse in maniera altrettanto semplice, pronunciando: --Guardiano, comandi!--. Improvvisamente si accese tutto di una serie di colori, forme e numeri semplicemente stordente, che creò un'atmosfera di stupita meraviglia, ma anche di timore per l'enorme mole di dati che fluivano da quei pannelli. Nel giro di pochi istanti si alzò un brusio incredibile da noi quattro poveri vampiri (Bimba sapeva già sicuramente tutto, dato che, se non avevo capito male, era responsabile della progettazione e della realizzazione della Guardiano II) che tentavamo di capire chiedendo e ragionando ad alta voce. Di nuovo Abel: --Guardiano, comandi semplificati!--. La situazione migliorò parecchio e, disposizione a parte, riconobbi ogni singolo comando che già avevo visto ed usato sulla Guardiano I, ma di nuovo Abel: --Guardiano, interfaccia neurale!--. La mia visuale cambiò e mi trovai a guardare ciò che circondava l'astronave come se fossi stato seduto sul vetro corazzato che permetteva la visuale verso l'esterno; l'immagine era leggermente sfuocata e cercai di migliorarla strizzando gli occhi ma mi sembrò di volare ad una velocità spaventosa verso avanti; spalancai gli occhi per la sorpresa e il volo si interruppe. Mi girai indietro per vedere l'hangar che conteneva la Guardiano II, ma mi ritrovai a cambiare completamente punto di vista come se mi fossi mosso su una rotaia circolare che girava intorno all'hangar, ritrovandomi a guardare, si dietro, ma oltre l'hangar. Cominciavo a capire; non stavo usufruendo di una visione aumentata proiettata direttamente alla corteccia visiva, ma il mio sistema nervoso centrale era collegato direttamente al sistema di sensori della nave, quindi l'atto di girarmi aveva spostato la visuale ai sensori posteriori, con lo stesso ingrandimento e quindi alla stessa distanza. Per verificare quella supposizione, mi misi a camminare verso avanti, con l'intento di muovere l'astronave ma subito venni riportato alla visuale soggettiva: ero dentro il mio corpo, vicino agli altri e all'interno della Guardiano II. Devo essere saltato, come quando ci si sveglia di colpo, perché Eva, che era la più vicina a me, mi guardò preoccupata: --che succede, sembra che tu abbia visto un fantasma!--. Stavo cercando le parole per spiegare a lei a tutti gli altri quello che avevo scoperto che ancora una volta Abel ci fornì la spiegazione necessaria: --ha tentato di far volare l'astronave, ma il sistema di sicurezza ha rilevato qualche anomalia, tipo l'essere dentro l'hangar con le porte chiuse e impedito la manovra riportandolo indietro. Avrete capito tutti ormai, che i sistemi di comando della G II sono un paio di passi oltre la G I. Ora non viene fornita una visuale diretta al nervo ottico, ma l'I.A. si connette direttamente al sistema nervoso centrale dell'ufficiale designato o provvisoriamente incaricato del singolo sotto-sistema. Al momento le sezioni sono disposte con questo criterio...--, indicò da sinistra verso destra, --...comunicazioni, tattico, navigazione, motori, sostegno vitale, ma possono essere spostati a vostro gradimento. Questa è solo una collocazione logica, ma data la presenza dell'interfaccia neurale, una volta attivati i collegamenti operativi, vale a dire dichiarato l'ufficiale in carica per la singola sezione, potete anche trovarvi sotto la doccia, ed essere operativi al 100%, senza quindi dover essere presenti davanti alla consolle di riferimento. L'implicazione ultima, come stava scoprendo Adam, è che agirete sulla nave come se fosse il vostro stesso corpo; camminare per spostarsi in avanti, strizzare gli occhi per vedere più lontano o vedere oltre gli ostacoli materiali, mettere le mani avanti per alzare gli scudi, dare un pugno per attaccare e così via; il tutto senza muovere un muscolo, con la massima naturalezza. Infatti la I.A. della G II oltre a tenervi collegati con i sistemi dalla nave scollegherà il vostro SNC dai muscoli, impedendovi ogni movimento fisico. Inoltre non si verificherà più lo sfinimento tipico dell'interfaccia mediata precedente, che costringeva a pensare le azioni, risultando immensamente faticosa--.
    Eravamo tutti esterrefatti e per alcuni istanti ci fu un perfetto silenzio. Fu Eva a rompere quell'incantato stupore, perché ancora non sapevamo tutto e la curiosità era tanta: --che ci dici delle prestazioni? Potenza di fuoco, energia degli scudi, eccetera--. Tutti i bambini guardarono il maestro dispensatore di cultura e meraviglia. Questa volta invece di dare comandi vocali, non fece altro che guardare verso il pavimento e, inserito un codice di 15 caratteri alfanumerici, pigiare un tasto verde, scansarsi e aspettare che si alzasse un portello che dava su un compartimento al livello inferiore. Ora erano visibili delle scalette per scendere dentro quello scompartimento. Abel fu il primo a scendere, seguito dalla scolaresca in perfetto ordine. Una volta che tutti fummo dentro, con un gesto plateale indicò quello che già tutti avevano notato, pur senza avere la minima possibilità di capire che cosa potesse essere: una grossa sfera metallica “sospesa” nella parte posteriore della camera, quel tanto che bastava a fare entrare chi eventualmente lo dovesse o volesse fare. Disse: --questa è la più potente fonte di energia continua ed inesauribile che sia mai stata ideata: un campo di Higgs iperconcentrato. È stato ottenuto da un campo di deformazione spaziale normale portato alla massima potenza possibile e lasciato in funzione il più possibile; ad un certo punto, con la normale tecnologia di curvatura (materia – antimateria, accelleratore di particelle per avere gravitoni, focalizzazione di un flusso di gravitoni che deforma lo spazio) eravamo al limite ma avevamo un campo di Higgs provvisorio immensamente concentrato (che è poi un buco nero in miniatura); in genere quando si interrompe la catena di generazione del campo di Higgs iperconcentrato, questo svanisce, evapora, ma abbiamo creato intorno a lui un altro campo di Higgs iperconcentrato e poi un terzo ed un quarto e così via, con un procedimento automatico, che non ci ha permesso di contare i passaggi che si sono resi necessari; alla fine pur rimanendo di dimensioni ragionevoli (ci potrebbe passare dentro la G I) il campo era di una potenza paragonabile a quella di un buco nero galattico di un miliardo di masse solari, che si auto-stabilizza e si autoalimenta. L'energia la ricava dalla caduta delle particelle virtuali che si creano sull'orizzonte degli eventi di ogni livello di campo, caduta che genera una quantità di radiazioni gamma incredibile; la stabilizzazione gli deriva dal fatto di essere collocato fuori dallo spazio normale. In definitiva abbiamo creato una serie di campi sub-spaziali ognuno dei quali “normale” rispetto al suo sub spazio, ma sempre più “collassato” relativamente a quello di base, che è il nostro. Un grammo di materia rende come la massa del sole completamente convertita in energia--. In ultima analisi avevamo a disposizione un GRB (un Gamma Ray Burst, un esplosione di raggi gamma, attualmente la più potente emissione di energia naturale conosciuta, che per pochi secondi raggiunge livelli equivalenti a tutta l'energia emessa da una grande galassia come Andromeda, che conta circa 300 miliardi di stelle), potendolo usare in emissione regolabile e continua.
    Lortan espresse il nostro stupore con sintesi esemplare: --cazzo!--. Di nuovo mi resi conto che le implicazioni dell'avere a disposizione una simile quantità di energia erano appena state valutate, ma portavano le prestazioni della GII ad un ordine di grandezza milioni di volte oltre quanto mai immaginato possibile. Una flotta di migliaia di astronavi della classe della GI non avrebbe potuto neanche sperare di mettere in difficoltà la sola GII. Nulla nell'Universo, che chiunque di noi conoscesse, poteva mettere in difficoltà la GII. La GII poteva generare un campo di isolamento (uno scudo) che neanche l'esplosione ravvicinata di una supernova poteva superare; tutto quello che poteva succedere, era che si venisse trascinati dalla corrente, ma nulla di più, perché l'isolamento impediva che le forze inerziali dell'esplosione arrivassero dentro il campo di isolamento. Però, come ci spiegò Abel, potevamo comunque sapere quello che succedeva all'esterno dello scudo, perché potevamo rilevare le perturbazioni elettromagnetiche, gravimetriche ed energetiche in genere che, colpendo l'esterno dello scudo, si trasmettevano nella superficie interna del campo di isolamento. Con quella potenza a disposizione potevamo emettere un energia tale da distruggere un intero sistema solare con solo impulso, oppure decidere di emettere radiazioni in quantità tale da “sterilizzare” il sistema solare in questione. Era il potere marziale assoluto... una persona collegata alla GII tramite i comandi neurali poteva dominare l'universo. Era chiaro che dovevamo usare quel potere con estrema saggezza e che mai sarebbe dovuto cadere in mani sbagliate. La GI era stata declassata a nave di appoggio, per il trasporto di passeggeri e materiali o al più come mezzo tattico secondario.
    Avevo bisogno di essere tranquillizzato, quindi in quell'atmosfera di meditabondo stupore, dissi: --Abel, che genere di protocollo di accesso è stato previsto per l'attivazione e il controllo dei comandi della nave?--; Abel capì perfettamente la mia preoccupazione, che forse era già sua intenzione dissipare, ma che avevo preceduto: --il più restrittivo che siamo stati in grado di concepire. Prima di tutto la GII è l'unica nave della sua classe di cui sia stata prevista la costruzione; punto numero due, la GII è destinata esclusivamente a voi 5. Solo i vostri tracciati neurali possono essere accettati dalla nave per ricevere ordini. Se per un male augurato incidente doveste essere tutti distrutti o se anche la I.A. dovesse ritenere che siate stati distrutti o essere assolutamente incapaci di avere controllo su voi stessi, la nave non sarebbe più utilizzabile, perché non esiste nessun codice di sblocco che possa permettere a nessun altro di essere un nuovo operatore. La GII rimarrebbe inattiva ed inutilizzabile. Non solo, ma i progetti che hanno reso possibile la sua costruzione, intendo dire l'unica copia, sono memorizzati nella I.A. della GII, che ha ordine tassativo di non consentire l'accesso a quei file a nessuno e di andare a gettarsi nella stella più vicina, affinché tutto l'hardware ed il software della GII venga cancellato dall'universo. Ideazione, progettazione e supervisione, sono state tutte a carico di Bimba e della I.A. della Guardiano II, che è pure il sesto membro dell'equipaggio, e la costruzione è stata effettuata da nano-macchine, così come eventuali, ma improbabili, riparazioni e la manutenzione ordinaria; quindi nessun essere umano o vampiro sa come è fatta e come funziona questa astronave, se non nei particolari ovvi: vola, spara, si difende e mantiene vivi gli occupanti--. "Questo" era un sistema di sicurezza efficace. Se anche qualche vero genio dell'effrazione fosse riuscito ad entrare all'interno della GII (cosa che dubitavo fosse possibile) si sarebbe trovato a che fare con la sua intelligenza artificiale, che lo avrebbe rivoltato come un calzino, per scaraventarlo fuori senza tanti complimenti, usando proficuamente il sistema di manipolazione gravitazionale: una delle più sofisticate tecnologie mai create per dare un bel calcione nelle chiappe del malcapitato. Senza considerare che non avrebbe certo potuto decollare e andarsene; potevamo lasciare ogni portello della nave aperto senza temere niente; entrare nella nave senza essere uno di noi aveva la stessa valenza che entrare in una grotta: potevi metterti seduto, dormire e sbattere la testa contro una paratia per la frustrazione.
    Mentre queste considerazioni rimbalzavano all'interno della mia testa, una voce vagamente maschile si fece udire, ma non avrei saputo dire da quale direzione: --sarebbe ora che mi presentassi Abel; sei il solito chiacchierone, massacri le persone con fiumi di parole, ma le cose importanti bisogna tirartele fuori con le pinze...--, guardai Abel, preoccupato della possibile reazione; insomma lui era il Primo Consigliere, invece stava sogghignando, ma mentre, comunque, apriva la bocca per replicare, venne interrotto dalla I.A. (era ormai ovvio che fosse lui a parlare), che proseguì lo sproloquio, --...e siccome vedo che le tue sinapsi sono tutte scollegate, dovrò evidentemente fare da solo... ciao a tutti io sono STUart che, oltre che essere un bel nome, prende la  S, la T e la U come acronimo per Sistema Tattico Universale; in particolare ciao a Bimba, senza la quale forse la mia esistenza sarebbe stata possibile solo fra un secolo e che, ammetto, è il mio angelo...--, mentre guardavo Bimba che sussurrava un imbarazzatissimo ma altrettanto lusingato “grazie”, diventando veramente rossa e con un sorriso dolcissimo e appoggiandosi con una spalla a Eva, come dire “senti che carino!”, Stuart proseguì con la sua presentazione: --...inoltre vorrei aggiungere che sto' finendo di sviluppare un sistema di comunicazione tra gli operatori, voi, e la nave, me, che funzionerà a qualunque distanza, grazie ad una guida d'onda iper-gravimetrica che avrete puntata su di voi ogni volta che sarete fuori della nave. È tutto, ma se avete domande...--; ne aveva una Lortan: --come facciamo a comunicare con te? Useremo una specie di comunicatore telefonico?--; la risposta fu immediata e, ancora una volta strabiliante: --no, vi verrà impiantato, tramite una costruzione nanotecnologica, un sistema di rice-trasmissione che permetterà un uso dei sistemi della GII identico a quello di cui avete avuto una piccola dimostrazione alcuni minuti fa e di cui vi ha fatto menzione Abel; non solo: in caso o voi, con esplicito comando, o io, rilevata una situazione di estremo pericolo, attiviate il protocollo “difesa personale”, verrete imbozzolati in uno scudo di livello 10 che vi proteggerà da qualunque attacco fisico o energetico, scudo che può essere portato al livello di quello che protegge la nave in caso di allarme tattico; il primo tipo vi permetterà di vedere all'esterno e agire come se foste liberi, il secondo, ovviamente, no.--
    Bé le innovazioni introdotte per questo mezzo spaziale erano assolutamente strabilianti e relativamente al ritmo dell'avanzamento tecnologico della storia sia umana che dei vampiri era stato migliaia di volte maggiore e, per quanto mi era sembrato di capire, la responsabilità era delle I.A., Bimba in testa.
    Una voce fece una proposta sensata: --facciamo un giretto?--, ma siccome non avevo riconosciuto di chi fosse mi girai nella direzione da cui proveniva, imitato da tutti gli altri: stavo guardando un ragazzo di circa 18-20 anni, capelli neri, occhi neri, dal fisico tonico e compatto, sul metro e 75, appoggiato sullo stipite della porta di accesso alla sala comando della GII. Non avevo la minima idea di chi fosse, ma quell'aria sfrontata e leggermente divertita mi fece venire un sospetto: --Stuart?--; il suo sorrisetto si trasformò in un sorriso a 32 denti, sommato a un piccolo accenno con la testa: --eh si, proprio io; era un po' che non controllavo e a quanto pare i nanociti hanno finito prima (sono cosini molto laboriosi...) e allora ho pensato di farvi una sorpresa--. Fece un passo all'interno della sala comando e subito la porta si chiuse dietro di lui e una leggera vibrazione si trasmise dal pavimento; Stuart fece un piccolo gesto di disappunto e mentre agiva su un pannello, commentò: --non sono riuscito ad eliminare questo disallineamento dei due motori di manovra; c'erano un sacco di cose da sistemare ma con questo piccolo viaggio di prova vedremo di mettere a punto il tutto--. La vibrazione sparì e Stuart si girò verso di noi: --per ora è a posto--. Allora guardò verso Bimba e con uno splendido sorriso, le chiese: --come sto'?--; Bimba sorrise di rimando e poi con quattro rapidi passi andò a stringere tra le sue braccia Stuart, che ben felice, ricambiò. Quei due avevano un rapporto che non si poteva che definire sentimentale e che ora forse si poteva trasformare in qualcosa più che un semplice rapporto platonico. Stavo probabilmente assistendo alla nascita di una nuova razza vivente. Il fatto che non fosse di origine biologica ma tecnologica non cambiava assolutamente nulla nella sostanza. In quei giorni in cui avevo potuto conoscere Bimba e con gli sviluppi di quelle ultime ore, avevo potuto rendermi conto di quel fatto.
    Il volo inaugurale della GII fu giusto una passeggiata intorno a casa, perché pur senza usare il tunnel iperspaziale creato dalla ipersingolarità, la velocità di navigazione era molto elevata. In pochi minuti arrivammo presso la colonia umana di Europa, parcheggiammo dietro un piccolo asteroide e demmo una controllata a tutti i sistemi per vedere se ci fossero anomalie o disfunzioni; sembrava tutto a posto. La fase successiva fu quella di provare l'ipersingolarità; la rotta scelta fu in direzione opposta a Proxima tanto per essere sicuri di non imbatterci nei nostri nemici. Il punto di uscita venne impostato a mezza via rispetto al sistema solare direttamente difronte a noi in quella direzione e in quell'occasione ci beccammo una breve lezione su come era possibile, senza un meccanismo di arrivo, tipo un portale, stabilire in maniera arbitraria il punto di uscita. Chiaramente fu Stuart ad impartire la lezione: --il principio teorico ci dice che, nel momento che la trama dello spazio viene attraversata, come avviene con le singolarità quantistiche sia naturali che artificiali, dato che oltre quel livello in realtà non c'è nulla, quello che si trova oltre altro non è che un altro punto di spazio del nostro universo; in realtà lo squarcio si apre in un punto con caratteristiche identiche a quelle di partenza, cioè con un differenziale nullo, il che può essere ovunque nell'universo. Rapido ma inutile ai fini della navigazione volontaria. Il nostro sistema di singolarità agisce forzando le caratteristiche del punto si arrivo desiderato: stabilite le coordinate nello spazio normale vengono inserite nel sistema di manipolazione della singolarità che in definitiva mette a fuoco il flusso gravimetrico rispetto alle coordinate date e “sfonda” la trama dello spazio in uscita. È come cercare su una parete una zona dove esiste un buco coperto solo dalla carta da parati quindi facile da passare, nel caso dei wormhole naturali, o come, nel caso nostro, stabilire dove voler creare un buco e sfondare la parete con una mazza da demolizioni; la manipolazione consiste nel modificare la centratura dei livelli di subspazializzazione...--, Stuart si guardò intorno conscio che gli sguardi della maggior parte delle persone era diventati vitrei nel tentativo di seguire il ragionamento, seguito alla metafora edile, senza peraltro riuscirci, --...ok, facciamola semplice: pensate a quello che vi a ha accennato Abel su come è strutturato il sistema dei livelli multipli di singolarità: viene creata la prima concentrando un'emissione di gravitoni in un punto, poi contro di questa viene concentrata un'altra emissioni di gravitoni, creando un altro collasso quantistico e così fino a che la scala di energia emessa ha raggiunto un livello non misurabile. Ogni passaggio è stato creato sempre da questo spazio quindi l'energia emessa era sempre la stessa, ma ogni volta spostava i livelli precedentemente creati più in 'basso', ok?--, si guardò di nuovo intorno e rassicurato da cenni positivi, borbottii di assenso e quant'altro, proseguì, --adesso pensate a questi livelli sub-spaziali come a sfere concentriche, tutte perfettamente centrate fra di loro rispetto ad un punto; emetteranno la loro energia in maniera uniforme, secondo una diffusione anche questa sferica, che per inciso, viene raccolta per qualunque uso sia necessario, 'smorzandola' fino al livello energetico necessario; esempio: se devo dare calore all'ambiente, avrò bisogno di radiazioni infrarosse, quindi farò fluire l'energia nativa del nucleo attraverso delle piastre di materiale semiconduttore per la quantità di volte necessaria ad ottenere l'energia necessaria, indirizzandola infine ai sistemi energetici ambientali. Tornando ai tunnel sub-spaziali, se però vogliamo creare un punto di uscita, per questa energia ci sarà sufficiente fare si che le sfere vengano decentrate lungo un certo asse, e questo ci darà la direzione, e di una certa quantità che può variare da zero a infinito, e questo ci darà la distanza. Per aiutarvi ad immaginare la scena pensate all'effetto che due specchi posti uno davanti all'altro creano: una sequenza di riflessioni infinita, che assume una curvatura se i due specchi non sono perfettamente paralleli. Un'ultima cosa: sia la schermatura che la capacità di manipolazione sono dovute ad un campo uguale e contrario che circonda l'insieme dei livelli sub-spaziali, che trae energia da quella emessa dal sistema stesso; in definitiva metà dell'energia creata viene usata per schermare e controllare il tutto; è molta, ma quando si ha disposizione una quantità totale praticamente illimitata...--; la lezione era finita, come anche testimoniava il sorriso soddisfatto di Stuart, davanti, ora, a sguardi più consci.
    Stuart passò alla pratica, impostando le coordinate di viaggio e attivò l'energia: il panorama cambiò istantaneamente; secondo le più basilari leggi della fisica un oggetto in movimento tende a mantenere sia la velocità che la direzione iniziali (l'inerzia) e questo è vero anche se si sta' uscendo da un passaggio sub-spaziale, che ha una resistenza al transito trascurabile; noi lo stavamo facendo alla massima velocità possibile data dai motori, un decimo della velocità della luce (0,1 C). fu un errore che non avremmo mai più dovuto ripetere né ripetuto perché quasi ci costò la vita: rientrammo nello spazio normale finendo quasi contro ad una astronave immensa, parcheggiata proprio in quella zona. L'errore era stato quello, che non potendo sapere esattamente cosa avremmo trovato, non avevamo attivato degli schermi adeguati per eventuali collisioni e eravamo usciti troppo velocemente, per avere il tempo di controllare. Ci salvammo solo per la rapidità di reazione di Stuart, che attivò il protocollo di pericolo estremo, che rendeva operativo il massimo livello di protezione... 2,457 centimetri prima della collisione!
    Eravamo tutti paralizzati dal terrore, ma vivi. Stuart stava percuotendo le sue dita sulla consolle di navigazione, imprecando (a quanto pare anche le i.a. lo fanno) e proseguì ad imprecare anche dopo aver smesso di massacrare i comandi, stando con le mani appoggiate sul piano del pannello e con la testa bassa, incassata nelle spalle. Tirai un sospiro di sollievo, passandomi una mano sulla fronte, più che umida, e mi avvicinai a Stuart per confortarlo: --hei, calma; è tutto a posto adesso!--; quando si decise a guardarmi era orribilmente sconvolto: --vi ho quasi fatti morire tutti...--, il suo sguardo andò a posarsi su Bimba, --...perché non ho pensato a creare un protocollo di sicurezza per impedire alla Guardiano di uscire nello spazio A, se non con gli scudi alzati e l-e-n-t-a-m-e-n-t-e--; gli appoggiai una mano su una spalla; dovevamo superare quel momento: --gli errori a cui si sopravvive servono ad imparare e a diventare più bravi, per il noto principio che quello che non ti uccide ti rende più forte; siamo vivi e stiamo bene, quindi non te ne preoccupare più. Ok?--; mi guardò e annuì con la testa: --ho già impostato il protocollo di transito automatico: quando chiunque di noi attiverà un transito sub-spaziale, la Guardiano automaticamente verrà rallentata fino a 1 metro al secondo (meno non è possibile, per poter superare la anche minima resistenza di transito, dato che non siamo fatti di energia ma di materia) e verranno attivati gli scudi di emergenza, giusto per il tempo necessario al transito; poi ci sarà l'arresto completo, rispetto alle coordinate inerziali locali, vale a dire per esempio rispetto alla velocità e direzione di moto del pianeta presso cui siamo arrivati, e verranno riattivati gli scudi di livello 10, per poter controllare l'ambiente esterno, con inseriti tutti i sensori alla massima capacità; vorrei proporre, per il futuro, che ogni volta che a chiunque venissero in mente delle situazioni di pericolo che possono verificarsi inaspettatamente, di farlo presente, così che si possa mettere in atto dei protocolli di reazione automatica--.
    Ora era necessario sapere cosa eravamo quasi andati a sbattere.
    Un'altra cosa che Stuart aveva pensato di fare subito dopo la mancata collisione, fu avviare un protocollo di scansione della nave sconosciuta; Eva, che era da sempre l'ufficiale designato alle operazioni tattiche, in considerazione del suo sangue freddo e della capacità di elaborare all'istante reazioni adeguate a situazioni impreviste, aveva ben pensato di controllare i risultati della scansione; tutti sapevamo che era uno dei suoi compiti e stavamo osservando le sue azioni, che presto si rivelarono: --ok, adesso state fermi lì buoni, buoni...--, e vidi che attivava le armi a emissioni GR (Gamma Ray), creando danni a: motori iperspaziali, inter-sistema, di manovra ed infine armi. L'astronave che, come avevo potuto vedere con la visualizzazione mentale, prelevando le informazioni dalla console tattica di Eva, era lunga circa 1500 metri, larga 700 e alta 350, dalla forma ad ellissoide, con qualche escrescenza spigolosa metallica (forse sensori o armi), era stata resa inoffensiva nel giro di pochi secondi dalla GII, che era al più paragonabile (nelle dimensioni) ad una sua scialuppa di servizio. La cosa imbarazzante era che Eva aveva disattivato quei sistemi colpendo con dei raggi immensamente potenti ma molto sottili, bruciando dei piccoli componenti; come se per bloccare una pistola a proiettili, vaporizzasi, eliminandolo con un sottilissimo raggio, il meccanismo di sgancio del cane comandato dal grilletto...: sarà sempre possibile tirare il grilletto ma la pistola sarà inoffensiva, anche se a prima vista non sarà possibile notare differenze; questa incredibile precisione era dovuta alla capacità della Guardiano di analizzare una nave nemica per conoscere la sua tecnologia nei dettagli più intimi; poi stava all'operatore stabilire il grado di danni da infliggere; Eva aveva deciso di essere delicata, anche perché dove noi non avevamo riportato danni, loro invece avevano subito danni incredibili. Li avevamo attraversati da parte a parte come un coltello caldo fa col il burro. Un'altra informazione che avevamo ricevuto dallo scanning avviato da Stuart, era che quella nave era dello stesso genere di tecnologia delle navi che avevano attaccato Marte pochi giorni prima e da qui le azioni intraprese da Eva. 
    Ora fu la volta di Gloria di intervenire: --Adam, sto' cercando di contattare la nave ostile, ma non rispondono--. Domandai: --le loro comunicazioni funzionano?--; --io non le ho manomesse--, fece eco Eva; la risposta di Gloria seguì le parole di Eva: --sto' controllando e... si, sono funzionanti e stanno ricevendo la mia chiamata--; si girò verso di me per vedere se avevo qualche idea; trasferii la mia coscienza sui controlli neurali, visualizzai la nave (che con quella completezza di visione, valutai di una classe paragonabile a quella della GI, seppure con dimensioni maggiori e tecnologia meno sofisticate), trovai una zona priva di personale, perché danneggiata dal transito della GII e vi sparai contro un raggio modulandolo per ottenere un'esplosione veramente enorme, ma calibrata per non fare danni strutturali tali da uccidere nessuno; poi presi il controllo della consolle comunicazioni e dissi: --questo era un avvertimento amichevole; rispondete alle nostre chiamate; è assolutamente necessario che noi parliamo insieme--. Mentre riportavo la mia coscienza nel mio corpo, arrivò la risposta: --qui parla il comandante Harris della nave ammiraglia della flotta del Consiglio di Resistenza Umana e vi intimiamo la resa immediata e senza condizioni. Avete 5 minuti per comunicarci la vostra resa e farvi abbordare per essere arrestati--. Un allarme si accese sia sulla consolle di navigazione che su quella tattica: una flotta di venti – trenta navi come quella che avevamo speronato ci stava accerchiando, appena rientrate nello spazio A dall'iperspazio. Sollevai un sopracciglio, piuttosto impressionato e guardai Eva, che per niente impressionata, di rimando, disse: --li ho visti riemergere già mentre disattivavo la prima, ma credo che non si siano resi conto di quello che è successo loro; forse pensano che i vari danni che hanno subito siano dovuti all'incidente--. Modificai la mia strategia e tornando in immersione con la GII, mi spiegai meglio: --adesso taglierò a metà la vostra nave, passando esattamente per il ponte di comando, quindi vi consiglio di evacuare il personale di plancia entro 30 secondi, e... Comandante, si porti dietro la gatta e il suo thè nero--. Proiettai le immagini della plancia sullo schermo principale della GII, così che tutti i miei amici potessero vedere la faccia del comandante e del suo personale alle mie parole: tutti si girarono a guardare il comandante, che con gli occhi sgranati si era paralizzato con la mano destra, che teneva la tazza di thè (nero), a mezz'aria, e la mano sinistra congelata in una mossa simile ad una paralisi da ictus, mentre stava accarezzando il gatto (una femmina di soriano). Tornai in presenza fisica, contai silenziosamente fino a trenta e attivai mentalmente il comando del raggio che avevo impostato prima. Un raggio blu elettrico di luminosità spaventosa e anche di grande diametro (così da essere perfettamente visibile ai nostri avversari) scaturì dall'emettitore di prua della GII e toccò lo scafo dell'altra nave, iniziando immediatamente a tranciare metallo, cavi, apparecchiature e-ogni-e-qualunque-cosa incontrasse al suo passaggio. A quel punto la reazione del comandante e del suo equipaggio fu istantanea, la sorpresa di essersi resi conto di essere spiati così da vicino si trasformò in preoccupata fretta (panico in alcuni dei componenti dell'equipaggio di plancia), e nel giro di pochi istanti uscirono dalla plancia per andare a rifugiarsi in un compartimento che sarebbe rimasto intatto, comunque non prima di avere dato avviso a tutto l'equipaggio di trovare riparo nelle zone che sarebbero state risparmiate. Vedemmo tutti il comandante prendere un comunicatore portatile e, con aria sconsolata e rassegnata, parlarvi dentro: --abbiamo capito. Ci dica lei come intende organizzare l'incontro--. Aspettai che la sezionatura della nave fosse ultimata (pochi minuti, durante i quali il panico crebbe esponenzialmente) e con un cenno verso Gloria, riaprii le comunicazioni: --avete il tempo di evacuare il personale della vostra nave danneggiata e risistemarvi; quando sarete pronti potrete avvisarci, così potremo sbarcare su una nave di vostra scelta; vede, la Guardiano ha molte qualità, ma lo spazio non abbonda e siamo già in sette qui dentro; siamo costretti a chiederle di ospitarci...--. La risposta fu immediata: --bene, credo che non ci saranno difficoltà in merito. Chiudo--. Ebbi la netta impressione, dall'espressione che fiorì sul viso del comandante Harris, immediatamente prima che il contatto venisse interrotto e nelle immagini che seguitavamo a vedere con il nostro sistema di sorveglianza remota, che avesse pensato che la mia mossa fosse arrogante e che mi stessi esponendo a dei grossi rischi, a suo favore. Sarebbe stato molto divertente frustrare le sue speranze.

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